Jean-Bedel Bokassa: differenze tra le versioni

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Versione delle 17:22, 19 nov 2015

Jean-Bedel Bokassa
Bokassa fotografato nel luglio 1970 durante la visita di stato in Romania

Presidente della Repubblica Centrafricana
Durata mandato1º gennaio 1966 –
4 dicembre 1976
PredecessoreDavid Dacko
SuccessoreDavid Dacko (1979)

Dati generali
Partito politicoMESAN
FirmaFirma di Jean-Bedel Bokassa
Bokassa I
File:Medaglia Bokassa I.jpg
Medaglia dell'incoronazione
con effigie di Bokassa I
Imperatore del Centro Africa
Stemma
Stemma
In carica4 dicembre 1976 - 20 settembre 1979
Incoronazione4 dicembre 1977
Predecessoretitolo inesistente
Successoreabolizione dell'Impero
Nome completoSalah Eddine Ahmed Bokassa
NascitaBobangi, Centrafrica, 22 febbraio 1921
MorteBangui, Centrafrica, 3 novembre 1996 (75 anni)
Luogo di sepolturaBobangui
(Palazzo di Berengo)
Casa realeBokassa
PadreMindogon Mbougdoulou
MadreMarie Yokowo
ConsorteCatherine Denguiadé
FigliJean-Bedel Bokassa II,
principe della Corona

Jean-Bedel Bokassa, noto anche come Salah Eddine Ahmed Bokassa (Bobangi, 22 febbraio 1921Bangui, 3 novembre 1996), è stato Presidente della Repubblica Centrafricana (dal 1º gennaio 1966 al 4 dicembre 1976) e poi imperatore dell'Impero Centrafricano (fino al 21 settembre 1979) col nome di Bokassa I. Fu destituito da David Dacko.

Primi anni

Bokassa nacque a Bobangi, nella colonia francese chiamata Africa Equatoriale Francese, oggi Repubblica Centrafricana. Il padre si chiamava Mindogon Mbougdoulou, era un capo villaggio ed insieme alla moglie Marie Yokowo ebbe dodici figli, che trascorsero l'infanzia nel borgo di M'Baka situato nella prefettura di Lobaye, a circa 80 chilometri a sud ovest di Bangui[1].

La corona imperiale di Bokassa I

Nel 1927 Mbougdoulou, ascoltando i consigli del "santone" Karnu, decise di resistere alla dominazione francese[2]: sconfitto, venne brutalmente ucciso il 13 novembre dello stesso anno e una settimana dopo anche la madre di Bokassa decise di suicidarsi, perché incapace di sopportare il dolore della perdita del coniuge[1][3][4]. Rimasto orfano, i suoi parenti decisero di assicurargli l'iscrizione in una scuola di missionari cattolici[5].

Francobollo da 40 F, del 4.12.1977,
emesso in occasione dell'incoronazione di Bokassa I

Si impegnò ad imparare bene la lingua francese ed un suo insegnante, vedendo che era molto attaccato ad un libro di grammatica scritto da un tale Bedel, decise di chiamare il ragazzo Jean-Bedel[5]. Ci fu un tentativo di farlo diventare prete, ma i suoi docenti ritennero che non avesse né la cultura né la bontà d'animo per poter intraprendere questa missione: in ogni caso, Bokassa riuscì ad ottenere il diploma.

Dopo aver lavorato come cuoco a Brazzaville, il 19 maggio 1939 si unì da privato (su suggerimento di suo nonno M'Balanga) all'esercito della Francia libera[5]. Iniziò così la sua carriera di soldato professionista, che alla fine della seconda guerra mondiale lo avrebbe portato ad ottenere il grado di sergente maggiore (novembre 1941[6]) nonché due importanti decorazioni: la Legion d'Onore e la Croce di Guerra[7].

Successivamente, ha frequentato la scuola di formazione per ufficiali a Saint-Louis, in Senegal. Il 7 settembre 1950 Bokassa si trasferì in Indocina come esperto di trasmissioni e venne dislocato a Saigon[8]; il militare centrafricano partecipò ad alcune battaglie della guerra d'Indocina ed il suo periodo di servizio si concluse nel marzo del 1953.

Continuò la sua carriera militare e il 1º luglio 1961 venne promosso al grado di capitano[9]. Lasciò l'esercito francese nel 1962 per arruolarsi nell'esercito della Repubblica Centro Africana, in cui ebbe fin dall'inizio il grado di comandante[10]. Cugino del Presidente David Dacko e nipote del predecessore Barthélémy Boganda, Bokassa arrivò al grado di colonnello e capo di stato maggiore delle forze armate[11].

Il governo, la dittatura e l'impero

«I capi di stato stranieri mi rispettavano soltanto perché ero imperatore.»

File:Entrée palais Berengo.jpg
L'ingresso del palazzo di Berengo

Il 1º gennaio del 1966, con la nazione in gravi difficoltà economiche, Bokassa esautorò l'autocratico Dacko con un audace colpo di Stato ed assunse il potere come presidente della Repubblica e capo dell'unico partito politico legalmente ammesso, il Movimento per l'Evoluzione Sociale dell'Africa Nera (MESAN)[12].

Il 4 gennaio dello stesso anno Bokassa abolì la costituzione del 1959 ed iniziò a governare per decreto. Nell'aprile del 1969 un tentato e fallito colpo di Stato[3] dette la possibilità a Bokassa di consolidare il proprio potere. Nel marzo del 1972 si autoproclamò presidente a vita.

Scongiurò un altro colpo di Stato nel dicembre del 1974 e sopravvisse ad un attentato alla sua vita realizzato nel febbraio del 1976[13]. Dopo l'incontro con il leader libico Gheddafi avvenuto nel settembre del 1976, Bokassa decise di convertirsi all'islamismo e cambiò il suo nome in Salah Eddine Ahmed Bokassa.

Si ritiene che questa sia stata una mossa calcolata per avere gli aiuti finanziari libici e non certo dettata da motivi spirituali. Riabbracciò il Cristianesimo dopo pochi mesi. Nel settembre del 1976 Bokassa sciolse il governo e lo rimpiazzò con il Consiglio della rivoluzione Centrafricana. Il 4 dicembre dello stesso anno al congresso del MESAN Bokassa dichiarò la trasformazione della repubblica in monarchia e la nascita dell'Impero Centro Africano.

Promulgò una costituzione imperiale, si convertì nuovamente al cattolicesimo e si autoproclamò imperatore, il 4 dicembre del 1977, col nome di Bokassa I,[14] attenendosi ad un solenne rituale (il titolo completo era Empereur de Centrafrique par la volonté du Peuple Centrafricain, uni au sein du parti politique national, le MESAN, "Imperatore del Centro Africa per volere del Popolo Centro Africano, unito nel seno del partito politico nazionale, il MESAN").

La cerimonia dell'incoronazione fu sfarzosa e Bokassa, con in mano lo scettro preziosissimo, emulo di Napoleone I e alla presenza del vescovo di Bangui, suo cugino, cinse la corona da solo: era d'oro massiccio, tempestata da 5000 diamanti e realizzata in Francia come tutti gli altri accessori.

Il corteo imperiale era partito dal palazzo del Rinascimento, sede della corte, in direzione della cattedrale: il cocchio, color verde-oro con l'aquila araldica, era trainato da bianchi cavalli normanni e portava la coppia imperiale e il principe ereditario Jean-Bedel di quattro anni; Catherine sfoggiava un manto di ermellino, come il consorte, e un diadema aureo. Concluso il rito, Bokassa I si sedette sul gigantesco trono, a forma di aquila, di bronzo dorato, del peso di due tonnellate e costellato da 785.000 perle e un milione di cristalli.

Seguì, infine, il lauto banchetto con le più costose prelibatezze e il personale in costume ottocentesco. Deposta la pesante corona, il monarca indossava un diadema d'oro riproducente un ramoscello di lauro.[15] Bokassa tentò di giustificare la sua azione con la scusa che creare una monarchia avrebbe aiutato il Centro Africa ad elevarsi dal resto del continente e guadagnarsi il rispetto del mondo. La sua mossa però ebbe solo conseguenze negative: ad esempio furono spesi più di 20 milioni di dollari per l'incoronazione[13] (che nelle forme volle rispecchiare quella di Napoleone, idolo di Bokassa[16]) e tale perdita gettò sul lastrico le già esigue risorse del povero Stato.

Inoltre, nonostante fossero stati diramati moltissimi inviti, quasi nessun leader straniero partecipò all'evento, pertanto il prestigio tanto agognato non fu affatto raggiunto: addirittura Bokassa desiderava che fosse il papa Paolo VI ad incoronarlo, ma ciò non avvenne[17]. Molti ritengono che Bokassa fosse malato di mente e confrontano le sue stravaganze egoistiche con l'altro ben noto dittatore africano Idi Amin. Come su quest'ultimo, si hanno notizie non confermate che occasionalmente Bokassa avesse mangiato carne umana. Anche se il nuovo impero era nominalmente una monarchia costituzionale, non vennero fatte riforme democratiche di rilievo, in compenso rimase ampiamente praticata la soppressione con tutti i mezzi degli oppositori politici.

Le torture erano largamente praticate, con la precisazione che di tanto in tanto lo stesso Bokassa partecipava ai maltrattamenti. Nonostante la nazione si dirigesse verso la dittatura, la Francia rimase il principale sponsor internazionale di Bokassa. Il presidente francese Valéry Giscard d'Estaing fu un alleato fedele dell'impero e supportò il regime con aiuti finanziari e militari. In cambio Bokassa ospitò molte volte d'Estaing in safari e lo rifornì di uranio, un minerale vitale per il programma nucleare militare francese[18]. Con il passare degli anni, comunque, crebbero le critiche al presidente francese, specie quando venne rivelato che Bokassa gli regalava frequentemente diamanti[19][20].

La caduta

Il castello di Hardricourt, presso Parigi

A partire dal gennaio del 1979 l'aiuto della Francia a Bokassa si interruppe dopo la sommossa di Bangui che portò ad un massacro di civili[21]. Dal 17 al 19 aprile molti studenti vennero arrestati per aver protestato per l'obbligo di utilizzare le costose uniformi scolastiche imposte dal governo e di conseguenza circa 100 di loro vennero uccisi: venne detto che lo stesso Bokassa avesse partecipato al massacro e che avesse anche mangiato alcuni dei corpi[22].

L'ex presidente Dacko riuscì ad ottenere l'aiuto del governo francese e riuscì ad organizzare un colpo di Stato il 20 settembre 1979 utilizzando truppe di Parigi mentre Bokassa era in Libia: l'operazione Barracuda (così venne chiamato l'intervento, definito da Bokassa: «l'ultima spedizione coloniale francese») venne diretta con successo dal diplomatico francese Jacques Foccart.

Dacko rimase in carica come presidente fino a quando non venne rovesciato il 20 settembre 1981 da André Kolingba. Bokassa, frattanto, si era rifugiato in Costa d'Avorio, dove sarebbe rimasto per quattro anni. Un tribunale nazionale lo condannò a morte in contumacia nel dicembre del 1980 e tale provvedimento veniva sponsorizzato e approvato da molti ex rivali politici del tiranno[23].

Nel 1985 Bokassa si trasferì in Francia, a 40 km da Parigi, dove gli venne concessa ospitalità per i suoi trascorsi nell'esercito. Risiedette con la numerosa famiglia nel castello di Hardricourt, ricostruito nell'Ottocento, che aveva acquistato[13]. Il 24 ottobre del 1986 Bokassa fece inaspettatamente ritorno nel suo Paese lanciandosi in paracadute da un aereo: nelle settimane precedenti, alcuni oppositori di Kolingba lo avevano contattato informandolo di un imminente colpo di Stato in Centrafrica e proponendogli di ritornare al potere, a patto che avesse garantito il mantenimento di relazioni fra il nuovo governo e la Francia. L'operazione fu un fallimento e poco dopo Bokassa venne arrestato e processato per alto tradimento, assassinio, cannibalismo ed appropriazione indebita.

File:Tombeau Bokassa Berengo.jpg
Tomba di Bokassa (palazzo di Berengo)
File:Cour Palais Berengo 1.jpg
Il palazzo di Berengo in rovina

Seguì il processo. Dopo alcuni mesi, Bokassa fu scagionato dalle accuse di cannibalismo, ma fu comunque condannato a morte il 12 giugno 1987[24]. La pena fu commutata in ergastolo nel febbraio del 1988 e poi ancora ridotta a venti anni di carcere.

Con il ritorno della democrazia nel 1993, Kolingba concesse un'amnistia generale per tutti i condannati come uno degli ultimi atti della sua presidenza e Bokassa fu rilasciato il 1º agosto dello stesso anno[16], vivendo i suoi ultimi anni da uomo libero in una villa alla periferia di Bangui. A coloro che vennero ad intervistarlo parlò di un incontro segreto con il Papa, che a suo dire lo aveva incaricato, negli anni in cui era regnante, di una nuova evangelizzazione del continente africano. Dichiarò anche di sentirsi tradito da quella Francia per la quale aveva combattuto da giovane.[25]

Morì di infarto a Bangui il 3 novembre del 1996, all'età di 75 anni. L'ex imperatore fu sepolto tra le rovine del suo palazzo di Berengo, a Bobangui (suo villaggio natale, a 65 km da Bangui): sotto un padiglione di legno vigilato da una statua che lo ritrae. Il capo della casa imperiale Bokassa, in esilio in Francia, è il principe della corona e imperatore titolare Jean-Bedel Bokassa II, figlio dell'ex imperatrice Catherine, che, bambino in uniforme, aveva partecipato con i genitori alla spettacolare incoronazione del 1977.

Ascendenza

Jean-Bedel Bokassa Padre:
Mindogon Mbougdoulou
Nonno paterno:
Mbalanga
Bisnonno paterno:
Diaye
Trisavolo paterno:
Nzou
Trisavola paterna:
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Bisnonna paterna:
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Trisavolo paterno:
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Trisavola paterna:
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Nonna paterna:
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Bisnonno paterno:
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Trisavolo paterno:
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Trisavola paterna:
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Bisnonna paterna:
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Trisavolo paterno:
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Trisavola paterna:
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Madre:
Marie Yokowo
Nonno materno:
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Bisnonno materno:
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Trisavolo materno:
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Trisavola materna:
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Bisnonna materna:
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Trisavolo materno:
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Trisavola materna:
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Nonna materna:
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Bisnonno materno:
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Trisavolo materno:
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Trisavola materna:
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Bisnonna materna:
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Trisavolo materno:
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Trisavola materna:
 ?

Onorificenze

Onorificenze centrafricane

Gran Maestro dell'Ordine al Merito - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine di Riconoscimento - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine dell'Operazione Bokassa - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine Imperiale di Bokassa I - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine delle palme accademiche - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine al merito agricolo - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine Civile al Merito Postale - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze straniere

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine nazionale del Ciad (Ciad) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Legion d'onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Médaille militaire (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Croix de guerre 1939-1945 (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Croix de guerre des Théâtres d'opérations extérieures (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Croix du combattant volontaire 1939-1945 (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Croix du combattant volontaire de la resistance (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Médaille des Services Volontaires dans la France Libre (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Médaille commémorative de la guerre 1939-1945 (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Médaille commémorative de la campagne d'Indochine (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaille d'Outre-Mer con una barretta (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Stella equatoriale (Gabon) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Stella d'Etiopia (Impero d'Etiopia) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di Ouissam Alaouite (Marocco) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine nazionale al merito (Togo) - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Cordone dell'Ordine Nazionale del Leopardo (Zaire) - nastrino per uniforme ordinaria

Note

  1. ^ a b Titley 1997, pag. 7.
  2. ^ Titley 1997, pag. 6.
  3. ^ a b Appiah & Gates 1999, pag. 278.
  4. ^ Howard Waring French (5 novembre 1996).Jean-Bedel Bokassa, Self-Crowned Emperor Of the Central African Republic, Dies at 75, New York Times
  5. ^ a b c Titley 1997, pag. 8
  6. ^ Titley 1997, pag. 9.
  7. ^ Lloyd Garrison, Coups, Dahomey Style. New York Times, 7 January 1966 pag. 2.
  8. ^ Delpey 1981, pagg. 166–167.
  9. ^ Titley 1997, pag. 10.
  10. ^ Titley 1997, pag. 23
  11. ^ Bokassa 1985, pag. 21
  12. ^ Titley 1997, pag. 27.
  13. ^ a b c Lentz 1994.
  14. ^ Kalck 2005, pag. xxxv.
  15. ^ Smith, p. 88
  16. ^ a b La voce Jean-Bedel Bokassa nell'Enciclopedia Britannica
  17. ^ BOKASSA, IMPERATORE CANNIBALE, La Repubblica, 5 novembre 1996
  18. ^ Shaw 2005, 50.
  19. ^ Hoyle, Russ (30 marzo 1981), "A Campaign Catches Fire", Time
  20. ^ Fuller, Thomas (28 febbraio 2002). But ex-president's past looms large: Giscard's new role at heart of Europe, New York Times
  21. ^ Martin Meredith, The Fate of Africa, pag. 230.
  22. ^ Papa in the Dock, Times Magazine
  23. ^ Christenson 1991, pag. 37.
  24. ^ Cannibal Emperor Bokassa Buried in Central African Republic
  25. ^ Smith-Faes, p. 123

Bibliografia

  • J. B. Bokassa, Ma vérité, Paris, 1985.
  • J. B. Bokassa, Saga Bokassa, Paris, 2000.
  • P. Péan, Bokassa Ier, Paris, 1977.
  • C. Ruffo, Papaia, Longanesi, Milano, 1980.
  • S. Smith - G. Faes, Bokassa 1er, Paris, 2000.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Predecessore Presidente della Repubblica Centrafricana Successore
David Dacko 1966 - 1976
David Dacko
dal 1979
Predecessore Imperatore del Centro Africa Successore
titolo inesistente 1976 - 1979
titolo soppresso
Predecessore Pretendente al trono dell'Impero Centrafricano Successore
Titolo inesistente 1979 - 1996
Jean-Bédel Georges Bokassa
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