Bagnarola (Cesenatico): differenze tra le versioni

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- La celletta posta all'angolo tra via Cesenatico e via Carlona è stata installata nel 1954. Cadeva infatti nel '54 l'anno mariano e una piccola statua della Madonna venne fatta passare di casa in casa per benedire le famiglie. La celletta, che ospitò da quel momento la statua, venne inaugurata durante la terza domenica di Ottobre, in concomitanza con la festa paesana.
- La celletta posta all'angolo tra via Cesenatico e via Carlona è stata installata nel 1954. Cadeva infatti nel '54 l'anno mariano e una piccola statua della Madonna venne fatta passare di casa in casa per benedire le famiglie. La celletta, che ospitò da quel momento la statua, venne inaugurata durante la terza domenica di Ottobre, in concomitanza con la festa paesana.

== Bibliografia ==
* Davide Gnola, ''Storia di Cesenatico,'' Ed.Il Ponte Nuovo
* Claudio Riva, ''"Da Sant'Agata a Macerone",'' Ed.BCC di Macerone
* Gianni Briganti, "''[http://www.brigantisrl.it/Leonardo-Da-Vinci-Mulino-Bagnarola.pdf Leonardo da Vinci, il mulino di Bagnarola e la collocazione temporale dei fogli del Codice L]'' ", Dispensa online


==Note==
==Note==

Versione delle 20:30, 8 lug 2015

Bagnarola
frazione
Bagnarola di Cesenatico
Bagnarola – Veduta
Bagnarola – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Forlì-Cesena
Comune Cesenatico
Territorio
Coordinate44°09′15″N 12°19′24″E / 44.154167°N 12.323333°E44.154167; 12.323333 (Bagnarola)
Altitudine14 m s.l.m.
Abitanti1 800[1] (2013)
Altre informazioni
Cod. postale47042
Prefisso0547
Fuso orarioUTC+1
Nome abitantiBagnarolesi
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Bagnarola
Bagnarola

Bagnarola (La Bagnarôla in dialetto romagnolo) è una delle frazioni del comune di Cesenatico nella provincia di Forlì-Cesena, e sorge sulle rive del torrente Pisciatello (da molti considerato il vero Rubicone de "Il dado è tratto" di Giulio Cesare[senza fonte]). Bagnarola si trova sulla principale arteria stradale che collega Cesena a Cesenatico, in posizione pressoché equidistante.
Bagnarola è l'ultima frazione del comune di Cesenatico in direzione monte e confina direttamente con il comune di Cesena (frazione Macerone).

Toponimo

Il nome Bagnarola viene erroneamente associato alle paludi pre-bonifiche di epoca rinascimentale ma deriva probabilmente da "Balneum Aurelianum" ossia Bagno (termale) dell'Imperatore Marco Aurelio come da indicazione ritrovata su un'epigrafe dai frati benedettini nel 1505 durante le bonifiche per la realizzazione del mulino.

Confini

La frazione di Bagnarola è indicativamente delimitata a ovest dalla via Capannaguzzo, a nord dallo scolo Mesola, a est dalla via Carlona e dalla via Sbarra e a sud dal fiume Pisciatello. Per la precisione nello spigolo di nord-ovest la frazione di Bagnarola ingloba un tratto di località di Capannaguzzo, nello spigolo di nord-est il confine è frastagliato e sulla via Cesenatico ad est l'ultimo tratto di case detto borgo Galufun (ma non i campi retrostanti) è parte della frazione di Villalta. Confina ad ovest con Macerone di Cesena e Capannaguzzo di Cesena, a nord con Capannaguzzo di Cesena, a est con Villalta di Cesenatico e a sud con Sala di Cesenatico.

La Parrocchia

Bagnarola è Parrocchia della Diocesi di Cesena-Sarsina e fa parte della zona pastorale del mare. Il parrocco è attualmente Don Giovanni Barduzzi; prima di lui dall'inizio del 1900 si sono succeduti nell'ordine Don Ercole Fiori (Rettore in quanto ancora non era parrocchia), Don Giuseppe Canducci, Don Elvezio Motta, Don Gilberto Gasperoni e infine Padre Pierluigi Cagliani (Padre Pedro) solo quale amministratore parrocchiale. La Parrocchia è intitolata ai Santi Filippo e Giacomo ed è altresì intitolata alla Madonna del Buon Consiglio. La festa parrocchiale si svolge ogni anno la 3ª domenica di Ottobre; tale data venne scelta da Don Ercole Fiori in quanto la popolazione locale, prevalentemente contadina, era libera dagli intensi impegni del lavoro solo dopo la fine del mese di settembre.

Storia

Bagnarola è la frazione più antica del Comune di Cesenatico, protagonista non solo di vicende medioevali ma addirittura di ritrovamenti che risalgono all'età del ferro (700-500 a.C.) come testimoniano i reperti ben documentati nel libro dell'Antiquarium di Cesenatico: "(...) alcune recenti indagini archeologiche a Bagnarola di Cesenatico hanno individuato alcuni settori di un insediamento. Nel 2000-2002, durante i lavori per una nuova lottizzazione in via Balitrona, si sono individuate una serie di buche, alcuni pozzi e presumibilmente alcuni fondi di capanne, indicativi di un'area abitativa. Tali capanne, senz'altro costruite in legno, frasche o altro materiale deperibile, avevano pavimenti in terra battuta, un piccolo focolare e pozzetti per la conservazione delle derrate alimentari. All'interno di una delle buche di scarico di cui era dotato il villaggio è stato trovato alche lo scheletro di un piccolo bovino. Tutti questi elementi non sufficienti a ricostruire l'effettiva consistenza di questo insediamento, sono comunque indicativi della presenza a Bagnarola di Cesenatico di una comunità vissuta tra 700 e 500 a.C., dedita all'agricoltura e almeno in parte all'allevamento di animali domestici. All'interno di una buca è stato rinvenuto uno scheletro bovino intero. L'animale giaceva sdraiato sul fianco destro. Lo studio delle ossa e della forma delle corna ha evidenziato che si tratta di una femmina di piccole dimensioni con un'altezza al garrese di 114 cm ca. Nei siti coevi (VI sec. a.C.) dell'Etruria Padana (Spina e Felsina) i bovini, gradualmente selezionati, hanno dimensioni più grandi e quindi più simili a quelli allevati in età Romana. Il piccolo bovino di Bagnarola, quindi, documenta un deciso attardamento, almeno per quanto riguarda l'allevamento. Bovini della stessa piccola razza locale sono stati rinvenuti in siti di periodi precedenti (VIII-VII sec. A.C.) in Emilia occidentale (Castenaso e Marzabotto), quando la domesticazione non aveva ancora determinato la selezione degli individui più grandi."

- Tra le testimonianze più lontane sul medioevo Bagnarolese c'è una sentenza del 29 Agosto 1205 sui contrasti per la definizione dei possedimenti Riminesi e Cesenati che cita tra gli altri luoghi il "uadu bagnarole", ossia il guado di Bagnarola. Il tratto di Pisciatello, definito "Rubicoe" e che allora deviava poi a nord dell'attuale Cesenatico, era quindi ai tempi linea di confine, ponendo Bagnarola sul versante Cesenate.

- Nella Descriptio Romandiole del 1371, una sorta di censimento dell'epoca, il Cardinale Legato Anglic Grimoard annota come a Bagnarola fossero presenti 21 focolari (famiglie) e considerando per quei tempi una media di 4/5 membri per famiglia abbiamo un primo censimento di residenti attestabile attorno alle 80/100 di unità.

- Bruno Ballerin in "Bagni pubblici romani a Villa Bagnarola di Cesenatico" nel numero 90 di Romagna, arte e storia, cita questa l'idea dell'ultimo proprietario di Villa Bagnarola, abbazia estiva dei monaci benedettini, riguardo ad uno scavo fatto a sud-ovest dell'edificio che avrebbe fatto affiorare al tempo un manufatto in muratura. Tal Gino Romagnoli, appunto l'ultimo proprietario, pare attribuisse questa muratura ad un tunnel che avrebbe collegato, e quindi tutt'ora dovrebbe collegare, il convento dei frati all'antico mulino sul Pisciatello, posto al tempo sull'attuale curva di via Pisciatello su via Torri distante oltre 300 metri. Ballerin spiega però come in realtà il famigerato tunnel probabilmente non sia altro che una volta in mattoni facente parte delle antiche cantine dell'abbazia.

- Tra il 10 agosto 1502, quando si trova a Cesena alla fiera di san Lorenzo, ed il 6 settembre 1502, quando disegna il canale di Cesenatico, Leonardo da Vinci passa sicuramente per Bagnarola e forse, nel tornare a Cesena dove disegnerà un dispositivo per appendere i tralci d'uva, passa per Bagnarola una seconda volta, come desumibile dai fogli del Codice L. Forse il la macina di mulino disegnata al foglio 63 verso e gli studi idraulici ai fogli 69 recto, 69 verso, 70 verso, 71 recto e 71 fanno riferimento al mulino di Bagnarola che verrà poi costruito effettivamente 3 anni dopo. Una testimonianza di chi ha visto coi suoi occhi il mulino ai primi decenni del '900 riporta la netta somiglianza di una macina con quella disegnata da Leonardo.

- In "Memorie della Diocesi e della città di Cesena" il Canonico Giovanni Urtoller, uno storico del 1800, riporta come la residenza estiva dei frati di Santa Maria del Monte "ebbe molto a soffrire l’anno 1503 allora quando Guidobaldo primo Duca d’Urbino venne per occupare Cesena. Fermossi egli in questo locale, e lo occupò per lo spazio di sei mesi: ma fu espulso dal Cavaliere Nicolò Secondo Masini nobile Cesenate".

- Lo storico Zazzeri documenta che i monaci di S.Maria del Monte, durante l'opera di bonifica dei terreni a loro donati dai Malatesta e precisamente prosciugando alcune paludi, trovarono in zona una lapide Romana con la seguente iscrizione: 
BALNEVM . AVRELIANVM
EX . LIBERALITATE . IMP CAES . M . AVRELII
PH . FEL . AUG . SERVATA . INDVLGENTIA
PECVNIAE . EIVS . QVAM . DIVS . AVRELIANVS
CONCESSERAT . FACTA . VSVRARVM . EXACTIONE
CURANTE . STATIO . IULIANO . VE . CVRATORE
REFECIT . ET . PERFECIT 

Traduzione: "La città rifece l’edificio termale (che va sotto il nome) di Aureliano, come segno dell’indulgenza  dell’imperatore Cesare Augusto Marco Aurelio Pio Felice, conservando il privilegio del denaro concesso dal divino Aureliano e usando le rendite tratte da quella somma, amministrata da Stazio Giuliano, membro dell’ordine equestre". Il toponimo "Bagnarola" vede qui una chiara associazione con "Balneum Aurelianum" ossia "Bagno dell'Imperatore Marco Aurelio", imperatore vissuto dall'anno 121 al 180 d.c., ossia circa 300/400 anni dopo l'insediamento Romano della centuriazione Cesenate che ha eretto un "Balneum" ossia un edificio termale di cui non è possibile oggi definire la localizzazione anche se la più probabile è proprio Villa Bagnarola. La stessa lapide, posta poi davanti all'altare maggiore dei monaci a Cesena, andò persa nel 1660 a seguito di una ristrutturazione e solo grazie a storici di allora ne abbiamo memoria.

- Lo storico Giuseppe Fantaguzzi racconta in "Caos - Cronache cesenati del sec. XV" di quando i frati casentinesi iniziarono i lavori per la realizzazione del mulino e scrisse: "Li frati di Santa Maria del Monte questo anno [1505] fecero uno molino da grano a la Bagnarola verso el Porto Cesenatico sul Pissadello o vero Rubicone, nel quale in fundo trovarono uno vaso de terra pieno de medaglie de argento (...) del tempo in cui Roma era trionfante".

- Riporta C.Riva in "Da Sant'Agata a Macerone" (Ed.BCC di Macerone) un dettagliato contratto dell'epoca; siamo fuori dal medioevo e l'intensa azione di bonifica dei frati di Santa Maria del Monte ha dato i suoi frutti, potendo questi beneficiare di una florida tenuta dotata di maceri, di un mulino e divisa in diversi appezzamenti. Tale tenuta della Bagnarola viene quindi nel 1671 affittata dai frati per 6 anni a tal Francesco Benvenuti, denominato sul contratto "Magnifico Signore" proveniente dal Cesenatico. L'anno successivo il perito agronomo Pietro Funetti viene incaricato di riprodurre dettagliatamente i beni oggetto del contratto e queste tavole sono ancora oggi conservate presso l'Archivio dell'Abbazia del Monte sotto la voce "Misure de pratti, con le sue figure fatte su li beni della Abbazia di S.Maria del Monte a la Bagnarola e su altri beni di detta Abbazia in territorio di Cesena".

- Una mappa del 1733 a cura Giovanni Battista Braschi mostra diversi dettagli della nostra frazione. Riporta Villa Bagnarola, la residenza estiva dei frati del monte, e il mulino poco distante, con tanto di deviazione delle acque dell'attuale Pisciatello. Mostra altresì un ex-alveo che corre parallelo all'attuale via Cesenatico, che definisce come antico tratto del Rubicone.

- Nel 1763 viene pubblicato "Dissertazione seconda dell'Abate Pasquale Amati, Savignanese, sopra alcune lettere del signor Dottor Bianchi di Rimini e sopra il Rubicone degli Antichi", dove appunto tal Abate Amati confuta la tesi della Bagnarola palustre. Egli ritiene che i terreni di Bagnarola "furono sempre fertili fondi delle Chiese di Cervia, di Classe e di Ravenna ripieni di vigne, di colture, di prati, di casali e castelli popolati. Il Pisciatello intorno all'anno 1220 fu rivolto per la prima volta dalla Tagliata nel Cesenatico e negli anni 1455 e 1463 nel Fiumicino alle due Bocche (...). Intorno all'anno 1590 la Badia di Classe destò lite col Pubblico di Cesena non per la deviazione del Pisciatello, acciocché non inondasse più i loro beni, ma per li confini della tenuta e dell'enfiteusi negati da' Cesenati (...)". Continua poi affermando che "Noi dobbiamo maravigliarci forte in questo luogo del Signor Dottor Bianchi che per provare le paludi della Bagnarola e della Mesola (...) altri documenti non ci rechi che quelli delle surrifere decisioni di Ruota le quali lungi dal fare menzione veruna di paludi, decidono al contrario che il Pisciatello alla Tagliata (...) tra di asciutti, colti e popolati terreni fino oltre ogni memoria de' nostri archivi sono andati sempre a mettere foce nel vivo mare Adriatico (...)". L'abate prosegue sostenendo che già dall'epoca Romana all'anno mille non vi siano prove della paludosità dei terreni e men che meno nei secoli a seguire e conclude quindi che "infine la Bagnarola, egualmente al presente, asciutta e fruttifera villa de' Benedettini di Cesena non fu giammai ancor ella palude, ma una porzione dell'asciutta e fruttifera suddetta Tenuta di Sala, situata tra il Fiumicino e il vecchio Pisciatello (...)".

- A cavallo tra il 1912 ed il 1913, grazie al contributo del Marchese Lodovico Almerici, venne ampliato l'oratorio e la canonica.

- Su un'antica torre di "Villa Bagnarola" fino al 1918 era presente un antico stemma in arenaria, oggi detenuto da un agricoltore che lo trovò e tutt'ora lo conserva sotto al portico della sua casa colonica in via Stradone Sala. Riporta una torre a doppio livello con merletti e le iniziali "I.M." ai lati della stessa.

- Gino Cecchini, appartenente alla 29ª brigata venne ucciso, fucilato, a 34 anni per non aver rivelato i nomi dei suoi compagni partigiani. Così recita infatti il dattiloscritto del 1989 di Lazzaro Rossi (da "Memorie di Bagnarola"): "La mattina del 20 (Agosto 1944, ndr) i fascisti si recarono anche a casa dei Sintoni (...) a Villalta, dove catturano uno dei fratelli, Urbano. (...) Lo stesso giorno, sempre grazie alla delazione (la spiata, ndr) di Fariselli, i fascisti individuarono alcuni fra i più attivi elementi del gruppo Gap di Cesenatico: Adamo Arcangeli e Dino Ricci; a Bagnarola, nell’abitazione di Cecchini, catturarono insieme Gino Cecchini, Sebastiano Sacchetti, Oberdan Trombetti, Gino Quadrelli. Tutti furono rinchiusi nelle carceri della rocca di Cesena. (...) Pare per aver trovato armi nascoste, i militi fascisti riuscirono a catturare il trentenne Gino Cecchini di Bagnarola, condotto in carcere nella Rocca di Cesena. Mi è stato raccontato che giorni dopo (...) Gino fu ricondotto a casa, può darsi a prendere indumenti o per una inchiesta, (...) da due cesenati assassini, Sibirani Aldo e Garaffoni Guido. La madre disperata venne incoraggiata dai due giovani, assicurando che non sarebbe successo niente e che il figlio sarebbe stato ben presto liberato, ma ella fu colta da svenimento. (...) Gino Cecchini non ritornò più, di certo torturato in carcere affinché rivelasse i nomi dei compagni partigiani, ciò che da eroe non fece, poi fucilato davanti alla Rocca con altri, tra cui i due fratelli Sintoni di Santaghè.". A Gino Cecchini è intitolato il viale di Cesenatico che dalla stazione prosegue parallelo alla ferrovia.

- La celletta posta all'angolo tra via Cesenatico e via Carlona è stata installata nel 1954. Cadeva infatti nel '54 l'anno mariano e una piccola statua della Madonna venne fatta passare di casa in casa per benedire le famiglie. La celletta, che ospitò da quel momento la statua, venne inaugurata durante la terza domenica di Ottobre, in concomitanza con la festa paesana.

 Bibliografia

Note

  1. ^ c.a.
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