Eidos: differenze tra le versioni

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Versione delle 21:23, 16 set 2015

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Eidos (εἶδος) è una parola greca che significa "forma", "aspetto" dalla quale deriva anche il greco "εἴδωλον" (éidõlon) poi, in italiano, "idolo" col valore anche di "simulacro", "figura". Il termine divenne significativo nella filosofia greca quando Platone la usò per fare riferimento alle sue idee o forme ideali nella sua teoria delle idee.

L'eidos è la natura interna della cosa: è il relativo nucleo interno ed invisibile; l'eidos è ciò che causa ad una cosa quel che è, cosa è, e senza la quale perde significato.

Platone pensava che le essenze fossero dei modelli o idee. Queste idee esistono separatamente dal mondo terreno ed hanno caratteristiche molto differenti; sono eterne, perfette e immutabili. Il concetto di eidos in Platone viene introdotto per spiegare come mai l'uomo sia in grado di chiamare con lo stesso nome (nome comune) gli oggetti nonostante essi siano tutti differenti tra loro. Non esistono ad esempio due cavalli perfettamente identici eppure noi riconosciamo in essi una somiglianza con qualcosa di indefinito, di generico che però non esiste in natura. Platone ipotizza che tali oggetti ideali siano stati da noi conosciuti in passato, prima di venire al mondo, e la reminiscenza di questi si è parzialmente conservata nel mondo terreno permettendoci di riconoscere gli oggetti empirici come copie imperfette di quelli ideali. La dottrina della reminiscenza sarà poi un argomento che Platone userà per sostenere l'immortalità dell'anima.

Edmund Husserl riteneva che l'eidos fosse una struttura invariante degli oggetti dell'esperienza. Cioè quell'insieme di caratteristiche che rendono l'oggetto quello che è e senza le quali non è più possibile pensarlo o chiamarlo con lo stesso nome. Tale essenza degli oggetti non è da intendersi in senso platonico ma precisamente fenomenologico: l'essenza si dà interamente nell'esperienza e anzi la capacità di individuare queste strutture invarianti (o eidetiche) costituisce la condizione di possibilità della denominazione di oggetti e concetti, e quindi del linguaggio stesso. È possibile ad esempio pensare ad un corpo privo di colore o di peso, ma non è possibile pensarlo privo di estensione. L'estensione sarà quindi una componente della struttura eidetica del concetto di corpo. Husserl applica il metodo della variazione eidetica − cioè della ricerca delle strutture invarianti − a tutta la sua indagine fenomenologica dell'esperienza.

Bibliografia

  • Marta Fattori e Massimo Bianchi (a cura di), Idea. Atti del VI Colloquio Internazionale del Lessico Europeo, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1991.
  • Paul Friedlaender, Platone: Eidos, Paideia, Dialogos, presentazione e traduzione di Dario Faucci, Firenze, La nuova Italia, 1979.
  • Francesco Fronterotta e Walter Leszl (a cura di), Eidos-Idea. Platone, Aristotele e la tradizione platonica, Sankt Augustin, Academia Verlag, 2005.
  • Mario Gennari, L'eidos nel mondo, Milano, Bompiani, 2012.
  • André Motte, Christian Rutten e Pierre Somville (a cura di), Philosophie de la forme: eidos, idea, morphé dans la philosophie grecque des origines a Aristote, Lovanio, Peeters, 2003.
  • Ronald Bruzina, Logos and Eidos. The Concept in Phenomenology, L'Aia-Parigi, Mouton, 1970.

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