Il profeta (film 1968): differenze tra le versioni
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* [[Yvonne Sanson]]: Carla Bagni |
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|doppiatoriitaliani = |
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*[[Elio Pandolfi]] : Oreste Lionello |
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*[[Ludovica Modugno]] : Ann-Margret |
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*[[Mirella Pace]] : Liana Orfei |
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*[[Giorgio Piazza]] : John Stacy |
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*[[Edoardo Toniolo]] : il monsignore |
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|fotografo = [[Alessandro D'Eva]] |
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|montatore = [[Marcello Malvestito]] |
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Versione delle 06:38, 4 feb 2015
{{{titolo italiano}}} | |
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Una scena del film | |
Paese di produzione | Italia |
Durata | 100 min |
Genere | commedia |
Regia | Dino Risi |
Soggetto | Ruggero Maccari, Ettore Scola, Dino Risi |
Sceneggiatura | Ruggero Maccari, Ettore Scola |
Produttore | Mario Cecchi Gori |
Fotografia | Alessandro D'Eva |
Montaggio | Marcello Malvestito |
Musiche | Armando Trovajoli |
Scenografia | Giovanni Natalucci, Piero Poletto |
Interpreti e personaggi | |
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Il profeta è un film commedia italiano del 1968 diretto da Dino Risi.
Trama
Pietro Breccia, è un uomo che da tempo ha deciso di abbandonare la civiltà diventando un eremita, lasciandosi alle spalle il logorio della vita moderna, il consumismo, e tutte le inutilità della civiltà dei consumi stessa. Da anni vive in solitudine sul monte Soratte, nei pressi di Roma. Un giorno viene scovato da una troupe televisiva, che fiutando lo scoop, decide di documentare il curioso eremitaggio dell'uomo.
Da quel momento per Breccia finisce la pace. Suo malgrado viene risucchiato in società, dato che l'improvvisa notorietà, che ha svelato la sua identità passata, lo costringe a scendere dal monte per rispondere davanti alla giustizia del mancato versamento delle tasse durante gli anni di eremitaggio.
Durante il soggiorno in città, Breccia viene sedotto da Maggie, una giovane hippy dalla sessualità molto disinibita, che lo costringe ad infrangere il voto di castità tanto strenuamente mantenuto nel corso degli anni. In aggiunta, un losco individuo senza scrupoli cerca in tutti i modi di sfruttare la bizzarra storia dell'uomo per ricavarne profitti economici.
Alla fine Breccia si farà convincere a lucrare sulla propria fama, rinnegando pian piano tutti i suoi principi filosofici, ed aprendo infine un ristorante nella capitale.
Produzione
Distribuzione
Critica
Scritto con Ettore Scola e Ruggero Maccari, il film non ricevette particolari consensi da parte della critica, che lo definì in prevalenza una rimasticatura del precedente Il tigre (1967) con intenzioni di critica sociale e satira dei costumi non del tutto riuscite. Lo stesso regista così si espresse riguardo al film: «è proprio un film di cui preferirei non parlare».[1]