Salmo 130: differenze tra le versioni

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Dalle profondità
Dalle profondità
a te ho gridato, o Signore;
a te ho gridato, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
Siano i tuoi orecchi attenti

Versione delle 09:45, 21 ott 2016

Voce principale: Salmi.
Les Très Riches Heures du duc de Berry, Folio 70r - De Profundis, Musée Condé, Chantilly.

Il Salmo 130 (numerazione greca: salmo 129), noto anche come De profundis, dalle parole iniziali secondo la traduzione latina della Vulgata, fa parte della raccolta dei 150 Salmi sia nella Tanakh ebraica che nell'Antico Testamento cristiano.

Uso ebraico

È inserito nel gruppo dei salmi delle ascensioni perché utilizzato per il pellegrinaggio a Gerusalemme . Nella tradizione ebraica veniva cantato arrivando sotto le mura della città ormai al termine del proprio pellegrinaggio.

Uso cristiano

Il salmo è entrato nell'elenco dei salmi penitenziali.

Oggi, prendendo lo spunto dalle sue parole iniziali, la Chiesa cattolica usa il salmo soprattutto per il ricordo dei defunti, quasi supponendo che sia il defunto stesso che lo reciti nel passaggio dalla vita terrena alla vita eterna.

Il salmo è considerato messianico, riferito cioè al Cristo perché nella sua passione si trovò negli abissi delle tenebre e nel contempo perché con il suo sacrificio tira fuori dagli abissi e moltiplica la misericordia promessa nel salmo.

De profundis

L'espressione De profundis, che, tradotta letteralmente, significa "dal profondo [dell'abisso]", è tratta dall'inizio del Salmo Salmi 129[1][2] secondo la traduzione in lingua latina della Vulgata.

Il De profundis si recita in particolare nella liturgia dei defunti.

Per antichissima tradizione era pure intonato nei Secondi Vespri del giorno di Natale; anche con la riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II, che ha ridotto il numero dei salmi da cantarsi nei vespri da cinque a tre, questa tradizione è stata confermata.

Come espressione si usa nella lingua corrente per intendere: più in ambito letterario, una lamentazione, non necessariamente desolata, semmai aperta al trascendente, da una condizione di grande prova; d'uso comune quale "ultimo saluto", "congedo o abbandono definitivo", anche di un'idea, un progetto, un'istituzione.

Testo

Latino

De profùndis clamàvi ad te, Dòmine;
Dòmine, exàudi vocem meam.
Fiant àures tuæ intendèntes
in vocem deprecatiònis meæ.
Si iniquitàtes observàveris, Dòmine,
Dòmine, quis sustinèbit?
Quia apud te propitiàtio est
et propter legem tuam sustìnui te, Dòmine.
Sustìnuit ànima mea in verbo ejus,
speràvit ànima mea in Dòmino.
A custòdia matutìna usque ad noctem,
speret Ìsraël in Dòmino,
quia apud Dòminum misericòrdia,
et copiòsa apud eum redèmptio.
Et ipse rèdimet Ìsraël ex òmnibus iniquitàtibus ejus.

Italiano (traduzione letterale)

Dalle profondità
a te ho gridato, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.
Se avrai considerato le colpe, Signore,
Signore, chi resisterà (alla tua ira)?
Poiché presso di te è il perdono
e per merito della tua legge ti ho fatto fronte, o Signore.
L'anima mia (si) è retta sulla sua parola,
ha sperato l'anima mia nel Signore,
Dalla veglia del mattino sino a notte,
speri Israele nel Signore,
perché presso il Signore (vi è) misericordia,
e abbondante (è) presso di lui la redenzione.
Ed egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.

Note

  1. ^ Sal 129, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  2. ^ Il numero 129 è secondo la traduzione greca dei Settanta; nell'originale ebraico il salmo porta il numero 130.

Rèquiem aetèrnam, dona eis, Domine, et lux perpètua lùceat eis. Requiéscant in pace. Amen.

Riferimenti bibliografici

Voci correlate

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