Gilles Villeneuve: differenze tra le versioni

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Gilles Villeneuve
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Nazionalità Bandiera del Canada Canada
Automobilismo
Categoria Formula 1
Termine carriera 1982
Carriera
Carriera in Formula 1
Esordio 16 luglio 1977
Stagioni 1977-1982
Scuderie McLaren
Ferrari
Miglior risultato finale 2º (1979)
GP disputati 68 (67 partenze)
GP vinti 6
Podi 13
Punti ottenuti 107
Pole position 2
Giri veloci 8
 

Gilles Joseph Henri Villeneuve (Template:IPA2; Saint-Jean-sur-Richelieu, 18 gennaio 1950Lovanio, 8 maggio 1982) è stato un pilota automobilistico canadese.

Iniziò la propria carriera sportiva partecipando a gare tra motoslitte nella nativa provincia del Québec. Successivamente passò alla guida delle monoposto, e nel 1976, vinse sia il Campionato di Formula Atlantic canadese che quello statunitense. Un anno più tardi la McLaren fece esordire Villeneuve in Formula 1 al Gran Premio di Gran Bretagna 1977; nel corso della medesima annata la Scuderia Ferrari lo ingaggiò per le ultime due gare stagionali in sostituzione di Niki Lauda. Legatosi alla scuderia di Maranello per il resto della carriera fece registrare sei vittorie nei Gran Premi ed una vittoria nella Race of Champions del 1979 a Brands Hatch (gara non valida per il titolo), oltre ad un secondo posto nella classifica del Mondiale 1979 alle spalle del compagno di squadra Jody Scheckter come miglior risultato.

Morì in uno schianto a 227 km/h causato da un contatto con la March di Jochen Mass durante le qualifiche per il Gran Premio del Belgio 1982 a bordo della Ferrari 126 C2. Villeneuve al momento del decesso era molto popolare tra gli appassionati per il suo stile di guida altamente combattivo e spettacolare, e da allora è diventato un simbolo della storia di questo sport, nonché uno dei più grandi piloti di tutti i tempi pur non avendo mai vinto un titolo mondiale[1][2][3]. Le sue vittorie e svariate altre prestazioni vengono considerate capolavori assoluti nella storia della Formula 1, anche perché spesso sono state ottenute al volante di monoposto non all'altezza di quelle della concorrenza[4][5][6][7][8].

Suo figlio Jacques sarebbe poi diventato nel 1997 il primo – e tuttora unico – canadese campione del mondo dei piloti di Formula 1.

Carriera

Gli inizi

Villeneuve impegnato in una gara di Formula Atlantic del 1977; alle sue spalle Keke Rosberg

Villeneuve iniziò a correre con le motoslitte col fratello, Jacques, insieme al quale, su quella peculiare tipologia di mezzo, si era allenato sin da bambino, per divertimento. Già nelle prime gare a livello professionistico entrambi riuscirono a ottenere risultati di rilievo e questo portò Gilles alla vittoria del titolo mondiale nel 1974. Dover controllare una motoslitta dalla stabilità decisamente precaria, con visibilità azzerata dagli spruzzi di neve, gli conferì la capacità di controllarlo nelle situazioni e alle velocità più estreme, capacità che gli servì negli anni a venire.[9] Più vinceva e più desiderava passare alle corse d'auto, maggiormente rischiose, veloci, dispendiose e difficili.[senza fonte]

Al contempo prese parte insieme al fratello Jacques ad alcune gare di accelerazione a livello locale con la loro auto privata, una Ford Mustang del 1967 e in breve si iscrisse alla Jim Russell Racing School presso il circuito di Mont-Tremblant per ottenere la licenza di pilota.[10] Per poter continuare la sua carriera nel mondo dell'automobilismo decise di vendere la propria casa, trasferendosi con la moglie Johanna in un piccolo appartamento; col ricavato della vendita riuscì a partecipare al campionato regionale di Formula Ford del 1973 ottenendo un immediato successo, vincendo sette gare con una vettura obsoleta,[11] per poi passare l'anno successivo alla Formula Atlantic. Grazie alla conquista del campionato di motoslitta poté garantirsi la sponsorizzazione della Skiroule, che lo aveva precedentemente sostenuto, che gli permise di completare la stagione 1975,[12] anno in cui ottenne il suo primo successo. Nel 1976 riuscì comunque ad ottenere il titolo canadese di categoria, che conquistò nuovamente nel 1977, anno in cui prese parte anche al Gran Premio Trois Rivieres. Proprio in quella gara minore, alla quale partecipavano numerosi piloti di Formula 1, vinse davanti al campione in carica della medesima, James Hunt, il quale lo propose al direttore sportivo della McLaren Teddy Mayer, che gli organizzò dei test e la partecipazione al Gran Premio di Gran Bretagna 1977.[13] Quando arrivò in Formula 1 e soprattutto quando fu contattato dalla Ferrari, Gilles prese il vezzo di dichiararsi nato nel 1952 e non nel 1950, ritenendo che la sua età fosse ormai troppo avanzata per renderlo interessante come novizio ai grandi team. In effetti solo dopo la morte il grande pubblico prese conoscenza della sua vera data di nascita.[14]

La Formula 1

Gli esordi (1977-1978)

1977

«Lo chiamano Circo della Formula 1 e proprio come un circo si sposta di città in città, issa la sua tenda e fa spettacolo. Tra giochi di magie, belve e domatori il divertimento è sempre assicurato, così come il brivido che offrono gli artisti più spericolati quando tocca a loro salire sul filo teso nel vuoto e danzare. Nell'estate del 1977 tra le tende della Formula 1 si affacciò un pilota dallo sguardo dolce e dal cuore impavido, salì sul filo con la sua Ferrari e per cinque anni lo percorse fra capriole e piroette. Poi un giorno scese ed entrò nella leggenda…»

Villeneuve debuttò in Formula 1 al Gran Premio di Gran Bretagna 1977 pilotando la terza McLaren ufficiale, un'obsoleta McLaren M23, e già sorprese tutti realizzando il miglior giro durante il warm up del mattino. Si qualificò 9° e terminò 11°, pur con una spia dell'acqua malfunzionante che lo costrinse a perdere molto tempo ai box per verificare eventuali danni al sistema di raffreddamento. A fine gara gli venne assegnato il trofeo driver of the day, per la sua corsa di debuttante grintoso e tenace.

Venne tuttavia scartato da Mayer (che gli preferì Patrick Tambay) e non disputò altre corse finché non fu contattato, a fine agosto, dalla Ferrari,[15] che cercava un sostituto per Niki Lauda, il quale aveva deciso di abbandonare la squadra italiana dopo la conquista matematica del titolo piloti. Nonostante il parere positivo espresso da Chris Amon e da alcuni addetti ai lavori sulla decisione del team, questa scelta provocò molti dubbi tra la stampa specializzata.[15] Dopo un ritiro in Canada, in cui il pilota venne comunque classificato dodicesimo per aver coperto oltre il 90% della distanza della corsa, in Giappone si rese protagonista di un grave incidente: nel corso del settimo passaggio il canadese entrò in collisione con la Tyrrell a 6 ruote di Ronnie Peterson e la vettura si staccò dal suolo e ricadde su alcuni spettatori appostati in una zona vietata, uccidendo un commissario di percorso e un fotografo.[16] Altre dieci persone rimasero ferite, mentre i piloti uscirono illesi dallo scontro.[16] A causa di questo episodio Villeneuve venne duramente attaccato sia da parte della stampa che tra gli addetti ai lavori, invocandone il licenziamento da parte della Ferrari.[17] Enzo Ferrari decise comunque di confermarlo per il 1978, in cui avrebbe fatto coppia con Carlos Reutemann.

1978

La stagione 1978 si aprì con il Gran Premio d'Argentina, in cui Villeneuve, pur concludendo ottavo e nonostante fosse afflitto da problemi di gomme,[18] ottenne per la prima volta il giro più veloce in gara. Nelle successive corse, invece, venne più volte costretto al ritiro. Negli Stati Uniti, in particolare, dopo aver conquistato la prima fila a fianco del compagno di squadra Carlos Reutemann, riuscì ad involarsi in testa alla gara, ma, ritrovatosi davanti la vettura di Regazzoni da doppiare, il canadese cercò il sorpasso in un punto difficile della pista, urtando la Shadow dell'avversario e vanificando le sue possibilità di vittoria. La manovra gli valse dure critiche da parte dello svizzero, il cui casco venne sfiorato dalla monoposto di Villeneuve, ma nonostante ciò Enzo Ferrari difese apertamente il proprio pilota.[19] Anche la stampa italiana non risparmiò critiche al canadese soprannominandolo "l'Aviatore" per via dei suoi continui incidenti.[20] Dopo un altro ritiro a Monaco, complice una prestazione incolore, aumentarono le polemiche sulle sue prestazioni.[21]

Villeneuve al Gran Premio d'Argentina 1978. In questa gara ottenne il suo primo giro più veloce in carriera

Al Gran Premio del Belgio, invece, riuscì a rimanere per lungo tempo in seconda posizione, insidiando più volte il leader della corsa Mario Andretti, ma una foratura lo costrinse ad una sosta ai box per cambiare gli pneumatici. Terminò comunque al quarto posto, ottenendo i suoi primi punti e ricevendo elogi per la sua gara.[22] Proprio a partire dall'appuntamento del Belgio la Lotus aveva introdotto una nuova vettura, la 79, che risultò essere maggiormente competitiva delle altre, in quanto era in grado di sfruttare l'effetto suolo. Contemporaneamente Villeneuve e il compagno di squadra Reutemann si ritrovarono in difficoltà nella gestione delle gomme, in quanto, a detta di entrambi, la 312 T3 non aveva aderenza e presentava notevoli problemi di sottosterzo.[23] In Spagna, infatti, il canadese non andò oltre la decima piazza. A luglio, poi, circolarono voci di una sostituzione del canadese alla Ferrari, che sarebbe andato alla Wolf,[24], per far spazio a Jody Scheckter, avvenimento poi non realizzatosi. Solamente in occasione del Gran Premio d'Austria riuscì a tornare a punti, conquistando il suo primo podio e guadagnandosi l'interesse proprio della Lotus, alla ricerca di un giovane da ingaggiare per la stagione successiva.[25] Poche settimane più tardi stabilì il nuovo record sulla pista di Monza[26] e, al Gran Premio d'Italia riuscì a schierarsi in prima fila, al fianco di Andretti. Durante la corsa che costò la vita a Ronnie Peterson, il canadese giunse al secondo posto ma, a causa di una confusa procedura di partenza, venne penalizzato di un minuto per partenza anticipata assieme all'italoamericano che partiva in pole position. Durante la stessa settimana arrivò comunque anche l'ufficialità del prolungamento del suo contratto con la Ferrari per il campionato seguente, in quanto veniva ritenuto che avesse raggiunto una buona maturità agonistica e non avrebbe più compiuto gli errori di inizio stagione.[27] Al Gran Premio del Canada, infatti, conquistò la sua prima affermazione e poté chiudere il campionato in nona posizione con diciassette punti conquistati. A seguito del suo primo successo venne poi dichiarato cittadino onorario di Montréal e acquisì un elevatissimo livello di popolarità nel Québec, sua regione natale.[28]

La maturità agonistica (1979-1981)

1979
Gilles Villeneuve seduto sulla sua 312 T4 a Imola nel 1979

Il Campionato mondiale di Formula 1 1979 iniziò con i due appuntamenti in Argentina e Brasile in cui la Ferrari fece schierare i due piloti con le vecchie 312 T3 modificate, visto che la nuova vettura sarebbe stata schierata solo a partire dal Gran Premio del Sudafrica.[29]

Dopo due gare forzatamente interlocutorie e deludenti in cui Villeneuve ottenne solo un quinto posto la Ferrari fece finalmente debuttare la 312 T4 e a Kyalami il pilota canadese e il suo compagno di squadra Jody Scheckter fecero registrare immediatamente tempi velocissimi.[30] Dopo essersi qualificato al terzo posto, al secondo giro, dopo che la gara era stata momentaneamente sospesa per la pioggia decise di montare le coperture da bagnato, a differenza di Scheckter, e alla ripartenza riuscì a prendere il comando della corsa, ottenendo infine la sua seconda vittoria in carriera.[20] Visto il successo conquistato il canadese dichiarò il suo ottimismo pure per la gara negli Stati Uniti e smentì le voci sulla probabile nascita di una rivalità interna alla casa di Maranello con Scheckter, che tra l'altro aveva per contratto il ruolo di prima guida.[31] Dopo aver conquistato la prima pole position in carriera, in gara riuscì ad imporsi portandosi in testa al mondiale di Formula 1. Rischiò, però, una penalizzazione di un minuto sul suo risultato finale per non aver fermato la sua vettura sulla linea di partenza al termine del giro di ricognizione, pena poi convertita in una multa di diecimila franchi svizzeri.[32]

A completare il periodo felice, un terzo successo, in una gara non valida per il mondiale pur se prestigiosa, la "Race of Champions", sul circuito di Brands Hatch, dove dopo una bella battaglia con Mario Andretti e Nelson Piquet, conquistò il successo con la vecchia 312 T3.

Villeneuve guida con l'alettone danneggiato durante il Gran Premio Dino Ferrari a seguito di un contatto con Niki Lauda

Le successive gare videro, però, il canadese fuori dalla zona punti a causa di problemi ai freni e agli pneumatici posteriori in Spagna e per la mancanza della benzina a pochi metri dal traguardo in Belgio.[33] Questa serie di risultati negativi fecero perdere al canadese la testa della classifica, ritrovandosi terzo a dieci punti dal compagno di squadra. In occasione del Gran Premio di Francia, però, dopo essere stato in testa per molti giri nella fase iniziale, venne superato da Jean-Pierre Jabouille e, negli ultimi tre giri di gara, fu protagonista insieme a René Arnoux, dotato di una vettura più potente, di un intenso duello ruota contro ruota e con frenate al limite in cui i piloti si superarono più volte, arrivando ad abbassare ripetutamente il giro più veloce,[34] che, alla fine, vide prevalere il canadese.[35] La stampa esaltò la prestazione dei due piloti e tuttora questo è considerato da molti appassionati uno dei momenti più spettacolari e intensi di sempre nella storia della Formula 1.[34][35] Dopo altre due gare fuori dalla zona punti tornò sul podio in Austria, mentre al Gran Premio d'Olanda, dopo aver superato Alan Jones, si portò in testa alla corsa, ma un'uscita di strada al quarantaseiesimo giro, dovuta anche ad una mancanza di stabilità della vettura,[36] ne compromise le possibilità di successo. Tentò comunque di rientrare in corsa con uno pneumatico ormai afflosciatosi, ma dopo aver compiuto un giro su tre ruote fu costretto al ritiro. Questa sua azione scatenò, però, polemiche, in quanto una commissione per la sicurezza formata da vari piloti (tra cui Lauda, Andretti e Reutemann) e Bernie Ecclestone riteneva la sua guida troppo pericolosa ed irruente e venne minacciato di sanzioni.[37] Ritenendosi poi tagliato fuori dalla lotta per il mondiale si mise a disposizione del compagno di squadra per aiutarlo a conquistare la vittoria in campionato.[36] Al Gran Premio d'Italia, infatti, non attaccò mai Scheckter per la prima posizione e lo seguì fino al traguardo concludendo al secondo posto.[38] Concluse poi la stagione con un altro podio e una vittoria a Watkins Glen che gli valsero il secondo posto nella classifica del Campionato del Mondo.

1980
La Ferrari 312 T5 di Gilles Villeneuve

Per il 1980 Villeneuve era considerato il favorito da parte dei bookmaker,[39] ma la stagione si rivelò nei fatti molto deludente. La Ferrari, infatti, visto l'affermarsi dei propulsori turbo decise di concentrare i propri sforzi già durante l'anno sullo sviluppo della vettura che avrebbe disputato il campionato 1981. La 312 T5 rappresentava una semplice evoluzione della monoposto che l'aveva preceduta e raramente Villeneuve e Scheckter furono in grado di ottenere prestazioni di rilievo.[40] Dopo un ritiro al primo Gran Premio per un'uscita di pista, in Brasile riuscì a prendere la testa della corsa dopo essere partito terzo, ma una scelta sbagliata delle gomme, che garantiva scarsa aderenza, fece perdere terreno al canadese che, dopo una sosta ai box, era riuscito a risalire in zona punti quando la rottura dell'acceleratore lo bloccò a pochi passaggi dal termine.[41] Poche settimane più tardi, poi, il canadese fu vittima di un incidente a quasi trecento chilometri orari durante alcune prove private a Le Castellet, dovuto ad un cedimento meccanico, dal quale uscì pressoché illeso.[42] Nel prosieguo della stagione le prestazioni della vettura, inoltre, non migliorarono soprattutto a causa di continue vibrazioni che, oltre a rendere difficile la guida della monoposto, contribuivano pure alla rottura dei propulsori.[43] Villeneuve ottenne i suoi primi punti al Gran Premio del Belgio con un sesto posto, a cui seguì un quinto posto a Monaco, suo miglior risultato stagionale. A inizio giugno venne poi presentato il primo esemplare di vettura Ferrari a motore turbo che, nei programmi della scuderia, doveva esordire alla fine di quel mese,[44] anche se il debutto non avvenne fino al 1981. Nelle prove del Gran Premio d'Italia, in realtà, un esemplare di questa monoposto venne affidata al solo Villeneuve, ma per la gara si decise di utilizzare la 312 T5, dotata di una maggiore affidabilità. L'ultimo risultato stagionale arrivò in Canada con un quinto posto, che gli fece terminare il mondiale con sei punti ottenuti e un quattordicesimo posto finale.

1981
Villeneuve e Pironi al Gran Premio di San Marino del 1981.

Per il 1981 a Villeneuve, in sostituzione di Scheckter, ormai ritiratosi dalle competizioni agonistiche, venne affiancato Didier Pironi, con cui il canadese instaurò subito un buon rapporto.[45] La Ferrari portò, per la stagione, al debutto la 126 CK, prima vettura del team di Maranello con motore turbo. La nuova monoposto soffriva, però, nella prima parte della stagione, di problemi di affidabilità, ma Villeneuve si dichiarò comunque ottimista per il prosieguo del campionato.[46] Al Gran Premio di San Marino ottenne la sua prima pole position dal Gran Premio degli Stati Uniti Ovest del 1979, ma in gara, dopo essersi involato in prima posizione, una sua decisione azzardata nel cambio degli pneumatici, lo fece scivolare in fondo al gruppo e, nonostante una lunga rimonta, chiuse fuori dalla zona punti. Questa prestazione attirò al pilota critiche da una parte della tifoseria che lo accusava di non saper sfruttare le occasioni a lui favorevoli.[47] In Belgio, poi, ottenne i suoi primi punti classificandosi al quarto posto e due settimane più tardi rinnovò il suo contratto con la Ferrari fino al 1983, ma le cifre dell'operazione non vennero mai rese note.[48] Lo stesso fine settimana si disputava anche il Gran Premio di Monaco e, in qualifica si piazzò secondo. In gara riuscì a conquistare la sua prima vittoria stagionale, anche grazie al ritiro di Nelson Piquet e a problemi all'impianto di pescaggio della benzina sulla vettura di Alan Jones.[49] Quello di Monte Carlo rappresentò il primo successo di una monoposto con motore turbo sul tracciato monegasco. Il canadese affermò comunque di ritenere le Williams favorite per la conquista del titolo, in quanto la 126 CK aveva un telaio pesante e che sotto carico fletteva e un'aerodinamica nettamente inferiore.[50] Nonostante ciò, in Spagna Villeneuve riuscì a conquistare la sua seconda vittoria consecutiva: dopo essere partito in settima piazza fu autore di un'ottima partenza e, dopo il ritiro di Jones, si ritrovò in testa alla corsa. Impegnato in un lungo duello con Carlos Reutemann perse via via il vantaggio accumulato nei confronti dei suoi avversari, tanto che si ritrovò alle spalle fino a quattro vetture, le quali avevano tutte una miglior tenuta di strada nel tratto "misto" del tracciato.[51] Il canadese, sfruttando invece la maggior velocità in rettilineo della sua monoposto, senza commettere nessun errore riuscì a vincere la corsa; tra lui e De Angelis, giunto quinto, vi era poco più di un secondo di distacco.[51] Nelle gare successive, però, non giunsero altri risultati sia per guasti meccanici che afflissero la vettura, dovuti in particolar modo alle elevate temperature che mettevano in crisi il motore,[52] che per la guida aggressiva di Villeneuve costatagli anche varie critiche dagli altri piloti, in particolar modo per l'incidente alla partenza in Olanda,[53] ma non dai tifosi che continuarono a sostenerlo.[54] Al Gran Premio del Canada, però, fu protagonista di un'ottima prestazione: partito undicesimo, sotto il diluvio, riuscì a recuperare diverse posizioni fino ad installarsi al terzo posto. Ma un contatto alla partenza e un successivo errore in un doppiaggio piegarono il suo alettone anteriore fino a coprirgli totalmente la visuale.[55] Nonostante gli incitamenti a rientrare ai box, il canadese decise di rimanere in pista per concludere la corsa, fino a quando l'appendice aerodinamica si staccò.[55] Riuscì comunque a portare la sua vettura in terza piazza, mandando in visibilio il pubblico locale.[55] Villeneuve dichiarerà in seguito che, durante quei giri con la visuale ostruita a causa dell'alettone, non potendo vedere davanti a sè, si era basato sulle tracce degli pneumatici lasciati dalle altre vetture, per capire quali traiettorie tenere. Con questo risultato concluse il campionato al settimo posto grazie ai venticinque punti ottenuti.

L'ultima stagione (1982)

Lo "sgarbo" di Pironi
Villeneuve con la 126 C2 alle prove del Gran Premio di San Marino 1982 ad Imola

Durante l'inverno antecedente la stagione 1982 Villeneuve fu più volte impegnato nei collaudi della nuova Ferrari 126 C2 e al secondo giorno di test il canadese riuscì a registrare il nuovo record del circuito di Fiorano.[56] Le prime tre gare videro, però, il pilota essere costretto al ritiro in due occasioni, mentre nell'appuntamento statunitense venne squalificato in quanto la sua ala posteriore venne ritenuta irregolare. A ciò si aggiunsero problemi familiari. Nei giorni della gara, la moglie Joanna presentò domanda di divorzio[57]. Gilles, che aveva da qualche mese un'altra relazione, prese tempo per motivi economici e di immagine. Intanto, però, andava acuendosi lo scontro tra FISA e FOCA riguardante alcuni punti del regolamento legati al peso minimo della vettura. Il Gran Premio di San Marino venne quindi boicottato dalle scuderie legate alla FOCA, tra cui Lotus, Brabham e McLaren. Per la gara di Imola si presentarono dunque quattordici vetture, tra cui le Ferrari e le Renault. Le monoposto francesi vennero, però, costrette al ritiro e dal muretto del box venne esposto ai piloti Ferrari un cartello che recava la scritta "SLOW". Gli accordi pre-gara (alla quale era purtroppo assente l'Ing. Forghieri che normalmente dirigeva le corse dal muretto box) prevedevano infatti che in caso di grande vantaggio a metà corsa, per evitare rischi inutili, sarebbe stata "congelata" la classifica: a quel momento infatti in testa si trovava Villeneuve (che fece anche segnare il giro più veloce della corsa).[58] Villeneuve quindi (anche memore della gara di Monza, quando non attaccò il compagno Scheckter) interpretò il messaggio come se si dovessero mantenere le posizioni, mentre Pironi pensò che i due fossero comunque liberi di lottare per la conquista della prima piazza.[58] Il francese superò il compagno di squadra e negli ultimi giri i due si attaccarono più volte, anche se il canadese pensava che si trattasse di un modo per divertire il pubblico. Il cronologico dei tempi infatti dimostra come quando Villeneuve era in testa i tempi salivano sensibilmente, mentre quando vi era Pironi quest'ultimo "tirava". All'ultimo giro Pironi superò Gilles in curva Tosa e vinse il Gran Premio. Villeneuve uscì dalla vettura infuriato nei confronti del compagno di squadra, in quanto ritenne che questi avesse violato gli ordini di scuderia e non mancò di attaccarlo duramente.[59] L'episodio segnò dunque la fine dell'amicizia tra Villeneuve e Pironi.[58] Nemmeno l'intercessione di Enzo Ferrari, che difese il canadese, pur cercando di minimizzare l'episodio riuscì a migliorare il clima di tensione che si era sviluppato all'interno della scuderia.[58] Villeneuve riteneva, infatti, che la Ferrari non intendesse mantenere la promessa di sostenerlo nella corsa al titolo mondiale, come invece aveva fatto aiutando Jody Scheckter nella conquista del titolo piloti 1979[senza fonte]. Prima del Gran Premio del Belgio corsero pure voci che il pilota canadese fosse in procinto di passare ad un'altra squadra, segnatamente la Williams F1[senza fonte] o che volesse fondare una propria scuderia.[60]

La morte

«Il mio passato è pieno di dolore e di tristi ricordi: mio padre, mia madre, mio fratello e mio figlio. Ora quando mi guardo indietro vedo tutti quelli che ho amato. E tra loro vi è anche questo grande uomo, Gilles Villeneuve. Io gli volevo bene.»

Due settimane dopo l'incomprensione di Imola la situazione in casa Ferrari restava tesissima. I due piloti non si erano chiariti, nonostante i tentativi di Pironi, e tra i due permase una cortina di silenzio. L'8 maggio 1982, alle ore 13:52 a Zolder, mancavano pochi minuti al termine delle qualifiche del sabato e Villeneuve occupava l'ottavo posto in griglia mentre Pironi aveva il sesto tempo[61]. Ormai in procinto di rientrare ai box,[62][63] affrontò la chicane alle spalle dei box e successivamente la discesa che immette alla curva 'Terlamenbocht', la curva del bosco. Improvvisamente si trovò davanti la più lenta March del suo ex compagno di squadra alla McLaren Jochen Mass, il quale lo vide arrivare e si spostò subito a destra, pensando che il canadese lo superasse a sinistra; Villeneuve, invece, eseguì la manovra opposta, per affrontare la Terlamen all'interno, lungo la traiettoria più veloce, e anch'egli andò quindi verso destra. La collisione fu inevitabile ed ebbe esiti violentissimi: la Ferrari urtò, con la ruota anteriore sinistra, quella posteriore destra di Mass. La vettura decollò, compì due looping completi per un totale di venticinque metri di volo,[64] sfiorando il guard-rail sulla destra. Il looping successivo portò la monoposto a schiantarsi violentemente a terra, nella via di fuga interna alla Terlamenbocht: l'energia cinetica era tuttavia tale che la vettura venne rilanciata in aria, priva di gran parte dell'avantreno, per poi ricadere in mezzo alla curva.[64] Jochen Mass rischiò di essere colpito dalla carcassa, che per qualche istante aleggiò sopra la sua vettura, ma riuscì ad evitarla sterzando bruscamente nella via di fuga.

Quando la macchina rimbalzò sull'erba, uno dei pannelli honeycomb della scocca, posto tra lo schienale del sedile e la paratìa frontale del serbatoio, cedette, trascinando con sé gli attacchi delle cinture di sicurezza: Villeneuve fu sbalzato fuori dall'abitacolo[65] con il sedile ancora attaccato a lui[65][66], e ricadde scompostamente, dopo un volo di quasi 50 metri[64], sulla spalla destra; con il corpo divelse la prima rete di protezione, sbattendo poi violentemente il collo su un paletto di sostegno della rete metallica più esterna[66]. I rottami della macchina volarono in tutte le direzioni: nella carambola, Villeneuve perse anche le scarpe, che vennero ritrovate a duecento metri dal luogo dell'incidente, e il casco, che ricadde a cento metri, mentre il volante della Ferrari volò a centottanta[66].

Sul posto si trovavano alcuni commissari ed un medico, che immediatamente diedero l'allarme e soccorsero il pilota. La direzione di gara espose la bandiera rossa. Si fermarono nel frattempo alcuni piloti (lo stesso Mass, John Watson, René Arnoux, Derek Warwick, Eddie Cheever), che si precipitarono a verificare la situazione. Le condizioni di Villeneuve erano palesemente gravissime: era privo di sensi, flaccido, cianotico ed edematoso su viso e collo. Altre lesioni non si scorgevano, e il pilota presentava comunque attività cardiaca regolare, dunque gli uomini del soccorso e il dottor Sid Watkins (che giunse sul posto due minuti dopo il fatto) conclusero che doveva esservi una frattura della colonna vertebrale. Posero allora il suo collo in trazione e gli praticarono massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca.

Una crescente folla di curiosi accorse sul luogo dell'incidente per capire cosa fosse accaduto: per evitare che intralciassero le operazioni di soccorso, commissari e piloti formarono un cordone umano per bloccare l'accesso, mentre altri nascondevano il corpo di Gilles con dei teli neri. Passò di lì nel frattempo anche Didier Pironi, che tuttavia si fermò per pochi secondi, tornandosene subito dopo ai box.

Dopo qualche minuto il pilota fu caricato a bordo dell'automedica, condotta dal direttore di gara Roland Bruynseraede, e trasferito al centro medico dell'autodromo, dove fu stabilizzato, per poi essere trasportato in elicottero alla clinica universitaria St. Raphael di Lovanio, dove un'equipe di medici rianimatori era pronta per prestargli le prime cure. Il dottor Watkins, che accompagnò Gilles lungo tutto il tragitto, nutriva tuttavia ben poche speranze. Gli stessi piloti che avevano visto le condizioni di Villeneuve tornarono ai box profondamente scossi: John Watson disse a tutti che Gilles era già morto.

Intanto, Jody Scheckter, ex compagno di squadra di Villeneuve e suo caro amico, informato dell'accaduto dallo stesso dottor Watkins, telefonò alla moglie di Villeneuve, Joanna, che era rimasta a casa, a Monte Carlo, per la prima comunione della figlia Mélanie. Le disse che Gilles aveva avuto un incidente gravissimo, avvertendola di partire subito per il Belgio. Joanna diede in escandescenza, e la moglie di Scheckter, Pam, che era accorsa a casa Villeneuve, dovette somministrarle dei calmanti. Qualche ora dopo, Pam e Joanna salirono sul primo aereo per Bruxelles.

Giunto alla clinica di Lovanio, il capo rianimatore, professor De Looz, lo sottopose subito ad una TAC, che evidenziò la presenza di una grave lesione del tronco encefalico e la rottura (con conseguente distacco) delle vertebre cervicali, con gravissime lesioni midollari alla base del cranio. Tale lesione fu indotta o dall'impatto con il paletto della rete o dalla tremenda decelerazione (calcolata in 27 G) o, più probabilmente, dalla violentissima trazione esercitata sul collo dalle cinture di sicurezza nel momento in cui il sedile si era staccato dal telaio. Il cervello non mandava perciò più impulsi al cuore che, insieme all'apparato respiratorio, svolgeva ancora le sue funzioni praticamente per inerzia. De Looz concluse che non c'era nulla da fare e che se anche, per assurdo, Villeneuve fosse sopravvissuto, sarebbe comunque rimasto paralizzato dal collo in giù e in uno stato puramente vegetativo per quel che gli sarebbe restato da vivere.[67]

Ciononostante il pilota canadese fu tenuto in vita tramite macchina cuore-polmone, anche perché Marco Piccinini, braccio destro di Enzo Ferrari, rifiutò di credere che tutto fosse perduto, chiedendo al dottor Watkins di chiamare "il miglior neurologo del mondo". Il medico inglese telefonò allora al dottor Gilles Bertrand, suo caro amico, che gli confermò l'infausta prognosi. Tale responso fu dato anche alla moglie di Villeneuve, Joanna, giunta a Lovanio verso le 19:00. Ella, dopo aver lungamente parlato con Watkins e De Looz, alle 21:12 diede l'autorizzazione a staccare le macchine che tenevano in vita il marito.[68]

Il corpo di Villeneuve fu riportato in Canada il giorno successivo con un Boeing 707 messo a disposizione dal governo canadese. Nei successivi due giorni la salma fu esposta in una camera ardente allestita nel municipio di Berthierville. Il 12 maggio si svolsero le esequie, sempre a Berthierville, davanti a migliaia di persone, tra cui erano presenti anche Jody Scheckter e Jackie Stewart, oltre a numerose autorità del governo canadese;[69] tra i piloti in attività, solo Jacques Laffite si presentò. Nemmeno Enzo Ferrari riuscì a partecipare.

Al termine della cerimonia la salma venne trasportata al cimitero dell'est a Montreal e, rispettando le ultime volontà del pilota, fu cremata.[69] Le ceneri vennero infine tumulate nel cimitero di Berthierville, Québec.

Risultati completi

1977 Scuderia Vettura Punti Pos.
McLaren
Ferrari[70]
M23
312 T2
11 12 Rit 0
1978 Scuderia Vettura Punti Pos.
Ferrari 312 T2 e 312 T3 8 Rit Rit Rit Rit 4 10 9 12 Rit 8 3 6 7 Rit 1 17
1979 Scuderia Vettura Punti Pos.
Ferrari 312 T3 e 312 T4 Rit 5 1 1 7 7 Rit 2 14 8 2 Rit 2 2 1 47 (53)
1980 Scuderia Vettura Punti Pos.
Ferrari 312 T5 Rit 16 Rit Rit 6 5 8 Rit 6 8 7 Rit 5 Rit 6 14º
1981 Scuderia Vettura Punti Pos.
Ferrari 126 CK Rit Rit Rit 7 4 1 1 Rit Rit 10 Rit Rit Rit 3 SQ 25
1982 Scuderia Vettura Punti Pos.
Ferrari 126 C2 Rit Rit SQ 2 NP 6 15º
Legenda 1º posto 2º posto 3º posto A punti Senza punti/Non class. Grassetto – Pole position
Corsivo – Giro più veloce
Squalificato Ritirato Non partito Non qualificato Solo prove/Terzo pilota

Vita privata

Nato a Saint-Jean-sur-Richelieu il 18 gennaio 1950, Villeneuve crebbe nella cittadina di Berthierville.[71] Nel 1970 sposò Joanna Barthe, da cui ebbe due figli: Melanie e Jacques. Durante la carriera prese l'abitudine di portare con sé la famiglia alle corse, vivendo in un motorhome; abitudine che mantenne in una certa misura anche in Formula 1.[72] Aveva un fratello, anch'egli pilota automobilistico: Jacques. Nel mondo delle corse instaurò ottimi rapporti con Jody Scheckter, Patrick Tambay e Jackie Stewart, mentre Niki Lauda nutriva per lui un'ammirazione sia come pilota sia come uomo.[73] Il figlio Jacques avrebbe poi seguito le orme paterne diventando pilota e vincendo la 500 miglia di Indianapolis, il campionato CART nel 1995 e il titolo mondiale di Formula 1 nel 1997 alla guida di una Williams.

Riconoscimenti

Particolare della griglia di partenza del Circuito di Montréal

«Gilles mi mancherà per due motivi. Primo, lui era il pilota più veloce della storia delle corse automobilistiche. Secondo, era l'uomo più genuino che abbia mai conosciuto. Ma lui non se n'è andato. La memoria di quello che ha fatto sarà sempre qui.»

Dopo la morte del pilota canadese furono numerose le iniziative intraprese nel mondo delle corse per ricordarne la figura. In Italia gli venne dedicata una curva nell'Autodromo Enzo e Dino Ferrari, mentre al circuito di Fiorano è presente un busto che lo raffigura all'entrata.[75] Una Curva Villeneuve è presente pure nel tracciato di Zolder, nel punto in cui il pilota ebbe l'incidente mortale.[76]

Anche in Canada non mancarono le iniziative in memoria del proprio pilota. Il circuito sull'Île Notre-Dame, a Montréal, sede del Gran Premio del Canada, fu intitolato a Gilles Villeneuve nel 1982. Nel 1992 venne aperto un museo in suo onore a Berthierville, città in cui era cresciuto,[77] e a poca distanza venne eretta una statua con le sue sembianze e il parco in cui è situata prese il suo nome.[75] L'anno successivo venne inserito nella Canadian Motorsports Hall of Fame e nel giugno del 1997, a 15 anni dalla scomparsa, il Canada emise un francobollo in onore del suo pilota più celebre.

Tuttora è ancora elevata la richiesta di memorabilia su Villeneuve e molti libri gli sono stati dedicati. Era stato annunciato anche un film sulla sua vita da Gerald Donaldson nel 2005, ma il progetto non venne mai realizzato.[78]

Gilles Villeneuve nella cultura di massa

Busta "primo giorno" dedicata a Gilles Villeneuve

Ancora associato dai tifosi a Villeneuve è il numero 27 che il canadese aveva sulla sua vettura nelle ultime stagioni in Formula 1. Lo stesso numero venne utilizzato da Jean Alesi, più volte associato al canadese per la sua guida aggressiva,[79] nel periodo in cui correva per la Ferrari, dal figlio Jacques durante le stagioni in Champ Car e, occasionalmente nelle gare NASCAR. James Hinchcliffe, pilota canadese in IRL, ha adottato il numero 27 nella stagione 2012.

Villeneuve compare inoltre nella serie Michel Vaillant e il gruppo Pop rock del Québec The Boxes, nel 1984, gli dedicò una canzone.

Curiosità

Caratteristico di Gilles Villeneuve fu il casco, inizialmente nero, poi blu con due strisce rosse ai lati.

Il pilota, per i suoi spostamenti privati, usava una Ferrari 308 GTS di sua proprietà con la quale arrivò a percorrere la distanza tra Monte Carlo e Maranello (432 km) in 2h e 25'[80]. Presso il Museo Ferrari di Maranello, nel 2012, in occasione del 30º anniversario della sua scomparsa, venne appositamente allestito un padiglione interamente dedicato al pilota canadese, dove vennero esposti i guanti, la tuta, le scarpe che indossò a Zolder nel 1982 e altri cimeli del pilota, e in questo stesso padiglione, inoltre, venne esposta anche la predetta auto, facente attualmente parte di una collezione privata.

Note

  1. ^ F1, a 30 anni da morte Villeneuve figlio guida Ferrari 1979, in ansa.it, 10 aprile 2012. URL consultato il 6 ottobre 2012.
  2. ^ Gilles, il cavaliere rosso senza paura, su Sky.it, 14 settembre 2008. URL consultato il 6 ottobre 2012.
  3. ^ Jacques Villeneuve correrà con la vettura del padre per commemorarlo, su automoto.it, 10 aprile 2012. URL consultato il 6 ottobre 2012.
  4. ^ Alberto Sabbatini, Quando si vince con la macchina inferiore, su Autosprint.it, 26 marzo 2012. URL consultato il 6 ottobre 2012.
  5. ^ Lorenzo Soldani, Formula 1: 30 anni fa moriva Gilles Villeneuve, su sportmain.it, 8 maggio 2012. URL consultato il 6 ottobre 2012.
  6. ^ Nestore Morosini, Gilles strepitoso a Montecarlo, su Virgilio.it, 1º maggio 2012. URL consultato il 6 ottobre 2012.
  7. ^ Nestore Morosini, Il disastro Ferrari T5, su Virgilio.it, 29 aprile 2012. URL consultato il 6 ottobre 2012.
  8. ^ Nestore Morosini, Gilles entra nella leggenda, su Virgilio.it, 2 maggio 2012. URL consultato il 6 ottobre 2012.
  9. ^ Gilles Villeneuve, dalle motoslitte alla F1: il mito dell'aviatore, 30 anni dopo, su f1web.it. URL consultato l'11 maggio 2012.
  10. ^ Donaldson, pag.21
  11. ^ Donaldson, pp.30-31
  12. ^ Donaldson, pag.41
  13. ^ Donaldson, pp.63-67
  14. ^ Donaldson, pag.11
  15. ^ a b La Ferrari ieri si è decisa. Villeneuve è il nuovo pilota, in La Stampa, 28 settembre 1977, p. 17.
  16. ^ a b Villeneuve tampona Peterson a 230 l'ora, in Stampa Sera, 24 ottobre 1977, p. 19.
  17. ^ Michele Fenu, Cosa potrà fare adesso la Ferrari?, in La Stampa, 25 ottobre 1977, p. 21.
  18. ^ Ercole Colombo, Niki in difesa, Reutemann cede, in Stampa Sera, 16 gennaio 1978, p. 17.
  19. ^ Cristiano Chiavegato, Villeneuve ancora fuori, in La Stampa, 4 aprile 1978, p. 15.
  20. ^ a b Cristiano Chiavegato, Villeneuve «aviatore» ora non decolla più, in Stampa Sera, 5 marzo 1979, p. 15.
  21. ^ Michele Fenu, Questione di classe, in Stampa Sera, 8 maggio 1978, p. 17.
  22. ^ Michele Fenu, Villeneuve ha impegnato Andretti, in Stampa Sera, 22 maggio 1978, p. 18.
  23. ^ Michele Fenu, Le Lotus proprio imbattibili?, in La Stampa, 3 giugno 1978, p. 17.
  24. ^ Cristiano Chiavegato, Scheckter lascia Wolf per Ferrari, in La Stampa, 27 luglio 1978, p. 11.
  25. ^ Ercole Colombo, Alla Lotus vogliono Villeneuve, in Stampa Sera, 14 agosto 1978, p. 13.
  26. ^ Cristiano Chiavegato, Guerra fra Reutemann e Villeneuve, in Stampa Sera, 4 settembre 1978, p. 14.
  27. ^ Cristiano Chiavegato, Villeneuve rimane con Jody Scheckter, in La Stampa, 7 settembre 1978, p. 13.
  28. ^ Cristiano Chiavegato, Un Paese va in delirio per Villeneuve, in La Stampa, 10 ottobre 1978, p. 19.
  29. ^ La Ferrari T4 anti Lotus, in Stampa Sera, 16 gennaio 1979, p. 13.
  30. ^ Michele Fenu, Renault-Ferrari su tempi record, in La Stampa, 24 febbraio 1979, p. 21.
  31. ^ Cristiano Chiavegato, Gilles Villeneuve: «Qui posso vincere io. Non c'è nessun problema con Scheckter», in La Stampa, 6 aprile 1979, p. 23.
  32. ^ Cristiano Chiavegato, Villeneuve, un trionfo da 5 milioni, in Stampa Sera, 9 aprile 1979, p. 20.
  33. ^ Cristiano Chiavegato, Torna a brillare la stella della Ligier, in La Stampa, 30 aprile 1979, p. 17.
  34. ^ a b Casamassima, pag. 359.
  35. ^ a b Michele Fenu, Entusiasmante duello tra Villeneuve e Arnoux, in Stampa Sera, 2 luglio 1979, p. 1.
  36. ^ a b Cristiano Chiavegato, Adesso Villeneuve aiuterà Scheckter?, in Stampa Sera, 27 agosto 1979, p. 14.
  37. ^ Cristiano Chiavegato, I piloti di Formula 1: «Villeneuve scorretto», in La Stampa, 31 agosto 1979, p. 17.
  38. ^ Casamassima, pag. 364.
  39. ^ Donaldson, pag. 223.
  40. ^ Acerbi, pag.255.
  41. ^ Ercole Colombo, Ferrari tradita da gomme e motore, in Stampa Sera, 28 gennaio 1980, p. 16.
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  43. ^ Cristiano Chiavegato, Sempre peggio la Ferrari, sempre meglio il turbo, in La Stampa, 1º marzo 1980, p. 26.
  44. ^ Cristiano Chiavegato, Scende in pista la turbo di Ferrari, in La Stampa, 10 giugno 1980, p. 23.
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  48. ^ Cristiano Chiavegato, Ferrari conferma Villeneuve per due anni, in La Stampa, 29 maggio 1981, p. 23.
  49. ^ Casamassima, pag. 389.
  50. ^ Cristiano Chiavegato, Villeneuve: «Per ora punto a vincere le gare», in La Stampa, 2 giugno 1981, p. 24.
  51. ^ a b g.p.o, «Villeneuve e il turbo ecco il nostro segreto», in Stampa sera, 22 giugno 1981, p. 12.
  52. ^ Cristiano Chiavegato, Forghieri spiega i mali della Ferrari, in Stampa sera, 17 luglio 1981, p. 13.
  53. ^ Villeneuve sotto accusa. Non sa valutare i rischi?, in La Stampa, 1º settembre 1981, p. 16.
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  55. ^ a b c Laffite a Montreal, nella pioggia e nel caos, in Stampa Sera, 28 settembre 1981, p. 21.
  56. ^ Cristiano Chiavegato, Villeneuve polverizza il record, in La Stampa, 9 gennaio 1982, p. 19.
  57. ^ : Radio Canada, Adieu, Gilles!:http://archives.radio-canada.ca/sports/course_automobile/clips/1949/
  58. ^ a b c d Dal Monte, Zappelloni, pag.221.
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  60. ^ Scanzi, pag. 121
  61. ^ Tommaso Pellizzari, Villeneuve e Pironi, l'ultimo sorpasso, su Corriere.it. URL consultato il 6 maggio 2013.
  62. ^ Mario Donnini, Il genio e lo sregolato, in Autosprint, n. 19/2007, p. 61.
  63. ^ Scanzi, pp.133-135
  64. ^ a b c I medici della clinica universitaria..., in Autosprint, n. 19/1982, p. 7.
  65. ^ a b Giancarlo Cevenini, Strappate nell'impatto le cinture di sicurezza, in Autosprint, n. 19/1982, p. 6.
  66. ^ a b c Giancarlo Cevenini, Quel corpo, lassù..., in Autosprint, n. 19/1982, p. 4.
  67. ^ Dal Monte, Zappelloni, pag.222.
  68. ^ Donaldson, pp. 296-298
  69. ^ a b Christian Tortora, Jacques vorrebbe la Ferrari di Gilles, in La Stampa, 13 maggio 1982, p. 25.
  70. ^ Con la Ferrari dal GP del Canada.
  71. ^ Donaldson, pp. 11-13
  72. ^ Donaldson, pp. 50-51, 114
  73. ^ (EN) Legends claimed by the track, in BBC, 19 febbraio 2001.
  74. ^ Donaldson, pag. 304
  75. ^ a b Donaldson, pp. 305, 306
  76. ^ (EN) Zolder, su grandprix.com, Inside F1, inc. URL consultato il 3 agosto 2012.
  77. ^ (EN) Musée Gilles Villeneuve, su museegillesvilleneuve.com. URL consultato il 3 agosto 2012.
  78. ^ Villeneuve (archived version), su imdb.com, IMDB.com, inc. URL consultato il 3 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2006).
  79. ^ Tom Roberts, Bryn Williams, F1 93, Vallardi&Associati, 1993, p. 160.
  80. ^ La leggenda di Ferrari e Gilles Villeneuve - Love For Italy

Bibliografia

  • Leonardo Acerbi, Tutto Ferrari, Mondadori, 2004, ISBN 88-04-51482-5.
  • Pino Casamassima, Storia della Formula 1, Bologna, Calderini Edagricole, 1996, ISBN 88-8219-394-2.
  • Luca Dal Monte, Umberto Zappelloni, La Rossa e le altre, Baldini&Castoldi, 2000, ISBN 88-8089-864-7.
  • Cesare De Agostini, Gilles vivo, la febbre Villeneuve, Conti Editore, 1983.
  • Gerald Donaldson, Gilles Villeneuve. La vita di una pilota leggendario, Nada, 1990, ISBN 88-7911-041-1.
  • (EN) Gerald Donaldson, Gilles Villeneuve: the life of the Legendary Racing Driver, Londra, Virgin, 2003, ISBN 0-7535-0747-1.
  • anonimo - una tifosa allora bambina-, 8 maggio 1982, 2005.
  • Enzo Russo, La cometa Gilles, Edis, 1983.
  • Andrea Scanzi, Il piccolo aviatore: vita e voli di Gilles Villeneuve, Limina, 2002, ISBN 88-86713-93-2.

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