Pietro Massimo: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
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Primogenito del ricco mercante e speziale [[Massimo di Lello di Cecco]] e di Francesca di Mancino de Lutiis (morta nel 1447)<ref>Anna Modigliani, «[http://www.treccani.it/enciclopedia/massimo-massimo_%28Dizionario-Biografico%29/ MASSIMO, Massimo (Massimo di Lello di Cecco)]». In: ''[[Dizionario Biografico degli Italiani]]'', Vol. LXXII, Roma: Istituto della Enciclopedia italiana, 2009</ref>, lavorò nella spezieria del padre in [[Pantheon (Roma)|piazza della Rotonda]] e, dopo la morte del padre ([[1465]]) diresse un'altra attività commerciale situata la sua abitazione nel [[Parione]] in società con Antonio de Personis. Aveva ereditato dal padre numerose proprietà immobiliari e numerose attività commerciali e finanziarie, la più redditizia delle quali fu un [[Banca#La banca nell'antichità|banco]] a [[Campo de' Fiori]] gestito assieme al fratello Francesco (morto nel [[1471]]). Una abitazione dei due fratelli, posta lungo la [[Via Giulia|via Mercatoria]], ospitò tra il [[1467]] e il [[1475]] la tipografia di [[Konrad Sweynheim]] e [[Arnold Pannartz]], come si desume dal colophon in [[lingua latina]] «''Romae iuxta Campum Flore in domo Petri et Francisci de Maximis''» (in [[lingua italiana|italiano]]: "Roma, presso Campo d' Fiori nell'abitazione di Pietro e Francesco de Maximis"). Probabilmente la stessa casa ospiterà nel secolo successivo le officine di [[Eucario Silber]] e di [[Antonio Blado]]<ref>F. Barberi, «[http://www.treccani.it/enciclopedia/antonio-blado_%28Dizionario-Biografico%29/ BLADO, Antonio]». In: ''Dizionario Biografico degli Italiani'', Vol. X, Roma: Istituto della Enciclopedia italiana, 1968</ref>.
Primogenito del ricco mercante e speziale [[Massimo di Lello di Cecco]] e di Francesca di Mancino de Lutiis (morta nel 1447)<ref>Anna Modigliani, «[http://www.treccani.it/enciclopedia/massimo-massimo_%28Dizionario-Biografico%29/ MASSIMO, Massimo (Massimo di Lello di Cecco)]». In: ''[[Dizionario Biografico degli Italiani]]'', Vol. LXXII, Roma: Istituto della Enciclopedia italiana, 2009</ref>, lavorò nella spezieria del padre in [[Pantheon (Roma)|piazza della Rotonda]] e, dopo la morte del padre ([[1465]]) diresse un'altra attività commerciale situata la sua abitazione nel [[Parione]] in società con Antonio de Personis. Aveva ereditato dal padre numerose proprietà immobiliari e numerose attività commerciali e finanziarie, la più redditizia delle quali fu un [[Banca#La banca nell'antichità|banco]] a [[Campo de' Fiori]] gestito assieme al fratello Francesco (morto nel [[1471]]). Un'abitazione dei due fratelli, posta lungo la [[Via Giulia|via Mercatoria]], ospitò tra il [[1467]] e il [[1475]] la tipografia di [[Konrad Sweynheim]] e [[Arnold Pannartz]], come si desume dal colophon in [[lingua latina]] «''Romae iuxta Campum Flore in domo Petri et Francisci de Maximis''» (in [[lingua italiana|italiano]]: "Roma, presso Campo d' Fiori nell'abitazione di Pietro e Francesco de Maximis"). Probabilmente la stessa casa ospiterà nel secolo successivo le officine di [[Eucario Silber]] e di [[Antonio Blado]]<ref>F. Barberi, «[http://www.treccani.it/enciclopedia/antonio-blado_%28Dizionario-Biografico%29/ BLADO, Antonio]». In: ''Dizionario Biografico degli Italiani'', Vol. X, Roma: Istituto della Enciclopedia italiana, 1968</ref>.


Come suo padre, Pietro Massimo ricoprì alcuni incarichi pubblici (Depositario dello ''Studium Urbis'' nel [[1471]], conservatore nel [[1480]], membro di una missione diplomatica presso [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando d'Aragona]] nel [[1482]]) Pietro Massimo si preoccupò dei problemi ereditari o matrimoniali dei familiari. Lasciò erede universale il figlio [[Domenico Massimo|Domenico]] al quale fece sposare con Giulia Capodiferro, una aristocratica, inaugurando l'operazione per mezzo della quale una [[Massimo (famiglia)|facoltosa famiglia]] di estrazione popolare attraverso una falsificazione genealogica fece risalire le origini a personaggi dell'antica Roma.
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== Note ==
== Note ==

Versione delle 14:59, 9 feb 2016

Pietro Massimo (Roma, 1420 circa – Roma, 1489) è stato un mercante italiano.

Biografia

Primogenito del ricco mercante e speziale Massimo di Lello di Cecco e di Francesca di Mancino de Lutiis (morta nel 1447)[1], lavorò nella spezieria del padre in piazza della Rotonda e, dopo la morte del padre (1465) diresse un'altra attività commerciale situata la sua abitazione nel Parione in società con Antonio de Personis. Aveva ereditato dal padre numerose proprietà immobiliari e numerose attività commerciali e finanziarie, la più redditizia delle quali fu un banco a Campo de' Fiori gestito assieme al fratello Francesco (morto nel 1471). Un'abitazione dei due fratelli, posta lungo la via Mercatoria, ospitò tra il 1467 e il 1475 la tipografia di Konrad Sweynheim e Arnold Pannartz, come si desume dal colophon in lingua latina «Romae iuxta Campum Flore in domo Petri et Francisci de Maximis» (in italiano: "Roma, presso Campo d' Fiori nell'abitazione di Pietro e Francesco de Maximis"). Probabilmente la stessa casa ospiterà nel secolo successivo le officine di Eucario Silber e di Antonio Blado[2].

Come suo padre, Pietro Massimo ricoprì alcuni incarichi pubblici (Depositario dello Studium Urbis nel 1471, conservatore nel 1480, membro di una missione diplomatica presso Ferdinando d'Aragona nel 1482); inoltre si preoccupò dei problemi ereditari o matrimoniali dei familiari. Lasciò erede universale il figlio Domenico al quale fece sposare Giulia Capodiferro, un'aristocratica. Inaugurò così l'operazione per mezzo della quale una facoltosa famiglia di estrazione popolare attraverso una falsificazione genealogica fece risalire le origini a personaggi dell'antica Roma.

Note

  1. ^ Anna Modigliani, «MASSIMO, Massimo (Massimo di Lello di Cecco)». In: Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. LXXII, Roma: Istituto della Enciclopedia italiana, 2009
  2. ^ F. Barberi, «BLADO, Antonio». In: Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. X, Roma: Istituto della Enciclopedia italiana, 1968

Bibliografia