Paolo Monti: differenze tra le versioni

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== Bibliografia ==
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* Questo testo proviene in parte, o integralmente, dalla [http://www.beic.it/mostre/monti/bio.html relativa biografia] presso la Fondazione [[Biblioteca europea di informazione e cultura]], pubblicata con [http://www.beic.it/it/articoli/copyright licenza libera].
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* {{fr}} Italo Zannier, ''Paolo Monti et le projet de Bologne'', Strates [En ligne], 13 | 2007, mis en ligne le 22 octobre 2008, Consulté le 08 octobre 2014. URL : http://strates.revues.org/6162
* {{fr}} Italo Zannier, ''Paolo Monti et le projet de Bologne'', Strates [En ligne], 13 | 2007, mis en ligne le 22 octobre 2008, Consulté le 08 octobre 2014. URL : http://strates.revues.org/6162


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Paolo Monti (Novara, 11 agosto 1908Milano, 29 novembre 1982) è stato un fotografo, docente universitario e funzionario italiano. È stato "esponente significativo della realtà culturale legata alla fotografia" negli anni sessanta.[1]

Biografia

Istruzione e lavoro

Il padre Romeo, originario della Val d'Ossola, era un foto-amatore dilettante e Monti trascorse l'infanzia e la giovinezza tra le lastre e i pesanti apparecchi dell'epoca.[1]

Dopo gli anni passati spostandosi con la famiglia tra le piccole città dove il padre veniva trasferito dalla banca in cui lavorava come funzionario, Monti si stabilì a Milano per frequentare l'Università Bocconi. Si laureò in Economia Politica nel 1930 e ritornò in Piemonte, dove lavorò per qualche anno.[1]

Poco dopo la prematura scomparsa del padre, nel 1936, sposò Maria Binotti, coetanea e compagna di giochi negli anni infantili trascorsi in Val d'Ossola.[1]

Nello stesso anno Monti fu assunto dalla Montecatini e lavorò per diverse filiali dell'azienda, cambiando spesso città. Nel 1939 fu trasferito a Mestre e vi rimase fino al 1945, quando decise di lasciare la Montecatini a causa di alcune agitazioni che interessano l'azienda nella fase finale della dominazione fascista. Grazie all'aiuto di un amico fotografo trovò lavoro al consorzio agrario regionale e si trasferì a Venezia l'anno stesso.[1]

Fotografia

Parallelamente all'attività professionale, Monti si dedicò con sempre maggior devozione all'hobby della fotografia. Nel 1947 con alcuni amici fondò il circolo La Gondola, che nel giro di pochi anni si impose sulla scena internazionale come movimento d'avanguardia.[1]

Nel 1953, forte delle collaborazioni avviate con alcune note riviste di architettura e design, Monti decise di cambiare lavoro e ritornare a Milano per dedicarsi alla fotografia. Fu scelto come fotografo per la X Triennale e diede inizio a una feconda attività editoriale: oltre ai servizi pubblicati sulle riviste, le sue foto concorrono a illustrare più di 200 volumi su regioni, città, artisti e architetti.[1]

Negli anni sessanta, come esponente significativo della realtà culturale legata alla fotografia, Monti fu parte di una fitta rete di relazioni che gli portarono notevoli fortune anche in ambito lavorativo. Nel 1965 intraprese una vasta campagna di rilevamento per l'illustrazione della Storia della Letteratura Italiana di Garzanti e dal 1966 si dedicò al censimento delle valli appenniniche e dei centri storici delle città dell'Emilia Romagna, che lo impegnò per oltre dieci anni. Nel 1979 fu chiamato a collaborare con Einaudi alla realizzazione dell'apparato iconografico della Storia dell'Arte Italiana.[1]

Nel 1970 co-organizzò la mostra Bologna Centro Storico intesa a promuovere una proposta di variante al piano regolatore per il centro storico.[2]

Successo

Attivo anche nel campo della didattica, Monti insegnò Tecnica della Fotografia alla Società Umanitaria di Milano dal 1964 al 1966. Quattro anni più tardi accettò la cattedra di Tecnica ed Estetica dell'Immagine presso il Dipartimento di Arte, Musica e Spettacolo della dell'Università di Bologna, che abbandonò nel 1974.[1]

All'attività professionale strettamente intesa, Monti continuò ad affiancare la ricerca sui temi e i soggetti che aveva sempre amato: Venezia, Milano e molti altri luoghi; ritratti, paesaggi; la materia e gli esperimenti astratti, che Monti condusse fino alla cosciente violazione di ogni norma tecnica.[1]

Nel 1980 ha ricevuto dal presidente della Repubblica Sandro Pertini il premio nazionale Zanotti Bianco per il "contributo decisivo ad affinare le coscienze e diffondere le responsabilità per il restauro conservativo delle nostre città storiche".[1]

Dal 1980 si dedicò al censimento del Lago d'Orta e della Val d'Ossola.[1]

Monti morì a Milano il 29 novembre 1982, dopo una breve malattia. Fu sepolto ad Anzola d'Ossola, dove trascorreva le vacanze estive e ha svolto gran parte delle sue ricerche più sperimentali sulla fotografia.[1]

Onorificenze

immagine del nastrino non ancora presente
«per il contributo decisivo ad affinare le coscienze e diffondere le responsabilità per il restauro conservativo delle nostre città storiche»
— 1980 (consegnato dal presidente della Repubblica Sandro Pertini)

Note

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m Biografia a cura dell'Archivio Paolo Monti (Biblioteca europea di informazione e cultura).
  2. ^ Elena Ramazza, Bologna 1970: la riscoperta dell'identità come risorsa sociale, 2011 (archiviato dall'url originale).
    «a Palazzo d'Accursio si svolse Bologna Centro Storico, mostra per lo più fotografica nella quale un'equipe di tecnici e studiosi – tra cui l'architetto Pier Luigi Cervellati, lo storico dell'arte Andrea Emiliani e il fotografo Paolo Monti – attraverso una comunicazione immediata ed efficace presentò alla cittadinanza la variante del piano regolatore per il centro storico, sancendo le necessità e i principi non soltanto culturali, ma anche economici e sociali di una “conservazione totale” delle forme storiche urbane»

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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