Arresto cardiaco: differenze tra le versioni

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Versione delle 18:01, 29 ott 2015

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Arresto cardiaco
Simulazione di rianimazione cardiopolmonare da eseguirsi in caso di arresto cardiaco
Specialitàcardiologia e medicina d'emergenza-urgenza
Classificazione e risorse esterne (EN)
OMIM115080
MeSHD006323
MedlinePlus007640

L'arresto cardiaco è una situazione clinica caratterizzata dall'inefficacia o assenza dell'attività cardiaca: la disfunzione elettrica rappresenta il meccanismo più comune di arresto e la fibrillazione ventricolare rappresentante l'alterazione del ritmo più frequente nell'arresto cardiaco preospedaliero (70% dei pazienti).[1]

Eziologia

Può originare da alterazioni di varia natura dell'impulso elettrico, o da ostacoli di natura meccanica. Sia nel caso che la genesi sia primitivamente elettrica o meccanica, si determina l'inefficacia di entrambe le componenti.

L'attività elettrica senza polso o dissociazione elettromeccanica (in inglese PEA, Pulseless electrical activity) è una situazione di arresto cardiaco in cui vi è attività elettrica nel cuore (che viene visualizzata sull'elettrocardiogramma) ma in realtà non è presente una gittata cardiaca efficace. La fibrillazione ventricolare è uno di questi casi.

Decorso

La conseguenza immediata è l'assenza di perfusione sistemica. L'arresto cardiaco è una condizione di morte clinica reversibile che, se non adeguatamente trattata, è destinata ad evolvere in morte biologica irreversibile a causa della ipo-ossigenazione cerebrale. Le cause di arresto cardiaco possono essere:[2]

L'insorgenza dell'arresto cardiaco è spesso istantanea, senza segni clinici o sintomi premonitori. In alcuni casi il paziente può avvertire una sintomatologia riferibile alla condizione clinica che è causa dell'arresto: palpitazioni, vertigini, dispnea, dolore toracico. L'obiettività in corso di arresto cardiaco è caratterizzata dall'assenza del polso centrale (carotideo), dalla perdita di coscienza, e da una serie di segni clinici che compaiono dopo un lasso di tempo variabile: midriasi, pallore o cianosi cutanea, respiro agonico, incontinenza sfinterica, rilassamento della muscolatura scheletrica. L'evoluzione dell'arresto cardiaco verso la morte biologica irreversibile dipende in maniera critica dal tempo che intercorre tra l'evento primario e la messa in atto delle manovre assistenziali.[3]

Il cervello è molto sensibile all'anossia derivante dall'arresto di circolo: in pochi secondi si ha perdita di coscienza, mentre dopo circa 4 minuti si hanno danni irreversibili. Il cuore è meno sensibile, ma anche l'attività cardiaca va deteriorandosi nel giro di qualche minuto; la tachicardia ventricolare senza polso e la fibrillazione ventricolare (FV), che sono in genere i ritmi di esordio dell'arresto cardiaco da ischemia miocardica, decadono in qualche minuto a FV a basso voltaggio, e infine ad asistolia: se la rianimazione cardiopolmonare non portasse alla ripresa dell'attività elettrica cardiaca, in pochi minuti si giungerebbe alla morte biologica.

Soccorso

Il successo delle manovre mediche applicate a un paziente in arresto cardiaco è correlato in maniera significativa al tipo di ritmo inizialmente rilevato dal monitor-defibrillatore (il cosiddetto ritmo di presentazione). I ritmi di presentazione si possono schematicamente classificare in due categorie:

  • ritmi defibrillabili (TV-senza polso e FV)
  • ritmi non defibrillabili (asistolia e pulseless electrical activity, o PEA)

Se il soccorritore si trova di fronte ad un ritmo TV-senza polso/FV, ha discrete probabilità che le manovre di rianimazione abbiano successo; se rileva un'asistolia, le probabilità di successo si abbassano. Oltre al massaggio cardiaco si sono recentemente sviluppate delle tecniche rianimatorie con sistemi meccanici (speciali corpetti da apporre sul torace del paziente), che permettono un prolungamento della rianimazione sino all'arrivo in pronto soccorso[4]

La defibrillazione, se attuabile, deve avvenire nel minor tempo possibile dall'arresto cardiaco; si ritiene che per ogni minuto trascorso le probabilità di successo decadano del 7-10%. Inoltre, alcuni fattori possono intervenire riducendo le probabilità di successo, ad esempio l'ipotermia, l'ipossia, l'acidosi e l'elevata impedenza toracica.

L'evoluzione dell'arresto cardiaco in morte biologica può essere impedita da un insieme di comportamenti sequenziali coordinati, detti catena della sopravvivenza o catena del soccorso.

Note

  1. ^ Arresto cardio-respiratorio, su msd-italia.it. URL consultato il 22 dicembre 2014.
  2. ^ CW. Israel, Mechanisms of sudden cardiac death., in Indian Heart J, 66 Suppl 1, pp. S10-7, DOI:10.1016/j.ihj.2014.01.005, PMID 24568819.
  3. ^ Y. Goto, T. Maeda; Y. Nakatsu-Goto, Neurological outcomes in patients transported to hospital without a prehospital return of spontaneous circulation after cardiac arrest., in Crit Care, vol. 17, n. 6, 2013, pp. R274, DOI:10.1186/cc13121, PMID 24252433.
  4. ^ ME. Ong, KE. Mackey; ZC. Zhang; H. Tanaka; MH. Ma; R. Swor; SD. Shin, Mechanical CPR devices compared to manual CPR during out-of-hospital cardiac arrest and ambulance transport: a systematic review., in Scand J Trauma Resusc Emerg Med, vol. 20, 2012, p. 39, DOI:10.1186/1757-7241-20-39, PMID 22709917.

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