Nuova Accademia del Cimento: differenze tra le versioni

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Nuova Accademia del Cimento
Nuova Accademia del Cimento
TipoOrganizzazione accademica
Fondazione16-03-1801
FondatoreFelice Fontana
Giovanni De Ghores
Francesco Chiarenti
Enrico Pontelli
Pietro Ferroni
Scioglimento26-03-1801
ScopoDiffusione della cultura scientifica italiana
Sede centraleBandiera dell'Italia Firenze
PresidenteBandiera dell'Italia Felice Fontana
Lingua ufficialeitaliano

La Nuova Accademia del Cimento (1626 marzo 1801) è stata un’accademia scientifica nata all’interno del Reale Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze come continuazione dell’antica Accademia del Cimento

Le origini

Un primo tentativo di costituire un’accademia scientifica all’interno dei locali del Reale Museo di Fisica e di Storia Naturale si deve all’iniziativa di Felice Fontana, il quale, assunto l’incarico di direttore e portato avanti il progetto di costituzione e ampliamento dell’istituto, nel 1780 inviò esplicita richiesta alle Segreterie di Stato per la rifondazione di un’accademia, sulle orme della prestigiosa Accademia del Cimento e sul modello dell’Académie des Sciences parigina. Ma il suggerimento non fu accolto favorevolmente e il progetto venne, per il momento, accantonato: 

«In quanto al progetto di stabilire un’accademia, parrebbe più utile per il presente, senza erigere un’accademia formale, di formare una semplice adunanza di cinque o sei persone da nominarsi, che due volte la settimana si adunassero nel Gabinetto a certe ore … per discorrere di fisica, chimica e botanica, delle nuove scoperte fatte in altri paesi … leggendo i giornali, e farne sopra le medesime delle ricerche e esperienze procurando di impiegarsi alle ricerche utili per le arti, il risultato delle quali sarebbe ogni settimana presentato a Sua Altezza Reale; quando questa società avesse preso piede per qualche tempo, allora i medesimi soci potrebbero formare il piano per l’Accademia, presentandolo a S.A.R., e domandarne lo stabilimento e le forme[1]»

 

Le motivazioni del rifiuto granducale non sono chiare, ma probabilmente l’esito negativo è da ricercare in una commistione di ragioni finanziarie e politiche ascrivibili al contesto della Firenze lorenese[2]

Fu soltanto nel 1801 che Firenze tornò ad avere la sua accademia grazie all’appoggio del governo provvisorio della Toscana formato dal triumvirato Giovanni De Ghores, Francesco Chiarenti e Enrico Pontelli. Con il decreto del 27 febbraio dello stesso anno, firmato dai tre neo governatori, si ripristinava ufficialmente nel museo toscano l’estinta accademia seicentesca[3]

«Il Governo Toscano considerando che l’Accademia del Cimento, stabilita in Firenze verso la metà del XVII secolo, sommamente onorò la Toscana, sì per essere stata la prima Accademia delle Scienze in Europa, sì per avere molto avanzata dopo il Galileo, sulle rovine della antica scolastica, la nuova Filosofia; considerando inoltre che il Granduca Leopoldo aveva determinato di farla risorgere nel Museo di Storia Naturale e Fisica Decreta: È ripristinata nel Museo di Firenze l’estinta Accademia del Cimento, ossia Sperimentale Scientifica. Il piano della medesima, la sua dote stabile, i membri che debbono comporla, saranno in breve fissati dal Governo, come parte integrale del presente decreto.

Dato in Firenze lì 27 febbraio 1801»

Al decreto seguiva l’elenco dei componenti e soci dell’Accademia, dove spicca come protettore il nome di “Napoleone Bonaparte, primo console della Repubblica Francese”, Felice Fontana come direttore e il “matematico dello stato” Pietro Ferroni come segretario.

Vennero poi fissate dal governo, in venticinque paragrafi, le costituzioni della Nuova Accademia e il giorno 16 marzo 1801 si inaugurò ufficialmente la neo istituzione[4]. Durante la cerimonia di apertura, che si svolse di fronte alle autorità governative e al generale Gioacchino Murat, il discorso introduttivo del segretario Ferroni ripercorse la storia prestigiosa del Cimento, i risultati scientifici raggiunti e i saggi pubblicati, concludendo con l’augurio che:

«possano le mire benefiche e filosofiche del Governo essere secondate dai successori, e svegliarsi tutti gl’Ingegni Toscani a concorrere a sì grand’Opera, ed imitare così le dotte fatiche del Del Buono, del Marsili, del Viviani, del Redi a gloria somma della Patria loro e del Mondo[5]»

Per l’Accademia si stabilì il finanziamento di 5000 scudi e di 250 per ogni socio onorario.

Elenco dei soci

Napoleone Bonaparte, protettore

Felice Fontana , presidente

Pietro Ferroni, segretario

Claude Louis Berthollet

Antonio Andrea Cagnoli (1743-1816)

Francesco Antonio Campana (1751-1832)

Gioacchino Carradori (1758-1818)

Francesco Chiarenti

Gaetano Cioni (1760-1851)

Giovanni Di Baillon (1758-1819)

Dolomieu Diodato

Giovanni Fabbroni

Pio Fantoni (1721-1804)

Gregorio Fontana

Ferdinando Giorgi

Francesco Malfatti (1731-1807)

Paolo Mascagni

Gaspero Monge (1746-1818)

Giuseppe Morosi (1772-1840)

Pietro Moscati

Barnaba Oriani

Pietro Paoli

Gioacchino Pessuti

Lorenzo Pignotti

Giorgio Santi

Gaetano Savi

Ambrogio Soldani

Giuseppe Antonio Slop Von Cadenberg (1740-1808)

Ottaviano Targioni Tozzetti

Francesco Vaccà (1732-1812)

Leopoldo Vaccà

Alessandro Volta

La fine dell'accademia

Nonostante l’avvio favorevole e deciso, la nuova accademia ebbe vita breve e la sua attività si concluse definitivamente il 26 marzo dello stesso anno a causa dei nuovi risvolti politici che portarono alla dimissione dei triumviri. A questi succedettero i quadrumviri Pierallini, Cercignani, Lessi e Piombanti i quali notificarono, fin da subito, di prendere a norma tutti quei decreti e regolamenti vigenti prima del 14 ottobre 1800. Felice Fontana e Pietro Ferroni, con l’appoggio di Murat, protestarono e in una dichiarazione del 1 aprile indicarono validi almeno quelle norme recenti che regolavano gli istituti culturali, scientifici e artistici.

Ma con gli accordi di Luneville, la nascita del Regno d’Etruria e l’insediamento di Ludovico I di Borbone, i già fragili equilibri giocarono a sfavore della neonata accademia che, di fatto, non riuscì a trovare una prosecuzione nel nuovo assetto politico ed istituzionale della Toscana[6]

Fonti manoscritte

I documenti manoscritti relativi alla storia della Nuova Accademia del Cimento fanno parte del Fondo Fabbroni[7] conservato presso l'archivio del Museo Galileo di Firenze. Le carte sono state interamente digitalizzate e sono consultabili in rete.[8]

Note

  1. ^ <Pasta, 1989>, p. 163
  2. ^ Per un approfondimento si rimanda a: <Pasta, 1989>, pp. 163-165
  3. ^ <Gazzetta Universale, 1801>, p. 180
  4. ^ <Gazzetta Universale, 1801>, p. 166
  5. ^ <Gazzetta Universale, 1801>, p. 180
  6. ^ <Schiff, 1928>
  7. ^ Fondo Fabbroni (PDF), su biblioteca.imss.fi.it.
  8. ^ Nuova Accademia del Cimento. Carte digitalizzate, su bibdig.museogalileo.it.

Bibliografia

Gazzetta Universale, Firenze, 1801.

Ugo Schiff, Il Museo di storia naturale e la Facoltà di scienze fisiche e naturali di Firenze : note storiche sullo stato delle scienze in Firenze sotto i Lorena; pubblicazione postuma a cura del prof. Mario Betti, in Archeion, vol. 9, Roma, Leonardo Da Vinci, 1928, pp. 290-324.

Renato Pasta, Nascita e organizzazione del Museo di Fisica e di Storia Naturale, in Scienza politica e rivoluzione: l'opera di Giovanni Fabbroni (1752-1822) intellettuale e funzionario al servizio dei Lorena, Firenze, L.S.Olschki, 1989, ISBN 88-222-3653-X.

Collegamenti esterni

Nuova Accademia del Cimento nei luoghi della scienza, su brunelleschi.imss.fi.it.

Museo Galileo. Istituto e museo di storia della scienza, su museogalileo.it.