Primo Carnera: differenze tra le versioni

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Versione delle 01:07, 12 gen 2016

Primo Carnera
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 200[1] cm
Peso 107-128[1] kg
Pugilato
Categoria Pesi massimi
Termine carriera 12 maggio 1946
Carriera
Incontri disputati
Totali 103
Vinti (KO) 89 (76)
Persi (KO) 10 (5)
Pareggiati 4
Palmarès
1933-1934Titolo mondialeMassimi
1933-1935Titolo europeoMassimi
1933-1935Titolo italiano
(ad honorem)
Massimi
 

«I pugni si danno, i pugni si prendono. Questa è la boxe, questa è la vita. E io nella vita ne ho preso tanti di pugni, veramente tanti…ma lo rifarei, perché tutti i pugni che ho preso sono serviti a far studiare i miei figli.»

Primo Carnera (Sequals, 25 ottobre 1906Sequals, 29 giugno 1967) è stato un pugile, lottatore e attore italiano, naturalizzato statunitense nel 1953. Fu campione mondiale dei pesi massimi dal 29 giugno 1933 al 14 giugno 1934. È noto per antonomasia come uomo di notevole statura e di eccezionale forza fisica.

Biografia

Carnera in posa

La nascita e l'infanzia a Sequals

Primo Carnera nacque a Sequals, un paesino all'epoca in provincia di Udine, il 25 ottobre del 1906. La sua famiglia era molto povera e sopravviveva solo grazie al lavoro del padre, un mosaicista emigrato in Germania.

Il piccolo Carnera ebbe uno sviluppo molto sostenuto e spiccava tra i suoi coetanei, più bassi e minuti. Nel 1915 il padre fu chiamato a combattere la Prima guerra mondiale e dovette quindi abbandonare il lavoro, facendo gravare il carico familiare sulle spalle della moglie. La madre cercò allora un impiego, ma fu presto costretta a vendere la fede nuziale per sopravvivere. Così Carnera abbandonò la scuola e iniziò a mendicare insieme ai suoi fratelli. Nel frattempo il suo rapido sviluppo continuava al punto che, a dodici anni, mostrava già la statura di un adulto ed era sempre più difficile per lui trovare vestiti e scarpe della sua misura.

Artista del circo in Francia

Ancora adolescente, spinto dalla povertà e dalla fame , emigrò in Francia presso gli zii, trovando un'occupazione come carpentiere. Tale attività necessitava di maggiore energia ma gli permise una migliore alimentazione. Gli zii lo introdussero anche nel mondo del pugilato, organizzandogli un incontro con un principiante, ma Carnera non era ancora pronto al grande passo. Il suo fisico, intanto, diventava sempre più alto e robusto: 197 centimetri[1] per 120 chili[2]. Riuscì ad adattare i vestiti, ma per quanto riguarda le scarpe non poteva che camminare scalzo.

Nel 1925, un circo fece tappa proprio dove lui risiedeva, vicino a Le Mans. Un giorno, durante uno degli incontri di lotta di questo circo al quale stava assistendo, il responsabile notò il suo fisico imponente e lo ingaggiò.

Con questo nuovo lavoro, Carnera sperava soprattutto di migliorare il proprio tenore di vita. Così iniziò a girare, per tre anni, in varie località. Alla sua vista le persone rimanevano sbigottite, ma alcune lo sfidavano. A tal proposito si narra che in uno dei suoi incontri un giovane gli avesse dato un pugno allo stomaco; Carnera si arrabbiò per la violenza gratuita e lo afferrò per il collo facendolo svenire; gli amici del giovane provarono a vendicarsi sfidandolo in quattro, ma l'agilità e la potenza sviluppate gli permisero di aver ragione degli assalitori senza particolare difficoltà. I giornali pubblicarono la notizia accrescendo la popolarità del circo e dello stesso Carnera.

Il responsabile, soddisfatto dell'incremento dei guadagni ottenuto grazie a lui, gli aumentò il salario. Sull'onda del successo del lottatore friulano, venne messa in palio una ricompensa per chi l'avesse battuto, ma nessuno ci riuscì. Divenne un fenomeno da baraccone e gli vennero affibbiati vari soprannomi, tra i quali il più curioso era Juan lo spagnolo.

Un giorno il circo fece tappa ad Arcachon. Qui, tra la folla che assisteva alle lotte di Carnera, c'era anche Paul Journée. L'ex campione francese dei pesi massimi notò l'abilità dell'eccezionale lottatore. Vide in lui le potenziali capacità di un pugile, che solo allenandosi avrebbe potuto valorizzare le proprie doti. Per Carnera però abbandonare il circo avrebbe significato un ritorno alla povertà, e quindi inizialmente preferì lasciar cadere la proposta. Solo in seguito trovò una soluzione: si sarebbe sostentato riprendendo il suo primo mestiere, e nel frattempo si sarebbe allenato nella palestra di Journée.

Carriera pugilistica

Esordi

Grazie ad una certa caparbietà e agli insegnamenti di Journée, Carnera raggiunse presto buoni livelli. L'ex campione francese insistette per farlo vedere al manager Léon See, che rimase allibito per l'imponente stazza dell'atleta. See lo mise alla prova con il campione Julyo Poojeshe e gli fece scattare qualche foto per i giornalisti. Si accordò illegalmente con Damon Runyon per incrementare la popolarità del suo gigante. Successivamente, per abituarlo, lo fece combattere con un peso massimo, che il friulano mise al tappeto. Dispiaciuto di averlo fatto svenire, però, si scusò. Carnera era buono ed ingenuo, al contrario del suo manager, che si arrabbiò con lui per il suo gesto. Gli raccomandava di mangiare una bistecca da un chilo al giorno e di togliersi le scarpe del circo[senza fonte].

L'affarista, dopo aver constatato i miglioramenti del suo pugile, lo fece vedere all'organizzatore Jeff Dickson. Carnera era abbastanza preparato e in grado di cimentarsi nel professionismo. Possedeva infatti un pugno eccezionale anche se gli mancava ancora una buona tecnica. Debuttò a Parigi, il 12 settembre 1928, vincendo al secondo round per knock-out contro Leon Sebilo[3]. Dopo altri due match vinti prima del limite, Carnera rientrò in Italia, con passaporto francese, per incontrare il brasiliano Epifanio Islas, a Milano. Il pugile di Sequals apparve ancora lento e maldestro ma riuscì ad aggiudicarsi l'incontro ai punti. I giornalisti italiani, tuttavia, sostennero che il match fosse truccato e definirono Carnera “torre di gorgonzola”, pensando che non avesse tante possibilità di diventare un vero pugile[4]. In verità il suo manager, quando poteva, si assicurava la vittoria, accordandosi con l'angolo degli avversari, ma ancora oggi non è noto quanti fossero gli incontri truccati e Carnera non era assolutamente a conoscenza di come fossero gestiti gli incontri che comunque furono, in molti casi, vinti regolarmente.

Il 28 aprile 1929, a Lipsia, Carnera perse il suo primo incontro contro il tedesco Franz Diener, per squalifica alla prima ripresa[3]. Dopo altri otto incontri vinti consecutivamente, alla Royal Albert Hall di Londra, sconfisse lo statunitense Young Stribling alla quarta ripresa, per squalifica dovuta a un colpo subito al di sotto della cintura[3]. Nella rivincita, disputata nemmeno venti giorni dopo, a Parigi, fu a sua volta squalificato, per aver colpito l'avversario dopo il suono della campana del settimo round[3]. Disputò ancora un incontro, in Europa, per prendersi la rivincita con il tedesco Diener, sconfitto a Londra per Ko tecnico alla sesta ripresa. Complessivamente, prima di lasciare il vecchio continente, aveva ottenuto 16 vittorie (14 prima del limite) e due sconfitte[3].

Trasferimento negli Stati Uniti

Carnera durante un incontro nel 1932

Il 31 dicembre 1929, Carnera sbarcò negli Stati Uniti d'America[4]. La sua immagine continuò a essere gestita dallo storico manager Léon See e poi da Bill Duffy. Attraverso i giornalisti, i manager lo imposero come The Ambling Alp (La montagna che cammina lentamente). Carnera, a causa di un'eccessiva buona fede, si fidava dei suoi manager che, ovviamente, occultavano il modo in cui gestivano i suoi match e non si rese mai conto di quanto combinavano. Erano gli anni del proibizionismo, della crisi economica e della mafia italo-statunitense, che investirà su Carnera preferendo la quantità alla qualità dei match.

Carnera vinse prima del limite tutti i primi 23 match che disputò negli Stati Uniti, 16 dei quali per KO nelle prime due riprese. Alcuni incontri, peraltro, ebbero un andamento sconcertante. Al suo debutto, il 16 gennaio 1930 a New York, l'avversario Big Boy Peterson andò al tappeto al primo pugno incassato e poi per altre tre volte, prima di essere dichiarato fuori combattimento alla prima ripresa[3]. Nel secondo incontro, disputato sette giorni dopo, a Chicago, il suo avversario Elzear Rioux andò al tappeto ben sei volte in una sola ripresa, tanto che la Commissione pugilistica dello Stato dell'Illinois lo multò di 1000 dollari e gli revocò la licenza[5].

Il 23 giugno 1930, Carnera andò al tappeto alla quinta ripresa contro il temibilissimo George Godfrey che però fu squalificato per aver colpito l'avversario al di sotto della cintura[6]. Le successive dichiarazioni dello sconfitto, tuttavia, lasciarono dubbi sulla regolarità anche di questo incontro[4].

Il 7 ottobre 1930, il friulano subì la prima sconfitta negli Stati Uniti, ad opera di Jim Maloney, ai punti in dieci riprese[7]. Quindi riattraversò l'oceano, per affrontare, il 30 novembre 1930, allo Stadio Olimpico del Montjuïc di Barcellona, il basco Paulino Uzcudun che, quattro anni prima, aveva strappato la cintura europea dei pesi massimi all'italiano Erminio Spalla.

Di fronte a una folla stimata tra i 75.000 e i 90.000 spettatori, il combattimento contro l'idolo locale non fu dei più facili, per Carnera. Uzcudun combatté sempre all'attacco ma l'italiano seppe colpirlo molto bene d'incontro. Secondo la United Press Carnera si sarebbe aggiudicato almeno otto riprese su dieci e, alla fine, vinse ai punti[8].

Il match successivo si tenne a Londra, contro Reggie Meen. Qui Carnera vinse per ko[9]. Alla fine del 1930 aveva totalizzato 25 vittorie ed una sola sconfitta. La successiva stagione "americana" ricominciò da Miami, con la rivincita contro Jim Maloney, che Carnera si aggiudicò ai punti in dieci riprese[10].

Dopo altri sei match, tutti vinti, il friulano fu designato per combattere contro Jack Sharkey, il 12 ottobre 1931, all'Ebbet's Field di New York. Si trattava già, virtualmente, di una semifinale per il titolo mondiale, in quanto Sharkey era stato appena sconfitto in un match per il titolo dal Campione del Mondo Max Schmeling ed aveva intenzione di incontrarlo nuovamente, a breve. Sharkey martellò Carnera per tutte le quindici riprese e lo spedì anche al tappeto sino al conto di otto. L'italiano, però, seppe rialzarsi e rimanere in piedi per tutto l'incontro, finendo sconfitto solamente ai punti[4][11]. Dopo circa un mese Carnera sconfisse ai punti, con verdetto unanime, King Levinsky e, sempre a novembre, l'italo-argentino Victorio Campolo, che venne messo ko al secondo round. Il 1931 si concluse con un totale di 10 match, 9 vinti e uno perso ai punti.

Nel 1932 Carnera subì due sconfitte: la prima contro Larry Gains[12] e la seconda, molto discussa, contro Stanley Poreda[13]; vinse gli altri 23 incontri. Dopo l'incontro con Larry Gains, venne a conoscenza del fatto che il suo manager si appropriava della maggior parte del suo denaro e rientrò in patria, deluso.

In Italia, Carnera fece la conoscenza di Luigi Soresi, che iniziò a “gestirlo”. Meno esperto del precedente manager, ma anch'egli abbastanza furbo, Soresi diede l'annuncio dell'accordo alla stampa italiana e poi riportò Carnera negli Stati Uniti. Qui riuscì a farlo designare quale sfidante al titolo mondiale. Jack Sharkey, tuttavia - che, nel frattempo, era diventato Campione del Mondo - impose che il suo avversario dovesse uscire dalla sfida tra Carnera e il pugile Ernie Schaaf, di cui era il procuratore.

Schaaf era reduce da un terribile atterramento subito da Max Baer, il 31 agosto 1932. Salvato dal gong, i suoi "secondi" erano riusciti a fargli riprendere i sensi soltanto dopo tre minuti. Un'inchiesta promossa dopo il match con Carnera avrebbe messo in luce che, già prima di salire sul ring, Schaaf aveva subito danni irreversibili al cervello[4].

L'incontro tra Carnera ed Ernie Schaaf, il 10 febbraio 1933 a New York, fu condizionato da tale precedente. Al 13º round, Schaaf fu messo al tappeto due volte e, la seconda volta, non si rialzò più. Trasportato privo di conoscenza all'ospedale, morì il 14 febbraio, ufficialmente, per emorragia cerebrale[14].

Afflitto quindi dai rimorsi di coscienza, Carnera decise il ritiro dalla boxe. Grazie all'aiuto degli amici, della famiglia e della madre di Schaaf, uscì da questo brutto periodo. Dopo due mesi riprese gli allenamenti per prepararsi a conquistare il titolo mondiale.

Il titolo mondiale dei pesi massimi

Jack Sharkey, di Boston, era di origine lituana (il suo vero nome era Joseph Paul Zukauskas); aveva conquistato il titolo mondiale dei pesi massimi il 21 giugno 1932 nella rivincita con il tedesco Max Schmeling, per un controverso verdetto ai punti[15]. Prima di mettere in palio il titolo con Carnera aveva un record di 35 vittorie, 8 sconfitte e due pari, contro le 74 vittorie e 6 sconfitte dello sfidante.

Il 29 giugno 1933, i due pugili si sfidarono al Madison Square Garden Bowl di New York, a Long Island, di fronte a 40.000 spettatori. Al peso, Carnera accusò 118 kg; il campione in carica 91[4].

Già nel primo round, Carnera atterrò l'avversario, che si rialzò immediatamente, evitando il conteggio. L'incontro proseguì abbastanza equilibrato per altre cinque riprese. Al sesto round Carnera atterrò una prima volta il Campione del Mondo, che si rialzò e fu contato dall'arbitro. Subito dopo il pugile italiano colpì in pieno volto Jack Sharkey con un montante destro, mandandolo KO e conquistando la cintura di Campione del mondo dei pesi massimi[16][17]. Carnera era diventato il primo italiano campione mondiale di pugilato. Dopo l'incontro, il pugile scrisse due telegrammi di ringraziamento: il primo era indirizzato alla madre e il secondo al duce.

1933, Primo Carnera dopo la vittoria su Jack Sharkey

Carnera divenne un eroe nazionale. Le istituzioni lo accolsero e lo omaggiarono. Il "gigante di Sequals", infatti, rappresentava un modello utile al regime. Benito Mussolini voleva fare di Carnera un modello da imitare e lo fece affacciare dal balcone di Piazza Venezia. Per l'occasione il pugile indossò l'uniforme della milizia fascista: il regime lo aveva arruolato, per motivi di propaganda, come milite (Camicia Nera) della 55ª Legione Alpina "Friulana" di Gemona. Il Minculpop (ministero della cultura popolare) lo rese un modello ideale dell'italiano, vietando anche espressamente agli organi di stampa di pubblicare immagini di Carnera al tappeto. La sua popolarità incrementò la produzione di fumetti, manifesti e articoli di stampa che lo omaggiavano come un uomo invincibile. Gli venne assegnato il titolo onorario di campione italiano dei pesi massimi.

il 22 ottobre 1933, a Roma, Carnera mise in palio il titolo mondiale contro il Campione d'Europa in carica, lo spagnolo Paulino Uzcudun; il match, pertanto, prevedeva l'aggiudicazione di entrambe le cinture dei pesi massimi. Nella cornice di Piazza di Siena, in Roma, Primo Carnera combatté di fronte a 60.000 spettatori, alla presenza di Benito Mussolini, esibendo una camicia nera sotto all'accappatoio, al fine di esprimere la propria vicinanza al regime fascista. Il match risultò abbastanza monotono agli occhi degli spettatori, che attendevano una vittoria per fuori combattimento del pugile di casa. Nonostante Carnera abbia attaccato per tutto l'incontro, infatti, non riuscì ad atterrare nemmeno una volta l'indomabile avversario che, però, prima di allora, non aveva mai perso prima del limite. Il match, comunque, si concluse con una netta vittoria ai punti per il Campione del Mondo che conquistò, così, anche il titolo europeo[4][18].

Dopo questa prima difesa del titolo, Carnera ritornò negli Stati Uniti e il 1º marzo 1934 lo mise in palio contro Tommy Loughran che era stato Campione del Mondo dei pesi mediomassimi, tra il 1927 e il 1929. Carnera accusò al peso kg 122,5 kg e lo sfidante solamente kg 84,4. Il pugile italiano, più pesante di oltre 38 chilogrammi, conservò la corona mondiale per unanime verdetto ai punti in quindici riprese (10-1 per due giudici e 12-3 per il terzo)[19].

La sconfitta con Baer e la perdita del titolo

Il prescelto per il successivo match fu Max Baer, otto centimetri più basso di Carnera ma con un notevole allungo (206 cm), in rapporto all’altezza[20], anche se comunque inferiore ai 216 cm dell’italiano. Oltre a Ernie Shaaf, Baer aveva sconfitto un anno prima l’ex campione del mondo Max Schmeling per ko tecnico alla decima ripresa[21].

L’incontro fu allestito il 14 giugno 1934, al Madison Square Garden Bowl di New York, di fronte a 56.000 spettatori[22]. Il pugile italiano salì sul ring nonostante l'arresto del suo manager nell'imminenza del combattimento.

L’andamento del match e, soprattutto, il numero degli atterramenti subiti da Carnera è di difficile decifrazione, alla luce dei canoni della boxe attuale. Ciò in quanto l'arbitro non effettuò mai alcun conteggio e, all’epoca, non esisteva la regola di decretare automaticamente il ko tecnico dopo tre knockdown subiti nello stesso round. Inoltre, non sembra che sia stata sempre rispettata o applicata in modo corretto la regola di allontanare verso l’angolo neutrale l’autore degli atterramenti[23]. Il giornalista Nat Fleischer ha contato tre atterramenti subiti da Carnera nel primo round e altrettanti al secondo[24]. Dal filmato cinematografico, tuttavia, si evince che solo due volte l’arbitro abbia fermato l’incontro alla prima ripresa[23], indicando a Baer l’angolo neutrale; mentre che al secondo round Carnera, nel cadere al tappeto, abbia in tutti i casi trascinato a terra con sé lo sfidante[23] e che i pugili si siano immediatamente rialzati, senza che l’arbitro abbia mai interrotto il match.

L’episodio decisivo, comunque, si era già avuto dopo due minuti e dieci secondi circa dall'inizio del match, quando Baer aveva colpito il detentore del titolo con un terribile colpo in pieno volto, mandandolo al tappeto per la prima volta e in maniera indiscutibile. Nel cadere, Carnera si procurò una slogatura alla caviglia (che poi si rivelò essere una frattura) che lo condizionò per il prosieguo del match. Le riprese centrali, caratterizzate da atteggiamenti irrisori dello sfidante – prefiguranti gli analoghi atteggiamenti di Muhammad Ali negli anni sessanta e settanta – ebbero un andamento più equilibrato: lo stesso Fleischer attribuisce a Carnera ben tre riprese, fra la terza e l’ottava[24].

Con il prosieguo dell’incontro, tuttavia, il Campione del Mondo cominciò a zoppicare sempre più vistosamente, tanto che subì un altro indiscusso knockdown alla nona ripresa, tre nella decima (di cui uno nell’imminenza del suono del gong) e due all’undicesima[22]. Il pugile italiano riuscì sempre a rialzarsi ma, dopo due minuti e 16 secondi dall’inizio dell’11º round, l’arbitro non poté che constatare la sua impossibilità a proseguire e decretare Max Baer vincitore per ko tecnico e nuovo Campione mondiale dei pesi massimi[22].

Dopo questo match, Primo Carnera rimase in convalescenza per due mesi, con una gamba ingessata. Lo andarono a trovare i soli amici e parenti e il suo avversario Max Baer.

In seguito girò anche numerosi film, tra cui L'idolo delle donne, in cui Carnera e Max Baer interpretavano loro stessi.

La sconfitta con Joe Louis

Primo Carnera salì nuovamente sul ring sei mesi dopo, nel corso di una tournée sudamericana. Il 1º dicembre 1934, ad Avellaneda di Buenos Aires, pose fine alla carriera dell'italo-argentino Victorio Campolo, che era addirittura più alto di lui ma con un allungo inferiore. La vittoria fu decretata ai punti in dodici riprese, di fronte a una folla di 30.000 spettatori[25].

Il 13 gennaio 1935, a San Paolo del Brasile, mise KO alla settima ripresa l'americano Paul Harris e anche in questo caso il suo avversario si ritirò dalla boxe. Nove giorni dopo, sempre a San Paolo, anche l'estone Erwin Klausner fu messo KO dall'ex campione del Mondo, alla sesta ripresa. Nel frattempo, Carnera fu dichiarato decaduto dal titolo di campione europeo e di campione italiano, per non averli difesi nei termini previsti.

Rientrato negli Stati Uniti, il 15 marzo 1935 tornò a calcare il tappeto del Madison Square Garden di New York, contro Ray Impelletiere, un altro pugile più alto. Alla nona ripresa l'arbitro Jack Dempsey fermò l'incontro per KO tecnico mentre il manager dell'avversario dell'italiano - secondo l'Associated Press - si era precipitato sul ring per salvare il suo pugile da una più dura punizione[26].

Tali lusinghieri risultati, convinsero Carnera che poteva rientrare nel grande giro mondiale e decise di combattere contro l'astro nascente Joe Louis. Purtroppo per lui, la scelta non fu felice: di otto anni più giovane, Louis si sarebbe rivelato, col tempo, uno dei più grandi pugili di tutti i tempi. L'incontro si tenne il 15 luglio 1935, allo Yankee Stadium di New York, di fronte a una folla di 60.000 spettatori. Fu un match bollente, pieno di cori di tifosi dell'afroamericano, di agenti della sicurezza e di tecnici. Al sesto round, però, Louis atterrò per tre volte l'ex campione del Mondo e l'incontro fu interrotto per Ko tecnico, dopo 2 minuti e 23 secondi dall'inizio della ripresa[27][28].

Ultimi incontri

Ancora ventinovenne, Carnera proseguì nella carriera pugilistica anche dopo la sconfitta con Louis. Ottenne quattro vittorie consecutive e poi incontrò il pugile di colore Leroy Haynes, dal quale fu sconfitto due volte per ko tecnico, il 16 marzo e il 27 maggio 1936, rispettivamente alla terza e alla nona ripresa. Successivamente, fu costretto a letto a causa di una trombosi. Cominciò a pensare che fosse il momento per ritirarsi definitivamente, ma prolungò ancora la carriera di pugile, rifiutando la proposta di Jack Curley di dedicarsi al catch.

Dopo quasi diciotto mesi di inattività, tornò sul ring il 18 novembre 1937 a Parigi contro Albert Di Meglio, da cui fu sconfitto ai punti in dieci riprese[29]. Il 4 dicembre dello stesso anno, a Budapest, incontrò Joseph Zupan. Boxrec riporta una vittoria di Carnera per KO alla seconda ripresa, così come Box-Sport, 14 dicembre 1937, p. 9 e il giornale viennese Sport Tagblatt. In talune liste degli incontri di Carnera, tuttavia, tale risultato appare ribaltato[30]. Fu l'ultimo incontro del pugile friulano, prima della II Guerra mondiale. Gli venne, infatti, diagnosticato il diabete e gli fu tolto un rene. Il 13 marzo 1939 si sposò con Pina Kovacic. Dal loro amore nacquero due figli: Umberto e Giovanna Maria.

Dopo la caduta del regime fascista, Carnera ritornò in patria, accolto dalle accuse dei partigiani che lo vogliono giustiziare, accusandolo di essere stato un collaboratore di Mussolini; si salvò solo grazie all'intervento del Comandante Tom Leonardo Picco[27], Capo di Stato Maggiore del “Gruppo Sud” delle Brigate Osoppo.

Il 22 luglio 1945, a trentanove anni, il "gigante di Sequals" tornò sul ring, allestito nello stadio di Udine, per combattere vittoriosamente contro il francese Michel Blevens, che fu sconfitto per KO alla terza ripresa. Due mesi dopo, a Trieste, mise ko alla prima ripresa anche l'americano Sam Gardner.

Gli ultimi tre incontri li combatté contro l'ex campione europeo dei pesi mediomassimi Luigi Musina. Il primo match ritardò, a causa della folla che voleva entrare anche senza biglietto. Carnera, quindi, si intrattenne in un bar, bevendo alcoolici con i suoi ammiratori. Quando l'incontro ebbe inizio, fu atterrato tre volte dal suo avversario e sconfitto per ko tecnico al 7º round. Gli altri due incontri, combattuti nel 1946 a quarant'anni, li perse ai punti.

Carriera nella lotta libera

Dopo aver collezionato 70 vittorie per ko nel pugilato, Carnera tornò a fare il lottatore. Stavolta, non come fenomeno da baraccone, ma come wrestler. Già nel 1941 Jack Curley gli aveva proposto questa alternativa, ma allora aveva rifiutato.

Solo nel 1946, si rese conto che quello era l'unico modo per restare sul ring. Ad ottobre, il manager Joe Toots Mondt lo fece debuttare contro Cheif Saunooke, il quale fu messo al tappeto. Dopo una settimana, sempre per la Georgia Championship Wrestling, promotion della NWA (National Wrestling Alliance), lottò contro Jules Strongbow, prevalendo ancora una volta. Il 24 marzo 1947 lottò contro George Macricostas, e poi contro Babe Sharkey, vincendo tutti e due gli incontri.

Carnera riacquistò la sua popolarità, soprattutto dopo aver vinto l'incontro con uno dei maggiori esperti di wrestling di quel periodo, Ed "Strangler" Lewis. Il '48 iniziò con il ritorno alla GCW, sconfiggendo Roland Kirchmeyer e successivamente anche Pete Managoff. Anche nel wrestling Carnera divenne quindi uno dei campioni più temuti. Neanche Kola Kwariani, riuscì ad abbatterlo. Solo l'italiano Antonino Rocca, il 20 aprile 1948, fermò il suo record di 321 vittorie. Ad ottobre sconfisse Vic Christy. Nel '51, Max Baer arbitrò il match contro Jim London, che finì in pareggio. Questo incontro fu molto seguito per la presenza, appunto, di Baer, che gli aveva tolto il titolo; erano in molti a pensare che Carnera non avrebbe resistito alla tentazione di sfidarlo nuovamente.

A dicembre prevalse su Red Menace, invece nel marzo del 1952 finì con un no contest. A luglio toccò a Fred Von Schacht e Clyde Steeves tentare di prevalere sulla forza del nerboruto italiano, il quale comunque vinse.

Nel 1953 la famiglia Carnera ottenne la cittadinanza statunitense. Questo eliminò ogni ostacolo nell'interpretare qualche ruolo cinematografico. In tutto, girerà quindici film, tra cui Ercole e la regina di Lidia, Il tallone di Achille ed altri ancora; in più una tournée con Renato Rascel (il comico conosciuto con il soprannome di il piccoletto).

Carnera aprì anche un ristorante e un negozio di liquori. Il 18 febbraio 1957, conquistò il titolo di Claims Heavyweight Wrestling Championship, sconfiggendo King Kong, un uomo pesante 182 kg.

La malattia e la morte

Successivamente iniziò a dedicarsi di più al cinema, anche perché le sue condizioni di salute erano peggiorate. Carnera si ammalò di cirrosi epatica e quando comprese che gli restava poco da vivere fece ritorno in Italia.

Nel maggio del 1967 tornò a Sequals, a godersi i suoi affetti. Il "Gigante Buono" morì nel 34º anniversario dalla conquista del titolo mondiale dei pesi massimi, cioè il 29 giugno 1967. Le sue qualità, la sua forza, la sua vita sono rimaste per sempre impresse nel mondo della boxe, della storia e hanno fatto di lui un mito internazionale.

Carnera è stato sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero di Sequals. Dall'aspetto fisico caratteristico (altezza elevata, aspetto caratteristico del mento, delle bozze frontali, delle mani, progressive cifosi), e dalle informazioni che si hanno sulle sue condizioni fisiche nel corso della sua vita (la progressive cifosi, la diastasi dentale, la comparsa di diabete) appare molto probabile che Carnera soffrisse di Acromegalia, una malattia causata da un'ipersecrezione di ormone della crescita (GH) da parte di un adenoma ipofisario.[senza fonte]

Carnera nella cultura popolare

Carnera nella versione a fumetti

Onorificenze

Medaglia d'Oro al Valore Atletico - nastrino per uniforme ordinaria
«Per la vittoria nel Campionato del Mondo di pugilato professionisti nella categoria dei pesi massimi»
— New York, 29 giugno 1933
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria

Riconoscimenti

Filmografia

File:Tototarzan.jpg
Carnera insieme a Totò nel film Due cuori fra le belve (1943)

Tra gli anni trenta e sessanta Primo Carnera è stato anche attore partecipando a una ventina di film, spesso con ruoli secondari o come semplice comparsa, alcuni spettacoli in teatro e in televisione e innumerevoli pubblicità.

Note

  1. ^ a b c d Secondo Boxrec: altezza di 6 piedi e 5 pollici e mezzo (196,85 cm); secondo Cyber Boxing Zone: altezza di 6 piedi e cinque pollici e tre quarti (197,545 cm) e peso di 238-284 lbs
  2. ^ peso massimo raggiunto
  3. ^ a b c d e f Record di Primo Carnera su Boxrec
  4. ^ a b c d e f g Giuseppe Signori, Primo Carnera, in: Orlando "Rocky" Giuliano, Storia del pugilato, Longanesi, Milano, 1982, pp. 81-87
  5. ^ Carnera-Rioux su Boxrec
  6. ^ Carnera-Godfrey su Boxrec
  7. ^ Maloney-Carnera (1º incontro) su Boxrec
  8. ^ Carnera-Uzcudum (1º incontro) su Boxrec
  9. ^ Carnera-Meen su Boxrec
  10. ^ Carnera-Maloney (2º incontro) su Boxrec
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Bibliografia

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  • Giuseppe Signori, Primo Carnera, in: Orlando "Rocky" Giuliano, Storia del pugilato, Longanesi, Milano, 1982, pp. 81–87
  • Davide Toffolo, Carnera. La montagna che cammina, Edizioni Biblioteca dell'Immagine, 2001
  • Giuliana V. Fantuz e Ivan Malfatto con Gino Argentin, Mio padre Primo Carnera, SEP Editrice 2002
  • Fausto Narducci, Daniele Redaelli, Ivan Malfatto, Pier Bergonzi e Cecilia Vallardi, Io, Primo Carnera. Il manoscritto ritrovato, Gazzetta dello Sport, 2003
  • Emilio Del Bel Belluz, Carnera e i miei Campioni, Ritter Edizioni, 2006
  • Primo Carnera, la storia della mia vita, a cura di Ido Da Ros, Dario De Bastiani Editore, 2013
  • Carnera Primo, in Dizionario biografico friulano, Clape cultural Aquilee, Udine 2007
  • Andrea Camilletti, CARNERA, Primo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 20, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1977. URL consultato il 2 maggio 2015.

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