Colophon: differenze tra le versioni

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==In editoria==
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Nei primi libri stampati, il ''colofone'' segue l'''explicit'' (ossia la formula, il cui uso risale ai [[manoscritto|manoscritti]] medievali, che comprendeva le parole finali del testo) <ref>Nel [[XV secolo]] l'espressione ''Explicit'' fu sostituita con il termine ''Finis''.</ref>.
Nei primi libri stampati, il ''colofone'' segue l<nowiki>'</nowiki>''[[explicit]]'' (ossia la formula, il cui uso risale ai [[manoscritto|manoscritti]] medievali, che comprendeva le parole finali del testo) <ref>Nel [[XV secolo]] l'espressione ''Explicit'' fu sostituita con il termine ''Finis''.</ref>.


Un uso meno frequente del termine è riferito al marchio dello stampatore, o [[logotipo]], pratica che ebbe origine nel [[XVI secolo]], quando il [[frontespizio]] riportava il marchio dello stampatore vicino al fondo della pagina, solitamente sopra al nome ed alla città dello stampatore.
Un uso meno frequente del termine è riferito al marchio dello stampatore, o [[logotipo]], pratica che ebbe origine nel [[XVI secolo]], quando il [[frontespizio]] riportava il marchio dello stampatore vicino al fondo della pagina, solitamente sopra al nome ed alla città dello stampatore.

Versione delle 15:31, 23 giu 2013

Disambiguazione – Se stai cercando l'antica città dell'Asia Minore, vedi Colofone.

In editoria, il colophon (o colofone, dal tardo latino colophon, a sua volta derivante dal greco κóλοφων, "sommità", "cima" oppure "finitura") è una breve descrizione testuale, posta all'inizio o alla fine di un libro, riportante le note di produzione rilevanti per l'edizione.

I colofoni più dettagliati sono una tipica caratteristica delle edizioni a tiratura limitata e delle stampe di piccole case editrici. Nella maggior parte dei casi il colofone è una descrizione del testo tipografico, spesso intitolata Una nota sul testo, che identifica i principali caratteri utilizzati riportandone i nomi, fornisce a volte una breve descrizione della storia del carattere tipografico e del tipo d'inchiostro, della carta e del contenuto di cotone.
Nei libri provvisti di colofone, questo trova solitamente posto o sulla stessa pagina delle informazioni sul diritto d'autore o sul retro del volume.

In filologia antica e medievale

Nel Vicino Oriente antico, gli scribi solitamente registravano le informazioni su tavolette d'argilla. Colofoni e frasi riportate (una sorta di estratti) li aiutavano ad organizzare ed identificare le tavolette ed a mantenere assieme quelle correlate. Il termine deriva dall'iscrizione su di una tavoletta aggiunta da uno scriba alla fine di un antico testo del Medio Oriente. Il colofone solitamente conteneva indicazioni su fatti relativi al testo come le persone ad esso associate (lo scriba, il possessore o il committente della tavoletta), i contenuti letterari (il titolo, una frase riportata, il numero delle righe), e l'occasione o lo scopo dell'opera. Per la sua posizione, il colofone è paragonabile allo spazio riservato alla firma ai nostri tempi.

La prima pagina di un manoscritto medievale riportava a volte una subscriptio, ovvero un'iscrizione indicante il luogo e/o la data di pubblicazione del libro e/o il nome dell'amanuense o del committente, cui faceva da specchio - alla fine dell'opera - il colofone, enunciante il medesimo contenuto della subscriptio.

In editoria

Nei primi libri stampati, il colofone segue l'explicit (ossia la formula, il cui uso risale ai manoscritti medievali, che comprendeva le parole finali del testo) [1].

Un uso meno frequente del termine è riferito al marchio dello stampatore, o logotipo, pratica che ebbe origine nel XVI secolo, quando il frontespizio riportava il marchio dello stampatore vicino al fondo della pagina, solitamente sopra al nome ed alla città dello stampatore.

Nell'editoria della stampa quotidiana e periodica il colophon è detto spesso tamburello. Le note riportate nel tamburello rivestono grande importanza perché, oltre a riportare il nome dell'editore e del direttore responsabile, la data ed il luogo di pubblicazione, spesso contengono l'elenco dei redattori, dei collaboratori, dello staff dei grafici e delle sedi estere. Vi può essere indicata anche la tipografia, il numero di copie stampate e l'ente di controllo della diffusione [2]. Nei periodici non è raro che il tamburello occupi un'intera pagina.

Anche alcuni siti Web hanno colofoni, che spesso contengono indicazioni sul linguaggio di marcatura o sui fogli di stile (HTML, CSS) o riportano marchi che esplicitano la conformità agli standard d'usabilità, ovvero collegamenti a siti di validazione dei primi.

Note

  1. ^ Nel XV secolo l'espressione Explicit fu sostituita con il termine Finis.
  2. ^ In Italia l'ente di controllo è Accertamenti Diffusione Stampa.

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