Congregazione camaldolese: differenze tra le versioni

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* [[Simone Graziani]]
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== Collegamenti esterni ==
== Collegamenti esterni ==

Versione delle 22:51, 2 gen 2017

La congregazione camaldolese dell'Ordine di San Benedetto è una congregazione monastica cattolica fondata tra il 1024 e il 1025 da San Romualdo, monaco benedettino.

Augusto Mussini, San Romualdo e cinque discepoli nella foresta (1915)

Storia

Romualdo cercò di coniugare la tradizione monastica orientale e quella occidentale, soprattutto benedettina.

Il motto è "Ego vobis, vos mihi" (traduzione dal latino: "Io sono per voi, Voi siete per me").

La congregazione camaldolese coniuga la dimensione comunitaria e quella solitaria, espressa, architettonicamente, dalla presenza sia dell'eremo che del monastero. Questa comunione di vita comunitaria ed eremitica è espressa anche nello stemma, formato da due colombe che si abbeverano ad un solo calice.

Dopo il Concilio Vaticano II, grazie all'attenzione al cristianesimo orientale, le comunità Camaldolesi sono tornate ad essere luogo privilegiato per il dialogo ecumenico e, attraverso l'organizzazione degli annuali Colloqui ebraico-cristiani di Camaldoli, del dialogo ebraico-cristiano.

Casa madre della congregazione è l'Eremo di Camaldoli presso Arezzo. Essa è punto di riferimento di dieci comunità maschili presenti in Italia, Stati Uniti d'America, Brasile e India.

La prima comunità femminile camaldolese fu fondata dal beato Rodolfo nel 1086 a San Pietro a Luco di Mugello (FI), con la regola degli eremiti camaldolesi.

In Toscana altri monasteri furono a Bibbiena (sec. XII), nella cui toponomastica oggi è rimasta la via delle Monache; a Quarto di Firenze (San Giovanni Evangelista di Boldrone) e nella casa e chiesa di Sant'Agata in via San Gallo sempre a Firenze. Verso la metà del secolo xi nasce nell'alta Valdelsa, fra San Gimignano e Certaldo, un vero "distretto" camaldolese con la presenza di quattro monasteri fra loro collegati anche se formalmente indipendenti: nel 1059 il monastero di Badia a Cerreto e nel 1073 l'abbazia di Badia Elmi, già esistente dal 1034, viene posta dal vescovo di Volterra sotto la direzione spirituale dell'eremo di Camaldoli; nel 1085 la famiglia cadolingia di Bulgarello di Ridolfo donava allo stesso eremo cinque chiese con le loro pertinenze per far nascere il monastero di Mucchio; ad essi si aggiunse poi l'insediamento di S. Mariano sul crinale fra la Valdelsa e la Valdera. La comunità di Pratovecchio nel Monastero di San Giovanni Evangelista è tuttora esistente. Numerose le presenze camaldolesi in Alta Valle del Tevere, area nella quale il monachesimo camaldolese ha esercitato una larga influenza a partire dal XII secolo. Nel territorio i camaldolesi sono presenti con la grande abbazia di Sansepolcro (fondata prima del 1013 e divenuta camaldolese tra 1137 e 1187), l'abbazia di Anghiari, i priorati di San Clemente a Toppole e di San Pietro alla Scatorbia a Città di Castello, la pieve di Santa Maria Annunziata alla Sovara, l'insediamento castrense di Pianettole e quello rurale di Santa Maria di Bolsemolo, a sud di Città di Castello. Nel territorio di Perugia sono camaldolesi i monasteri di San Severo e Santa Trinità della Pallotta, mentre in diocesi di Assisi si ricorda il priorato di Sant'Angelo di Rosciano, tutti e tre dipendenti dall'abate di Sansepolcro. In Toscana la Divisione di Paleopatologia dell'Università di Pisa, sta conducendo da oltre cinque anni lo scavo archeologico sistematico della grande abbazia camaldolese di S. Pietro di Pozzeveri (Badia Pozzeveri), in comune di Altopascio (Lucca), con risultati importanti sull'organizzazione e sulla cultura materiale del monastero.

Celle dell'eremo di Camaldoli e un monaco che passeggia

In Romagna vanno ricordati almeno: il monastero di Classe "dentro" (attuale Biblioteca Classense) presso Ravenna, tra i più grandi e magnificienti dell'ordine, costruito a partire dal 1512 dopo la Battaglia di Ravenna ed erede di quello, presso la Basilica di Sant'Apollinare in Classe, dove il fondatore dei camaldolesi (il ravennate Romualdo), abbracciò la regola di San Benedetto; il monastero di Santa Lucia, presso Bagno di Romagna (Forlì), dove vissero, nel XII secolo, le beate Agnese da Bagno di Romagna, detta anche Agnese da Sarsina e Giovanna da Bagno di Romagna; l'eremo di Sant'Alberico, presso le Balze, sul Monte Fumaiolo, (Forlì).

Altri monasteri femminili camaldolesi sono presenti a Roma (monastero di sant’Antonio abate), a San Maglorio in località Celle di Faenza, a Santa Caterina di Faenza e in altre località. In passato hanno assunto una certa importanza, specialmente nel XV secolo, i due monasteri femminili di Santa Caterina e di Santa Margherita a Sansepolcro, fusi nel 1555 nel nuovo monastero urbano di San Bartolomeo. Le moderne comunità presenti in Italia, Polonia, Francia, Tanzania, Stati Uniti d'America, India, Brasile, si rifanno al comune patrimonio spirituale camaldolese, anche se hanno una struttura autonoma.

La congregazione camaldolese ha dato alla Chiesa figure di spicco come Papa Gregorio XVI, San Pier Damiani, Cardinale e Dottore della Chiesa e in tempi più recenti quella di Benedetto Calati.

Voci correlate

Biografie

Collegamenti esterni

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