Vito Badalamenti: differenze tra le versioni

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Figlio del più noto boss [[Gaetano Badalamenti]], ricercato dal [[1995]] per associazione di tipo mafioso; dal 22 novembre [[2000]] è stato spiccato nei suoi confronti un mandato d'arresto internazionale<ref>[http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=2144&titolo=I%20Lo%20Piccolo%20escono%20dall'elenco%20dei%2030%20latitanti%20piu'%20pericolosi%20d'Italia La Voce]</ref>. Era tra i [[Elenco dei latitanti più pericolosi d'Italia|più pericolosi criminali]] ricercati dalle forze dell'ordine italiane; dal marzo [[2012]] viene tolto dall'elenco per prescrizione della pena.
Figlio del più noto boss [[Gaetano Badalamenti]], ricercato dal [[1995]] per associazione di tipo mafioso; dal 22 novembre [[2000]] è stato spiccato nei suoi confronti un mandato d'arresto internazionale<ref>[http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=2144&titolo=I%20Lo%20Piccolo%20escono%20dall'elenco%20dei%2030%20latitanti%20piu'%20pericolosi%20d'Italia La Voce]</ref>. Era tra i [[Elenco dei latitanti più pericolosi d'Italia|più pericolosi criminali]] ricercati dalle forze dell'ordine italiane; dal marzo [[2012]] viene tolto dall'elenco per prescrizione della pena.


All'inizio della [[seconda guerra di mafia]], Vito Badalamenti lascia Cinisi insieme col padre nel [[1981]], per emigrare prima in Brasile, poi in [[Spagna]], dove viene arrestato insieme col padre per l'affare ''[[Pizza connection]]''. Estradato dalla Spagna verso gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] nel [[1984]], trascorre 4 anni in carcere poiché non paga la cauzione di diversi milioni di dollari. Alla fine del processo, mentre il padre sarà condannato a 45 anni di prigione, sarà assolto da tutte le accuse.<ref>[http://www.fascioemartello.it/binnu-mafia/mafia/palermo-in-aula-leredit-di-don-tano.html Palermo, in aula l'eredità di "don Tano"]</ref>.
All'inizio della [[seconda guerra di mafia]], Vito Badalamenti lascia Cinisi insieme col padre nel [[1981]], per emigrare prima in Brasile, poi in [[Spagna]], dove viene arrestato insieme col padre per l'affare ''[[Pizza connection]]''. Estradato dalla Spagna verso gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] nel [[1985]], trascorre 4 anni in carcere poiché non paga la cauzione di diversi milioni di dollari. Alla fine del processo, mentre il padre sarà condannato a 45 anni di prigione, sarà assolto da tutte le accuse.<ref>[http://www.fascioemartello.it/binnu-mafia/mafia/palermo-in-aula-leredit-di-don-tano.html Palermo, in aula l'eredità di "don Tano"]</ref>.


In [[Italia]], viene condannato a 6 anni di reclusione nell'ambito del processo ''Maxi quater'' a [[Cosa nostra]].
In [[Italia]], viene condannato a 6 anni di reclusione nell'ambito del processo ''Maxi quater'' a [[Cosa nostra]].

Versione delle 22:41, 1 dic 2013

Vito Badalamenti (Cinisi, 29 aprile 1957) è un criminale italiano.

Biografia

Figlio del più noto boss Gaetano Badalamenti, ricercato dal 1995 per associazione di tipo mafioso; dal 22 novembre 2000 è stato spiccato nei suoi confronti un mandato d'arresto internazionale[1]. Era tra i più pericolosi criminali ricercati dalle forze dell'ordine italiane; dal marzo 2012 viene tolto dall'elenco per prescrizione della pena.

All'inizio della seconda guerra di mafia, Vito Badalamenti lascia Cinisi insieme col padre nel 1981, per emigrare prima in Brasile, poi in Spagna, dove viene arrestato insieme col padre per l'affare Pizza connection. Estradato dalla Spagna verso gli Stati Uniti nel 1985, trascorre 4 anni in carcere poiché non paga la cauzione di diversi milioni di dollari. Alla fine del processo, mentre il padre sarà condannato a 45 anni di prigione, sarà assolto da tutte le accuse.[2].

In Italia, viene condannato a 6 anni di reclusione nell'ambito del processo Maxi quater a Cosa nostra.

La stampa lo accredita come latitante all'estero, in Brasile o forse in Australia, da dove continuerebbe a gestire affari con la mafia americana e con quella siciliana.[3][4][5]

Il 30 marzo 2012 la Corte d'Appello di Palermo, presieduta da Gianfranco Garofalo, accoglie il ricorso dei suoi legali Paolo Gullo e Vito Ganci, dichiarando estinta per prescrizione la pena inflittagli[6].

Note

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