Tradizione (Chiesa cattolica): differenze tra le versioni

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Versione delle 15:03, 13 lug 2013

Disambiguazione – Se stai cercando il testo antico attribuito a Ippolito di Roma, vedi Tradizione apostolica.

«Nei primi trent’anni della vita della Chiesa, non vi fu che la Tradizione, ovvero la testimonianza e l’insegnamento degli apostoli. La Tradizione cattolica non è altro che l’insegnamento di Gesù tramandato agli Apostoli e da loro ritrasmesso di generazione in generazione»

Il termine Tradizione o Sacra Tradizione, nell'ambito della Chiesa cattolica, indica la trasmissione di notizie e fatti riguardanti la fede, avvenuta dapprima solo oralmente e poi conservata anche in forma scritta. Fa parte delle modalità di trasmissione della Rivelazione o del Depositum fidei della Chiesa cattolica, unitamente con le Scritture sacre e il Magistero della Chiesa.

La Chiesa cattolica affianca la tradizione alle scritture, intendendola come dottrina, sentimenti e usanze non desumibili dal testo biblico, che sono state trasmesse oralmente di generazione in generazione a partire da un'autorità ispirata. La subordinazione della tradizione alle scritture è estranea già ai Padri della Chiesa, per i quali è valida la regula fidei e la tradizione viva rappresenta l'ambiente vitale entro il quale leggere le stesse scritture[1].

Tradizione apostolica e tradizioni ecclesiali

File:Image - Deposito della fede.jpg
La tradizione all'interno della trasmissione del deposito della fede.

La tradizione si può distinguere in apostolica oppure in tradizioni ecclesiali, in base alla sua origine e provenienza. La traditio è apostolica se "proviene dagli apostoli e trasmette ciò che costoro hanno ricevuto dall'insegnamento e dall'esempio di Gesù e ciò che hanno appreso dallo Spirito Santo" (CCC 83), ed è pertanto eterna e non mutabile. La traditio è ecclesiale se c'è una trasmissione attraverso la Chiesa, ovvero passa per san Pietro e i suoi successori, perciò in materia di "ordini teologici, disciplinari, liturgici o devozionali sono nate nel corso del tempo nelle Chiese locali" (CCC 83), pertanto è mutabile e "queste «tradizioni» possono essere conservate, modificate oppure anche abbandonate sotto la guida del Magistero della Chiesa" (CCC 83).

La tradizione apostolica è custodita e trasmessa dalla Chiesa, regolata per la prima volta dal Decreto tridentino del 1548 e dalla Professio fidei tridentina emanta nel 1564 da papa Pio IV, e solo in seguito dalla Dei Verbum del 1965.

Il Concilio di Trento

Il Decreto tridentino indica che le verità dogmatiche e la disciplina morale sono parimenti contenute sia nelle scritture sacre sia nella tradizione non scritta, ricevuta dagli apostoli dalle stesse parole di Gesù, e dagli stessi trasmessa grazie all'opera dello Spirito Santo di bocca in bocca fino all'epoca presente. Il Concilio tridentino afferma di rispettare sullo stesso piano le scritture dell'Antico e del Nuovo Testamento e le tradizioni della fede e della morale, perché dettate a voce da Cristo o suggerite dallo Spirito Santo, poi conservate per successione dalla Chiesa cattolica. Inoltre afferma che le scritture sacre non sono da interpretare contrariamente alla tradizione poiché nella storia del cristianesimo, la rivelazione è stata trasmessa alle genti soprattutto attraverso la tradizione orale sia nell'Antico Testamento, prima e dopo le legge scritta di Mosè, sia nel Nuovo Testamento con la testimonianza evangelica nella predicazione apostolica.

La risposta al protestantesimo

Il Concilio tridentino chiarisce anche la posizione cattolica nei confronti del protestantesimo e sottolinea che i cristiani protestanti si distinguono dalla Chiesa di Roma, tra le altre cose, per non includere la tradizione tra le forme di trasmissione della rivelazione, ponendo invece in assoluto la regola della sola scriptura e del libero esame. Secondo il Concilio, i protestanti sarebbero inciampati in una contraddizione, non considerando cioè che il numero, il contenuto e l'autorità dei testi sacri è data anch'essa per tradizione.

Il Concilio Vaticano II

Nella costituzione dogmatica Dei Verbum (1965) emanata dal Concilio Vaticano II e riguardante la rivelazione, al numero 7 si afferma che:

«7. La trasmissione del vangelo, secondo il comando del Signore, è stata fatta in due modi: oralmente dagli apostoli, i quali nella predicazione orale, negli esempi e nelle istituzioni trasmisero ciò che o avevano ricevuto dalla bocca, dalla vita in comune e dalle opere di Cristo, o avevano imparato per suggerimento dello Spirito Santo; per iscritto, da quegli apostoli e uomini della loro cerchia, i quali, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, misero in iscritto l'annunzio della salvezza.»

Ancora, al numero successivo, si ribadisce l'esistenza di una distinzione tra tradizione e scrittura:

«8. La predicazione apostolica, espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva essere conservata con successione continua fino alla fine dei tempi. Questa trasmissione viva, compiuta nello Spirito Santo, è chiamata Tradizione, in quanto è distinta dalla Sacra Scrittura, sebbene sia ad essa strettamente legata. Per suo tramite la Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni, tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede. Le asserzioni dei santi Padri attestano la vivificante presenza di questa Tradizione, le cui ricchezze sono trasfuse nella pratica e nella vita della Chiesa che crede e che prega.»

Pur essendo diverse, tra tradizione e scrittura vi è però unione e complementarietà:

«9. La sacra Tradizione dunque e la sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo un tutto e tendono allo stesso fine. Infatti la sacra Scrittura è la parola di Dio in quanto consegnata per iscritto per ispirazione dello Spirito divino; quanto alla sacra Tradizione, essa trasmette integralmente la parola di Dio – affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli apostoli – ai loro successori, affinché, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano; ne risulta così che la Chiesa attinge la certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura e che di conseguenza l'una e l'altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e riverenza.»

La tradizione nel Nuovo Testamento

Il concetto della tradizione apostolica compare anche nel Nuovo Testamento, nella seconda lettera ai Tessalonicesi di san Paolo, con le espressioni "insegnamenti trasmessi" e "insegnamento ricevuto", come le istruzioni che gli apostoli hanno avuto da Gesù. Paolo conferisce in questo caso il medesimo valore a ciò che insegna scrivendo e a ciò che ha insegnato a viva voce. Allo stesso modo la Chiesa cattolica conferisce il medesimo valore a ciò che ha ricevuto da Cristo a viva voce per mezzo degli apostoli e a ciò che ha ricevuto mediante la Scrittura:

«Così dunque, fratelli, state saldi e ritenete gli insegnamenti che vi abbiamo trasmessi sia con la parola, sia con una nostra lettera. Fratelli, vi ordiniamo nel nome del nostro Signore Gesù Cristo che vi ritiriate da ogni fratello che si comporta disordinatamente e non secondo l'insegnamento che avete ricevuto da noi.»

Bibliografia

Note

  1. ^ (IT) Enrico Cattaneo, Patres ecclesiae. Un'introduzione alla teologia dei padri della Chiesa, 2007, Il pozzo di Giacobbe.

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