Iliade (Monti): differenze tra le versioni

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Versione delle 12:15, 4 lug 2017

Iliade
AutoreOmero
1ª ed. originale1810-1825
Generetraduzione d'autore
Lingua originaleitaliano
Vincenzo Monti

L'Iliade è la traduzione in lingua italiana dell'opera omonima di Omero, scritta in versi dal poeta italiano Vincenzo Monti.

Genesi dell'opera

Il poeta già da ragazzo aveva iniziato un tentativo di resa del testo omerico in ottava rima intorno al 1788. Nel 1807 Ugo Foscolo pubblicò un suo Esperimento di traduzione della Iliade comprendente il suo abbozzo di traduzione poetica del Canto I, la versione letterale in prosa di Melchiorre Cesarotti e quella dello stesso canto donatagli l'anno prima dal Monti. La dedicatoria riporta il seguente commento:

Quand'io vi lessi la mia versione dell'Iliade voi mi recitaste la vostra, confessandomi di avere tradotto senza grammatica greca; ed io nell'udirla mi confermava nella sentenza di Socrate che l'intelletto altamente spirato dalle Muse è l'interprete migliore d'Omero

A tale memorabile dedicatoria, in cui l'amico già preannunciava futuri dissapori in seguito insanabili, il Monti risponde con il saggio Considerazioni sulla difficoltà di ben tradurre la protasi dell'Iliade (1807), sintomatica di un rinnovato fervore. Stimolato dal finale "omerico" dei Sepolcri foscoliani, dalla crescente estraneità per i pur sempre più perfetti versi d'occasione e celebrativi egli tentò e perseguì la composizione epica abbandonata in gioventù:

Nel 1809 il Monti pubblicò la versione del Canto II e infine, dopo un disperato lavorare (Epistolario, vol. III, p. 303) completò l'edizione con dedica al Viceré d'Italia Eugenio di Beauharnais.

Statua di Omero ai Musei Capitolini di Roma

La prima edizione portava la data 1810, ma il terzo volume apparve solo nel 1811: fu però aspramente criticata dall'autore per i troppi errori in essa contenuti; una seconda edizione, corretta sulla scorta dei numerosi consigli ricevuti da Luigi Lamberti, Andrea Mustoxidi ed Ennio Quirino Visconti, uscì nel 1812. Altri emendamenti furono introdotti dal traduttore in una terza edizione (Milano, 1820) in due volumi e in quella definitiva del 1825.

Stile: questioni critiche

«Poco studio assai grazia; ecco l'incanto
che la bocca alla critica suggella»

Nel clima neoclassicista, l'Iliade gli si offrì spontanea, come un pretesto all'esercizio della sua arte duttile e varia, sfarzosa, ricca di colori. Per una miglior comprensione dell'opera va precisato comunque il rapporto del Monti con la tradizione epica italiana, con l'originale greco, e con la temperie letteraria del suo tempo.

Metrica

L'idea iniziale di tradurre il poema epico greco con le convenzioni del poema epico italiano si rivelò impraticabile: l'ottava si dimostrò per lui metro insormontabile

Per la grande difficoltà di assoggettare alla tirannia delle rime le sentenze del testo (Epistolario)

Proprio per confermare tale assunto il tentativo fu portato avanti per un momento nel 1824 col Saggio inedito di traduzione in ottava rima pubblicato nella "Biblioteca Italiana", tomo XXXVI, pagine 301 e seguenti, con lo scopo di dimostrare per absurdum l'impossibilità di ottenere i medesimi risultati della resa in endecasillabi sciolti.

Nel 1803 Monti aveva pubblicato una traduzione poetica delle Satire di Persio. Di esse tre sono tradotte in endecasillabi sciolti e tre in terzine sull'esempio Ariostesco: in particolare nella sesta si impose di mantenere lo stesso numero di versi dell'originale uscendo vittorioso dalla difficilissima prova: la traduzione riscosse infatti un notevole successo contemperando la concisione dell'originale con la divulgazione in lingua italiana di un testo notoriamente complesso.

L'Iliade invece, a seguito di questo esperimento, fu resa con grande libertà. Ciò è dovuto non solo alla disparità di estensione tra il verso greco e quello italiano, ma anche alla volontà del traduttore di non effettuare una traduzione interlineare o filologica del testo.

Traduzione

Certo l'autore ha sempre esagerato anche nell'epistolario la propria ignoranza della lingua greca, a maggior ragione se messo a confronto con la solidità linguistica e filologica del madrelingua neogreco Foscolo, che a seguito della rottura del rapporto di amicizia non gli risparmiò al riguardo ostili epigrammi. Ma anche avendo una preparazione approfondita della lingua dell'originale il Monti non avrebbe certo avuto gli scrupoli di aderenza al testo qualora questi lo avessero ostacolato.

Egli si servì con continuità sia di edizioni del testo greco con traduzione latina a fronte, ma soprattutto della versione letterale in prosa del Cesarotti (Padova, 1786-1794).

Attualizzazione

Ad Omero erano all'epoca attribuite critiche di pretesa "barbarie" e ripetitività, la presenza di contraddizioni e illogicità che solo nel XX secolo si scoprirà trattarsi di elementi tipici della "dizione formulare" presente nell'epos orale. Monti corresse queste presunte imperfezioni agendo in direzione della iperletterarietà consentitagli dalla lingua poetica neoclassica e dallo sperimentatissimo armamentario di figure retoriche, perifrasi e parafrasi volte a dare al testo una continua varietà. Questa operazione, peraltro, va in direzione contraria alla contemporanea introduzione di ripetizioni formulari tolte di peso da Omero nella traduzione di Ossian di Melchiorre Cesarotti o al rispetto persino eccessivo del testo nella contemporanea traduzione dell'Odissea di Ippolito Pindemonte.

La disinvoltura traduttoria di Monti gli consentì, assieme alla velocità di esecuzione nella traduzione, di assumere una uniformità di tono e registro che lo stesso Omero non presenta: ne deriva una costante levigata enfasi, che richiama alla mente le opere plastiche del Canova. Ma Monti assomiglia ad un moderno Omero, lo spirito eroico-drammatico proprio del poema non è mai tradito, l'impressione che ne deriva, dall'antico e dal moderno, è ancora di identificazione più che di distanziamento.

Fortuna dell'opera

Nonostante non si basi sulla versione originale, greca, del poema, bensì riformuli traduzioni dal latino, quella di Vincenzo Monti è la forma più nota in italiano[1].

Fin dalla prima edizione l'opera assurse al rango di classico della letteratura: non si può dire che mancassero le traduzioni del testo omerico, ma certamente Monti riuscì ad operare il miracolo di adattare il testo iliadico alle aspettative del gusto moderno.

Il successo fu sancito anche dall'ingresso dell'opera nell'istruzione scolastica, da cui non è tuttora uscita.

Le riserve di Foscolo e Tommaseo sull'operazione sono note, e oggi interpretabili come la voce di un nuovo corso del gusto letterario, quello della traduzione foscoliana del Viaggio sentimentale di Sterne e dei Canti popolari greci e slavi piuttosto che del sermone Sulla mitologia (1825).

Nella sua edizione delle opere del Monti, l'autorevole giudizio di Manara Valgimigli dà la misura del controverso rapporto tra poeta e traduttore, avvalorando le ragioni del poeta rispetto a quelle del filologo:

Una espressione che il Monti abbia raccolta e preferita perché più esatta relativamente al testo greco, vale non in quanto più esatta, ma in quanto abbia conservata o riacquistata coerenza col generale tono della traduzione e della poesia: se non è così, se si avverte come isolata e staccata, se non risponde coerentemente allo spirito nuovo dell'insieme, se non è immersa e fusa nella nuova unità, codesta espressione, ancorché esattissima, è difetto non pregio, è vizio e non è virtù.

Edizioni italiane moderne

  • Versione dell'«Iliade» di Vincenzo Monti, Introduzione e commento di Gian Franco Chiodaroli, a cura di Gennaro Barbarisi, Collezione Classici Italiani n.74, Torino, UTET, 1963; 1998-2003 (ristampa aggiornata) [1958 (I Classici Edizione Florentia, Salani)], ISBN 978-88-020-5390-5.
  • Iliade di Omero, Introduzione e commento di Michele Mari, 2 voll., Collana Classici n. 969, Milano, BUR, 1990, ISBN 978-88-171-2969-5.
  • Iliade nella versione di Vincenzo Monti, Introduzione di Ferruccio Ulivi. A cura di Marta Savini, Collana Grandi Tascabili Economici, Roma, Newton Compton, 1993-2016.
  • Iliade di Omero, introduzione di Manara Valgimigli, a cura di Carlo Muscetta, con uno scritto di Madame de Stäel, Collana Oscar Classici n.335, Milano, Mondadori, 1995-2005, ISBN 978-88-045-3902-5.
  • Iliade di Omero. Trad. del cav. Vincenzo Monti, Edizione critica a cura di Arnaldo Bruni. Il manoscritto Piancastelli (3 voll.), Collana Letterature classiche.Testi e studi di filologia e letteratura, Bologna, CLUEB, 2000, ISBN 978-88-491-1084-5.
  • Iliade di Monti, A cura di Angelo Romano, Collana Grande Universale, Milano, Mursia, 2001-2014, ISBN 978-88-425-2715-2.
  • Iliade di Omero, A cura di Arnaldo Bruni, Collana I Diamanti, Roma, Salerno, 2004, ISBN 978-88-840-2441-1.
  • Iliade. Traduzione di V. Monti, Introduzione di Ermanno Grimm, Commenti di Giuseppe Villaroel, Note di Lucio Sbriccoli, Collana I Classici, Santarcangelo di Romagna, Rusconi, 2005-2011, ISBN 978-88-180-2777-8.
  • Iliade. Con note storico-mediche a cura di Donatella Lippi, Fidenza, Mattioli 1885, 2013, ISBN 978-88-626-1310-1.

Note

  1. ^ Divulgare Omero, su treccani.it. URL consultato l'11 maggio 2014.

Bibliografia

  • G. Setti, Il Monti traduttore d'Omero, Padova, Prosperini, 1907 (estratto dagli Atti dell'Accademia scientifica veneto-trentino-istriana, Classe II, voll. III-IV, 1906-1907).
  • Manara Valgimigli, La traduzione della "Iliade" in Vincenzo Monti, Opere, a cura di Manara Valgimigli, volume 54 della Letteratura italiana, Storia e testi, Riccardo Ricciardi editore, Milano-Napoli, 1953.
  • Osservazioni sulla Iliade del Monti di Ennio Quirino Visconti e Andrea Mustoxidi, prefazione di Manara Valgimigli, a cura di Iginio De Luca, Firenze, Sansoni, 1961.
  • Marco Cerruti ed Enrico Mattioda, La letteratura nel Neoclassicismo. Vincenzo Monti, par. 10, in Storia della letteratura italiana, vol. VII, Salerno editrice, Roma 1998, pp. 338–343.
  • Michele Mari, Eloquenza e letterarietà nell'Iliade di Vincenzo Monti, Collana Letteraria reprint, Ledizioni, 2012 [1982 (La Nuova Italia)], ISBN 978-88-959-9480-2.

Voci correlate

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