Shatranj: differenze tra le versioni

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'''''Shaṭranj''''' era il nome che i [[Persia]]ni danno all'antico gioco [[india]]no degli [[scacchi]].
'''''Shaṭranj''''' era il nome che i [[Persia]]ni danno all'antico gioco [[india]]no degli [[scacchi]].
La parola deriva dal [[Lingua sanscrita|sanscrito]] ''catur añga'' ("dai quattro ranghi").
La parola deriva dal [[Lingua sanscrita|sanscrito]] ''catur añga'' ("dai quattro ranghi").


Giunto dall'[[India]] in [[Persia]] già in periodo pre[[islam]]ico, da qui il gioco passò in Occidente: in [[al-Andalus]] innanzi tutto. Era considerato in area islamica altamente educativo e formativo e, come tale, ha mantenuto intatta la sua popolarità fino ai giorni nostri.
Giunto dall'[[India]] in [[Persia]] già in periodo pre[[islam]]ico, da qui il gioco passò in Occidente: in [[al-Andalus]] innanzi tutto. Era considerato in area islamica altamente educativo e formativo e, come tale, ha mantenuto intatta la sua popolarità fino ai giorni nostri.

Pur di grande successo e registrando consensi tra molti dotti, non mancarono tuttavia critiche e reprimende da parte di alcuni esponenti degli ambienti moralistici musulmani. Tra essi si può ricordare Abū Manṣūr al-Thaʿālibī.


==Bibliografia==
==Bibliografia==
* H.S. Nyberg, ''A manual of Pehlevi'', II, Wiesbaden, Otto Harrassowitz, 1974.
* H.S. Nyberg, ''A manual of Pehlevi'', II, Wiesbaden, Otto Harrassowitz, 1974.
* [[Felix Maria Pareja]], "La fase araba del gioco degli scacchi", in: ''[[Oriente Moderno]]'', XXIII (1953), n. 10, Roma, [[Istituto per l'Oriente]], pp. 407-429.
* [[Felix Maria Pareja]], ''Libro del Ajedrez'', Madrid-Granada, 1935.
* idem, "La fase araba del gioco degli scacchi", in: ''[[Oriente Moderno]]'', XXIII (1953), n. 10, Roma, [[Istituto per l'Oriente]], pp. 407-429.


[[Categoria:Giochi]]
[[Categoria:Giochi]]

Versione delle 00:39, 30 gen 2013

Shaṭranj era il nome che i Persiani danno all'antico gioco indiano degli scacchi. La parola deriva dal sanscrito catur añga ("dai quattro ranghi").

Giunto dall'India in Persia già in periodo preislamico, da qui il gioco passò in Occidente: in al-Andalus innanzi tutto. Era considerato in area islamica altamente educativo e formativo e, come tale, ha mantenuto intatta la sua popolarità fino ai giorni nostri.

Pur di grande successo e registrando consensi tra molti dotti, non mancarono tuttavia critiche e reprimende da parte di alcuni esponenti degli ambienti moralistici musulmani. Tra essi si può ricordare Abū Manṣūr al-Thaʿālibī.

Bibliografia