Ago di Buffon: differenze tra le versioni

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== La stima di Lazzarini ==
== La stima di Lazzarini ==


Il matematico italiano [[Mario Lazzarini]] realizzò l'esperimento di Buffon nel [[1901]]. Lanciando un ago 3408 volte, ottenne la nota stima 355/113 per π, che è un valore molto accurato, differendo da π per non più di 3×10<sup>−7</sup>. È un risultato impressionante, ma frutto di un trucco.
Il matematico italiano [[Mario Lazzarini]] realizzò l'esperimento dell'ago di Buffon nel [[1901]] con 3408 casi totali, ottenendo per π la nota stima 355/113. Questo valore ha precisione superiore a 3×10<sup>−7</sup>; in effetti, non c'è approssimazione razionale migliore con meno di cinque cifre nel numeratore e denominatore. È un risultato impressionante, ma frutto di almeno un vizio logico.


Lazzarini infatti scelse una spaziatura adimensionale pari a 6/5, per cui la sua stima risultava in generale:
Lazzarini scelse aghi la cui lunghezza fosse 5/6 della larghezza di una striscia di legno. In queste condizioni, la probabilità che l'ago intersechi le linee vale 5/3π. Quindi se si lanciano ''n'' aghi e si ottengono ''x'' incroci con le linee, si può stimare π tramite


:<math>\frac m n \sim \frac 3 5 \pi.</math>
:π ≈ 5/3 · ''n''/''x''


la scelta è assolutamente legittima; il fatto è però che egli volendo ottenere esattamente 355/133, calcolò che doveva ottenere un numero di casi favorevoli:
π è molto vicino a 355/113; in effetti, non c'è approssimazione razionale migliore con meno di cinque cifre nel numeratore e denominatore. Così se si hanno ''n'' e ''x'' tali che:


:<math>m \sim \frac 3 5 \frac 355 133 n = 113 \frac n 213.</math>
:355/113 = 5/3 · ''n''/''x''


Naturalmente il numero di casi favorevoli m è sempre intero, quindi non si può ottenere esattamente la stima 355/133 se ''n'' non è un multiplo di 213. D'altra parte scegliendo di effettuare solo 213 esperimenti e dicendo di avere ottenuto 113 esiti favorevoli il vizio si palesa molto in fretta. Per camuffare conviene quindi scegliere un multiplo abbastanza alto: in effeti 3408 è 16 volte 213, quindi potrebbe essere stato scelto sulla base del risultato influenzandolo. Senza sapere prima il risultato da ottenere non c'è alcuna ragione per scegliere di effettuare 3408 piuttosto che qualsiasi altro numero di esperimenti.
o equivalentemente,


Come secondo vizio egli ripetè quasi sicuramente la prova finché gli capitò m esattamente pari a 1808, ovvero 16 volte 113: la probabilità di ottenere al primo colpo 1808 con 3408 casi è bassissima. La probabilità di ottenere esattamente il numero di casi favorevoli per farsi tornare i conti è in effetti 1/n, quindi per sperare di ottenerlo effettuando realmente la prova non conviene scegliere un numero troppo alto di casi altrimenti si rischia di buttare via un sacco di tempo in esperimenti che non danno il rapporto voluto prima di arrivare a quello fatale.
:''x'' = 113''n''/213


Supponendo invece che Lazzarini fosse in buona fede e abbia semplicemente avuto fortuna, scegliendo il numero dei casi senza il vincolo sul risultato da ottenere ed effettuando una sola volta l'esperimento da 3408 casi ottenendo proprio 1808, il vizio riguarda la ''ripetibilità''. Se lui o chiunque altro ripetesse l'esperimento con questa procedura con 3408 casi, quasi sicuramente otterrebbe un numero troppo diverso per potere affermare di avere la precisione sul risultato anche solo di una cifra significativa.
è possibile ricavare un'approssimazione inaspettatamente buona di π, semplicemente perché la frazione 355/113 è così vicina al valore corretto. Questo si può ottenere facilmente prendendo ''n'' multiplo di 213, perché allora 113''n''/213 è un intero; si lanciano allora ''n'' aghi, e si spera di ottenere ''x'' = 113''n''/213 successi.

Se si lanciano 213 aghi e si ottengono 113 successi, si può dichiarare una stima accurata di π fino alla sesta cifra decimale. Altrimenti, si possono fare altri 213 tentativi e sperare in 226 successi; si ripete la procedura fino a quando non si ottiene il risultato desiderato. Lazzarini realizzò 3408 = 213 · 16 tentativi, facendo apparire la propria strategia come una "stima".


== Collegamenti esterni ==
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Versione delle 17:05, 9 gen 2014

In statistica, il problema dell'ago di Buffon è una questione posta nel XVIII secolo da Georges-Louis Leclerc conte di Buffon: supponiamo di avere un pavimento in parquet, costituito da strisce di legno parallele, tutte della stessa larghezza, e facciamo cadere un ago sul pavimento. Qual è la probabilità che l'ago si trovi su una linea fra le due strisce?

Utilizzando la geometria integrale il problema può essere risolto e ricondotto a un procedimento del metodo Monte Carlo per ottenere un valore approssimato di π.

Soluzione

L'ago a giace a cavallo di una linea, l'ago b no.

Il problema in termini matematici è: dato un ago di lunghezza lanciato su un piano con linee parallele a distanza , qual è la probabilità che esso intersechi una linea?

Sia x la distanza del centro dell'ago rispetto alla linea più vicina, e sia θ l'angolo acuto tra l'ago e le linee.

La funzione di densità di probabilità di x fra 0 e t/2 sarà

La funzione di densità di probabilità di θ fra 0 e π/2 sarà

Le coordinate generalizzate x e θ sono variabili aleatorie fra loro indipendenti, e quindi la densità di probabilità si fattorizza nel prodotto:

L'ago attraversa una linea se

Integrando la densità di probabilità si ottiene la probabilità che l'ago attraversi una linea.

Si distinguono allora due casi, e .

Se l'integrale è:

dalla quale si può ricavare π:

A posteriori conviene riferirsi non alle due variabili distanza fra le rette e lunghezza dell'ago, ma solamente al loro rapporto detto spaziatura adimensionale:

per cui il caso che stiamo analizzando è quello in cui

Dalla definizione frequentista di probabilità di intersezione come limite della frequenza relativa di intersezione (rapporto fra il numero m di esperimenti in cui avviene l'intersezione e numero n degli esperimenti totali) per infiniti esperimenti:

si deduce che:

ovvero se il numero di esperimenti è abbastanza grande (appartiene ad un intorno di infinito):

Nell'altro caso invece, in cui , il dominio di integrazione è diverso:

dove è il minimo tra e .

quindi la probabilità cambia:

ovvero pi greco è legato più propriamente alla probabilità di non intersezione (1-p):

e secondo un ragionamento analogo a quello compiuto nell'altro caso si stima come:

La stima di Lazzarini

Il matematico italiano Mario Lazzarini realizzò l'esperimento dell'ago di Buffon nel 1901 con 3408 casi totali, ottenendo per π la nota stima 355/113. Questo valore ha precisione superiore a 3×10−7; in effetti, non c'è approssimazione razionale migliore con meno di cinque cifre nel numeratore e denominatore. È un risultato impressionante, ma frutto di almeno un vizio logico.

Lazzarini infatti scelse una spaziatura adimensionale pari a 6/5, per cui la sua stima risultava in generale:

la scelta è assolutamente legittima; il fatto è però che egli volendo ottenere esattamente 355/133, calcolò che doveva ottenere un numero di casi favorevoli:

Naturalmente il numero di casi favorevoli m è sempre intero, quindi non si può ottenere esattamente la stima 355/133 se n non è un multiplo di 213. D'altra parte scegliendo di effettuare solo 213 esperimenti e dicendo di avere ottenuto 113 esiti favorevoli il vizio si palesa molto in fretta. Per camuffare conviene quindi scegliere un multiplo abbastanza alto: in effeti 3408 è 16 volte 213, quindi potrebbe essere stato scelto sulla base del risultato influenzandolo. Senza sapere prima il risultato da ottenere non c'è alcuna ragione per scegliere di effettuare 3408 piuttosto che qualsiasi altro numero di esperimenti.

Come secondo vizio egli ripetè quasi sicuramente la prova finché gli capitò m esattamente pari a 1808, ovvero 16 volte 113: la probabilità di ottenere al primo colpo 1808 con 3408 casi è bassissima. La probabilità di ottenere esattamente il numero di casi favorevoli per farsi tornare i conti è in effetti 1/n, quindi per sperare di ottenerlo effettuando realmente la prova non conviene scegliere un numero troppo alto di casi altrimenti si rischia di buttare via un sacco di tempo in esperimenti che non danno il rapporto voluto prima di arrivare a quello fatale.

Supponendo invece che Lazzarini fosse in buona fede e abbia semplicemente avuto fortuna, scegliendo il numero dei casi senza il vincolo sul risultato da ottenere ed effettuando una sola volta l'esperimento da 3408 casi ottenendo proprio 1808, il vizio riguarda la ripetibilità. Se lui o chiunque altro ripetesse l'esperimento con questa procedura con 3408 casi, quasi sicuramente otterrebbe un numero troppo diverso per potere affermare di avere la precisione sul risultato anche solo di una cifra significativa.

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