Etnonimo: differenze tra le versioni

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Un perfetto esempio di utilizzo etnocentrico degli etnonimi lo offrono le culture cinese e giapponese. L’eso-etnonimo wo (d’ora in avanti riportato secondo la pronuncia sino-giapponese wa), utilizzato dai cinesi per descrivere il popolo giapponese, si scrive con il sinogramma 倭. Se si analizza la
Un perfetto esempio di utilizzo etnocentrico degli etnonimi lo offrono le culture cinese e giapponese. L’eso-etnonimo wo (d’ora in avanti riportato secondo la pronuncia sino-giapponese wa), utilizzato dai cinesi per descrivere il popolo giapponese, si scrive con il sinogramma 倭. Se si analizza la
composizione interna del carattere, si fa un’interessante scoperta. Wa è composto da tre elementi distinti. A sinistra il radicale亻, variante di 人, significa persona o persone. A destra, invece, troviamo: in alto 禾, che rappresenta la spiga dei cereali, in basso 女, che significa donna. Questi due caratteri riflettono l’immagine di una donna chinata a raccogliere delle spighe, probabilmente di riso. Per questo motivo, l’origine etimologica dell’etnonimo wa rimanda a delle persone piegate nelle risaie intente a lavorare, quindi docili e sottomesse. Gli Han, tuttavia, erano perfettamente consapevoli della lunga storia alle spalle dei cinesi e non solo, erano fermamente convinti di essere culturalmente superiori a tutti gli altri popoli loro vicini. Questo sinocentrismo fece prevalere l’immagine chinata e accucciata dell’etimologia di wa, dando un connotato dispregiativo alla parola,
composizione interna del carattere, si fa un’interessante scoperta. Wa è composto da tre elementi distinti. A sinistra il radicale 亻, variante di 人, significa persona o persone. A destra, invece, troviamo: in alto 禾, che rappresenta la spiga dei cereali, in basso 女, che significa donna. Questi due caratteri riflettono l’immagine di una donna chinata a raccogliere delle spighe, probabilmente di riso. Per questo motivo, l’origine etimologica dell’etnonimo wa rimanda a delle persone piegate nelle risaie intente a lavorare, quindi docili e sottomesse. Gli Han, tuttavia, erano perfettamente consapevoli della lunga storia alle spalle dei cinesi e non solo, erano fermamente convinti di essere culturalmente superiori a tutti gli altri popoli loro vicini. Questo sinocentrismo fece prevalere l’immagine chinata e accucciata dell’etimologia di wa, dando un connotato dispregiativo alla parola,
che finì per significare “nano”3. L’arcipelago giapponese quindi, era abitato da una moltitudine di nani.
che finì per significare “nano”3. L’arcipelago giapponese quindi, era abitato da una moltitudine di nani.
Viceversa, quando i giapponesi utilizzarono il termine shinajin, il governo nipponico fu ripreso più volte dalla Cina per l’utilizzo della parola, la quale dopo il conflitto aveva assunto una connotazione dubbia. Dopo insistenti tentativi, il governo cinese riuscì ad imporre ai “nani armoniosi”
Viceversa, quando i giapponesi utilizzarono il termine shinajin, il governo nipponico fu ripreso più volte dalla Cina per l’utilizzo della parola, la quale dopo il conflitto aveva assunto una connotazione dubbia. Dopo insistenti tentativi, il governo cinese riuscì ad imporre ai “nani armoniosi”

Versione delle 00:08, 12 giu 2016

Template:Avvisounicode L'etnonimo (dal greco ἔθνος éthnos, "tribù", + ὄνυμα ónyma, variante dorico-eolica dell'attico ὄνομα "nome") è il nome di un popolo.[1] Viene usato anche come sinonimo di etnico, potendo designare quindi il nome degli abitanti di un paese, di una regione o di una città.[2]

Endoetnonimi ed esoetnonimi

L'etnonimo può essere di due tipi:

  • endoetnonimo, quando è generato e/o utilizzato dalla stessa comunità cui si riferisce;
  • esoetnonimo, quando è attribuito alla comunità da un altro popolo a essa esterna.

Per esempio, tedesco è un esoetnonimo, mentre Deutsche/die Deutschen è l'endoetnonimo. In questo caso l'origine è comune (germanico *thiodisk-);[3] non è così nel caso del polacco Niemiec, probabilmente dalla tribù germanica dei Nemeti,[4] o da niemych (muto, per estensione "che non parla polacco").[5] Analogamente ungherese (così come Hungarian e Ungarer, probabilmente dal bulgaro Onogur, nome di una tribù turca)[6] è l'esoetnonimo mentre magyar è l'endoetnonimo; stessa cosa per armeno (endoetnonimo hay) e albanese (endoetnonimo shqiptar).

Etnocentrismo

Un perfetto esempio di utilizzo etnocentrico degli etnonimi lo offrono le culture cinese e giapponese. L’eso-etnonimo wo (d’ora in avanti riportato secondo la pronuncia sino-giapponese wa), utilizzato dai cinesi per descrivere il popolo giapponese, si scrive con il sinogramma 倭. Se si analizza la composizione interna del carattere, si fa un’interessante scoperta. Wa è composto da tre elementi distinti. A sinistra il radicale 亻, variante di 人, significa persona o persone. A destra, invece, troviamo: in alto 禾, che rappresenta la spiga dei cereali, in basso 女, che significa donna. Questi due caratteri riflettono l’immagine di una donna chinata a raccogliere delle spighe, probabilmente di riso. Per questo motivo, l’origine etimologica dell’etnonimo wa rimanda a delle persone piegate nelle risaie intente a lavorare, quindi docili e sottomesse. Gli Han, tuttavia, erano perfettamente consapevoli della lunga storia alle spalle dei cinesi e non solo, erano fermamente convinti di essere culturalmente superiori a tutti gli altri popoli loro vicini. Questo sinocentrismo fece prevalere l’immagine chinata e accucciata dell’etimologia di wa, dando un connotato dispregiativo alla parola, che finì per significare “nano”3. L’arcipelago giapponese quindi, era abitato da una moltitudine di nani. Viceversa, quando i giapponesi utilizzarono il termine shinajin, il governo nipponico fu ripreso più volte dalla Cina per l’utilizzo della parola, la quale dopo il conflitto aveva assunto una connotazione dubbia. Dopo insistenti tentativi, il governo cinese riuscì ad imporre ai “nani armoniosi” la parola chūgokujin, in uso tutt’oggi. Chūgokujin si scrive 中国人 e si traduce più o meno come “popolo del paese che sta al centro del mondo”[7].

Note

  1. ^ Nomi d'Italia, Novara, Istituto geografico De Agostini, 2009, p. 8.
  2. ^ Nomi d'Italia, Novara, Istituto geografico De Agostini, 2009, p. 3.
  3. ^ Giacomo Devoto, Avviamento all'etimologia italiana, Milano, Mondadori, 1979, p. 425.
  4. ^ The Journal of Indo-European studies, su books.google.ca. URL consultato il 19 dicembre 2010.
  5. ^ Max Vasmer, Etymological dictionary of the Russian language, Mosca, Progress, 1986, III, p. 62.
  6. ^ Encyclopædia Britannica – On-Ogur, su britannica.com. URL consultato il 19 dicembre 2010.
  7. ^ Andrea Pancini, "Un esercito di nani armoniosi", in La Tigre di Carta, 11 aprile 2015, ISSN 2421-1214.

http://www.latigredicarta.it/wordpress/2015/04/11/i-giapponesiun-esercito-di-nani-armoniosi/

Voci correlate