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Domenico Cucchiari (Carrara, 24 luglio 1806 – Livorno, 19 gennaio 1900) è stato un generale e politico italiano. Partecipò a numerose battaglie della prima guerra di indipendenza. Fu anche amico di Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini.
Note biografiche
Nipote ex madre di Pellegrino Rossi[1], nel 1831, in concomitanza con i moti a Modena, a Carrara con l'aiuto di Carlo Marchetti e Pietro Menconi tentò di sollevare la popolazione contro il governo ducale, agendo secondo un semplice programma politico: destituzione di Francesco IV D'Este, abolizione dei dazi, libertà politiche.
In seguito alla delazione di una spia, il gruppo di rivoltosi fu scoperto: su di loro resta un rapporto della polizia locale:
«In certa capanna posta a San Giuseppe presso Torano e appartenente a Jacopo Antonio Vanelli, s'adunarono i sediziosi. Nella prima riunione si trovava Angelo Fiaschi, Bernardo Fiaschi, Pietro Bombarda, Francesco Tenerani, il terzo figlio di J.A.Vanelli, tutti di Torano. Domenico Cucchiari e il di lui cognato Domenico Bardi, Jacopo Puntelli, Jacopo Ghetti, il fratello di Cucchiari di anni 15 e un modenese che è cugino del tenente dei soldati. Avevano sette fucili, uno stocco, sei pistole e tre sciabole, di cui erano armati, Cucchiari, Angelo Fiaschi e il Modenese.»
Condannato a morte in effigie, riparò all'estero, combattendo in Spagna e Portogallo. ritiratosi dalla vita politica, nel 1848 tornò a Milano, chiamato da Mazzini, e partecipò alla Prima guerra d'Indipendenza comandando il I battaglione di un reggimento di fanteria. Entrato poi nell'esercito sabaudo, nel 1855 giunse al grado di Generale e guidò la brigata Casale. Nella seconda guerra d'indipendenza, a capo della V Divisione, combatté e si distinse nella Battaglia di San Martino, venendo poi citato anche da Edmondo De Amicis.
«La 5ª divisione combatte con varia fortuna contro San Martino, e dai due lati della strada di Pozzolengo; s'impadronisce delle Case Chiodine, e della Casa Plandro; il Generale Cucchiari, il Generale Pettinengo, il Generale Gozzani, ardenti di coraggio e di entusiasmo, preparano i soldati ad assalire le casette e le alture della Chiesa; ma il nemico è grosso e tenace, e l'assalto, purtroppo, qui come altrove, con molto valore e molto spargimento di sangue tentato, riuscirà vano.»
Eletto alla Camera dei Deputati per il collegio di Carrara nel 1860 e per quello di Massa nel 1861, nel 1865 fu nominato senatore. Promosse l'apertura di una linea ferroviaria che arrivasse nei pressi della città di Carrara, la quale dedicò alla sua vittoria bellica la nuova stazione.
Onorificenze
Note
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