Comunicazione aumentativa e alternativa: differenze tra le versioni

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* {{cita libro|autore=Maria Antonella Costantino |titolo=Costruire libri e storie con la CAA. Gli IN-book per l'intervento precoce e l'inclusione |url=http://books.google.com/books?id=G2zVx0mSUs0C&pg=PA11 |anno=2011 |editore=Edizioni Erickson |isbn=978-88-6137-776-9|}}
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* {{cita libro |autore=Linda Burkhart |titolo=Comunicazione aumentativa totale nella scuola dell'infanzia |url=http://books.google.com/books?id=Nm0_GQAACAAJ |anno=2007 |editore=Edizioni Omega |isbn=978-88-7241-416-3}}
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== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.ospedale.treviglio.bg.it/190.asp|Azienda Ospedaliera di Treviglio, Formazione sulla CAA}}


== Voci correlate ==
== Voci correlate ==
* [[Disabilità]]
* [[Disabilità]]
* [[Autismo]]
* [[Autismo]]

== Collegamenti esterni ==
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[[Categoria:Disturbi psichici]]
[[Categoria:Disturbi psichici]]

Versione delle 13:41, 24 set 2016

Raccolta di simboli PCS per gli IN-book di comunicazione

Con Comunicazione Aumentativa e Alternativa (detta anche CAA) si indica un insieme di conoscenze, tecniche, strategie e tecnologie atte a semplificare ed incrementare la comunicazione nelle persone che hanno difficoltà ad usare i più comuni canali comunicativi, con particolare riguardo il linguaggio orale e la scrittura[1].

Viene definita Aumentativa in quanto non si limita a sostituire o a proporre nuove modalità comunicative ma, analizzando le competenze del soggetto, indica strategie per incrementare le stesse (ad esempio le vocalizzazioni o il linguaggio verbale esistente, i gesti, nonché i segni). Viene definita Alternativa in quanto si avvale di ausili e della tecnologia avanzata. Tale approccio ha come obiettivo la creazione di opportunità di reale comunicazione e di effettivo coinvolgimento della persona; pertanto dev'essere flessibile e su misura della persona stessa.

Storia e diffusione

I primi esempi sperimentali di comunicazione aumentativa alternativa iniziarono negli anni cinquanta negli Stati Uniti, molto spesso all'interno delle stesse famiglie dei disabili. Racconta Michael Williams, soggetto con difficoltà comunicative ed ora uno dei principali conferenzieri sull'argomento, che, da piccolo, comunicava con i suoi genitori tracciando dei complessi gesti nell'aria che rappresentavano i concetti che volevano esprimere. La svolta fu quando gli fu proposta una semplice tabella alfabetica che lo aiutò ad articolare con più facilità i suoi pensieri.

Tra gli anni cinquanta e gli anni settanta il progresso della medicina fece sì che un numero sempre maggiore di soggetti riuscivano a sopravvivere a ictus, traumi e malattie pur mantenendo danni cerebrali che rendevano impossibile o difficoltosa la comunicazione. I riabilitatori iniziarono ad utilizzare un numero sempre maggiore di ausili alla comunicazione, anche se i tentativi rimanevano sempre nell'ambito dell'oralità e non erano sistematici.

Il progresso della medicina, il fatto che la disabilità non venisse più nascosta (anche alcuni personaggi famosi dell'epoca, J.F.Kennedy dichiararono di avere parenti con disabilità comunicativa) e che le varie comunità di non udenti esigessero il diritto di essere educati ad un linguaggio dei segni, aprirono la strada all'idea di proporre a soggetti con gravi disabilità linguistiche e motorie una serie di simboli grafici, parte di un vero e proprio linguaggio alternativo. Il primo programma di CAA venne attuato all'ospedale di Jowa City dal 1964 al 1974 ed era rivolto a bambini affetti da paralisi cerebrale infantile. Sempre in questo periodo cominciò a farsi strada l'idea che la tecnologia potesse essere di aiuto ai soggetti con difficoltà comunicative attraverso la creazione di ausili o dispositivi adattati che potevano aggirare le disabilità dei soggetti. Il primo prodotto derivato da questa filosofia fu il POSM (Patient Operator Selected Mechanism), una semplice macchina da scrivere semplificata ideata nel 1960 da Reg Mailing, un volontario all'interno di un ospedale specializzato per pazienti paralizzati, lo Stoke Manderville Hospital. Reg Mailing si accorse che alcuni pazienti erano capaci di comunicare con gli altri solo con l'ausilio di una campanella. Successivamente al POSM, Reg Mailing brevettò altre macchine dello stesso tipo come il PILOT, creato nel 1967 e basato su fotocellule, che permetteva al paziente di controllare ciò che aveva digitato attraverso dei segnali luminosi.

Negli anni settanta gli ausili per la comunicazione aumentativa furono perfezionati e adattati anche per essere indossati e permettere un contatto visivo con l'interlocutore. Nel 1973 Toby Writer ideò un dispositivo indossabile chiamato "The LightWriter" che permetteva di visualizzare su un display ciò che il soggetto digitava.

Nel 1971 Shirley Mac Naughton avviò a Toronto un progetto di ricerca, facendo uso dei simboli grafici proposti da Charles Bliss. Tali simboli, basati sul segno grafico o immagine ma non sulla fonetica, potevano essere appresi con facilità anche da chi non riusciva ad acquisire il codice alfabetico e permettevano l'espressione di concetti anche molto sofisticati. I risultati furono entusiasmanti, portando la rapida diffusione dei simboli Bliss in tutto il mondo, dando avvio ad una rivoluzione sociale che iniziò a dare dignità di linguaggio anche ad altre modalità comunicative differenti da quelle orali e al diritto da parte dei disabili di essere educati e formati a tali, e tramite tali, modalità comunicative.

Nel 1982 venne creata l'International Society for Augmentative and Alternative Communication (ISAAC), il cui nome deriva dalla definizione con cui ci si riferiva a tal area, "Augmentative and Alternative Communication". Il verbo to augment doveva essere possibilmente presente in tutte le lingue e doveva chiarire come l'obiettivo dell'intervento dovesse essere quello di incrementare le capacità comunicative esistenti. Contestualmente, gli ausili informatici diventarono sempre più diffusi e sempre più piccoli e maneggevoli.

La tappa certamente più significativa per l'Italia fu la fondazione nel 2002 del Chapter ISAAC Italy, il quale raduna le persone interessate come i disabili, le loro famiglie, i professionisti nel settore e si propone di diffondere e far conoscere gli obiettivi della CAA.

Principi generali

Modalità di insegnamento

Nella CAA non esistono soluzioni universali adatte ad ogni soggetto. Al contrario, per ogni soggetto è necessario creare un intervento ad hoc: ogni strumento va scelto in base alle caratteristiche della persona e al momento particolare della sua vita in cui viene richiesto, e quindi lo stesso va migliorato, adattato o aggiustato secondo necessità, oltre ad essere personalizzato per la persona stessa. È necessario, quindi, assumere modelli di insegnamento che siano interattivi e facilitanti.

Per quanto riguarda i simboli, ad esempio, i bambini dovranno avvicinarsi ad essi non attraverso l'insegnamento ma attraverso l'esposizione[2]. Come per i bambini che si avvicinano al linguaggio verbale orale e scritto anche per i simboli si opera, quindi, attraverso il modellamento. Il modellamento permette al bambino di condividere con un'altra persona la sua modalità di comunicazione, e, se la comunicazione avviene con il supporto della tabella, consolida la memorizzazione e la collocazione del simbolo.

Progetto e Valutazione

Possiamo affermare che la valutazione, la progettazione specifica e l'intervento nel caso della Comunicazione Aumentativa Alternativa sono fondamentale per dare un aiuto concreto e maggiori possibilità di comprensione e di relazione, a chi presenta disturbi cognitivi e di comunicazione, per facilitare da un lato l'inserimento nella classe del bambino/a diversamente abile, all'insegna di realizzare contesti di interdipendenza tra tutti, ovvero compagni di classe, bambino diversamente abile ed insegnanti. La C.A.A. costituisce un ulteriore strumento di innovazione nelle metodologie per il comune insegnamento e metodo verso una stimolazione di contesti d'apprendimento cooperativo, nonché verso una didattica inclusiva positiva.

In-book

Gli IN-Book sono libri illustrati con testo integralmente scritto in simboli, che supportano l'attenzione condivisa e l'ascolto da parte del bambino con disabilità (con disabilità soprattutto complessa e della comunicazione). Questi libri sono scritti utilizzando parole associate a simboli; costruire libri “su misura” quindi, per bambini con disabilità della comunicazione, risulta essere efficace, specie se il testo è completamente tradotto in simboli. Altro fondamentale requisito è che il libro "deve infatti essere su misura” per il bambino, perché possa trovare dei validi agganci ed appassionarsi alla voce narrante. La presenza delle emozioni, legate all'interpretazione da parte dell'adulto di saper coinvolgere e assaporare la lettura, assume la sua centrale importanza nella condivisione del libro. Nel caso del bambino con disabilità della comunicazione, può essere necessario adattare ed integrare molti aspetti: contenuto, modo di leggere, grafica e immagini, struttura della frase, testo, struttura fisica.

Note

  1. ^ Rivarola, p.3
  2. ^ Ad un insegnante o ad un genitore è spesso richiesto, infatti, di imparare per primo ad utilizzare tabelle comunicative e simboli e di farne largo uso durante tutta la giornata

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni