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Aktion T4: differenze tra le versioni

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[[File:Gedenkstein Euthanasieopfer (Hamburg-Alsterdorf).jpg|thumb|Commemorazione delle vittime dell'Aktion T4]]
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L''''Aktion T4''' è il nome convenzionale con cui viene designato il '''Programma [[Nazionalsocialismo|nazista]] di [[eutanasia]]''' che sotto responsabilità medica prevedeva la soppressione di persone affette da malattie [[genetica|genetiche]] inguaribili e da portatori di handicap mentali (ma non fisici, se non per casi gravi), cioè delle cosiddette "vite indegne di essere vissute". Si stima che l'attuazione del programma T4 abbia portato all'uccisione di un totale di persone compreso tra le 60.000 e le 100.000<ref>Zitelmann,''Hitler'' cap.8. Un riferimento al numero totale delle vittime si trova anche in ''The unwritten order'' di Longerich, al capitolo 14, dove si afferma che in totale furono uccise più di 70.000 persone.</ref>. Per quanto concerne la sola terza fase dell'aktion T4, i medici incaricati di portare avanti l'operazione decisero di uccidere il 20% dei pazienti presenti negli istituti di cura, per un totale di circa 70.000 vittime<ref>Longerich, ''The unwritten order'', cap. 7</ref>. Ad ogni modo l'uccisione di tali individui proseguì anche oltre la fine ufficiale dell'operazione, portando quindi il totale delle vittime ad una cifra che si stima intorno ai 200.000 individui.
L''''Aktion T4''' è il nome convenzionale con cui viene designato il '''Programma [[Nazionalsocialismo|nazista]] di [[eutanasia]]''' che sotto responsabilità medica prevedeva la soppressione di persone affette da malattie [[genetica|genetiche]] inguaribili e da portatori di handicap mentali (ma non fisici, se non per casi gravi), cioè delle cosiddette "[[Vita indegna di essere vissuta|vite indegne di essere vissute]]". Si stima che l'attuazione del programma T4 abbia portato all'uccisione di un totale di persone compreso tra le 60.000 e le 100.000<ref>Zitelmann,''Hitler'' cap.8. Un riferimento al numero totale delle vittime si trova anche in ''The unwritten order'' di Longerich, al capitolo 14, dove si afferma che in totale furono uccise più di 70.000 persone.</ref>. Per quanto concerne la sola terza fase dell'aktion T4, i medici incaricati di portare avanti l'operazione decisero di uccidere il 20% dei pazienti presenti negli istituti di cura, per un totale di circa 70.000 vittime<ref>Longerich, ''The unwritten order'', cap. 7</ref>. Ad ogni modo l'uccisione di tali individui proseguì anche oltre la fine ufficiale dell'operazione, portando quindi il totale delle vittime ad una cifra che si stima intorno ai 200.000 individui.


''T4'' è l'abbreviazione di "Tiergartenstrasse 4", l'indirizzo della via e numero di [[Berlino]] dove era situato il quartier generale dalla ''Gemeinnützige Stiftung für Heil- und Anstaltspflege'', l'ente pubblico per la salute e l'assistenza sociale. La designazione ''Aktion T4'' non è nei documenti del tempo, ma i nazisti usavano il nome in codice ''EU-AKtion'' o ''E-Aktion'' (E, EU significava eutanasia)<ref name="Sandner">Peter Sandner: ''Die „Euthanasie“-Akten im Bundesarchiv. Zur Geschichte eines lange verschollenen Bestandes'' S. 385, Anmerkung 2 (versione in PDF: [http://www.ifz-muenchen.de/heftarchiv/1999_3.pdf] S. 66)</ref>. ''Programma di eutanasia'' fu il nome utilizzato nel processo di Norimberga, sia dai giudici che dai procuratori. Si è utilizzato anche il termine ''morte per compassione''<ref>vedi ad esempio il Tribunale militare di Norimberga, Documento No.426, ''Affidavit concerning the Nazi administrative system, the euthanasia program, and the sterilization experiments''. Harvard Law School Library, Item No. 113</ref>.
''T4'' è l'abbreviazione di "Tiergartenstrasse 4", l'indirizzo della via e numero di [[Berlino]] dove era situato il quartier generale dalla ''Gemeinnützige Stiftung für Heil- und Anstaltspflege'', l'ente pubblico per la salute e l'assistenza sociale. La designazione ''Aktion T4'' non è nei documenti del tempo, ma i nazisti usavano il nome in codice ''EU-AKtion'' o ''E-Aktion'' (E, EU significava eutanasia)<ref name="Sandner">Peter Sandner: ''Die „Euthanasie“-Akten im Bundesarchiv. Zur Geschichte eines lange verschollenen Bestandes'' S. 385, Anmerkung 2 (versione in PDF: [http://www.ifz-muenchen.de/heftarchiv/1999_3.pdf] S. 66)</ref>. ''Programma di eutanasia'' fu il nome utilizzato nel processo di Norimberga, sia dai giudici che dai procuratori. Si è utilizzato anche il termine ''morte per compassione''<ref>vedi ad esempio il Tribunale militare di Norimberga, Documento No.426, ''Affidavit concerning the Nazi administrative system, the euthanasia program, and the sterilization experiments''. Harvard Law School Library, Item No. 113</ref>.

Versione delle 01:29, 8 lug 2017

Commemorazione delle vittime dell'Aktion T4

L'Aktion T4 è il nome convenzionale con cui viene designato il Programma nazista di eutanasia che sotto responsabilità medica prevedeva la soppressione di persone affette da malattie genetiche inguaribili e da portatori di handicap mentali (ma non fisici, se non per casi gravi), cioè delle cosiddette "vite indegne di essere vissute". Si stima che l'attuazione del programma T4 abbia portato all'uccisione di un totale di persone compreso tra le 60.000 e le 100.000[1]. Per quanto concerne la sola terza fase dell'aktion T4, i medici incaricati di portare avanti l'operazione decisero di uccidere il 20% dei pazienti presenti negli istituti di cura, per un totale di circa 70.000 vittime[2]. Ad ogni modo l'uccisione di tali individui proseguì anche oltre la fine ufficiale dell'operazione, portando quindi il totale delle vittime ad una cifra che si stima intorno ai 200.000 individui.

T4 è l'abbreviazione di "Tiergartenstrasse 4", l'indirizzo della via e numero di Berlino dove era situato il quartier generale dalla Gemeinnützige Stiftung für Heil- und Anstaltspflege, l'ente pubblico per la salute e l'assistenza sociale. La designazione Aktion T4 non è nei documenti del tempo, ma i nazisti usavano il nome in codice EU-AKtion o E-Aktion (E, EU significava eutanasia)[3]. Programma di eutanasia fu il nome utilizzato nel processo di Norimberga, sia dai giudici che dai procuratori. Si è utilizzato anche il termine morte per compassione[4].

Premessa

Il programma T4, veniva anche chiamato «programma eutanasia» da chi collaborava a quest'operazione. Il programma T4 veniva attuato nell'ambito dell'eugenetica e dell'«igiene razziale», argomenti assai diffusi nella Germania nazista. Il programma mirava inoltre a diminuire le spese statali derivanti dalle cure e dal mantenimento nelle strutture ospedaliere dei pazienti affetti da disabilità, in un momento in cui le priorità economiche erano rivolte al riarmo dell'esercito della Germania. Il professor Robert Jay Lifton, autore de I medici nazisti e accreditato studioso dell'Aktion T4, nota chiaramente le differenze tra questo programma e la reale eutanasia: egli spiega che la concezione nazionalsocialista di «eutanasia» era basata sul lavoro di Adolf Jost che nel 1895 aveva pubblicato Das Recht auf den Tod («Il diritto alla morte») e conclude:

«Jost sostenne che il controllo sulla morte dell'individuo deve spettare in definitiva all'organismo sociale, allo Stato. Questo concetto è in diretta opposizione alla tradizione angloamericana dell'eutanasia, la quale sottolinea il diritto dell'individuo «a morire» o «alla morte» o «alla propria morte» come rivendicazione umana suprema. Di contro, Jost si riferisce al diritto dello Stato di uccidere: pur parlando di compassione e di alleviare le sofferenze dei malati incurabili, egli è interessato principalmente alla sanità del Volk e dello Stato.[5]»

Il dottor Stuart Stein dell'University of the West of England scrive:

«L'uso coerente del termine «eutanasia» in questo contesto è piuttosto fuorviante. Il Chambers Dictionary comprende tra le sue definizioni «l'atto o la pratica di condurre senza dolore alla morte, in special modo nel caso di sofferenze incurabili». Lo Shorter Oxford Dictionary si riferisce ad «una tranquilla e facile morte» e all'«azione che induce» alla stessa. Tuttavia la «sofferenza incurabile» alla quale si riferiva l'ideologia basilare [ndt: nazionalsocialista] che razionalizzava le uccisioni non era quella dei pazienti/vittime ma quella dei legislatori, dei loro solerti assistenti burocratici e di coloro che trattavano direttamente le vittime [...]. La loro scomparsa non era né indolore, né tranquilla, né facile. [...] I rituali di morte e le procedure applicate sotto gli auspici di questo «programma» furono invariabilmente identici a quelli che si verificarono nei campi di sterminio. L'obiettivo fondamentale era lo stesso - lo sradicamento di segmenti indesiderati della popolazione. In entrambi i casi nessun altro termine diverso da omicidio è congruo con le circostanze.[6]»

Origini della politica di "igiene razziale"

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'eugenetica.
Monumento commemorativo posto nel 1986 sulla Tiergartenstrasse a Berlino.

Eugenetica in Germania

Lo stesso argomento in dettaglio: Eugenetica nazista.

All'inizio del XX secolo in molte nazioni - tra le quali spiccavano Stati Uniti, Germania e Regno Unito - si discuteva di eugenetica, una disciplina strettamente correlata al darwinismo sociale, volta a migliorare la specie umana attraverso la selezione dei caratteri genetici ritenuti positivi (eugenetica positiva) e l'eliminazione di quelli negativi (eugenetica negativa). In Germania la discussione si appoggiava su concetti di «razzismo scientifico» ed «igiene razziale» secondo i quali il Volk (traducibile in «comunità popolare» ed inteso come insieme degli individui legati da caratteristiche razziali e culturali) avrebbe dovuto sopravvivere e migliorarsi come collettività anche a discapito, se il caso, dei diritti dell'individuo.[5]

Nel 1895 Adolf Jost, uno dei precursori dell'idea eugenetica tedesca, scrisse Das Recht auf den Tod («Il diritto alla morte») ove sostenne il diritto dello Stato di imporre la morte all'individuo per salvaguardare la purezza e la vitalità del Volk.[5] Ma fu agli inizi degli anni venti che il movimento eugenetico tedesco sviluppò un'ala radicale guidata da Alfred Hoche e Karl Binding. Hoche e Binding nel loro Die Freigabe der Vernichtung lebensunwerten Lebens («Il permesso di annientare vite indegne di vita») pubblicato nel 1920 sostenevano l'esigenza ed il diritto all'uccisione di «persone mentalmente morte», «gusci vuoti di esseri umani»: termini che vennero sintetizzati nell'espressione lebensunwertes Leben («vita indegna di vita» oppure «vita indegna di essere vissuta»).[7]

Lo stato di estrema prostrazione nel quale si trovava la Germania al termine della prima guerra mondiale la rese particolarmente ricettiva ad idee di questo tipo. Come riporta Robert Jay Lifton, uno dei massimi studiosi del fenomeno medico nazista:

«Il ragionamento era che i giovani morivano in guerra, causando una perdita per il Volk [comunità nazionale] dei migliori geni disponibili. I geni di coloro che non combattevano (che erano anche i geni peggiori) potevano quindi proliferare liberamente, accelerando la degenerazione biologica e culturale.[8]»

Hitler e l'eugenetica

L'idea di implementare una politica di «igiene razziale» rappresentò un elemento centrale dell'ideologia hitleriana fin dagli esordi. Hitler provò per tutta la vita una violenta repulsione per l'handicap mentale, attratto com'era dai canoni di bellezza e purezza che gli derivavano dal suo reputarsi "artista" e dal dibattito in corso in Germania ad opera del movimento eugenetico. Nelle sue discussioni con Philipp Bouhler e Hans Lammers, a capo rispettivamente della Cancelleria privata del Führer e di quella del Reich, Hitler definiva i disabili come coloro «che si insudiciano di continuo» e che «mettono i loro stessi escrementi in bocca».[9] Più in generale Hitler utilizzò metafore mediche per paragonare coloro che aveva intenzione di eliminare dalla «comunità razziale» tedesca - si riferì in più occasioni agli ebrei come ad un virus che doveva essere curato oppure ad un cancro che doveva essere asportato. Allo stesso modo egli vedeva i disabili come un «elemento estraneo» al corpus razziale germanico: nella mente di Hitler e degli altri dirigenti nazisti la necessità di «ripulire» la razza tedesca dai sub-umani era fondamentale.

Nel suo Mein Kampf (1925-1926) Hitler definì chiaramente le sue idee in merito e significativamente lo fece nel capitolo «Lo Stato», dedicato alla visione nazionalsocialista di come una nazione moderna avrebbe dovuto «gestire» il problema:

«Chi non è sano e degno di corpo e di spirito, non ha diritto di perpetuare le sue sofferenze nel corpo del suo bambino. Qui, lo Stato nazionale deve fornire un enorme lavoro educativo, che un giorno apparirà quale un'opera grandiosa, più grandiosa delle più vittoriose guerre della nostra epoca borghese.[10]»

La sterilizzazione coatta (1933 - 1939)

In sintonia con questa visione di Stato il regime nazista implementò subito dopo l'ascesa al potere le prime politiche di igiene razziale. Il 14 luglio 1933 venne discussa dal parlamento tedesco la Gesetz zur Verhütung erbkranken Nachwuchses («Legge sulla prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie»). Poiché il 20 luglio era prevista la firma del Concordato con la Chiesa cattolica si ritenne più opportuno posticipare la promulgazione della legge al 25 luglio.[11]

Questa legge stabiliva la sterilizzazione forzata di persone affette da una serie di malattie ereditarie - o supposte tali - tra le quali schizofrenia, epilessia, cecità, sordità, corea di Huntington e ritardo mentale. Inoltre la legge prevedeva la sterilizzazione degli alcolisti cronici. Una prima stima, effettuata dal Ministero degli Interni sulla base dei dati forniti dagli istituti medici calcolava in circa 410.000 il numero dei malati da sterilizzare; lo stesso Ministero, però, prevedeva un congruo aumento del numero rispetto alla stima iniziale nel prosieguo del «programma».[12]

L'applicazione della legge venne affidata al ministero dell'Interno (retto da Wilhelm Frick) attraverso speciali Erbgesundheitsgerichten («Tribunali per la sanità ereditaria») formati da tre membri: due medici ed un giudice distrettuale. I Tribunali avevano il compito di esaminare i pazienti nelle case di cura, negli istituti psichiatrici, nelle scuole per disabili e nelle prigioni per stabilire coloro che dovevano essere sterilizzati e procedere successivamente all'operazione. I responsabili degli istituti visitati (medici, direttori, insegnanti, ecc.) avevano l'obbligo legale di riferire ai funzionari dei Tribunali, in palese violazione del codice deontologico, i nomi di coloro che rientravano nelle categorie da sottoporre a sterilizzazione.[12]

Nonostante le numerose proteste popolari ed i ricorsi fatti dai parenti dei pazienti si stima che tra il 1933 ed il 1939 siano state sterilizzate 200.000 - 350.000 persone.[13][14] La legge venne utilizzata, in alcuni casi, a scopo punitivo ad esempio a danno di donne considerate colpevoli di prostituzione.

Martin Bormann, stretto collaboratore e successivamente segretario privato di Hitler, fece circolare una direttiva nella quale era specificato che in una diagnosi di debolezza mentale era necessario tener conto del comportamento politico e morale della persona esaminata, una chiara allusione alla possibilità di colpire i nemici del Partito attraverso il provvedimento e di soprassedere invece nel caso opposto.[15]

È importante specificare come l'eugenetica nazionalsocialista (così come quella degli altri paesi europei e degli Stati Uniti) non colpì gli individui affetti da esclusivi problemi fisici (ad esempio, impossibilitati a camminare), ma interessò le persone con deficit intellettivi, problemi mentali e psichiatrici ed affette da malattie ereditarie. Non bisogna infatti dimenticare come il ministro della Propaganda, il dottor Joseph Goebbels, possedesse una gamba leggermente più corta dell'altra (a causa di una osteomielite che lo colpì nei primi anni di vita), una deformità che lo costrinse a zoppicare vistosamente per tutta la propria vita.

Anche uno dei principali dottori coinvolti nel programma eugenetico, il dottor Philipp Bouhler, aveva un problema fisico: egli infatti zoppicava, a causa di una ferita riportata durante i combattimenti della Prima Guerra Mondiale.

Un altro caso di persona affetta da problemi fisici fu Arthur Seyss-Inquart: il massimo esponente del Nazionalsocialismo Austriaco era infatti affetto da una deformità congenita al piede sinistro nota in inglese come "club foot", all'incirca corrispondente alla locuzione italiana "piede equino" (è possibile osservare in filmati storici di repertorio la propria andatura claudicante a causa di tale deformità). Nonostante tale problema congenito, egli combatté durante la Prima Guerra Mondiale, venendo anche ferito durante il conflitto.

Dopo il 1937 le politiche di riarmo e la necessità sempre più massiccia di manodopera fecero in modo che molti potenziali pazienti risultassero «utili» e perciò esclusi dall'applicazione della legge con la conseguente diminuzione del numero di sterilizzazioni.[16]

La maggior parte dei medici tedeschi non protestò contro l'applicazione della legge che, in sintonia con le idee del tempo, reputavano sostanzialmente corretta. È importante notare come le idee sulla sterilizzazione coatta non fossero proprie del movimento nazionalsocialista che pure le espresse nella sua forma più estrema. L'idea di sterilizzare coloro che soffrivano di disabilità ereditarie e di considerare un comportamento «asociale» anch'esso ereditabile, era ampiamente accettato ed esistevano leggi di sterilizzazione coatta anche negli Stati Uniti, in Svezia, in Svizzera ed altri paesi. Tra il 1935 ed il 1976, ad esempio vennero sterilizzate in Svezia 62.000 persone. La Chiesa cattolica si oppose con forza alle politiche razziali ed eugenetiche del regime, anche se non riuscì a impedirne del tutto la loro attuazione. Un ruolo importante ebbe su questo fronte l'azione di denuncia dell'arcivescovo Clemens August von Galen, detto il "Leone di Munster".[17]

Verso il programma Aktion T4 (1933 - 1939)

Karl Brandt, medico personale di Hitler e iniziatore del Programma T4 (qui in una foto del 1947).

Subito dopo il varo del programma di sterilizzazione coatta Hitler espresse il proprio favore all'uccisione dei malati incurabili, delle «vite indegne di vita». Il dottor Karl Brandt, medico personale del Führer, e Hans Lammers testimoniarono al termine del conflitto la volontà di Hitler di lanciare un programma di eugenetica già nel 1933 e la sua consapevolezza che tale progetto non sarebbe stato probabilmente compreso dall'opinione pubblica tedesca.[18] Nel 1935 disse a Gerhard Wagner, Reichsärzteführer («Capo dei medici del Reich»), che la questione non avrebbe potuto essere risolta in tempo di pace ed affermando che «questo problema potrà essere portato a termine senza intoppi e più facilmente in tempo di guerra» e ancora «in caso di guerra risolveremo radicalmente il problema degli istituti psichiatrici».[18]

Lo scoppio della guerra permise così ad Hitler di realizzare il progetto che accarezzava già da lungo tempo. La guerra addusse anche nuove giustificazioni all'idea di Hitler: i malati, anche se sterilizzati, continuavano a dover essere ricoverati in appositi istituti e, di conseguenza, ad occupare spazi e risorse che avrebbero potuto essere utilizzati per i soldati feriti e per gli sfollati delle città bombardate. Essi venivano alloggiati e nutriti a spese dello Stato ed impegnavano parte importante del tempo dei medici e del personale infermieristico; tutto questo era stato a malapena tollerato dalla dirigenza nazionalsocialista durante gli anni di pace ma ora risultava assolutamente inconcepibile. Come si espresse Hermann Pfannmüller, fervente nazista ed uno tra i medici coinvolti nell'Aktion T4, «è per me intollerabile l'idea che i migliori, il fiore della nostra gioventù, debbano perdere la vita al fronte perché i deboli di mente ed elementi sociali irresponsabili possano avere un'esistenza sicura negli istituti psichiatrici».[19]

In preparazione all'operazione di eugenetica vera e propria, vennero progressivamente chiuse le istituzioni medico-religiose, dalle quali ci si aspettava naturalmente una forte resistenza all'uccisione dei pazienti. I pazienti che ospitavano vennero quindi trasferiti negli istituti medici statali, andando a peggiorare le già precarie condizioni di sovraffollamento, e aumentando le possibilità propagandistiche delle campagne a favore dell'eugenetica.

Operazioni propagandistiche in preparazione al programma eugenetico

Nel periodo 1933 - 1939 il Regime preparò l'opinione pubblica attraverso un oculato e mirato programma propagandistico. Le organizzazioni naziste prepararono opuscoli, poster e film dove si mostrava il costo di mantenimento degli istituti medici preposti alla cura dei malati incurabili e si affermava che il denaro risparmiato poteva essere speso con più profitto per il «progresso» del popolo tedesco «sano».

Tra i numerosi cortometraggi prodotti in merito alla cosiddetta "eutanasia", vale la pena ricordarne tre:[20][21]

  • Das Erbe («L'eredità», 1935) - Un film didattico e dichiaratamente «scientifico» che rappresentava le implicazioni mediche e sociali delle tare ereditarie e che rappresentava l'idea nazista di darwinismo e di «sopravvivenza del più forte».
  • Opfer der Vergangenheit («Vittima del passato», 1937) - Il film metteva a confronto il popolo «sano» con scene tratte dalle corsie degli istituti psichiatrici popolate di esseri «deformi» e «degenerati» ed arrivando a concludere che tutto ciò era dovuto ad una violazione delle regole della selezione naturale alle quali si sarebbe dovuto porre rimedio ripristinandole con «metodi umani». La prima del film ebbe luogo a Berlino, introdotta dal leader dei medici del Reich, Wagner, e successivamente proiettato a lungo in 5.300 cinematografi in tutta la Germania.
  • Ich klage an («Io accuso», 1941) - Prodotto (e girato con grande maestria) quando già il programma T4 era avviato dietro suggerimento di Karl Brandt, uno dei principali responsabili del progetto, per giustificare le misure intraprese e mettere a tacere le critiche che, nonostante il lavoro propagandistico fatto, erano ancora numerose. Il film era basato sul romanzo Sendung und Gewissen («Missione e coscienza») del medico e scrittore Helmut Hunger, altro elemento chiave dell'Aktion T4. Mentre i nazisti operavano le «uccisioni pietose» contro la volontà dei pazienti e dei parenti, il film mostrava invece un medico che uccideva la moglie malata di sclerosi multipla che lo supplicava di mettere fine alle sue sofferenze. Processato il medico veniva assolto dalla giuria che si interrogava circa la domanda fatta dallo stesso accusato: «Vorreste voi, se invalidi, continuare a vegetare per sempre?».

Un ulteriore campo di intervento a favore dell'eugenetica fu rappresentato dalle scuole dove gli studenti si trovarono a risolvere problemi di aritmetica di questo tipo:

«Un malato di mente costa circa 4 marchi al giorno, un invalido 5,5 marchi, un delinquente 3,5 marchi. In molti casi un funzionario pubblico guadagna al giorno 4 marchi, un impiegato appena 3,5 marchi, un operaio [...] a) rappresenta graficamente queste cifre [...]»

Questa pratica viene mostrata anche nel film italiano La vita è bella, in cui viene elogiata la bravura dei bambini tedeschi nel risolvere problemi di matematica come questo:

«Un pazzo costa allo Stato 4 marchi al giorno. Uno storpio 4,50, un epilettico 3,50. Visto che la quota media è di 4 marchi al giorno e i ricoverati sono 300.000, quanto si risparmierebbe complessivamente se questi individui venissero eliminati?»

La pressione sui giovani per accettare l'eugenetica si applicava anche attraverso la potente organizzazione Hitler-Jugend («Gioventù hitleriana») che raggruppava (l'iscrizione e la partecipazione alle attività svolte era obbligatoria) i tedeschi dai 10 ai 18 anni di età. In un manuale formativo ad uso dei leader della Gioventù hitleriana nel capitolo «Genetica ed igiene razziale» si poteva leggere:

«La maggior parte di coloro con malattie e deficienze genetiche sono completamente incapaci di sopravvivere da soli. Non possono badare a se stessi ma devono essere presi in cura dalle istituzioni. Ciò costa allo stato enormi somme ogni anno. Il costo di cura per una persona geneticamente malata è otto volte superiore rispetto a quello di una persona normale. Un bambino che è un idiota costa quanto quattro o cinque bambini [sani]. Il costo per otto anni di istruzione normale è di circa 1.000 marchi. L'istruzione di un bambino sordo costa circa 20.000 marchi. In tutto il Reich tedesco spende circa 1.2 miliardi di marchi ogni anno per la cura ed il trattamento [medico] di cittadini con malattie genetiche.[22]»

Un altro esempio è tratto da una pubblicazione orientativa intitolata Du und dein Volk («Tu ed il tuo popolo») che veniva distribuita agli studenti al termine del ciclo scolastico obbligatorio, al raggiungimento del quattordicesimo anno d'età. Significativamente, anche in questo caso, il paragrafo riportato che tratta della legge sulla sterilizzazione si trova nel capitolo relativo ai rapporti tra individuo e Stato ed è inserito subito dopo «Il problema ebraico» e seguito da «La grande importanza del tasso di natalità». Si ripete anche qui lo schema classico nazionalsocialista di «eliminazione» dei «geni negativi» (ebrei, disabili, ammalati, asociali) e la «riproduzione» di quelli «positivi» (e vincenti nel processo di selezione naturale).

«Ovunque la natura sia lasciata a se stessa quelle creature che non possono competere con i loro vicini più forti sono eliminate dal flusso della vita. Nella battaglia per l'esistenza questi individui vengono distrutti e non si riproducono. Questo [processo] si chiama selezione naturale. I selezionatori di animali e piante che vogliono [ottenere] particolari caratteristiche eliminano sistematicamente quegli [elementi che dispongono di] tratti indesiderati e «procreano» [solo] quelle creature con i geni voluti. La «procreazione» è selezione artificiale.

Nel caso degli esseri umani il completo rifiuto della selezione ha condotto a risultati indesiderati ed inaspettati. Un esempio particolarmente chiaro è l'incremento delle malattie genetiche. In Germania nel 1930 esistevano circa 150.000 persone [internate] in istituti psichiatrici e 70.000 criminali [rinchiusi] in prigioni e carceri. Essi rappresentavano comunque solo una piccola parte del numero reale degli handicappati. Il loro numero totale è stimato in oltre mezzo milione. Questo richiede enormi spese da parte della società: 4 RM [ndt: Reichsmark] giornalieri per un malato di mente, 3,50 RM per un criminale, 5-6 RM per un invalido oppure un sordo. Di contro un lavoratore non qualificato guadagna 2,50 RM al giorno, un impiegato 3,50 RM ed un impiegato statale di basso livello 4 RM (il Ministro [ndt: degli Interni] del Reich Dr. Frick ha fornito queste stime nel 1933).

Precedentemente [prima, cioè, dell'avvio del programma di sterilizzazione coatta] gli affetti da questi handicap, se non rinchiusi [in apposite] istituzioni erano liberi di riprodursi ed in particolare nel caso di ubriaconi ed handicappati mentali il numero dei figli era spesso molto elevato. Una singola alcoolista nata nel 1810 aveva 890 discendenti nel 1839 [ndt: errore tipografico nell'originale, probabilmente nel 1939]. La metà era mentalmente ritardata, 181 erano prostitute, 142 mendicanti, 76 gravi criminali, 7 assassini, 40 risiedevano in case per poveri. La donna è costata complessivamente allo stato 5 milioni di marchi che hanno dovuto essere pagati da persone sane e di valore. Essa ha aumentato le tasse e ridotto le opportunità per gli altri. [...][23]»

L'uccisione di bambini (1938-1941)

Lo stesso argomento in dettaglio: Eutanasia su minori nella Germania nazista.
Viktor Brack

Verso la fine del 1938 la Cancelleria del Führer ricevette, da parte della famiglia di un bambino di nome Knauer affetto da gravi malformazioni fisiche e definito «idiota», una richiesta affinché Hitler desse il suo assenso per un'«uccisione pietosa». Hitler inviò il suo medico personale Viktor Brack presso la clinica dell'Università di Lipsia per verificare con i medici che avevano in cura il bambino se realmente egli fosse un caso disperato e, in tal caso, autorizzarne l'uccisione che alla fine avvenne.

In seguito al «caso Knauer» Hitler autorizzò la creazione della Reichsausschuß zur wissenschaftlichen Erfassung erb- und anlagebedingter schwerer Leiden («Comitato del Reich per il rilevamento scientifico di malattie ereditarie e congenite gravi») e ne pose a capo Brandt. La Commissione era diretta da Hans Hefelmann e dipendeva direttamente da Viktor Brack; entrambi facevano parte della Cancelleria privata del Führer che diresse il programma in collaborazione con il Dipartimento di Sanità del Ministero degli Interni. Hitler autorizzò nel contempo Brandt e Bouhler (capo della Cancelleria privata del Führer) a procedere con l'eutanasia in casi simili a quello che si era presentato.[24]

L'elemento volontario presente nel «caso Knauer» scomparve rapidamente; entro l'agosto 1939 il Ministero degli Interni ordinò che i dottori e le ostetriche che lavoravano negli ospedali tedeschi riferissero tutti i casi di bambini nati con gravi malformazioni, ufficialmente per creare un «archivio scientifico», ma con il chiaro intento di operare le necessarie «uccisioni pietose». Dovevano essere segnalati «tutti i bambini di età inferiore ai tre anni nei quali sia sospetta una delle seguenti gravi malattie ereditarie: idiozia e sindrome di Down (specialmente se associato a cecità o sordità); macrocefalia; idrocefalia; malformazioni di ogni genere specialmente agli arti, la testa e la colonna vertebrale; inoltre le paralisi, incluse le condizioni spastiche».[25] Le segnalazioni venivano valutate da una speciale commissione composta da tre membri che dovevano raggiungere il consenso unanime prima di procedere all'uccisione.

Nello svolgimento del programma Aktion T4 si utilizzarono numerosi metodi di dissimulazione; molti genitori, soprattutto dell'area cattolica, erano, per ovvi motivi, contrari. I genitori venivano informati che i loro figli sarebbero stati portati in «sezioni speciali» di centri pediatrici dove avrebbero potuto ricevere migliori ed innovative cure.[26] I bambini inviati presso questi centri venivano tenuti «in osservazione» per alcune settimane e poi uccisi con iniezioni letali; i certificati di morte riportavano come causa del decesso «polmonite». Normalmente venivano effettuate autopsie ed erano asportate alcune parti del cervello a scopo di ricerca scientifica. Questa operazione sembrava tacitare le coscienze di molti dei medici coinvolti nel programma perché dava loro l'impressione che i bambini non fossero morti invano e che il programma avesse reali scopi medici.[27]

Dopo lo scoppio della guerra nel settembre 1939 il programma perse l'iniziale «scientificità» e i controlli della commissione esaminatrice centrale divennero più blandi; nel contempo esso venne esteso fino ad includere bambini più vecchi di tre anni (come inizialmente definito) ed adolescenti. Nelle parole di Lifton il programma venne esteso fino a coprire «vari casi borderline o deficit limitati, fino all'uccisione di ragazzi designati come delinquenti giovanili. I bambini ebrei poterono essere inclusi primariamente per il fatto di essere ebrei; e in un istituto fu costituito un dipartimento speciale per "minorenni di sangue misto (Mischlinge) ebraico-ariano"».[28] Nel contempo venne aumentata la pressione sui genitori per la consegna dei bambini. Molti di loro sospettavano cosa stava accadendo realmente, specialmente dopo che le istituzioni per bambini disabili iniziarono ad essere sistematicamente chiuse, e si rifiutarono di consegnare i loro figli alle autorità. Queste ultime minacciavano di togliere la custodia legale di tutti i figli (inclusi quelli non disabili) ai genitori nel caso si fossero opposti. Nel caso la famiglia persistesse nel suo atteggiamento i genitori venivano minacciati di essere richiamati per «uno speciale incarico di lavoro».[29]

Quando l'intero Programma T4 venne sospeso nel 1941 a seguito delle numerose proteste, erano stati uccisi un totale di circa 5.000 bambini. La sospensione ufficiale non fu però reale e subentrò una nuova fase definita di «eutanasia selvaggia» che proseguì fino al termine del conflitto e contribuì ad aumentare notevolmente il numero delle vittime.[28] L'ultima uccisione di un bambino, Richard Jenne di soli 4 anni [30] riconducibile all'Aktion T4 voluto da Hitler venne effettuata il 29 maggio 1945 presso l'istituto statale di Kaufbeuren-Irsee in Baviera, tre settimane dopo il termine del secondo conflitto mondiale in Germania.[31]

L'uccisione di adulti (1939 - 1941)

Numero di vittime dell'Aktion T4 (dati ufficiali)
1940 - settembre 1941
Centro T4 operativo numero vittime
dal al 1940 1941 totale
Grafeneck 20 gennaio 1940 dicembre 1940 9.839 --- 9.839
Brandeburgo 8 febbraio 1940 ottobre 1940 9.772 --- 9.772
Bernburg 21 novembre 1940 30 luglio 1943 --- 8.601 8.601
Hartheim 6 maggio 1940 dicembre 1944 9.670 8.599 18.269
Sonnenstein giugno 1940 settembre 1942 5.943 7.777 13.720
Hadamar gennaio 1941 31 luglio 1942 --- 10.072 10.072
totale complessivo: 35.224 35.049 70.273
Fonte: Documento 87, S. 232 cit. in Erst Klee. Dokumente zur „Euthanasie“, 1985.

Brandt e Bouhler si mossero rapidamente per approntare i piani che avrebbero esteso il programma anche alla popolazione adulta. Nel luglio 1939 essi convocarono un incontro al quale partecipò il dottor Leonardo Conti, Reichsgesundheitsführer («Leader della Salute del Reich») e segretario di stato alla Sanità presso il Ministero degli Interni e il professor Werner Heyde, capo del servizio medico delle SS. Tema dell'incontro fu la creazione di un registro nazionale di tutte le persone ospedalizzate affette da malattie mentali e disabilità fisiche.

I primi adulti disabili uccisi dal regime nazista non furono però tedeschi bensì polacchi, quando gli uomini dell'Einsatzkommando 16 «ripulirono» gli ospedali e gli istituti psichiatrici del Reichsgau Wartheland, una regione della Polonia occidentale che i tedeschi, dopo l'invasione, avevano deciso di inglobare direttamente nel Reich. Nell'area di Danzica vennero uccisi circa 7.000 pazienti di diversi istituti mentre altri 10.000 subirono lo stesso destino nella zona di Gotenhafen. Simili misure vennero attuate anche in altre zone della Polonia destinate all'incorporazione diretta nel Reich.[32] A Posen migliaia di pazienti vennero uccisi col monossido di carbonio in una camera a gas improvvisata, sviluppata da Albert Widmann, capo del reparto chimico della Kriminalpolizei («Polizia criminale» tedesca). Nel dicembre 1939 il capo delle SS Heinrich Himmler assistette ad una di queste gassazioni accertando che questa invenzione avrebbe potuto essere utilizzata proficuamente anche in seguito.[33]

In questo edificio a Sonnenstein sono state uccise 13.720 persone nel biennio 1940-41.

L'idea di uccidere gli «inutili» pazienti mentalmente disabili si propagò rapidamente dalla Polonia occupata alle contigue aree della stessa Germania, probabilmente perché le autorità tedesche di queste aree già conoscevano bene quello che si stava verificando in Polonia. Inoltre i soldati tedeschi feriti nel corso della campagna polacca venivano evacuati presso queste aree di confine e necessitavano di spazio all'interno degli ospedali. Il Gauleiter di Pomerania, Franz Schwede-Coburg, inviò 1.400 pazienti provenienti da cinque ospedali pomerani in Polonia dove vennero uccisi. Il Gauleiter della Prussia orientale, Erich Koch fece lo stesso con 1.600 ammalati; in totale circa 8.000 pazienti tedeschi vennero uccisi in questa prima ondata di uccisioni. Tutto ciò avvenne su iniziativa delle autorità locali anche se certamente Himmler ne conosceva ed approvava l'esecuzione.[34]

Ufficialmente il programma di uccisione di adulti con disabilità mentali e fisiche prese avvio con una lettera che Hitler indirizzò a Bouhler e Brandt nell'ottobre 1939:

«Al capo [della Cancelleria] del Reich Bouhler e al dottor Brandt viene affidata la responsabilità di espandere l'autorità dei medici, che devono essere designati per nome, perché ai pazienti considerati incurabili secondo il miglior giudizio umano disponibile del loro stato di salute possa essere concessa una morte pietosa.[35][36]»

La lettera venne retrodatata al 1º settembre 1939, per provvedere la necessaria copertura «legale» alle uccisioni già effettuate e per creare una più stretta correlazione tra il Programma T4 e lo scoppio del conflitto, facendo pensare che l'intero progetto fosse una reale «necessità» di guerra.[35] La lettera, che rappresentò l'unica base legale del programma, non fu un «decreto del Führer» formale che nella Germania nazionalsocialista avrebbe avuto a tutti gli effetti il valore di legge. Per questo motivo Hitler scavalcò deliberatamente, almeno in parte, Conti, segretario di stato alla Sanità, ed il suo dipartimento che egli considerava non abbastanza legati alla spietata visione biomedica nazionalsocialista e che avrebbero potuto sollevare domande scomode circa la legalità del programma e preferì affidarlo direttamente a Bouhler e Brandt, entrambi strettamente legati alla sua persona.[37] Vennero preparate alcune bozze di legge per legalizzare il programma di eutanasia ma Hitler rifiutò sempre di accettarle.

Lapide stradale che commemora i morti dell'Aktion T4, sita al nº4 della Tiergartenstrasse, dove era ubicato l'ufficio centrale del programma eugenetico.

Il programma venne amministrato dallo staff di Viktor Brack, capo dell'Amt 2 («Ufficio 2») della Cancelleria del Führer, che aveva sede in Tiergartenstrasse al numero 4. La supervisione era di Bouhler (del quale Brack era diretto subordinato) e Brandt. Altre figure coinvolte nel programma furono il dottor Herbert Linden, già coinvolto nell'eugenetica infantile, e il dottor Ernst-Robert Grawitz, comandante medico delle SS. Questo vertice organizzativo definì i nomi dei medici che avrebbero dovuto portare a termine la parte «operativa» del programma. Essi vennero scelti in base all'affidabilità politica, alla reputazione professionale e alle «simpatie» dimostrate nei confronti delle pratiche eugenetiche più radicali. Tra i medici selezionati figuravano alcuni che avevano già dimostrato la loro solerzia nelle uccisioni di bambini come Unger, Heinze ed il dottor Hermann Pfannmüller. A questi vennero affiancati nuovi medici, per la maggior parte psichiatri, come il professor Werner Heyde di Würzburg, il professor Carl Schneider di Heidelberg, il professor Max de Crinis di Berlino e Paul Nitsche dell'istituzione statale di Sonnenstein. La direzione operativa venne affidata ad Heyde che fu sostituito successivamente da Nitsche.[38]

All'inizio dell'ottobre 1939 tutti gli ospedali, case d'infanzia, case di riposo per anziani e sanatori ebbero l'obbligo di riportare su di un apposito modulo tutti i pazienti istituzionalizzati da cinque o più anni, i «pazzi criminali», i «non-ariani» e coloro ai quali era stata diagnosticata una qualsiasi malattia riportata in un'apposita lista. Questa lista comprendeva schizofrenia, epilessia, corea di Huntington, gravi forme di sifilide, demenza senile, paralisi, encefalite e, in generale, «condizioni neurologiche terminali». Alcuni medici ed amministratori interpretarono la richiesta credendo che lo scopo fosse identificare i pazienti abili al servizio di lavoro e sovrastimarono appositamente, con fatali conseguenze, le malattie dei loro pazienti cercando così di proteggerli.[39] Nel caso in cui gli ospedali si rifiutassero di collaborare, appositi team di medici (o più spesso studenti di medicina) più compiacenti verso il nazionalsocialismo visitavano tali strutture e compilavano loro stessi i moduli, cercando di rendere la condizione dei pazienti il più sfavorevole possibile.[40] Allo stesso modo tutti i pazienti di origine ebraica, anche coloro che non rientravano nei «casi» previsti per la soppressione, vennero cacciati dalle case di cura e uccisi nel corso del 1940.[41]

Come nel caso del programma di eugenetica per bambini, i moduli degli adulti erano esaminati da una speciale commissione che operava negli uffici della Tiergartenstrasse. Gli esperti dell'ufficio dovevano valutare i casi solo in base alle informazioni riportate sul modulo, tralasciando quindi la storia clinica dei pazienti e senza effettuare ulteriori visite mediche agli stessi. Spesso essi si trovarono «oberati» di migliaia di richieste da esaminare in tempi brevissimi. Su ogni rapporto il medico esaminatore metteva il simbolo «+» (morte) o il simbolo «-» (vita) oppure occasionalmente «?» quando non era in grado di decidere. Dopo che ogni paziente era stato esaminato indipendentemente da tre esperti, nel caso fossero risultati tre simboli +, il paziente veniva ucciso.[42]

Inizialmente i pazienti vennero uccisi, come già accadeva nel programma per i bambini, con iniezioni letali. Il metodo era però lento ed inefficace e con il prosieguo della guerra, quando i farmaci utilizzati nelle iniezioni divennero sempre più scarsi, divenne chiaro che sarebbe stato necessario trovare un nuovo metodo. Hitler stesso, basandosi sul consiglio del professor Heyde, propose a Brandt l'utilizzo di monossido di carbonio, dopo che una serie di esperimenti effettuati nel gennaio 1940 a Brandeburgo con diversi tipi di iniezioni letali raffrontate con l'impiego del gas avevano dimostrato la superiore efficienza di quest'ultimo.[43] L'uccisione mediante monossido di carbonio puro - veniva cioè prodotto industrialmente a differenza di quello che accadde successivamente in alcuni campi di sterminio dove era invece prodotto dai fumi di scarico di grossi motori - in apposite camere a gas venne presto estesa a tutti i sei centri dell'Aktion T4, quasi tutti ex ospedali o case di cura convertite:

Il castello di Hartheim.

Oltre che per l'uccisione dei pazienti questi centri vennero utilizzati anche per l'eliminazione degli internati dei campi di concentramento ammalati e ormai non più in grado di lavorare per il Reich. L'operazione di eliminazione degli internati prese il nome di Aktion 14f13.

I pazienti selezionati venivano prelevati dagli istituti di cura da appositi autobus guidati da personale delle SS che indossava camici bianchi per dare una falsa impressione di sicurezza. Per impedire ai parenti delle vittime ed ai medici che li avevano in cura di poterli rintracciare in seguito, i pazienti venivano inizialmente trasportati in «centri» di transito, situati presso i grandi ospedali tedeschi in prossimità della reale destinazione, dove venivano posti sotto «osservazione» per un breve periodo prima di essere in seguito trasferiti presso uno dei centri del Programma per subire il «trattamento speciale».[44] Il termine «trattamento speciale» (in lingua tedesca Sonderbehandlung), ereditato dal Programma T4, venne in seguito utilizzato anche come eufemismo per definire lo sterminio durante l'olocausto. I parenti che eventualmente avessero voluto visitare i loro congiunti nei centri venivano scoraggiati da lettere che spiegavano l'impossibilità di esaudire il loro desiderio in base ad appositi regolamenti promulgati a causa della guerra. Molti dei pazienti, d'altronde, venivano uccisi nel giro di 24 ore dall'arrivo ed i loro corpi immediatamente cremati. Grande cura veniva posta per produrre un certificato di morte per ogni vittima, dove la causa di morte fosse verosimile, da inviare insieme alle ceneri ai parenti. La creazione delle centinaia di certificati di morte e la cura posta nel renderli il più realistici possibili, occupava infatti buona parte della giornata dei medici coinvolti nel Programma.[45]

Nel corso del 1940 presso ognuno dei centri di Brandeburgo, Grafeneck e Hartheim vennero uccise circa 10.000 persone ed altre 6.000 lo furono a Sonnenstein, per un totale di circa 35.000 vittime nell'intero anno. Verso la fine dell'anno le «operazioni» a Brandeburgo e Grafeneck rallentarono vistosamente, fino al quasi completo blocco, a causa delle crescenti proteste popolari nei confronti del programma eugenetico. Nel corso del 1941 Bernberg e Sonnenstein incrementarono la loro attività mentre Hartheim, comandato prima da Christian Wirth poi da Franz Stangl - entrambi, in seguito, uomini chiave dei campi di sterminio nell'Est - proseguì come prima. Prima che nell'agosto 1941 il programma venisse ufficialmente fermato si stimano circa altre 35.000 vittime per un totale complessivo di circa 70.000. La sospensione ufficiale del programma non venne applicata agli internati dei campi di concentramento dell'Aktion 14f13 e si stima che entro il termine del conflitto siano stati circa 20.000 a subire il «trattamento».

Opposizione al programma

Hitler ed il suo staff furono sempre consapevoli che il progetto sarebbe stato impopolare in Germania, a causa della radicalità espressa da questa politica biomedica. Hitler evitò sempre di mettere per iscritto ordini riguardanti politiche che in seguito avrebbero potuto essere considerati crimini contro l'umanità[46], e da questo punto di vista la lettera scritta dell'ottobre 1939 per Bouhler e Brandt rappresentò un'eccezione. La lettera venne però apparentemente utilizzata per sopraffare l'opposizione della burocrazia statale tedesca - essa venne mostrata, per ottenerne la cooperazione, al ministro della Giustizia Franz Gürtner nell'agosto 1940.[47]

Hitler affermò a Bouhler che «la Cancelleria del Führer non dovrà in caso essere vista [come] attiva in quest'ambito».[48] Si temeva per le proteste dell'opinione pubblica dell'area cattolica che dopo l'annessione di Austria e Sudeti rappresentava circa la metà della popolazione tedesca. Un rapporto confidenziale dell'SD dall'Austria del marzo 1940 ammoniva che il programma di uccisioni avrebbe dovuto essere effettuato in segreto «per evitare una forte reazione negativa nell'opinione pubblica durante la guerra».[49]

Il programma incontrò anche l'opposizione della burocrazia statale. Un giudice distrettuale, Lothar Kreyssig, scrisse al ministro della Giustizia Gürtner protestando per il fatto che il Programma T4 era giuridicamente illegale, visto che nessuna legge o decreto formale di Hitler lo autorizzava. Gürtner rispose «se lei non può riconoscere la volontà del Führer come origine di legge allora non può rimanere giudice» e lo licenziò.[50]

Nel gennaio 1939 in vista dell'avvio del Programma, Viktor Brack commissionò uno studio al dottor Joseph Mayer, professore di Teologia morale all'Università di Paderborn, riguardo alla reazione delle Chiese nel caso fosse stato avviato un programma di eugenetica sovvenzionato dallo Stato. Mayer - convinto sostenitore dell'eugenetica - rispose che le Chiese non avrebbero reagito nel caso il programma fosse stato percepito come nell'interesse dello Stato.[51] Brack mostrò a luglio il documento ad Hitler, aumentando la sua confidenza sul fatto che il progetto sarebbe stato accettato dall'opinione pubblica tedesca.[52] Questo non si verificò e il Programma T4 fu uno dei pochi varati dal regime nazista a causare proteste pubbliche su larga scala.

Una volta avviato il T4 fu impossibile mantenere il segreto a causa delle centinaia di medici, infermiere e coordinatori coinvolti; d'altra parte la maggioranza dei pazienti destinati alla morte aveva parenti attivamente interessati circa il loro benessere. Malgrado i rigorosi ordini di segretezza impartiti a tutti i livelli, qualcuno che lavorava nei centri di attuazione del Programma parlò di quello che avveniva all'interno di queste strutture. In alcuni casi le famiglie capirono leggendo i certificati di morte palesemente falsi - ad esempio venne indicata come causa di morte «appendicite» in un paziente a cui l'appendice era però già stata asportata in un'operazione precedente. In altri casi tutte le famiglie dello stesso paese ricevevano contemporaneamente il certificato di morte del loro caro. Nelle città vicine ai centri tutti potevano vedere gli autobus arrivare, vedevano fumare i camini dei crematori e di conseguenza ne traevano le debite deduzioni. Nei pressi di Hadamar cenere contenente resti di capelli umani fluttuava nell'aria della città.[53] Nel maggio 1941 la corte distrettuale di Francoforte scrisse a Gürtner descrivendo che ad Hadamar i bambini, al passaggio degli autobus carichi di pazienti, gridavano per le strade che le persone che trasportavano stavano per essere gassate.[54]

Nel corso del 1940 si sparsero le voci di ciò che stava succedendo e molti tedeschi dimisero i loro parenti dagli istituti psichiatrici e dai sanatori per curarli a casa, spesso a fronte di grosse spese e sacrifici. In alcuni casi i medici e gli psichiatri cooperarono con le famiglie per dimettere i pazienti oppure, nel caso le famiglie potessero permetterselo, li trasferirono presso cliniche private ove il Programma T4 non aveva giurisdizione - esso infatti si applicava solo ad istituzioni statali. È importante notare come il Programma T4 abbia avuto effetto principalmente su famiglie della classe operaia in quanto quelle benestanti potevano permettersi di ricoverare i loro cari in istituzioni private. Alcuni medici acconsentirono a cambiare le diagnosi già effettuate dei loro pazienti in modo che essi non rientrassero più nei parametri per la selezione T4 anche se ciò li esponeva al rischio di ispezioni da parte degli zelanti funzionari del Partito. A Kiel il professor Hans Gerhard Creutzfeldt - scopritore della malattia di Creutzfeldt-Jakob - riuscì a salvare praticamente tutti i suoi pazienti.[55] La maggior parte dei medici collaborò comunque con l'Aktion T4, in parte per ignoranza circa i veri scopi che esso si prefiggeva ed in parte per convinzione nei confronti delle politiche eugenetiche nazionalsocialiste.[56]

Nel corso del 1940 iniziarono a giungere lettere di protesta alla Cancelleria del Reich ed al Ministero della Giustizia, alcune delle quali firmate da membri dello NSDAP, ossia dai nazisti stessi. La prima aperta protesta contro lo svuotamento degli istituti psichiatrici ebbe luogo ad Absberg in Franconia nel febbraio 1941 e venne presto seguita da altre. Il rapporto dell'SD sugli incidenti di Absberg diceva: «il trasferimento di persone dall'Istituto di Ottilien ha causato molto malcontento» e descriveva grandi masse di cittadini (per la maggior parte cattolici), inclusi membri del Partito, che protestavano.[57] L'opposizione alle politiche T4 si acuì dopo l'invasione tedesca dell'Unione Sovietica del giugno 1941, perché la campagna in corso provocò per la prima volta un elevato numero di perdite e gli ospedali ed istituti si riempirono per la prima volta di numerosi giovani soldati tedeschi gravemente disabili e mutilati. Iniziarono allora a circolare delle voci secondo le quali anche questi uomini sarebbero stati sottoposti ad «eutanasia», anche se in effetti tale eventualità non venne mai presa in considerazione dalle autorità.

Nel corso del 1940 e del 1941 alcuni pastori protestanti presero posizione, seppur non pubblicamente, contro il Programma. Theophil Wurm, pastore luterano del Württemberg scrisse una dura lettera al ministro degli Interni Frick nel marzo 1940. Altre proteste si sollevarono dal teologo luterano Friedrich von Bodelschwingh direttore dell'Anstalt Bethel (una clinica per epilettici sita a Bielefeld) e da Paul-Gerhard Braune direttore della clinica Hoffnungstal di Berlino. Entrambi utilizzarono le loro connessioni con il Partito per negoziare l'esclusione delle loro istituzioni dal Programma T4: Bodelschwingh trattò direttamente con Brandt ed indirettamente con Hermann Göring, il cugino del quale era un famoso psichiatra. Braune ebbe degli incontri con il ministro della Giustizia Gürtner, sempre scettico sulla legalità del programma, e successivamente scrisse una veemente lettera di protesta indirizzata ad Hitler. Hitler non lesse la lettera ma ne venne informato da Lammers che rispose anche a Braune che il programma non poteva essere fermato.[58] In generale, però, la chiesa Protestante, in larga parte coinvolta con il Regime, non era troppo disposta a criticare le scelte dei nazisti.[59]

La Chiesa cattolica, che fin dal 1933 aveva cercato di evitare confronti diretti con il Partito nella speranza di preservare le sue istituzioni principali, divenne sempre più ostile mentre aumentavano le prove dell'uccisione di pazienti disabili nelle cliniche. Il cardinale di Monaco di Baviera Michael von Faulhaber scrisse una lettera privata al governo protestando contro l'applicazione del Programma T4. Il 26 giugno 1941 la Chiesa ruppe il silenzio preparando una lettera pastorale ad opera dei vescovi tedeschi (riuniti a Fulda) che venne letta in tutte le chiese il 6 luglio 1941 e che incoraggiò i cattolici ad aumentare la protesta contro il programma.[60] La lettera dichiarava, tra l'altro:

«Secondo la dottrina cattolica esistono senza dubbio comandamenti che non sono vincolanti quando l'obbedienza ad essi richiede un sacrificio troppo grande, ma esistono sacri obblighi di coscienza dai quali nessuno ci può liberare e a cui dobbiamo adempiere anche a prezzo della morte stessa. In nessuna occasione e in qualsiasi circostanza un uomo può - eccetto in guerra e per legittima difesa - prendere la vita di una persona innocente.[61]»

Poche settimane dopo la lettura della lettera pastorale, il 3 agosto 1941 il vescovo cattolico di Münster in Vestfalia, Clemens August Graf von Galen denunciò nel corso di un sermone il programma T4 [62] e ne inviò il testo ad Hitler chiamando «il Führer a difendere il popolo contro la Gestapo». Alcuni passaggi del testo:

«Si dice, di questi pazienti: sono come una macchina vecchia che non funziona più, come un cavallo vecchio che è paralizzato senza speranza, come una mucca che non dà più latte.
Che cosa dobbiamo fare di una macchina di questo genere? La mandiamo in demolizione. Che cosa dobbiamo fare di un cavallo paralizzato? No, non voglio spingere il paragone all'estremo...Qui non stiamo parlando di una macchina, di un cavallo, né di una mucca... No, stiamo parlando di uomini e donne, nostri compatrioti, nostri fratelli e sorelle. Povere persone improduttive, se volete, ma ciò significa forse che abbiano perduto il diritto di vivere?[63]»

«Noi vogliamo sottrarre noi stessi ed i nostri fedeli alla loro influenza [ndt: delle autorità naziste coinvolte nel programma], per non essere contaminati dal loro pensiero e dal loro empio comportamento, e non dover poi condividere con loro la punizione che un Dio giusto dovrebbe infliggere ed infliggerà a tutti coloro che - come l'ingrata Gerusalemme[64] - non vogliono ciò che vuole Dio![63]»

Il sermone di von Galen estendeva il suo attacco anche alla persecuzione nazista a danno degli ordini religiosi e all'esproprio e alla chiusura delle istituzioni cattoliche. Egli attribuì i pesanti bombardamenti alleati delle città della Vestfalia alla volontà di Dio di punire la Germania che aveva infranto le leggi divine. Le dichiarazioni di von Galen non vennero riprese dalla stampa, completamente asservita al Regime, ma ebbero ampia diffusione attraverso volantini stampati clandestinamente e distribuiti alla popolazione.[60] La Royal Air Force britannica giunse a lanciare volantini con la copia del sermone sulle truppe tedesche.[65] Lo storico Robert Lifton dice: «Il sermone ebbe probabilmente un impatto molto maggiore di quello di ogni altra presa di posizione nel consolidare un sentimento avverso al programma di "eutanasia" [..]».[65]

Anche il sacerdote cattolico Bernhard Lichtenberg manifestò pubblicamente, durante diverse funzioni liturgiche, la propria opposizione al programma oltre che alla persecuzione degli ebrei, e per questo fu imprigionato e deportato a Dachau; morì durante il trasferimento.

Le autorità nazionalsocialiste locali richiesero l'arresto (Martin Bormann, segretario del Führer, arrivò a chiederne l'uccisione) di von Galen ma Hitler fu convinto da Goebbels a soprassedere temporaneamente per motivi di opportunità politica e preferì rimandare al termine del conflitto la «resa dei conti» con il Vescovo. Goebbels temeva che l'arresto di von Galen avrebbe potuto influire sulle prestazioni dei soldati di fede cattolica impegnati in quel periodo nella prima fase dell'invasione dell'Unione Sovietica e, probabilmente, anche una possibile sollevazione popolare in Vestfalia, già duramente provata dai bombardamenti.[66]

Nel mese di agosto la protesta contro il Programma T4 dilagò in Baviera. Gitta Sereny riporta che Hitler stesso venne affrontato da una folla in rivolta nei pressi di Hof; fu l'unica volta che egli venne pubblicamente criticato nel corso dei dodici anni di dominio incontrastato.[67] Nonostante la collera che mostrò in privato, Hitler non poteva aprire un contrasto con la Chiesa nel momento in cui la Germania era impegnata in un'importante lotta militare su due fronti.

Il 24 agosto 1941[68] Hitler ordinò la sospensione del Programma T4 e diede inoltre precisi ordini ai Gauleiter di evitare ulteriori provocazioni a danno del clero per tutta la durata del conflitto. Il personale impiegato per realizzare il programma, grazie alle «esperienze» accumulate nell'uccisione tramite gas, venne dopo poco utilizzato per attuare la «soluzione finale della questione ebraica»; molti di loro raggiunsero posizioni di comando all'interno dei campi di concentramento e di sterminio.

Ma l'Aktion T4 non si fermò mai completamente; nonostante la sospensione ufficiale l'uccisione dei disabili (adulti e bambini) proseguì, seppur in maniera meno sistematica, fino al termine del conflitto. Le uccisioni proseguirono su iniziativa dei singoli medici e delle autorità locali, attraverso iniezioni letali e morte sopraggiunta per fame e sete.[69] Kershaw stima che il programma T4 causò 75.000 - 100.000 vittime entro il dicembre 1941 alle quali devono essere sommate altre decine di migliaia di internati dei campi di concentramento uccisi in seguito all'Aktion 14F13. Molte altre persone giudicate incapaci di lavorare e disabili vennero uccise in Germania tra il 1942 ed il 1945. Hartheim, ad esempio, continuò ad essere utilizzato come centro di sterminio fino al 1945.

Nella cultura di massa

  • Marco Paolini ha citato l'organismo nel suo spettacolo Ausmerzen.

Del programma Aktion t4 si parla diffusamente nel romanzo di Ken Follett "L'inverno del mondo"

Note

Per gli estremi completi delle opere citate vedi alla sezione Bibliografia.

  1. ^ Zitelmann,Hitler cap.8. Un riferimento al numero totale delle vittime si trova anche in The unwritten order di Longerich, al capitolo 14, dove si afferma che in totale furono uccise più di 70.000 persone.
  2. ^ Longerich, The unwritten order, cap. 7
  3. ^ Peter Sandner: Die „Euthanasie“-Akten im Bundesarchiv. Zur Geschichte eines lange verschollenen Bestandes S. 385, Anmerkung 2 (versione in PDF: [1] S. 66)
  4. ^ vedi ad esempio il Tribunale militare di Norimberga, Documento No.426, Affidavit concerning the Nazi administrative system, the euthanasia program, and the sterilization experiments. Harvard Law School Library, Item No. 113
  5. ^ a b c Lifton, 2003, p. 70.
  6. ^ (EN) Stuart Stein. "Life Unworthy of Life" and other Medical Killing Programmes dal sito web «Web Genocide Documentation Centre». Riportato il 30 gennaio 2007.
  7. ^ Lifton, 2003, p. 71-72.
  8. ^ Lifton, 2003, p. 72.
  9. ^ Browning, 2005, p. 186.
  10. ^ Hitler, 1940, p. 20.
  11. ^ Verso l'eutanasia: sterilizzazione forzata e propaganda dal sito web «Olokaustos». Riportato il 12 gennaio 2007.
  12. ^ a b Lifton, 2003, pp. 43-44.
  13. ^ Lifton, 2003, p. 47.
  14. ^ Esistono discrepanze circa il numero effettivo:
    • United States Holocaust Memorial Museum: 300.000 - 400.000 [2]
    • Henry Friedlander: 375.000 [3]
    • Gisela Bock: 360.000 + 40.000 (nei territori annessi tra il 1937 ed il 1939) [4]
  15. ^ Lifton, 2003, p. 46.
  16. ^ Evans, 2005, p. 508.
  17. ^ Lifton, 2003, pp. 48-49.
  18. ^ a b Kershaw, 2000, p. 256.
  19. ^ Lifton, 2003, pp. 91-92.
  20. ^ Lifton, 2003, pp. 72-74.
  21. ^ (EN) Jay LaMonica. Compulsory Sterilization, Euthanasia, and Propaganda: the Nazi Experience. Riportato il 13 gennaio 2007.
  22. ^ Fritz Bennecke. Vom deutschen Volk und seinem Lebensraum, Handbuch für die Schulung in der HJ. Munich: Franz Eher, 1937. Tratto dal sito web «German Propaganda Archive». Riportato il 15 gennaio 2007.
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  24. ^ Lifton, 2003, p. 76-77.
  25. ^ Circolare del Ministero degli Interni IV b 3088/39 - 1079 Mi del 18 agosto 1939. Disponibile in: (EN) Excerpt from a circular issued by the Ministry of the Interior, August 18, 1939 dal sito web «Learning from History». Riportato il 16 gennaio 2006.
  26. ^ Sereny, 1974, p. 55.
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  28. ^ a b Lifton, 2003, p. 83.
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  30. ^ Close-up of Richard Jenne, the last child killed by the head nurse at the Kaufbeuren-Irsee euthanasia facility, su digitalassets.ushmm.org. URL consultato il 19 settembre 2016.
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  34. ^ Browning, 2005, p. 190.
  35. ^ a b Lifton, 2003, p. 91.
  36. ^ L'immagine digitale della lettera originale è disponibile a questo indirizzo [5]
  37. ^ Lifton, 2003, p. 92.
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  43. ^ Lifton, 2003, p. 101-102.
  44. ^ Lifton, 2003, p. 100.
  45. ^ Lifton, 2003, pp. 104-107.
  46. ^ Ad esempio non è mai stato trovato e probabilmente non è mai stato emanato un ordine scritto che desse avvio alla «soluzione finale». Hitler preferì sempre emanare le sue direttive verbalmente, lasciando poche tracce del suo operato e causando spesso grande confusione tra le diverse strutture burocratiche e gerarchiche del Terzo Reich.
  47. ^ Kershaw, 2000, p. 253.
  48. ^ Padfield, 1990, p. 261.
  49. ^ Padfield, 1990, p. 304.
  50. ^ Kershaw, 2000, p. 254.
  51. ^ Quando Gitta Sereny intervistò Mayer poco prima della morte (1967) egli negò di avere mai approvato l'uccisione di pazienti disabili, ma visto che non si conoscono copie superstiti del suo studio la verità non può essere determinata.
  52. ^ Kershaw, 2000, p. 259.
  53. ^ Lifton, 2003, p. 107.
  54. ^ Sereny, 1974, p. 71.
  55. ^ Lifton, 2003, p. 115.
  56. ^ Lifton, 2003, p. 113.
  57. ^ Lifton, 2003, p. 126.
  58. ^ Lifton, 2003, pp. 126-129.
  59. ^ Sereny, 1974, pp. 69,74.
  60. ^ a b Kershaw, 2000, p. 427.
  61. ^ Estratto della lettera pastorale del 26 giugno 1941, citato nel sermone di Clemens August Graf von Galen del 3 agosto 1941.
  62. ^ Filmato tratto dal documentario La croce e la svastica https://www.youtube.com/watch?v=cfe70enUoio&index=1&list=PLkejUsAftxsxxAs3hnrR5nNzwwR3vEl1A
  63. ^ a b Sermone di von Galen, citato in Lifton, 2003, pp. 130-131. L'intero testo del sermone è disponibile in: (EN) Four Sermons in Defiance of Nazis pp. 37-48. Riportato il 28 gennaio 2007.
  64. ^ Il passaggio si riferisce al rifiuto del riconoscere in Gesù Cristo il Dio cristiano da parte del popolo ebraico. È chiara la tragica ironia della citazione sulla base di quello che succederà dopo poco con l'avvio della Shoah. Lifton suggerisce un'interpretazione più estesa, di allontanamento dalla volontà di Dio nel corso dell'esperienza ebraico-cristiana ma fa anche notare come il sentimento antiebraico permise al clero tedesco di rimanere inerte, salvo poche eccezioni, davanti alla persecuzione nazista degli ebrei. Si veda: Lifton, 2003, p. 131 (nota 1)
  65. ^ a b Lifton, 2003, p. 131.
  66. ^ Kershaw, 2000, p. 429.
  67. ^ Sereny, 1974, p. 59. La Sereny non ebbe una testimonianza diretta dell'accaduto. Esso deriva apparentemente dalla testimonianza del dottor Friedrich Mennecke resa durante il suo processo post-bellico. Secondo Mennecke, Hitler stava viaggiando tra Monaco e Berlino quando il suo treno si fermò improvvisamente ad una stazione. Una folla stava guardando un gruppo di disabili che venivano caricati su di un treno. Vedendo Hitler affacciato al finestrino la folla divenne minacciosa. Menneke raccontò probabilmente questo evento più come aneddoto piuttosto che come evento del quale aveva conoscenza diretta.
  68. ^ Lifton riporta questa data, seppur con alcuni dubbi. Si veda: Lifton, 2003, p. 132.
  69. ^ Lifton, 2003, pp. 134-141.

Bibliografia

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  1. ^ Mireille Horsinga Renno, Una ragionevole strage, lindau, 2008.