San Gennaro nell'anfiteatro di Pozzuoli: differenze tra le versioni

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Artemisia Gentileschi, '''San Gennaro nell’anfiteatro di Pozzuoli''', 300 x 200 cm, 1636-37, [[Museo Capodimonte di Napoli|Museo Capodimonte]], Napoli.
Artemisia Gentileschi, '''San Gennaro nell’anfiteatro di Pozzuoli''', 300 x 200 cm, 1636-37, [[Museo Capodimonte di Napoli|Museo Capodimonte]], Napoli.


Il quadro, di notevoli dimensioni, fa parte di un gruppo di tre dipinti realizzati da [[Artemisia Gentileschi]] per il duomo di [[Pozzuoli]]. Esso testimonia come, a Napoli, la pittrice romana abbia trovato un ambiente disposto a commissionargli non solo tele destinate a collezioni private, ma anche opere devozionali importanti da esporre nei luoghi di culto.<br>
Il quadro, di notevoli dimensioni, fa parte di un gruppo di tre dipinti realizzati da [[Artemisia Gentileschi]] per il duomo di [[Pozzuoli]]. Esso testimonia come, a Napoli, la pittrice romana abbia trovato un ambiente disposto a commissionargli non solo tele destinate a collezioni private, ma anche importanti opere devozionali da esporre nei luoghi di culto.<br>
La scena rappresentata nel quadro si riferisce alle tormentate vicende che le fonti agiografiche narrano sul martirio di San Gennaro. Dopo essere stato sottoposto ad altri tormenti, San Gennaro ed i suoi seguaci sono dati in pasto ad un branco famelico di orsi e di leoni. Le belve, anziché assalirlo, tosto si acquietano e vanno a leccare i piedi del Santo (che sarà poi trucidato a colpi di spada). <br>
La scena rappresentata nel quadro si riferisce alle tormentate vicende che le fonti agiografiche narrano a riguardo del martirio di [[San Gennaro]]. Dopo essere stato sottoposto ad altri tormenti, San Gennaro ed i suoi seguaci sono dati in pasto ad un branco famelico di orsi e di leoni. Le belve, anziché assalirlo, tosto si acquietano e vanno a leccare i piedi del Santo (che, dopo questo vano tentativo di dargli la morte, sarà poi trucidato a colpi di spada). <br>
La tela - purtroppo in cattivo stato di conservazione – ci mostra l’istante in cui le belve sono ormai ammansite, mentre San Gennaro, che indossa la mitria vescovile, veste una piviale aperta su una tunica bianca e si appoggia al bastone pastorale, solleva la mano destra, quasi a voler benedire le fiere. Intorno a lui, i suoi seguaci esprimono stupore per il prodigio e venerazione per il santo vescovo. <br>
La tela - purtroppo in cattivo stato di conservazione – ci mostra l’istante in cui le belve sono ormai ammansite, mentre San Gennaro, che indossa la mitria vescovile, veste una piviale aperta su una tunica bianca e si appoggia al bastone pastorale, solleva la mano destra, quasi a voler benedire le fiere. Intorno a lui, i suoi seguaci esprimono stupore per il prodigio e venerazione per il santo vescovo. <br>
Sullo sfondo si osservano, fedelmente rappresentate, le alti pareti dell’anfiteatro romano (particolare che qualche critico ritiene di voler attribuire ad un qualche collaboratore romano di Artemisia). <br>
Sullo sfondo si osservano, fedelmente rappresentate, le alti pareti dell’anfiteatro romano (particolare che qualche critico ritiene di dover attribuire ad un qualche collaboratore romano di Artemisia). <br>
I modi stilistici non hanno la consueta forza drammatica propria della pittrice romana, ma si adattano ad un più misurato e convenzionale linguaggio agiografico.
I modi stilistici del quadro non hanno la consueta forza drammatica propria della pittrice romana, ma si adattano ad un più misurato e convenzionale linguaggio agiografico.


==Collegamenti esterni==
==Collegamenti esterni==

Versione delle 19:28, 18 apr 2005

Template:Pittura Artemisia Gentileschi, San Gennaro nell’anfiteatro di Pozzuoli, 300 x 200 cm, 1636-37, Museo Capodimonte, Napoli.

Il quadro, di notevoli dimensioni, fa parte di un gruppo di tre dipinti realizzati da Artemisia Gentileschi per il duomo di Pozzuoli. Esso testimonia come, a Napoli, la pittrice romana abbia trovato un ambiente disposto a commissionargli non solo tele destinate a collezioni private, ma anche importanti opere devozionali da esporre nei luoghi di culto.
La scena rappresentata nel quadro si riferisce alle tormentate vicende che le fonti agiografiche narrano a riguardo del martirio di San Gennaro. Dopo essere stato sottoposto ad altri tormenti, San Gennaro ed i suoi seguaci sono dati in pasto ad un branco famelico di orsi e di leoni. Le belve, anziché assalirlo, tosto si acquietano e vanno a leccare i piedi del Santo (che, dopo questo vano tentativo di dargli la morte, sarà poi trucidato a colpi di spada).
La tela - purtroppo in cattivo stato di conservazione – ci mostra l’istante in cui le belve sono ormai ammansite, mentre San Gennaro, che indossa la mitria vescovile, veste una piviale aperta su una tunica bianca e si appoggia al bastone pastorale, solleva la mano destra, quasi a voler benedire le fiere. Intorno a lui, i suoi seguaci esprimono stupore per il prodigio e venerazione per il santo vescovo.
Sullo sfondo si osservano, fedelmente rappresentate, le alti pareti dell’anfiteatro romano (particolare che qualche critico ritiene di dover attribuire ad un qualche collaboratore romano di Artemisia).
I modi stilistici del quadro non hanno la consueta forza drammatica propria della pittrice romana, ma si adattano ad un più misurato e convenzionale linguaggio agiografico.

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