Şehzade Bayezid (figlio di Solimano il Magnifico): differenze tra le versioni

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Şehzade Bayezid (1525 – 25 settembre 1561) è stato un principe Ottoman (Turkish: şehzade), che tentò di salire al trono dell'impero ottomano.

Biografia

Bayezid era figlio di Suleiman I (1494–1566), noto come il Magnifico, e della sua favorita e successivamente moglie legale, Hürrem Sultan (1500–1558).

Come d'uso nella corte, i principi ottomani venivano nominati a governare delle province dell'impero allo scopo di fare esperienza. Bayezid divenne governatore in una provincia dell'Anatolian (Turkish: sanjak). Successivamente, durante la dodicesima campagna di suo padre a Nakhchivan, parte del moderno Azerbaijan, nel 1553, gli fu assegnato il governo di Edirne, la capitale ottomana nella zona europea, per controllare Rumelia, territorio europeo dell'impero, in assenza del padre. Durante la campagna, il fratello maggiore di Bayezid, Şehzade Mustafa, venne ucciso per ordine del sultano. La notizia dell'esecuzione causò agitazione in tutte le parti dell'impero e un impostore, sostenendo di essere il Mustafa ucciso, si ribellò contro Solimano in Rumelia. Anche se la rivolta venne sedata da un visir, Solimano sospettava che suo figlio Bayezid era stato volutamente lento a reagire.[1]

Ribellione

Solimano aveva cinque figli. Il suo secondogenito Mehmed era morto dieci anni prima nel 1543. Dopo la condanna a morte di Mustafa, che doveva essere l'erede al trono nel 1553 e la morte di Şehzade Cihangir, il fretello più giovane, da sempre in cattiva salute, solo due principi erano potenzialmente aspiranti al trono: Selim, il futuro Selim II, e Bayezid. Selim era il governatore di Manisa e Bayezid quello di Kütahya, due città site pressoché alla stessa distanza da Constantinople, la capitale.

Solimano aveva intorno a sessant'anni, e la competizione dei due fratelli per l'ascesa al trono era evidente. Solimano rimproverò i suoi figli e decise di cambiare le loro sedi. Selim venne assegnato a governare Konya e Bayezid fu destinato ad Amasya, entrambe le province essendo questa volta più lontane da Costantinopoli, ma ancora equidistanti. Selim si affrettò ad obbedire e prontamente si trasferì a Konya, ma con grande costernazione di suo padre, Bayezid obbedì solo dopo molte esitazioni, perché Amasya era il territorio governato dal suo fratello ucciso Mustafa, ed egli prese ciò come un'umiliazione. Irritato, Solimano accusò Bayezid di essere un ribelle e sostenne suo figlio maggiore Selim contro il disobbediente Bayezid. Selim in collaborazione con Sokollu Mehmet Pasha, il futuro gran visir, sconfisse il fratello in una battaglia nei pressi di Konya il 31 maggio, 1559.[2]

Dopo la ribellione

Bayezid ritornò ad Amasya e fuggì presso Safavid Persia con i suoi figli ed un piccolo esercito. Secondo lo storico Murat Bardakçı, Sokullu Mehmet Pasha inviò un esercito ad inseguire Bayazıt, esercito che venne sconfitto da Bayazıt.[3] Anche se lo scià Tahmasp I inizialmente accolse Bayezid, in seguito lo imprigionò su richiesta del sultano Solimano. Sia Solimano che Selim inviarono una missione in Persia per convincere lo Scià a mettere a morte Bayezid. Infine, il 25 settembre 1561, Bayezid e i suoi quattro figli vennero giustiziati in Persia da un boia ottomano.[4]

Matrimonio

Bayezid sposò Fatma Sultan, che gli diede cinque figli e quattro figlie.

Figli

  • Şehzade Orhan (1543 a Kütahya - 25 settembre 1561 a sivas)
  • Şehzade Osman (1545 a Kütahya - 25 settembre 1561 a sivas)
  • Şehzade Abdullah (1548 a Kütahya, - 25 settembre 1561 a sivas)
  • Şehzade Mahmud (1552 a Kütahya, - 25 settembre 1561 a sivas)
  • Şehzade Murad (1559 a Amasya, - 3 ottobre 1561 a Bursa)

Figlie

  • Mihrumah Sultan (1547 Kütahya - 1593 Istanbul)
  • Hatice Sultan (nata e morta nel 1550 a Kütahya)
  • Ayşe Sultan (1553 a Kütahya - 1572 a Tokat)
  • Hanzade Sultan (nata e morta nel 1556 a Kütahya)

Bibliografia

  1. ^ An essay on Süleyman's sons (TR)
  2. ^ Prof.
  3. ^ Habertürk newspaper Murat bardakçı's article (TR)
  4. ^ Joseph von Hammer:Osmanlı Tarihi Vol II (condensation: Abdülkadir Karahan), Milliyet yayınları, İstanbul. p 36-37