Benjamin Constant: differenze tra le versioni

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== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
- Gauchet, Marcel. “Constant,” in A Critical Dictionary of the French Revolution, ed. François Furet and Mona Ozouf (1989), 924.
* Gauchet, Marcel. “Constant,” in A Critical Dictionary of the French Revolution, ed. François Furet and Mona Ozouf (1989), 924.
* Rosenblatt, H. "Why Constant? A Critical Overview of the Constant Revival", Cambridge Journals (2004)

* Furet, F (1981). “La Révolution sans la Terreur? Le débat des historiens du XIXe siècle", in Le Débat 13, 41.
- Rosenblatt, H. "Why Constant? A Critical Overview of the Constant Revival", Cambridge Journals (2004)
* Vincent, K. Steven. 'Benjamin Constant, the French Revolution, and the Origins of French Romantic Liberalism', in French Historical Studies; 23:4 (2000 Fall), pp. 607–637 in Project MUSE

* Wood, Dennis. Benjamin Constant: A Biography (1993).
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* Gossman, Lionel. "Between Passion and Irony: Benjamin Constant's Liberal Balancing Act" http://www.princeton.edu/~lgossman/constant.pdf

* A.Pitt, 'The Religion of the Moderns: Freedom and Authenticity in Constant's De la Religion', in History of Political Thought; xxi, 1 (2000), 67–87.
- Vincent, K. Steven. 'Benjamin Constant, the French Revolution, and the Origins of French Romantic Liberalism', in French Historical Studies; 23:4 (2000 Fall), pp. 607–637 in Project MUSE
* "Principles of Politics Applicable to all Representative Governments", Constant: Political Writings (Cambridge Texts in the History of Political Thought) – Biancamaria Fontana (Trans & Ed.) Cambridge, 1988.

- Wood, Dennis. Benjamin Constant: A Biography (1993).
* Mauro Barberis, Benjamin Constant. Rivoluzione, costituzione, progresso (1988. Il Mulino, Bologna)
* Paul Bastid, Benjamin Constant et sa doctrine, I-II (1966. Colin, Paris)

* Catrine Carpenter, 'Benjamin Constant's religious politics', in History of European Ideas; 35,4 (2009), 503–509.
- Gossman, Lionel. "Between Passion and Irony: Benjamin Constant's Liberal Balancing Act" http://www.princeton.edu/~lgossman/constant.pdf
* Pierre Deguise, Benjamin Constant méconnu. Le livre De la religion, avec des documents inédits (1966. Droz, Genève)

* Stefano De Luca, Il pensiero politico di Benjamin Constant (1993. Laterza, Roma-Bari)
- A.Pitt, 'The Religion of the Moderns: Freedom and Authenticity in Constant's De la Religion', in History of Political Thought; xxi, 1 (2000), 67–87.
* Luca Fezzi, Il rimpianto di Roma. 'Res publica', libertà 'neoromane' e Benjamin Constant, agli inizi del terzo millennio (2012, Firenze, Le Monnier)

* Biancamaria Fontana, Benjamin Constant and the Post-Revolutionary Mind (1991. Yale University Press, New Haven – London)
- "Principles of Politics Applicable to all Representative Governments", Constant: Political Writings (Cambridge Texts in the History of Political Thought) – Biancamaria Fontana (Trans & Ed.) Cambridge, 1988.
* Kurt Kloocke, Benjamin Constant. Une biographie intellectuelle (1984. Droz, Genève)

- Mauro Barberis, Benjamin Constant. Rivoluzione, costituzione, progresso (1988. Il Mulino, Bologna)
* Giovanni Paoletti, Benjamin Constant et les Anciens. Politique, réligion, histoire (2006. Champion, Paris)
* Helena Rosenblatt, 'Eclipses and Revivals: Constant's Reception in France and America (1830-2007)', in The Cambridge Companion to Constant, ed. H. Rosenblatt (2009. University Press, Cambridge), 351-377.

- Paul Bastid, Benjamin Constant et sa doctrine, I-II (1966. Colin, Paris)
* Tzvetan Todorov, Benjamin Constant: la passion democratique (1997. Hachette, Paris)
* David Cecil, 'Adolphe', in David Cecil, Poets And Story-Tellers A Book of Critical Essays (1949), p. 139-152

* Giuseppe Sciara, La Solitudine della libertà: Benjamin Constant e i dibattiti politico-costituzionali della prima restaurazione e dei cento giorni (2013, Rubbettino Editore)
- Catrine Carpenter, 'Benjamin Constant's religious politics', in History of European Ideas; 35,4 (2009), 503–509.
* Francesco Raschi, Constant e la forma di governo repubblicana 1794-1799, (2013, Rubbettino Editore)

- Pierre Deguise, Benjamin Constant méconnu. Le livre De la religion, avec des documents inédits (1966. Droz, Genève)

- Stefano De Luca, Il pensiero politico di Benjamin Constant (1993. Laterza, Roma-Bari)

- Luca Fezzi, Il rimpianto di Roma. 'Res publica', libertà 'neoromane' e Benjamin Constant, agli inizi del terzo millennio (2012, Firenze, Le Monnier)

- Biancamaria Fontana, Benjamin Constant and the Post-Revolutionary Mind (1991. Yale University Press, New Haven – London)

- Kurt Kloocke, Benjamin Constant. Une biographie intellectuelle (1984. Droz, Genève)

- Giovanni Paoletti, Benjamin Constant et les Anciens. Politique, réligion, histoire (2006. Champion, Paris)

- Helena Rosenblatt, 'Eclipses and Revivals: Constant's Reception in France and America (1830-2007)', in The Cambridge Companion to Constant, ed. H. Rosenblatt (2009. University Press, Cambridge), 351-377.

- Tzvetan Todorov, Benjamin Constant: la passion democratique (1997. Hachette, Paris)

- David Cecil, 'Adolphe', in David Cecil, Poets And Story-Tellers A Book of Critical Essays (1949), p. 139-152

- Giuseppe Sciara, La Solitudine della libertà: Benjamin Constant e i dibattiti politico-costituzionali della prima restaurazione e dei cento giorni (2013, Rubbettino Editore)

-Francesco Raschi, Constant e la forma di governo repubblicana 1794-1799, (2013, Rubbettino Editore)


== Note ==
== Note ==

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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Benjamin Constant (disambigua).
Benjamin Constant
Benjamin Constant.

Dati generali
Titolo di studioLaurea in lettere
ProfessioneScrittore
Saggista

Henri-Benjamin Constant de Rebecque (Losanna, 25 ottobre 1767Parigi, 8 dicembre 1830) è stato uno scrittore, politico, scienziato politico, nobile ed intellettuale francese di origine svizzera.

Biografia

Constant nacque a Losanna, in Svizzera, da una famiglia ugonotta che aveva lasciato la Francia durante il XVII secolo. Sua madre, a soli venticinque anni, morì per le conseguenze del parto pochi giorni dopo averlo dato al mondo. Suo padre era un militare acquartierato nei Paesi Bassi. Fu educato da istitutori privati e studiò all'Università di Erlangen, in Baviera, e all'Università di Edimburgo, in Scozia. Nel corso della sua esistenza trascorse molti anni in Francia, Svizzera, Germania e Gran Bretagna. Durante il suo soggiorno parigino conobbe la celebre Isabelle de Charrière, scrittrice ed intellettuale dell'epoca, dalla quale fu notevolmente influenzato. Nel 1778 fu introdotto in qualità di ciambellano presso la corte del duca di Brunswick, dove ebbe modo di conoscere la sua futura moglie Minna von Cramm.

Era amico e amante di Anne Louise Germaine de Staël e la loro collaborazione intellettuale li rese una delle coppie intellettuali più celebrate dell'epoca. Partecipò alla vita politica francese come pubblicista e politico durante l'ultima metà della Rivoluzione Francese e fra il 1815 e il 1830. Durante quest'ultimo periodo fu membro dell'Assemblea Nazionale Francese e come tale fu uno dei suoi più eloquenti oratori e capo dell'opposizione liberale nota come indépendants.

Morì nel 1830 ed ancora oggi la sua tomba si trova nel Cimitero del Père-Lachaise.

Pensiero

Autore di orientamento liberale, più legato alla tradizione anglosassone che a quella francese, guardava più all'Inghilterra che all'Antica Roma come modello pratico di libertà all'interno di una vasta società commerciale. Egli delineò la distinzione tra la "Libertà degli Antichi" e la "Libertà dei Moderni". La prima era partecipatoria, basata sulla libertà repubblicana, e dava ai cittadini il diritto di influenzare direttamente la politica tramite dibattiti e votazioni nelle pubbliche assemblee. Allo scopo di sostenere questo grado di partecipazione diretta, la cittadinanza era un obbligo morale che richiedeva un considerevole dispendio di tempo ed energia. Generalmente ciò richiedeva una sottoclasse di schiavi per assolvere a gran parte del lavoro produttivo, lasciando così ai liberi cittadini la possibilità di deliberare sugli affari pubblici. La Libertà degli Antichi era anche delimitata a società relativamente piccole ed omogenee, nelle quali la popolazione poteva radunarsi in un unico luogo per dibattere la cosa pubblica.

La Libertà dei Moderni, di contro, era basata sul godimento delle libertà civili, sul dominio della legge, e sulla libertà dall'ingerenza dello Stato. La partecipazione diretta veniva così limitata: ciò era una conseguenza necessaria all'interno degli stati moderni, ed anche un risultato inevitabile dell'aver dato vita ad una società commerciale in cui non esistevano schiavi ma ognuno doveva guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro. Per questo motivo coloro che avevano diritto al voto dovevano eleggere dei rappresentanti che avrebbero deliberato in un Parlamento in rappresentanza del popolo liberando i cittadini dall'onere della politica.

Constant era convinto che nel mondo moderno grazie al commercio la guerra fosse superflua. Egli attaccò aspramente la sete di conquiste territoriali di Napoleone che considerava illiberali e non degne di una moderna organizzazione sociale e commerciale. Era l'Antica Libertà ad essere guerriera, mentre uno Stato organizzato sui principi della Libertà Moderna doveva essere pacifico in mezzo ad altre nazioni pacifiche.

La distinzione tra Libertà Antica e Moderna è significativa per diversi aspetti. In primo luogo, la Francia aveva cercato di riprodurre durante la Rivoluzione Francese la Libertà Antica, basando le sue istituzioni (come il Consolato e il Tribunato) sul modello della Roma Repubblicana. Ciò aveva avuto come esito contrario il dominio personale di Napoleone. Constant era convinto che se la libertà fosse stata salvata dalle conseguenza della Rivoluzione Francese, allora la chimerica Libertà Antica sarebbe stata abbandonata in favore della Libertà Moderna. L'Inghilterra, dai tempi della 'Gloriosa Rivoluzione del 1688', aveva dimostrato la praticabilità della Libertà Moderna e l'Inghilterra era una monarchia costituzionale. Constant ne concluse che quest'ultima forma di governo fosse più adatta delle istituzioni repubblicane nel mantenere viva la Libertà Moderna. Questa sua visione contribuì alla definizione dell'Acte Additional del 1815, che trasformava il restaurato potere di Napoleone in una monarchia costituzionale.

Questa doveva durare solo cento giorni, prima che Napoleone venisse sconfitto, ma il lavoro di Constant fu nondimeno utile a riconciliare la monarchia con la libertà. In effetti, la Costituzione Francese del 1830 potrebbe essere considerata una traduzione in pratica delle idee di Constant: una monarchia ereditaria convivente con una Camera dei deputati eletta e una Camera dei Pari senatoriale, con il potere esecutivo attribuito a ministri responsabili. Così, sebbene spesso ignorato in Francia a causa delle sue simpatie anglosassoni, Constant diede un contributo profondo (anche se indiretto) alla tradizione costituzionale francese.

L'importanza delle opere di Constant riguardo alla libertà degli antichi ha quasi oscurato il resto del suo pensiero. Constant non era, ad ogni modo, un sostenitore di un libertarismo radicale. I suoi molteplici lavori letterari e culturali (tra i quali i più importanti sono la novella Adolphe e le dettagliate storie della religione) mettevano l'accento sull'importanza dello spirito di sacrificio e del calore delle emozioni umane come base per la convivenza umana. In questo modo, se da un lato riteneva la libertà individuale essenziale per lo sviluppo morale dell'individuo e sinonimo di modernità, dall'altro sentiva che l'egoismo e gli interessi personali non erano sufficienti a definire veramente la libertà individuale. L'autenticità delle emozioni e la compartecipazione dei sentimenti erano elementi critici. In questo, il suo pensiero morale e religioso era fortemente influenzato dagli scritti morali di Jean-Jacques Rousseau e dai pensatori tedeschi, come Immanuel Kant, che lesse per documentarsi sulla storia della religione e con cui ebbe una celebre polemica in merito al "diritto di mentire".

La teoria costituzionale

La teoria politica di Benjamin Constant è profondamente radicata al contesto storico-politico in cui nasce e si evolve; per questo è influenzata dalle opzioni che l'hanno preceduta e che hanno mutato la riflessione filosofica e politica tra XVII e XIX secolo: il Leviatano di Thomas Hobbes, ovvero l'ingresso degli interessi individuali nel gioco istituzionale, pianificabile e prevedibile in senso meccanicistico fino all'ultimo particolare; l'ambiente anglosassone, il suo sistema “misto” basato sul confronto-scontro (balance) tra i poteri e i ceti, attraverso i diversi organi che li rappresentano, senza una carta costituzionale che ne chiarisca i meccanismi istituzionali; infine, l'ambiente intellettuale francese a cavallo dei due secoli che fa della razionalità la caratteristica principale del sistema politico fondato sullo strumento costituzionale, utile a limitare, separare e regolamentare ogni singolo aspetto del potere [1]

Nell'intreccio di queste correnti di pensiero, si pone la serie di eventi rivoluzionari che caratterizzano il passaggio tra i due secoli in tutto il continente europeo a partire dalla Rivoluzione Francese; in questo contesto così ricco di mutamenti si può definire il costituzionalismo in almeno due modi diversi: come la stesura delle diverse carte costituzionali utili al chiarimento di un nuovo assetto dei poteri (processo storico che caratterizzerà tutto il XIX secolo); in un senso invece più ampio si parla del “costituire” uno Stato realmente nuovo da parte della nation, la società, il nuovo soggetto politico in formazione, salito alla ribalta alla fine XVIII secolo.

La teorizzazione di Benjamin Constant, interrogandosi radicalmente sulla natura del potere, difende le conquiste politiche rivoluzionarie e allo stesso tempo riesce ad essere protagonista centrale nel periodo della restaurazione. La sua dottrina costituzionale si basa sulla divisione tra potere legislativo e potere esecutivo, divisione che riprende le facoltà individuali del volere (legislativo) e dell'agire (esecutivo)[2]; si articola poi in cinque funzioni (a partire dal 1814, data di pubblicazione delle “Reflexions sur les constitutions”): il pouvoir préservateur/neutre affidato al re; il potere esecutivo assegnato ai ministri; il pouvoir représentatif, ovvero il potere legislativo affidato a due camere; il potere giudiziario; il pouvoir municipal legato alla dimensione locale, questa proposta fu infine recepita nel 1831, quando furono istituiti dei consigli comunali eletti (sebbene con una base elettorale ristretta). [3]

Il monarca ha rapporti con tutti gli altri poteri: nomina i ministri (potere esecutivo), promulga o pone il veto sui provvedimenti legislativi, nomina parte dei giudici (potere giudiziario). Rispetto alla sua carica neutra e di garanzia rispetto all'assetto costituito, invece egli può destituire i ministri, sciogliere la camera elettiva, esercitare la grazia.

Il potere legislativo è assegnato a due camere, una delle quali viene eletta con suffragio su base censitaria (da qui la definizione di potere représentatif), l'altra è organizzata su base ereditaria. L'assemblea ereditaria ha lo scopo di legare la nazione (la società) col trono, evitando il dispotismo del monarca e radicando la nobiltà all'interno del corpo sociale e del meccanismo costituzionale, con lo scopo di mantenere “il popolo nell'ordine” e vegliare sulla libertà, anche per questo questa camera viene definita da Constant come "corpo intermediario”[4]; essa non ha limite di estensione, per permetterne il rinnovamento ed evitare la nascita di una aristocrazia chiusa, eversiva per l'organizzazione istituzionale. Seguendo un disegno coerente che lega tutte le parti del corpo costituzionale, la camera elettiva viene progettata da Constant per radicare il meccanismo politico nell'opinione attraverso la rappresentanza. L'elezione diretta avviene seguendo tre passaggi: in ogni distretto tutti i cittadini aventi diritto (ovvero i proprietari) fissano una prima lista di cinquanta candidabili, scelgono poi una commissione composta da cento elementi che sceglierà i cinque candidati tra cui verrà nuovamente effettuata la scelta da tutti gli aventi diritto di voto[5]. La camera elettiva è fondamentale nel disegno costituzionale perché permette un reale collegamento tra gli interessi particolari e l'interesse generale, incentivando ulteriormente la relazione tra le diverse classi sociali; essa è rinnovabile per intero a scadenze non eccessivamente ravvicinate, i suoi membri sono rieleggibili per un numero indefinito di tornate elettorali con il duplice scopo di ricompensarne il merito ed evitare disordini nella popolazione. Pur non essendo contrario ad una indennità modesta per i componenti eletti, Constant sostiene la gratuità delle funzioni rappresentative, proprio perché in un contesto in cui i non-proprietari non hanno diritti politici l'assenza di qualsiasi compenso per i rappresentanti diviene naturale. Per rendere allo stesso tempo appetibili le cariche rappresentative essere devono avere un ruolo fondamentale all'interno dello Stato.[6]

Il potere esecutivo viene esercitato dai ministri, responsabili rispetto alle camere e al sovrano; il giudiziario viene esercitato da giudici in parte nominati dal re, in parte estratti a sorte tra gli elettori; il potere municipal si esplica nella sfera locale ed è la cifra di una forte decentralizzazione amministrativa ma anche politica, elemento di novità portato dalla teorizzazione constantiana.

Il sistema così organizzato può essere definito come “ibrido” per almeno due ordini di motivi. Include aspetti di chiaro riferimento anglosassone, legati alla flessibilità lasciata al meccanismo politico rispetto alla materia non strettamente costituzionale, ovvero tutto ciò che va oltre l'attribuzione dei poteri e i diritti individuali, allo stesso tempo proprio nella formalizzazione di questi ultimi due aspetti, si ricollega alle influenze razionaliste francesi. In secondo luogo è il rapporto stesso tra i poteri a rendere tale sistema non riducibile né ad una monarchia costituzionale (in cui i ministri dipendono unicamente dal re), né ad un sistema parlamentare (in cui il potere esecutivo riceve fiducia unicamente dal parlamento); qui i ministri hanno piena autonomia rispetto agli altri poteri, e piena responsabilità individuale, con l'unica eventualità di essere destituibili dal sovrano in casi estremi di crisi istituzionale. Proprio da questo disegno complessivo si può trarre la definizione del sistema prospettato da Constant come “governo di gabinetto”, in cui la legittimità del monarca viene costituzionalizzata, ovvero limitata e formalizzata dalla carta costituzionale, e radicata nell'opinione attraverso il legame con gli altri attori istituzionali, creando un sistema complesso ma allo stesso tempo flessibile di pesi e contrappesi.[7]

Le sue teorie furono applicate alla lettera in Portogallo nel 1822 e in Brasile nel 1824, dove al Re o all'Imperatore erano esplicitamente attribuiti "poteri di moderazione" anziché il potere esecutivo. Altrove (per esempio nello Statuto albertino del Regno di Sardegna del 1848) il potere esecutivo era nominalmente attribuito al Re ma era esercitabile nella pratica solo dai suoi ministri responsabili.

Opere

Saggi

  • De la force du gouvernement actuel de la France et de la nécessité de s'y rallier (1796) (La forza del governo attuale: sulla necessità di uscire dalla rivoluzione, tr. di Marina Valensise, Roma, Donzelli, 1996)
  • Des réactions politiques (1797) (Le reazioni politiche, tr. di Manrico Fiore, Napoli, Esi, 1950) (Le reazioni politiche, tr. di Carla Maggiori, Macerata, Liberilibri, 2008)
  • Des effets de la Terreur (1797) (Gli effetti del Terrore, tr. di Manrico Fiore, Napoli, Esi, 1950) (Gli effetti del Terrore, tr. di Carla Maggiori, Macerata, Liberilibri, 2008)
  • Fragments d'un ouvrage abandonné sur la possibilité d'une constitution républicaine dans un grand pays (1795-1810, pubbl. post. 1991)
  • De l'esprit de conquête et de l'usurpation dans leurs rapports avec la civilisation européenne (1814) (Conquista e usurpazione, tr. di Carlo Botti, Torino, Einaudi, 1944) (Dello spirito di conquista, tr. di Salvatore Annino, Venezia, Miuccio, 1945) (Lo spirito di conquista, tr. di Alessandro Visconti, Milano, Ambrosiana, 1945) (Lo spirito di conquista, tr. di Umberto Ortolani, Roma, Atlantica, 1945) (I conquistatori della libertà, tr. di Enrico Lecci, Milanto, Denti, 1945) (Dello spirito di conquista e dell'usurpazione nei loro rapporti con la civiltà europea, tr. di A. Donaudy, Milano, Rizzoli, 1961) (Conquista e usurpazione, tr. di Carlo Dionisotti, Torino, Einaudi, 1983) (Conquista e usurpazione, tr. di Luigi Marco Bassani, Torino, IBL, 2009) (Lo spirito di conquista e l'usurpazione, tr. di Carla Maggiori, Macerata, Liberilibri, 2009)
  • Réflexions sur les constitutions, la distribution des pouvoirs et les garanties dans une monarchie constitutionnelle (1814) (Riflessione sulle costituzioni e le garanzie, tr. di Tarcisio Amato, Roma, Ideazione, 1999)
  • Principes de politique applicables à tous les gouvernements représentatifs (1815) (Principi di politica, tr. di Umberto Cerroni, Roma, Editori Riuniti, 1970) (Principi di politica applicabili a tutte le forme di governo: versione del 1806, tr. di Stefano de Luca, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2007)
  • Mémoires sur les Cent-Jours (Memorie sui Cento Giorni, tr. di Enrico Emanuelli, Milano, Gentile, 1944)
  • Cours de politique constitutionnelle (1818-1820) (Corso di politica costituzionale, tr. di Tito Mascitelli, Napoli, Porcelli, 1848)
  • De la liberté des Anciens comparée à celle des Modernes (discorso pronunciato nel 1819) (La libertà degli Antichi e la libertà dei Moderni, tr. di Umberto Ortolano, Roma, Atlantica, 1945) (Discorso sulla libertà degli Antichi paragonata a quella dei Moderni, tr. di Lucia Nutrimento, Treviso, Canova, 1952) (La libertà degli Antichi paragonata a quella dei Moderni, tr. di Giovanni Paoletti, Torino, Einaudi, 2001) (La libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni, tr. di Luca Arnaudo, Macerata, Liberilibri, 2001, 2004)
  • De la religion considérée dans sa source, ses formes et son développement (1824-1830)
  • Appel aux Nations chrétiennes en faveur des Grecs (1825)
  • Mélanges de littérature et de politique (1829)
  • Du polythéisme romain considéré dans ses rapports avec la philosophie grecque et la religion chrétienne (1833)
  • Comento sulla scienza della legislazione di G. Filangeri, Capolago, Tipografia Elvetica, 1838
  • Gli scritti politici e giovanili di Benjamin Constant (1796-1797) , tr. di Carlo Cordie, Como, Marzorati, 1944
  • Antologia degli scritti politici di Benjamin Constant, tr. di Giannina Zanfarino-Bonacci, Bologna, Il Mulino, 1962
  • Saggi, tr. di Umberto Cerroni, Roma, Samona e Savelli, 1965

Romanzi, scritti autobiografici, corrispondenza

  • Adolphe (1816) (Adolfo, aneddoto trovato nelle carte d'un ignoto e pubblicato dal signor Beniamino Constant, prima traduzione italiana, Livorno, Vignozzi, 1835) (Adolfo, tr. di Aristide Polastri, Milano, Sonzogno, 1903) (Adolfo, tr. di Lavinia Mazzucchetti, Milano, Istituto Editoriale Italiano, 1917) (Adolfo, tr. di Maria Ortiz, Firenze, Sansoni, 1923) (Adolfo, tr. di Massimo Bontempelli, Milano, Bietti, 1923) (Adolfo, tr. di Francesco Flora, Milano, Treves, 1932) (Adolphe, tr. di Giulia Gerace, Torino, Utet, 1933) (Adolfo, tr. di Enrico Emanuelli, Roma, Colombo, 1944) (Adolphe, tr. di Carlo Cordie, Milano, Leonardo, 1944) (Adolfo, tr. di Piero Bianconi, Milano, Rizzoli, 1953) (L'Adolfo, tr. di L. G. Tenconi, Milano, Leda, 1963) (Adolphe, tr. di Stefano de Simone, Torino, Utet, 1963) (Adolphe, tr. di Oreste del Buono, Milano, 1968) (Adolphe, tr. di Lisa Tullio, Roma, Curcio, 1977) (Adolphe, tr. di Teresa Cremisi, Milano, Garzanti, 1979)
  • Le Cahier rouge (1807, pubbl. postumo nel 1907) (Il quaderno rosso, tr. di Enrico Emanuelli, Milano, Bompiani, 1943) (Il quaderno rosso, tr. di Lisa Tullio, Roma, Curcio, 1977) (La mia vita (Il quaderno rosso) , tr. di Laura Este Bellini, Milano, Adelphi, 1998) (Il quaderno rosso: la mia vita (1767-1787) , tr. di Pier Francesco Paolini, Roma, Robin, 2009)
  • Cécile (1811, pubbl. postumo nel 1951) (Cecilia, tr. di Piero Bianconi, Milano, Rizzoli, 1953) (Cécile, tr. di Lisa Tullio, Roma, Curcio, 1977)
  • Correspondance de Benjamin Constant et d'Anna Lindsay - L'Inconnue d'Adolphe, publiée par la baronne Constant de Rebecque (Plon, 1933).
  • Il racconto di Giulietta (Mme Recamier) , tr. di Maria Ortiz, Firenze, Sansoni, 1923
  • Lettera su Giulia (Mme Talme) , tr. di Maria Ortiz, Firenze, Sansoni, 1923; Lettera intorno a Giulia, tr. di Piero Bianconi, Milano, Rizzoli, 1953
  • La porta chiusa: lettere a Juliette Recamier, 1814-1816, tr. di Lucia Omacini, Milano, Serra e Riva, 1982
  • Giornale intimo, tr. di Giuseppe Gallavaresi, Milano, Facchi, 1923
  • Diari, tr. di Parolo Serini, Torino, Einaudi, 1969
  • Lettere inedite di Benjamin Constant al Sismondi, tr. di Carlo Pellegrini, Firenze, Ariani, 1932

Su Benjamin Constant

  • Nel 1997 Mario Luzi pubblicò il dramma Ceneri e ardori, in cui vengono rivisitate le ultime ore di vita di Constant.
  • Nel 1962 Mario Luzi ha anche pubblicato, Lo stile di Constant, Il saggiatore, Milano. La breve silloge è un araccolta di saggi sul Constant narratore, da Adolphe a Cecile ai Quaderni rossi. In questo saggio troviamo il sintagma latino In Inconstantia constant che giocando con il nome dello scrittore ne definisce il carettere volubile alle passioni.

Bibliografia

  • Gauchet, Marcel. “Constant,” in A Critical Dictionary of the French Revolution, ed. François Furet and Mona Ozouf (1989), 924.
  • Rosenblatt, H. "Why Constant? A Critical Overview of the Constant Revival", Cambridge Journals (2004)
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  • Stefano De Luca, Il pensiero politico di Benjamin Constant (1993. Laterza, Roma-Bari)
  • Luca Fezzi, Il rimpianto di Roma. 'Res publica', libertà 'neoromane' e Benjamin Constant, agli inizi del terzo millennio (2012, Firenze, Le Monnier)
  • Biancamaria Fontana, Benjamin Constant and the Post-Revolutionary Mind (1991. Yale University Press, New Haven – London)
  • Kurt Kloocke, Benjamin Constant. Une biographie intellectuelle (1984. Droz, Genève)
  • Giovanni Paoletti, Benjamin Constant et les Anciens. Politique, réligion, histoire (2006. Champion, Paris)
  • Helena Rosenblatt, 'Eclipses and Revivals: Constant's Reception in France and America (1830-2007)', in The Cambridge Companion to Constant, ed. H. Rosenblatt (2009. University Press, Cambridge), 351-377.
  • Tzvetan Todorov, Benjamin Constant: la passion democratique (1997. Hachette, Paris)
  • David Cecil, 'Adolphe', in David Cecil, Poets And Story-Tellers A Book of Critical Essays (1949), p. 139-152
  • Giuseppe Sciara, La Solitudine della libertà: Benjamin Constant e i dibattiti politico-costituzionali della prima restaurazione e dei cento giorni (2013, Rubbettino Editore)
  • Francesco Raschi, Constant e la forma di governo repubblicana 1794-1799, (2013, Rubbettino Editore)

Note

  1. ^ Mauro Barberis, Benjamin Constant. Rivoluzione, costituzione, progresso, Bologna, Il Mulino, 1988, pp. 90-139.
  2. ^ Mauro Barberis, Benjamin Constant. Rivoluzione, costituzione, progresso, Bologna, Il Mulino, 1988, p. 122.
  3. ^ Mauro Barberis, Benjamin Constant. Rivoluzione, costituzione, progresso, Bologna, Il Mulino, 1988, p. 203.
  4. ^ Benjamin Constant, Principi di politica (tr. di Umberto Cerroni), Roma, Editori Riuniti, 2013, pp. pp. 95-96.
  5. ^ Benjamin Constant, Principi di politica (tr. di Umberto Cerroni), Editori riuniti, 2013, p. 102.
  6. ^ Benjamin Constant, Principi di politica (tr. di Umberto Cerroni), Editori Riuniti, 2013, pp. pp. 109-113.
  7. ^ Mauro Barberis, Benjamin Constant. Rivoluzione, costituzione, progresso, Bologna, Il Mulino, 1988, pp. pp. 229-230.

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