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Partito Democratico (Italia): differenze tra le versioni

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Per le [[Elezioni europee 2004|elezioni europee del 2004]] nacque così la lista [[Uniti nell'Ulivo]], composta da Democratici di Sinistra, [[la Margherita]], [[Socialisti Democratici Italiani]] e [[Movimento Repubblicani Europei]]; la lista unitaria raccolse il 31,1% dei voti, eleggendo 25 europarlamentari.

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Partito Democratico
[[File:PD|frameless|center|150x300px]]
Presidentevacante
SegretarioGuglielmo Epifani
Vicesegretariovacante
VicepresidenteIvan Scalfarotto
Marina Sereni
CoordinatoreMaurizio Migliavacca
PortavoceAndrea Orlando
StatoBandiera dell'Italia Italia
SedeVia Sant'Andrea delle Fratte, 16 - 00187 Roma[1]
Fondazione14 ottobre 2007
IdeologiaSocialdemocrazia[2]
Cristianesimo sociale[2]
Progressismo[3]
CollocazioneCentro-sinistra
CoalizioneItalia. Bene Comune
Partito europeonessuno
Gruppo parl. europeoAlleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici
Affiliazione internazionaleAlleanza Progressista
Seggi CameraTemplate:Partito politico/seggi
Seggi SenatoTemplate:Partito politico/seggi
Seggi EuroparlamentoTemplate:Partito politico/seggi[4]
Seggi Consigli regionaliTemplate:Partito politico/seggi
TestataL'Unità[5][6][7][8], Europa
Organizzazione giovanileGiovani Democratici
Iscritti505.072[9] (2012)
ColoriTricolore (bianco, rosso, verde)
Sito webwww.partitodemocratico.it

Il Partito Democratico (PD) è un partito politico italiano di centro-sinistra fondato il 14 ottobre 2007.

Secondo il Manifesto dei Valori, approvato dal partito il 16 febbraio 2008, «il Partito Democratico intende contribuire a costruire e consolidare, in Europa e nel mondo, un ampio campo riformista, europeista e di centro-sinistra, operando in un rapporto organico con le principali forze socialiste, democratiche e progressiste e promuovendone l'azione comune»[10].

Il PD è il maggior partito italiano per numero di voti (dato riferito alle Politiche 2013) e prima forza politica del centro-sinistra. Il 29 luglio 2009, al termine della fase di tesseramento in vista del congresso, il partito annuncia 820.607 iscritti[11] risultando essere il secondo partito europeo per numero di iscritti seguito dalla CDU tedesca[12] e dal PP spagnolo[13].

A livello europeo il PD ha intrapreso un rapporto di stretta collaborazione, senza però aderirvi ufficialmente, con il Partito del Socialismo Europeo, con il quale ha formato il gruppo parlamentare dell'Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici.

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Partito Democratico (Italia).

Le origini

Le prime proposte di un nuovo partito

File:Schema formazione del PD.jpg
Schema della storia dei partiti che hanno dato vita al PD, dall'inizio degli anni '90 al 2008.

Nel 2003 Michele Salvati, deputato eletto nelle liste dei Democratici di Sinistra, in alcuni articoli pubblicati sui quotidiani Il Foglio[14] e la Repubblica[15], delineò un nuovo partito, nato dalla riunione di tutte le correnti riformistiche moderate della storia italiana di cui tanto si è parlato a proposito dell'Ulivo per formare così un partito di sinistra moderata (o centro-sinistra, se si preferisce), con un nome immediato, semplice e fortemente evocativo. L'idea di Salvati fu ripresa tre mesi dopo da Romano Prodi, all'epoca Presidente della Commissione Europea[16].

Per le elezioni europee del 2004 nacque così la lista Uniti nell'Ulivo, composta da Democratici di Sinistra, la Margherita, Socialisti Democratici Italiani e Movimento Repubblicani Europei; la lista unitaria raccolse il 31,1% dei voti, eleggendo 25 europarlamentari.

La lista unitaria si ripresentò anche in 9 delle 14 regioni chiamate al voto alle elezioni regionali del 2005, tenutesi in aprile.

Il 16 ottobre 2005, in vista delle imminenti elezioni politiche del 2006, si tennero le elezioni primarie per scegliere il leader della nuova coalizione di centro-sinistra che riuniva, oltre ai partiti dell'Ulivo, anche la maggior parte delle forze di opposizione alla maggioranza di centro-destra e che prese il nome de L'Unione. I membri della federazione dell'Ulivo (comunemente chiamata anche Fed) sostennero la candidatura di Romano Prodi che, con il 74% dei voti, divenne il candidato Presidente del Consiglio dell'Unione.

Il successo delle primarie convinse anche La Margherita, seppur inizialmente titubante, a presentare una lista unitaria dell'Ulivo insieme ai DS alle politiche del 2006 per l'elezione della Camera dei Deputati, mentre ciascun partito avrebbe corso con il proprio simbolo al Senato. Nella lista unitaria non si presentò tuttavia lo SDI, che preferì partecipare al progetto della Rosa nel pugno, dichiarandosi non interessato alla costituzione di un partito unico di centro-sinistra.

L'evoluzione del progetto ed i congressi di DS e Margherita

Visti il successo della lista unitaria dell'Ulivo alle elezioni del 2006, che alla Camera ottenne il (31,2%), e la vittoria elettorale dell'Unione, seppur con margini ristretti, con la conseguente nomina a Presidente del Consiglio di Romano Prodi, i partiti fondatori della lista decisero di continuare il percorso verso la formazione di un partito unico.

Nacquero numerose associazioni che rivendicarono la partecipazione attiva dei cittadini, anche di quelli non iscritti ad alcun partito, alla formazione del Partito Democratico. Romano Prodi inoltre in prima persona, nel corso del 2006, incaricò tredici personalità di spicco del mondo della cultura e della politica di redigere un Manifesto per il Partito Democratico, documento che venne reso pubblico nel dicembre del 2006.

Il IV congresso DS

Tra il 19 e il 21 aprile 2007 si tenne il IV ed ultimo congresso dei Democratici di Sinistra, caratterizzato da una pluralità di mozioni:

  • Per il Partito Democratico (75,5%), che ricandidava alla segreteria l'uscente segretario Piero Fassino ed era favorevole al processo unitario con La Margherita ed alla fondazione del Partito Democratico;
  • A Sinistra. Per il socialismo europeo (15,1%), che candidava alla segretaria Fabio Mussi ed era espressione del cosiddetto Correntone, contraria alla formazione di un partito unico con i settori moderati della coalizione;
  • Per un partito nuovo. Democratico e socialista (9,4%), che aveva come primi firmatari Gavino Angius e Mauro Zani, i quali richiedevano un legame esplicito al socialismo europeo.

L'elezione alla segreteria di Piero Fassino fu sostanzialmente l'approvazione da parte della base dei DS della creazione del nuovo soggetto politico. Mussi ed il vecchio Correntone annunciarono quindi la propria uscita dai DS e la volontà di costituire un nuovo soggetto, a sinistra del futuro Partito Democratico[17](che poi diverrà il partito Sinistra Democratica. La corrente di Gavino Angius la settimana successiva all'assise congressuale deciderà di abbandonare i DS, vista la non certezza dell'adesione al Partito Socialista Europeo[18].

Il II congresso della Margherita

Anche il II congresso de La Margherita, tenutosi dal 20 al 22 aprile 2007, si svolse con l'obiettivo di dar vita al Partito Democratico, e orientata in tal senso fu l'unica mozione presentata dal Presidente federale del partito Francesco Rutelli.

L'assise della Margherita non presentò le medesime divisioni interne verificatesi nei DS, coerentemente con l'ispirazione unificatrice delle forze di centro-sinistra che il partito di Rutelli ebbe sin dalla sua nascita come lista elettorale nel 2001 e successivamente come partito nel 2002. Le uniche voci critiche vennero da Arturo Parisi, Ministro della Difesa in carica, e da Willer Bordon, che chiesero lo scioglimento delle correnti interne in vista della nascita del PD e che il PD diventasse un vero e proprio partito unico e non una mera federazione di partiti.

Più tardi però, nella fase di preparazione del PD, lo stesso Bordon, l'ex Presidente del consiglio Lamberto Dini e l'ex segretario del PPI Gerardo Bianco decideranno di non aderire al nuovo partito.

Le primarie del 2007 e la vittoria di Veltroni

Il primo atto formale verso la costituzione del nuovo partito venne effettuato il 23 maggio 2007 con la nomina di un Comitato promotore, il Comitato 14 ottobre, così chiamato con riferimento alla data in cui sarebbe stata eletta l'Assemblea costituente del Partito Democratico[19].

Tale comitato, nato con 45 membri, annoverava, oltre ad esponenti di DS e Margherita, anche politici provenienti da esperienze diverse, come l'ex UDC Marco Follini e l'ex SDI Ottaviano Del Turco, allora governatore della Regione Abruzzo, e personalità della società civile, come il giornalista Gad Lerner, il presidente di Slow Food Carlo Petrini e l'esponente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Tullia Zevi[19].

Il comitato è stato criticato sia per la scarsa presenza di donne (poco più di un terzo) sia per la totale assenza di giovani (nessuno dei membri ha meno di 40 anni) dal candidato alle primarie dell'Unione Ivan Scalfarotto e dal Ministro della Difesa Arturo Parisi, uno dei 45[20].

I membri del Comitato promotore

Il Comitato definì le modalità di svolgimento delle primarie per l'elezione dell'Assemblea Costituente Nazionale e delle Assemblee Costituenti Regionali, con i rispettivi Segretari.

Il 31 luglio 2007 il Coordinamento Nazionale delle primarie ufficializzò le candidature alla carica di Segretario Nazionale del PD: Mario Adinolfi, Rosy Bindi, Pier Giorgio Gawronski, Jacopo G. Schettini, Enrico Letta e Walter Veltroni. La candidatura di Schettini fu successivamente apparentata a quella di Gawronski. Vennero inoltre presentate delle liste di candidati all'assemblea costituente del PD, collegate ad uno dei candidati alla segreteria.

Alle elezioni costituenti di domenica 14 ottobre 2007 si registrò una partecipazione superiore alle aspettative con 3.554.169 voti validi[21].

Le prime elezioni primarie del PD, il 14 ottobre 2007: (da sinistra) Schettini, Letta, Bindi, Prodi, Veltroni e Adinolfi.

Le liste collegate a Walter Veltroni (Democratici con Veltroni, Ambiente, Innovazione, Lavoro., A Sinistra per Veltroni ed altre liste locali) ottennero complessivamente il 75,82%, decretando automaticamente l'elezione di Veltroni a Segretario Nazionale del PD, avendo superato il 50% dei voti validi. La lista Con Rosy Bindi democratici, davvero ricevette il 12,83%, i Democratici per Enrico Letta l'11,02% mentre la lista in appoggio di Adinolfi (Generazione U) e quelle in appoggio di Gawronski (Il coraggio di cambiare e Noi per il Partito Democratico) riuscirono ad eleggere solo i due candidati alla segreteria ottenendo rispettivamente lo 0,17% e lo 0,07%[21].

L'Assemblea costituente

Sabato 27 ottobre 2007 avvenne la prima riunione dell'Assemblea Costituente Nazionale del Partito Democratico a Milano, presso la Fieramilano. I delegati erano 2.858, eletti attraverso liste bloccate formate col criterio dell'alternanza uomo-donna. Romano Prodi, fondatore dell'Ulivo, nonché Premier allora in carica, fu eletto primo Presidente dell'Assemblea.

Nella riunione di insediamento venne formalizzata l'elezione di Veltroni a primo Segretario Nazionale. Al termine l'assemblea approvò un dispositivo proposto da Veltroni, che fra le altre cose stabiliva la nomina di Dario Franceschini a Vice Segretario Nazionale del partito e di Mauro Agostini a Tesoriere Nazionale[22].

Vennero poi costituite, all'interno dell'assemblea, tre commissioni di 100 componenti ciascuna (con rappresentanza di delegati di tutte le liste proporzionale alla composizione totale dell'assemblea) che dovevano redigere rispettivamente lo Statuto, il Manifesto dei Valori ed il Codice Etico nazionali del partito. Stante la struttura federale del PD, analoghi documenti a livello regionale vennero redatti da parte delle Assemblee Costituenti Regionali.

Il 4 novembre 2007 il segretario Veltroni nominò la segreteria del PD, con 17 membri di cui 9 donne (la maggioranza)[23]. Il 7 novembre 2007 fu eletto capogruppo del PD alla Camera dei deputati Antonello Soro[24], che sostituì Dario Franceschini fino ad allora capogruppo dell'Ulivo, mentre al Senato della Repubblica venne confermata la capogruppo dell'Ulivo Anna Finocchiaro.

Nel mese di novembre si insediarono le Assemblee Costituenti Regionali, che elessero i rispettivi Presidenti e formalizzarono l'elezione dei Segretari Regionali. Sempre a novembre, si insediarono delle Assemblee Provinciali provvisorie (formate dai delegati alle Assemblee Costituenti Regionali e Nazionale territorialmente competenti), ciascuna delle quali scelse il proprio Presidente ed un coordinatore provinciale, pure essi pro tempore.

Tra la fine del 2007 e i primi mesi del 2008 avvenne il radicamento territoriale del partito. In ciascun comune vennero richiamate le assemblee degli elettori del 14 ottobre, per costituire i Circoli territoriali del PD. Ciascun Circolo elesse il proprio Coordinamento ed i propri delegati per le Assemblee Cittadina (ove nello stesso comune fossero presenti più Circoli territoriali) e Provinciale. Le Assemblee Provinciali e Cittadine così formate elessero nei giorni successivi i rispettivi Presidenti ed i Segretari Provinciali e Cittadini. Inoltre all'interno di ciascun Circolo territoriale il Coordinamento elesse il Coordinatore del Circolo (che coincide col Segretario Cittadino nei comuni ove fosse costituito un solo Circolo territoriale).

Nella seconda riunione dell'Assemblea Costituente Nazionale, sabato 16 febbraio 2008 a Roma, vennero approvati lo Statuto, il Manifesto dei Valori ed il Codice Etico. Lo statuto prevedeva tra l'altro la possibilità di costituire, accanto ai Circoli territoriali, anche dei Circoli ambientali (nei luoghi di lavoro o di studio) e dei Circoli on line. Venne fissata per l'ottobre 2009 la data della prima convenzione del PD, con il rinnovo di tutte le cariche nazionali e regionali, che successivamente avranno invece mandato quadriennale.

La sede ed il simbolo

Il 9 novembre venne inaugurata la sede nazionale del PD, a Roma in Piazza Sant'Anastasia, nei pressi del Circo Massimo.

Il 21 novembre il PD presentò il suo nuovo simbolo tricolore, elaborato dal grafico venticinquenne molisano Nicola Storto. Per Ermete Realacci, responsabile della comunicazione del partito, «il simbolo assume su di sé l'identità nazionale con molta forza. Infatti, i tre colori rispondono a tre tradizioni diverse dell'Italia. Il verde è la tradizione laica e ambientalista, il bianco è il solidarismo cattolico, il rosso è il colore del lavoro e del socialismo. Il risultato è una sintesi molto forte». La definizione e l'idea di partito verde-bianco-rosso nel segno delle anime del PD e della bandiera nazionale venne coniata per la prima volta dal candidato alla segretaria nazionale Jacopo G. Schettini in una lettera aperta pubblicata dal sito del PD il 5 settembre, ed è il titolo della sua candidatura presentata dal primo numero del periodico ufficiale del PD.

La segreteria Veltroni

Il PD nel Governo Prodi II

Appena sorto, il Partito Democratico assunse immediatamente il ruolo di maggiore forza politica all'interno del secondo Governo Prodi. Il segretario Walter Veltroni intuì rapidamente la necessità di avviare un dialogo con le varie forze politiche per la creazione di importanti riforme, ritenute necessarie per la modernizzazione dello Stato. L'11 novembre Veltroni lanciò una nuova proposta di legge elettorale elaborata dal costituzionalista Salvatore Vassallo[25], nell'ambito di una riforma che coinvolgesse anche i regolamenti parlamentari e la Costituzione, dando l'appoggio del PD alla proposta di revisione costituzionale al vaglio della Camera dei Deputati[26].

Nei giorni successivi, si assistette alla fine della Casa delle Libertà, coalizione di opposizione: il Governo Prodi II, la cui caduta era stata data per certa al Senato da Silvio Berlusconi agli alleati[27], tra il 14 e il 15 novembre passò indenne il delicato passaggio della Finanziaria a Palazzo Madama[28]. A seguito di questo fatto, la Lega Nord, l'UDC e soprattutto Alleanza Nazionale rivolsero pesantissime critiche a Forza Italia e raccolsero l'invito di Veltroni ad approvare insieme alcune riforme istituzionali. A stretto giro, lo stesso Berlusconi abbandonò il rifiuto di ogni dialogo con la maggioranza e si dichiarò disposto a discutere con Veltroni di legge elettorale, annunciando la fine della sua difesa al bipolarismo ed il gradimento per il sistema proporzionale.

A fine novembre, dopo il fallimento della spallata della Casa delle Libertà (termine giornalistico per indicare i tentativi di Berlusconi di far cadere il Governo Prodi II), la coalizione di centro-destra sembrò frantumarsi in uno scontro tra Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini da una parte, e Silvio Berlusconi dall'altra[29]. Ormai rassegnati all'idea che la caduta del governo non fosse imminente, tutti i partiti dell'opposizione accettarono dunque (pur con motivazioni diverse) la proposta di dialogo sulle riforme lanciata con forza da Veltroni e Franceschini.

Il segretario del PD incontrò quindi, in rapida successione, i leader della maggioranza e dell'ex CdL per discutere e cercare di trovare un accordo su una nuova legge elettorale, sulla riforma dei regolamenti parlamentari e della parte II della Costituzione.

La caduta del Governo Prodi e la campagna elettorale 2008

Lo stesso argomento in dettaglio: Elezioni politiche italiane del 2008.
Walter Veltroni a Trento per la campagna elettorale 2008

La riforma della legge elettorale che si stava delineando mirava alla creazione di un sistema sostanzialmente bipartitico e avrebbe dunque tenuto fuori dal parlamento i partiti più piccoli. Il leader del PD Walter Veltroni, inoltre, dichiarò che quando si sarebbe andati alle elezioni, qualunque legge elettorale fosse stata in vigore, il PD si sarebbe presentato da solo, senza stringere alleanze con nessun altro partito politico in quanto il partito aveva una "vocazione maggioritaria"[30] (circostanza che non si sarebbe poi verificata in quanto alle elezioni del 2008 il PD si alleò con l'Italia Dei Valori).

A seguito di questa dichiarazione, raccontò lo stesso Romano Prodi, Clemente Mastella, a capo della piccola formazione dell'Udeur, temendo di rimanere fuori dal parlamento innescò una crisi di governo. Il 24 gennaio 2008 il Governo Prodi venne così sfiduciato al Senato.[31]

Il PD di Veltroni appoggiò il tentativo di formare un governo attorno ad una convergenza fra le forze politiche sulla riforma elettorale, affidato dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano al Presidente del Senato Franco Marini. Tuttavia il tentativo non riuscì per la ferma opposizione del centro-destra, ora ricompattato dalla prospettiva di una vittoria elettorale imminente.

Nei giorni successivi allo scioglimento delle Camere, il PD scelse di formare le sue alleanze esclusivamente su base programmatica, il che si risolse con l'esclusione di ogni apparentamento con la Sinistra Arcobaleno e con, invece, la formazione di una coalizione con l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro che inizialmente propose di formare gruppi parlamentari unici dopo le elezioni[32], ma cambiò in seguito idea[33]. Si giunse anche ad un accordo con i Radicali italiani, che implicò l'inserimento di alcuni loro esponenti nelle liste del PD; nonostante gli sforzi, non si giunse a un accordo con il Partito Socialista, il quale non accettò di rinunciare al suo simbolo per inserire suoi esponenti nelle liste del PD, presentando così una lista separata indipendente.

Dopo la presentazione delle liste ufficiali dei candidati scoppiò una polemica interna al Partito a causa di alcune esclusioni eccellenti. L'esclusione di Ciriaco De Mita e quella di Giuseppe Lumia, ex Presidente della Commissione Antimafia, furono motivate dall'esigenza di partito di non candidare persone con più di tre legislature. A questa regola generale si sono fatte 32 deroghe per i cosiddetti big del partito[34], tra cui Walter Veltroni.

Altre polemiche sorsero per la presunta scarsità di candidature femminili con buone possibilità di successo[35].

Infine i Radicali Italiani hanno sostenuto che Veltroni non abbia dato corso al patto siglato: agli occhi della dirigenza Radicale, infatti, non tutte le nove candidature radicali avrebbero l'elezione garantita[36] e, anche se i nove candidati risultarono poi tutti eletti, la dirigenza radicale sostenne che ciò fu possibile solo grazie all'inaspettata esclusione della Sinistra Arcobaleno dalla ripartizione dei seggi[37]. Gianfranco Pasquino, criticando il trattamento subito dai Radicali, ha dichiarato: «Le liste del Partito Democratico, redatte secondo principi di marketing e di rappresentanza settorializzata, "ma anche", burocratico-partitocratica, sono già di per sé pessime.»[38]

Politiche 2008 e l'opposizione

Veltroni (al centro), Antonello Soro (a sinistra) e Anna Finocchiaro (a destra) al Quirinale per le consultazioni post-elettorali del 2008.

Alle elezioni politiche del 2008 PD e Italia dei Valori raccolgono complessivamente il 37,546%[39] dei consensi alla Camera, contro il 46,811% della coalizione Il Popolo della Libertà, Lega Nord e Movimento per l'Autonomia guidata da Silvio Berlusconi, e il 38,010%[40] al Senato, contro il 47,320% della coalizione avversaria. Singolarmente il Partito Democratico ha ottenuto rispettivamente il 33,17% e il 33,69% dei suffragi.

Il 16 aprile 2008 viene resa nota una lettera risalente al precedente 23 marzo, giorno di Pasqua, in cui Romano Prodi informava il Segretario Veltroni di voler abbandonare l'incarico di Presidenza dell'Assemblea per fare spazio da una nuova generazione di dirigenti[41].

La crisi del partito

Dopo le elezioni regionali sarde del 14-15 febbraio 2009, dove Renato Soru, governatore uscente e uomo di punta del PD, viene sconfitto dal candidato del PdL Ugo Cappellacci, in considerazione di questo e di altri risultati negativi del partito in consultazioni elettorali precedenti e le forti critiche alla sua gestione, Veltroni si dimette dalla carica di Segretario[42].

Viene riunita sabato 21 febbraio l'Assemblea Nazionale, chiamata a decidere come uscire dal momento di difficoltà e quale strada intraprendere. Si fronteggiano due linee: da una parte chi vuole andare subito a primarie, a cui far seguire un congresso per lanciare una nuova fase del partito, cambiando profondamente le leadership della classe dirigente del Partito e propone alla segreteria temporaneamente Arturo Parisi; dall'altra parte coloro i quali ritengono sia dannoso aprire la fase congressuale in quel momento, data la vicinanza delle elezioni europee, preferendo confermare alla guida del Partito il vicesegretario di Veltroni, Dario Franceschini. Nel frattempo, l'ex Ministro Pier Luigi Bersani rende pubblica la sua intenzione di correre alle future primarie del PD in vista della Convenzione di ottobre 2009, ipotesi in un primo tempo ventilata anche dall'ex candidato alla Segreteria nel 2007 Jacopo Schettini Gherardini. All'Assemblea dei circoli del PD tenutasi nel marzo 2009 è salita alla ribalta[43], col suo applauditissimo intervento, Debora Serracchiani, segretario comunale per il partito a Udine.

Verso il Congresso: Franceschini segretario

Dario Franceschini

Convocata dopo le dimissioni di Veltroni, l'Assemblea Nazionale presieduta da Anna Finocchiaro, essendo vacante la carica di Presidente del PD, ha eletto, con 1.047 preferenze, Dario Franceschini nuovo Segretario nazionale del Partito, contro i 92 voti raccolti da Arturo Parisi[44].

Il nuovo Segretario, eletto con il compito di portare il partito alle elezioni Europee ed al Congresso di autunno, annuncia di volere cominciare una nuova fase nel Partito, basata su inedite e giovani personalità, caratterizzata da un'opposizione più ferma al Governo (puntando soprattutto sul tema della crisi economica e finanziaria in atto), mettendo da parte i capibastone e coinvolgendo maggiormente amministratori locali e dirigenti territoriali.

Con l'elezione di Franceschini, sono decaduti gli organi direttamente nominati da Veltroni, in primis il Governo ombra. Sono stati poi nominati una nuova segreteria e nuovi responsabili per tematiche politiche[45].

Le elezioni europee del 2009

La prima importante sfida che il nuovo segretario si trova ad affrontare è quella delle elezioni europee del 2009. Il nodo sulla collocazione europea è stato sciolto ufficialmente solo dopo le votazioni, sebbene Piero Fassino avesse già proposto di formare una federazione con il PSE che abbia dato luogo ad un unico gruppo nel Parlamento europeo, il quale contenga tutte le forze progressiste europee[46].

La campagna del PD si è basata sulla rivendicazione della sua identità europeista; inoltre tiene banco la denuncia del particolare approccio alla consultazione elettorale scelto da Silvio Berlusconi, il quale corre in tutte le circoscrizioni elettorali pur essendo incompatibile per quella carica in quanto deputato alla Camera e Presidente del Consiglio dei ministri, opponendogli candidati che siederanno effettivamente all'Europarlamento in caso di elezione.

Alle elezioni del 2009 il Partito Democratico ha ottenuto il 26,1% dei voti, perdendo circa il 7% dei consensi rispetto alle politiche del 2008 (nel corso delle quali il PD comprendeva anche i Radicali, mentre alle europee del 2009 questi avevano una propria lista che ha raggiunto il 2,4%).

La segreteria Bersani

La corsa per la segreteria

Pier Luigi Bersani

La Direzione Nazionale del partito fissa il nuovo congresso («convenzione» secondo lo statuto del partito) all'11 ottobre del 2009 e le nuove elezioni primarie per il 25 ottobre[47].

Inizialmente il Segretario uscente Dario Franceschini non si era espresso sulla possibilità di ricandidarsi alla guida del partito[48], ma il 24 giugno annuncia ufficialmente la sua candidatura per il Congresso e per le primarie[49].

A sua volta, l'ex Ministro dello Sviluppo Economico Pier Luigi Bersani annunciò la sua candidatura ricevendo l'appoggio di D'Alema[50].

Il 4 luglio, infine, il chirurgo Ignazio Marino confermò a sua volta di voler correre per la segreteria, sostenuto in prima linea da Giuseppe Civati.

Il 23 luglio il Comitato per il Congresso ufficializzò quattro candidature: quelle di Pier Luigi Bersani, Dario Franceschini, Ignazio Marino e Amerigo Rutigliano. Il 28 luglio, però, proprio quest'ultima candidatura viene respinta dallo stesso Comitato, poiché delle 1542 firme presentate dal candidato, 500 sono risultate appartenenti a persone non iscritte al PD[51]. Il giorno successivo la Commissione Nazionale per il Congresso annunciò anche che la quota degli iscritti che prendono parte alla prima fase congressuale è di 820.607[11].

I risultati definitivi dei congressi nei circoli vennero divulgati l'8 ottobre dalla Commissione Nazionale: Pier Luigi Bersani ottenne 255 189 voti pari al 55,13%, seguito da Dario Franceschini con 171 041 voti pari al 36,95% e da Ignazio Marino con 36 674 voti pari al 7,92%.

Tutti e tre i candidati furono quindi ammessi a partecipare alle elezioni primarie del 25 ottobre 2009. Fu confermata in questa occasione un'ampia partecipazione popolare (3.067.821 votanti), che sostanzialmente confermò l'esito della Convention, dando la vittoria a Pier Luigi Bersani.

La nuova assemblea nazionale elesse il 7 novembre 2009 Rosy Bindi come suo presidente[52], dopo un lungo periodo di vacanza della carica in seguito alle dimissioni di Prodi. Lo stesso giorno furono eletti vicepresidenti dell'Assemblea del partito Ivan Scalfarotto e Marina Sereni e vicesegretario Enrico Letta.

L'uscita dal partito di Rutelli

Francesco Rutelli ed altri esponenti del PD, già da tempo critici nei confronti di un partito a loro dire mai nato, prendono atto della vittoria di Bersani, ma lasciano il partito. Secondo Rutelli, con Bersani si andrebbe verso un partito democratico di sinistra. (...) la promessa, dunque, non è mantenuta: non c'è un partito nuovo, ma il ceppo del PDS con molti indipendenti di centro-sinistra[53]. Così il 27 ottobre Rutelli annuncia che occorre iniziare un percorso diverso, con persone diverse[54], e il giorno dopo fonda l'associazione Cambiamento e Buongoverno insieme a Massimo Cacciari, Giuliano da Empoli, Lorenzo Dellai, Linda Lanzillotta, Vilma Mazzocco, Roberto Mazzotta, Andrea Mondello, Bruno Tabacci, Elvio Ubaldi e Giuseppe Vita[55][56]. Inutile fino all'ultimo il tentativo di D'Alema per una riconciliazione[57].

Il 17 aprile 2010 anche il MRE di Luciana Sbarbati ha lasciato il PD[58].

Prospettiva di alleanza con l'UdC

Il leader dell'Unione di Centro, Pier Ferdinando Casini, il 12 dicembre 2009 si è detto disponibile alla costituzione di una coalizione con il Partito Democratico e con l'Italia dei Valori nel caso in cui si verificassero elezioni politiche anticipate. L'obiettivo sarebbe la costruzione di un fronte democratico volto ad opporsi alla coalizione PDL-Lega e a difendere i principi costituzionali e le istituzioni repubblicane, che rischierebbero di essere compromesse. Ciò accadde a seguito di una dichiarazione del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi[59][60][61].

La proposta è stata accettata dal segretario Pier Luigi Bersani[62] ed ha trovato anche l'adesione del segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, che potrebbe dare solo l'appoggio esterno alla coalizione PD-UDC[63].

L'alleanza con i centristi si è realizzata in occasione delle elezioni regionali del 2010 in alcune delle regioni chiamate al voto: in Liguria, Basilicata, Marche e Piemonte. Saltato invece l'accordo nel Lazio, dove Casini ha preferito appoggiare la Polverini per il PdL anziché Emma Bonino, candidata dai Radicali e che ha provocato il 14 gennaio 2010 l'abbandono dei deputati Enzo Carra e Renzo Lusetti. Il 14 febbraio, invece, annuncia la sua adesione all'UdC la deputata Paola Binetti[64]. L'alleanza è stata riproposta dal leader centrista anche nelle settimane successive all'aggressione subita da Berlusconi[65].

Tale proposta è stata accantonata con la nascita della coalizione Nuovo Polo per l'Italia definita dai giornali come Terzo Polo formata dai partiti di centro e centro-destra Unione di Centro, Futuro e Libertà per l'Italia, Alleanza per l'Italia e Movimento per l'Autonomia[66].

Le amministrative 2011 ed i 4 referendum

In occasione delle elezioni amministrative del 15-16 maggio 2011, il partito in ventuno dei trenta comuni capoluogo e in sette delle undici province chiamate al voto stipula un accordo elettorale con l'Italia dei Valori e Sinistra Ecologia Libertà, sancito poi nel settembre successivo e accordo della foto di Vasto[67]; si presenta invece staccato da uno o da tutti e due i partiti nei comuni di Napoli, Novara, Rovigo, Pordenone, Grosseto, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Carbonia, e nelle province di Vercelli, Macerata, Campobasso e Reggio Calabria. Va sottolineato che a Milano e Cagliari decide di sostenere un candidato espressione di Sinistra Ecologia Libertà, in base agli esiti delle primarie di coalizione che hanno decretato la sconfitta del candidato ufficiale del partito[68][69], mentre a Salerno il sindaco uscente De Luca decide di continuare a presentarsi solamente con liste civiche e quindi, anche se alla fine la coalizione viene aperta a Sinistra Ecologia Libertà e Partito Socialista Italiano, in accordo con il partito, il simbolo non viene presentato. Tale tornata elettorale segna una netta rivincita della coalizione di centro-sinistra in molte delle città chiamate alle urne; analogo esito nelle provincie, dove il PD e i suoi alleati registrano la vittoria in sette province su undici[70].

Ai referendum del 12-13 giugno, il Partito Democratico si dimostra a favore del per tutti e quattro i quesiti posti[71], agendo quindi in sintonia con gli altri partiti di centro-sinistra. Il risultato vede una netta affermazione dei sì, e quindi l'abrogazione di tutte e quattro le norme sottoposte a referendum[70].

Le dimissioni di Berlusconi e l'appoggio a Monti

L'8 novembre 2011, dopo che la Camera dei deputati aveva approvato con 308 voti a favore il Rendiconto generale dello Stato, il presidente Silvio Berlusconi, prendendo atto del venir meno della maggioranza assoluta della sua coalizione di governo alla Camera, in serata, tenendo un colloquio con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, annuncia di rimettere il mandato al Capo dello Stato dopo l'approvazione della Legge di stabilità[72].

Le dimissioni vengono formalizzate il 12 novembre ed il giorno successivo Bersani esprime il proprio sostegno nell'eventuale, poi diventato certo, esecutivo guidato dal professor Mario Monti, dicendo che, con la crisi economica in atto, fosse necessario un governo dal forte profilo tecnico volto a ridare slancio all'economia facendo le riforme necessarie[73][74].

Nel partito però nascono malumori sull'appoggio al governo tecnico: ai montiani Francesco Boccia, Paolo Gentiloni e Pietro Ichino si contrappongono gli antimontiani Stefano Fassina, Cesare Damiano e Matteo Orfini; una linea equilibrata viene tenuta dai bersaniani Vasco Errani, Rosy Bindi, Anna Finocchiaro ed Enrico Letta[75]. Gli antimontiani però hanno sempre assicurato il proprio appoggio a Monti[76].

Elezioni politiche e regionali 2013

Le primarie per il candidato Premier e per i candidati al Parlamento

Lo stesso argomento in dettaglio: Elezioni primarie di Italia. Bene Comune del 2012.

Domenica 25 novembre 2012 si sono svolte le elezioni primarie della coalizione di centro-sinistra Italia. Bene Comune per l'individuazione del leader che guiderà la coalizione formata da PD, PSI e SEL alle consultazioni elettorali del 24-25 febbraio 2013. I candidati del PD erano il segretario in carica Bersani, la consigliera regionale veneta Laura Puppato ed il sindaco di Firenze Matteo Renzi; hanno partecipato anche Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia e presidente di SEL, e Bruno Tabacci, assessore al bilancio del comune di Milano e deputato di Alleanza per l'Italia.

Il primo turno delle primarie si è svolto il 25 novembre 2012 ed ha registrato l'affluenza al voto di più di 3 milioni di elettori; Bersani ha ottenuto il primo posto con il 44,9% dei consensi (1.395.096 voti), contro il 35,5% di Renzi (1.104.958), seguono Vendola con il 15,6% (485.689), Puppato al 2,6% (80.628) e Tabacci all'1,4% (43.840)[77]. Domenica 2 dicembre si è svolto il ballottaggio tra i due candidati più votati; Bersani ha ottenuto il 60,9% dei voti (1.706.457) contro il 39,1% di Renzi (1.095.925)[78]. Pertanto Bersani è stato il candidato premier del centro-sinistra alle elezioni politiche italiane del 2013.

Il 29 e 30 dicembre 2012 il PD ha svolto le primarie per la scelta del 90% dei candidati parlamentari che sono andati a comporre le liste in vista delle elezioni politiche, mentre il restante 10% (in genere inseriti come capilista) è stato composto da personalità stabilite direttamente dal segretario Pier Luigi Bersani. Hanno partecipato, in quest'occasione, 1,2 milioni di persone. Sempre il 29 dicembre è stato presentato lo slogan della campagna elettorale: L'Italia Giusta[79].

I risultati elettorali

Enrico Letta, vicesegretario del Partito Democratico, nel 2013 è il primo esponente del PD a ricoprire l'incarico di presidente del consiglio nell'omonimo governo.

Alla Camera il PD ha ottenuto il 25,4% dei voti in Italia, che sommati con i voti delle circoscrizioni estere ne fanno il primo partito. Anche al Senato è il primo partito con il 27,4%. Alla Camera la coalizione di centro sinistra ottiene il premio di maggioranza con il 29,6%, mentre al Senato il 31,6% ottenuto non consente di avere un numero di senatori sufficiente a formare un governo[80][81]. Nel complesso il PD perde quasi 4 milioni di voti rispetto alle precedenti Elezioni Politiche del 2008, quando invece ottenne 12 milioni di consensi[82].

Le dimissioni di Pier Luigi Bersani e Rosy Bindi

Il 19 aprile 2013, dopo la mancata elezione di Franco Marini e Romano Prodi a Presidente della Repubblica nonostante la loro scelta come candidati ufficiali del partito, Rosy Bindi si dimette con effetto immediato dalla carica di presidente del PD. Poco dopo, anche Pier Luigi Bersani annuncia la propria intenzione di dimettersi da segretario, con effetto a partire dall'elezione del nuovo Capo dello Stato[83][84]. Il giorno dopo, 20 aprile, Giorgio Napolitano viene rieletto Presidente: le dimissioni di Bersani diventano operative e contestualmente si dimette l'intera Segreteria Nazionale[85].

Il Governo Letta

Lo stesso argomento in dettaglio: Governo Letta.

Dopo le difficoltà incontrate dal mandato esplorativo di Bersani, e le sue successive dimissioni, l'incarico di formare il governo è stato affidato ad Enrico Letta, esponente del Partito Democratico, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 24 aprile 2013. Letta riesce a formare in pochi giorni una maggioranza formata dal PD, dal PDL e da Scelta Civica. Il Governo Letta è il 62º della Repubblica Italiana, il primo della XVII Legislatura, in carica a partire dal 28 aprile 2013, giorno in cui ha prestato giuramento. La fiducia è stata ottenuta sia alla Camera che al Senato, rispettivamente il 29 e il 30 aprile.

La segreteria Epifani

Guglielmo Epifani

L'attuale segretario del Partito è l'onorevole Guglielmo Epifani, eletto l'11 maggio 2013 dall'assemblea del partito con 458 voti, pari all'85,8% dei voti validi, su 534.[86]

Correnti

Lo stesso argomento in dettaglio: Correnti del Partito Democratico (Italia) e Centro-sinistra.

L'articolo 30 dello Statuto del partito recita che il PD ai sensi dell'articolo 18 della Costituzione, favorisce la libertà e il pluralismo associativo e stabilisce rapporti di collaborazione con fondazioni, associazioni ed altri istituti, nazionali ed internazionali, a carattere politico-culturale e senza fini di lucro, garantendone e rispettandone l'autonomia; Tali fondazioni, associazioni ed istituti vengono considerati strumenti per la divulgazione del sapere, il libero dibattito scientifico, la elaborazione politico-programmatica e le loro iniziative «non sono soggette a pareri degli organi del Partito Democratico.

Per tale motivo diversi esponenti nel PD hanno subito promosso fondazioni e associazioni o hanno rilanciato quelle che già preesistevano al partito. L'attività febbrile intorno alle fondazioni democratiche ha fatto sì che da più parti si parlasse di vera e propria attività correntizia più o meno occulta. Non è ancora dato di parlare di correnti in senso classico, e del resto uno stesso esponente democratico può essere iscritto a più fondazioni e associazioni, così come quest'ultime spesso iscrivono anche soggetti esterni al PD quando non iscritte ad altri partiti.

Le correnti sono suddivise per matrice ideologica. Non va tuttavia dimenticato il ruolo di Area Democratica come luogo di coordinamento delle correnti che hanno sostenuto la candidatura di Dario Franceschini alle primarie del 2009.

Area socialdemocratica

Lo stesso argomento in dettaglio: Socialdemocrazia.

L'area socialdemocratica del Partito Democratico si rifà alla precedente esperienza dei Democratici di Sinistra, del Partito Democratico della Sinistra e prima ancora del Partito Comunista Italiano. Nel partito vi sono anche modesti spezzoni del Partito Socialista Italiano. L'area socialdemocratica rappresenta la maggioranza del partito e rivendica l'inserimento del partito all'interno dell'Internazionale Socialista e del Partito Socialista Europeo per rivendicare la natura di sinistra del partito. È rappresentata dalle seguenti correnti:

Area cristiano-sociale

Lo stesso argomento in dettaglio: Cristianesimo sociale.

L'area cristiano-sociale comunemente definita come "cattolica-democratica" trae la sua origine dal partito centrista de La Margherita e prima ancora dalla esperienze della sinistra della Democrazia Cristiana e da altre esperienze centriste passate. L'area rivendica una maggiore rappresentanza del cattolicesimo sociale all'interno del partito rivendicandone un ruolo fondamentale nel centro sinistra a cui ha contribuito alla sua nascita ai tempi de L'Ulivo. L'area si oppone all'adesione al Partito del Socialismo Europeo e alla Internazionale Socialista. Le correnti di riferimento sono:

Area liberale

Lo stesso argomento in dettaglio: Cristianesimo liberale e Liberalismo sociale.

I componenti di questa area rivendicano la presenza di una componente liberale all'interno del partito.

Area ecologista

Lo stesso argomento in dettaglio: Ecologismo.

Ideologia

Il Partito Democratico è un partito politico che ispira alle grandi culture politiche che costituiscono oggi il centro-sinistra ossia la socialdemocrazia e il cristianesimo sociale con una certa influenza del pensiero socio-liberale ed ecologista. I valori del partito sono formati dalla cultura del repubblicanesimo, il rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana, del Risorgimento e della Resistenza. I partiti della cosiddetta "Prima Repubblica" e le loro relative culture e posizionamenti politici di riferimento per il PD sono quelli che componevano l'intero arco costituzionale.

Forte è la connotazione europeista del partito e l'influenza del Partito Democratico degli Stati Uniti e del liberalismo americano. Scopo del partito è di creare un nuovo centro-sinistra anche a livello europeo comprendendo anche esperienze politiche che non necessariamente provengano dalla tradizione socialista e socialdemocratica[88][89][90][91].

Posizioni sui diritti civili e sui matrimoni gay

L'area laica del PD accetta i diritti civili ed è contro ogni forma di omofobia e transfobia. Ivan Scalfarotto e i suoi sostenitori sono apertamente a favore di questi "diritti", e battendosi per i diritti civili degli omosessuali sono l'unico gruppo del Partito Democratico a favore dei diritti degli omosessuali. Ci sono state anche molte polemiche a questo proposito contro Rosy Bindi, la quale non avrebbe mai votato a favore di qualsiasi legge che preveda i matrimoni omosessuali, e di Paola Binetti, poi passata all'Unione di Centro anche per le sue posizioni sull'omosessualità.

Paola Binetti ha abbandonato il Partito Democratico, aderendo nel febbraio 2010 all'Unione di Centro di Pier Ferdinando Casini[92]. Anna Paola Concia, invece, nel maggio 2011 ha presentato una proposta di legge, chiamata "Legge Concia" oppure "Legge contro L'omofobia", per cui la Camera ha votato la pregiudiziale di costituzionalità il 26 luglio 2011, approvandola con 293 favorevoli e 250 contrari. Il PD votò compatto contro la pregiudiziale.

Il 14 luglio 2012 nell'Assemblea nazionale del partito la stragrande maggioranza del PD vota per un documento che prevede un riconoscimento delle unioni civili, ma non dei matrimoni gay. La presidente dei democratici Bindi non ha, invece, messo ai voti l'ordine del giorno che prevedeva il pronunciamento sui matrimoni tra coppie omosessuali. Forte è stato lo scontro tra i laici (tra cui Paola Concia, Ivan Scalfarotto, Enrico Fusco, Sandro Gozi e Ignazio Marino) e l'area cattolica[93].

La collocazione europea

Lo stesso argomento in dettaglio: Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici.

La collocazione europea è stato uno dei principali nodi da sciogliere per il Partito Democratico, diviso tra un'anima di matrice socialdemocratica e un'altra cattolico-riformista: gli ex-DS, infatti, facevano parte del Partito Socialista Europeo, mentre la Margherita nel 2004 aveva fondato un Partito Democratico Europeo che siedeva nell'area liberaldemocratica.

Tra le maggiori preoccupazioni, specularmente delle minoranze diessine e dell'ala popolare della Margherita, c'era l'idea di rinuncia delle proprie identità storiche in un progetto che potrebbe condurre ad avere un partito senza identità ideologiche oppure l'appiattimento delle varie aree sulle posizioni di una sola. Quello della collocazione europea è il motivo che ha indotto la minoranza DS guidata da Gavino Angius (in seguito rientrato) a non aderire al partito, sostenendo appunto che mancasse un richiamo forte del partito all'appartenenza al PSE.

A tal proposito, il PSE, nel 7º congresso[94] tenuto a Oporto, ha modificato il proprio statuto definendosi come forza politica aperta a tutti i partiti europei "di ispirazione socialista, progressista e democratica", prospettando la possibilità di un allargamento a partiti e movimenti progressisti che non provengono necessariamente dallo storico campo del socialismo europeo. Tale modifica è stata considerata un'apertura nei confronti delle istanze avanzate dalla Margherita in Italia, anche se il partito ha rimarcato di non volere che il PD aderisca tout-court al PSE, semmai che intraprenda con esso un rapporto di collaborazione nell'alveo di un nuovo centro-sinistra europeo[95].

In questa direzione va anche la posizione di Romano Prodi che, in sede di Assemblea Costituente, ha sostenuto che sarà l'Italia ad anticipare l'Europa nella creazione di un contenitore delle forze progressiste e democratiche. In sede europea, infatti, i parlamentari europei del PD hanno mantenuto inizialmente la loro collocazione originaria (divisi tra PSE e ALDE) fino alle elezioni europee del 2009: solo in seguito è stata stabilita una collocazione unitaria. La scelta si è realizzata nel non aderire tout-court al PSE, bensì creando un gruppo unico in sede del Parlamento europeo con esso, chiamato prima Alleanza dei Socialisti e dei Democratici per l'Europa (ASDE) e poi Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D)[96]. Alcuni membri della delegazione italiana del Gruppo S&D, tra cui Sergio Cofferati[97] e Leonardo Domenici[98] già membri del comitato promotore del nuovo partito, hanno comunque rinnovato nel corso della legislatura la richiesta di una formale entrata del PD all'interno del PSE sollecitando un ulteriore passo oltre il gruppo parlamentare[99].

Struttura

A livello centrale il massimo organismo che dirige il partito, fra un congresso e l'altro, è l'Assemblea Nazionale. Organo esecutivo invece è la Segreteria Nazionale, collegio composto di un massimo di quindici membri indicati dal segretario con compito di coadiuvare il lavoro del Segretario. An e Sn restano in carica quattro anni.[100] Il Partito si articola in Unioni Regionali, Federazioni o Unioni Provinciali e a livello locale in Circoli. Il Segretario Regionale viene di norma selezionato tramite elezioni primarie. Le Unioni Provinciali di Trento e Bolzano sono equiparate ad Unioni Regionali.[100] L'organo esecutivo di indirizzo politico dell'An è la Direzione Nazionale[100].

L'attuale DN è stata eletta il 7 novembre 2009.

Organi nazionali

Segretario

Segretario Periodo
Walter Veltroni 15 ottobre 2007 – 21 febbraio 2009
Dario Franceschini 21 febbraio 2009 – 7 novembre 2009
Pier Luigi Bersani 7 novembre 2009 – 11 maggio 2013
Guglielmo Epifani 11 maggio 2013 - oggi

Vicesegretario

Presidente dell'Assemblea nazionale

Coordinatore

Segreteria Nazionale

Presidenti dei gruppi parlamentari

Camera dei Deputati

7 novembre 2007[102] – 28 aprile 2008: Antonello Soro, vice: Marina Sereni, Gianclaudio Bressa
5 maggio 2008 – 16 novembre 2009: Antonello Soro, vice: Marina Sereni, Gianclaudio Bressa
17 novembre 2009 – 19 marzo 2013: Dario Franceschini, vice: Michele Ventura, Alessandro Maran, Rosa Villecco Calipari
19 marzo 2013in carica: Roberto Speranza, vice: Paola De Micheli, Antonello Giacomelli, Gero Grassi, Andrea Martella, Silvia Velo

Senato della Repubblica

27 novembre 2007[103] – 28 aprile 2008: Anna Finocchiaro, vice: Luigi Zanda, Nicola Latorre
6 maggio 2008 – 19 marzo 2013: Anna Finocchiaro, vice: Luigi Zanda, Nicola Latorre
19 marzo 2013in carica: Luigi Zanda, vice: ...

Parlamento europeo

luglio 2009 – (attualmente in carica): David Sassoli, vice: Andrea Cozzolino[104]

Segretari regionali

Organizzazione giovanile

Lo stesso argomento in dettaglio: Giovani Democratici.

Il movimento giovanile del PD sono i Giovani Democratici.

Membri Onorari

Il Consiglio dei Garanti

Il Consiglio dei Garanti Nazionale è composto da 9 componenti che non fanno parte di organi di direzione politica del Partito, eletti dal Congresso Nazionale, e dura in carica quattro anni. Si ramifica in Commissioni regionali, provinciali e comunali. I suoi compiti sono[106]:

  1. Attenersi ai criteri di indipendenza e imparzialità;
  2. Eleggere il proprio Presidente, con la maggioranza dei voti validamente espressi;
  3. Adottare un Regolamento interno per l’esercizio delle proprie funzioni e definire un Regolamento disciplinare entro un mese dalla sua elezione;
  4. Reintegrare i membri venuti meno per dimissioni o altra causa;
  5. Vigilare su casi di discriminazione che vengano sottoposti ed esprimersi applicando le norme di disciplina;
  6. Dirimere le controversie che possono crearsi all’interno degli organi del Partito;
  7. Verificare la corretta applicazione delle norme statutarie;
  8. Verificare ed approvare le norme contenute nel Regolamento Finanziario;
  9. Approvare le iscrizioni al Partito, custodire l’Anagrafe degli iscritti e controllare la corretta applicazione del tesseramento;
  10. Assumere la direzione del Partito nel caso di impossibilità o dimissioni sia del Segretario che del Presidente fino alla convocazione del Congresso Nazionale;

Risultati elettorali

PD Voti % Seggi
Politiche 2008 Camera 12.092.998 33,2 217
Senato 11.042.325 33,7 116[107]
Europee 2009 8.007.854 26,1 21
Politiche 2013 Camera 8 932 279 25,5 297
Senato 8 674 614 27,5 112

Per i risultati regione per regione, vedi la pagina: Risultati elettorali del Partito Democratico per regione italiana.

Nelle istituzioni

Camera dei deputati

Gruppo Partito Democratico

XVI Legislatura
217 deputati[108]
XVII Legislatura
293 deputati

Senato della Repubblica

Gruppo Partito Democratico

XVI Legislatura
118 senatori
XVII Legislatura
109 senatori

Parlamento europeo

Gruppo Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici

VII legislatura
22 eurodeputati

Iscritti

Lo Statuto del PD prevede due livelli di partecipazione alla vita del partito: gli iscritti e gli elettori, raccolti questi ultimi in un apposito albo. Lo statuto prevede diritti e doveri associativi per gli iscritti, mentre considera elettori tutte le persone che accettano di registrarsi nell'apposito albo e partecipano ai momenti di pubblica partecipazione organizzati dal partito: elezioni primarie ed elezioni dirette delle cariche partitiche nazionali e locali.

  • 2009: 831.042 iscritti[109]
  • 2010: 620.000 iscritti circa[110]
  • 2011: 609.667 iscritti[111]
  • 2012: 500.163 iscritti[112]

Stampa e televisione

Gli organi di proprietà del PD sono Europa, vecchio quotidiano della Margherita, e l'Unità[7][8], organo storico del PCI, poi di PDS e DS. A questi si aggiunge la rivista online tamtàm democratico.

Il 25 Ottobre 2008 è stato inaugurato il canale televisivo YouDem, di proprietà del partito, che trasmette in streaming sul proprio sito Internet e via satellite sul canale 813 di SKY TV. Vicina al PD è anche RED TV che fa capo alla corrente di Massimo D'Alema, dal 2010 rimasta soltanto come testata online.

Radio Città Futura di Roma è organo del movimento politico "Roma Idee", direttamente riconducibile al Partito Democratico. La radio usufruisce dei contributi previsti dalla legge 205/1990 e nel 2008 ha percepito dal Dipartimento per l'Informazione e l'Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri un contributo di 2.113.139,80 euro (2,2 milioni nel 2007, 1,81 milioni nel 2006, 1,71 milioni nel 2005).

Feste nazionali

Annualmente il PD organizza una Festa Democratica nazionale[113], più alcune Feste Democratiche nazionali tematiche.
Elenco delle Feste nazionali annuali:

Note

  1. ^ Sede legale: Piazza Sant'Anastasia, 7 - 00186 Roma
    Sede nazionale: Via Sant'Andrea delle Fratte, 16 - 00187 Roma
  2. ^ a b (EN) ITALY, in Parties and Elections in Europe. URL consultato il 5 ottobre 2010.
  3. ^ Federiga M. Bindi, Italy and the European Union, Brookings Institution Press, 2011, ISBN 9780815704966
  4. ^ Sito web del gruppo dell'Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo - Delegazione Italiana, in Sito ufficiale Partito Democratico. URL consultato il 13 ottobre 2010.
  5. ^ Bilancio sociale 2011 del PD, in Sito ufficiale Partito Democratico. URL consultato il 14 maggio 2013. p. 31
  6. ^ Bilancio 2011 del PD, in Sito ufficiale Partito Democratico, p. 14. URL consultato il 14 maggio 2013.
  7. ^ a b Pagina 20 de l'Unità del 10 gennaio 2013, in Archivio telematico de l'Unità. URL consultato il 14 maggio 2013.
  8. ^ a b Comunicaato Cdr del 1 maggio 2013, in Sito de l'Unità. URL consultato il 14 maggio 2013.
  9. ^ http://www.europaquotidiano.it/2013/09/08/ecco-il-bilancio-sociale-del-partito-democratico-per-il-2012/
  10. ^ Sito ufficiale, su partitodemocratico.it.
  11. ^ a b 820.607 democratici, in Sito ufficiale Partito Democratico. URL consultato il 9 novembre 2009.
  12. ^ 530.755 (2008)
  13. ^ 707.000 (2008)
  14. ^ Michele Salvati, Appello per il Partito Democratico (PDF), in Il Foglio, 10 aprile 2003, p. 1. URL consultato il 27 agosto 2007.
  15. ^ Michele Salvati, Perché voglio il Partito democratico (PDF), in la Repubblica, 15 aprile 2003, p. 17. URL consultato il 27 agosto 2007.
  16. ^ Riparte la sfida per la premiership. In campo oltre a Prodi c'è Veltroni, 18 luglio 2003. URL consultato l'11 giugno 2013.
  17. ^ L'addio dei Mussiani: «Non abbiamo ripensamenti», in l'Unità, 19 aprile 2007. URL consultato il 27 agosto 2007.
  18. ^ DS, Angius annuncia che non aderirà al PD (XML), in Reuters, 24 aprile 2007.
  19. ^ a b Pd, è nato il comitato dei 45 Prodi: "Nessuna egemonia Ds o Dl", in La Repubblica, 23 maggio 2007. URL consultato il 25 maggio 2010.
  20. ^ Pd, è nato il comitato dei 45 Prodi: "Nessuna egemonia Ds o Dl", in La Repubblica, 23 maggio 2007. URL consultato l'11 giugno 2010.
  21. ^ a b Il giorno di Veltroni, in Il Secolo XIX. URL consultato il 25 maggio 2010.
  22. ^ Dispositivo approvato dall'Assemblea nazionale costituente del Pd, in Sito ufficiale Democratici di Sinistra. URL consultato l'11 giugno 2010.
  23. ^ Il Veltroni team: donne in maggioranza, in Corriere della Sera, 04 novembre 2007. URL consultato il 23 novembre 2009.
  24. ^ Pd, è Soro il nuovo capogruppo, in Corriere della Sera, 08 novembre 2007, p. 11. URL consultato l'11 giugno 2010.
  25. ^ (PDF) Testo della proposta di legge elettorale Vassallo-Veltroni (PDF), in La Repubblica. URL consultato il 10 novembre 2009.
  26. ^ Veltroni: Un nuovo bipolarismo per l'Italia, partitodemocratico.it [collegamento interrotto]
  27. ^ Berlusconi: "Governo cadrà su Finanziaria" Prodi: "Sono tranquillo, non getto la spugna", in La Repubblica, 20 ottobre 2007. URL consultato il 10 novembre 2009.
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Bibliografia

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