Adriano Prosperi: differenze tra le versioni

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===La polemica sulla Biblioteca Universitaria di Pisa===
===La polemica sulla Biblioteca Universitaria di Pisa===
Il 29 maggio 2012 un'ordinanza del sindaco di Pisa, [[Marco Filippeschi]], ha deliberato la chiusura del Palazzo della Sapienza, sede storica dell'Università di Pisa e della Biblioteca Universitaria, per le necessarie opere di ristrutturazione dell'immobile. Prosperi si è messo alla testa di una contestazione contro lo spostamento della Biblioteca dalla sua sede storica, polemizzando contro la decisione, temporanea ma ipotizzata anche in via permanente, di spostare il patrimonio librario presso un convento dei cappuccini situato nei pressi del centro di Pisa (San Giusto), da lui considerata "di per sé insoddisfacente da tutti i punti di vista", segnando "la rinuncia e il fallimento delle istituzioni accademiche, del governo cittadino e regionale e dei ministeri nazionali<ref>Cfr. Pisa, appello per la biblioteca: "Deve restare alla Sapienza", "La Repubblica - Firenze", 1° giugno 2012[[Prosperi: “Dalla città nessuna offerta di spazi per la Biblioteca Universitaria”]], "Pisanotizie", 2 giugno 2012 </ref>. La decisa presa di posizione di Prosperi ha suscitato una fermma risposta di disappunto da parte del sindaco Filippeschi<ref>[http://pisanotizie.it/news/news_20120814_filippeschi_risposta_prosperi_biblioteca_universitaria.html Filippeschi risponde a Prosperi sulla biblioteca universitaria: "Il Comune ha fatto la sua parte"], "Pisanotizie", 16 agosto 2012 </ref>, alla quale Prosperi ha reagito lanciando un nuovo appello simile al precedente<ref>Cfr. [http://www.pisanotizie.it/news/news_20120905_lettera_aperta_appello_associazione_amici_biblioteca_universitaria.html Biblioteca, a tre mesi dalla chiusura ancora nessuna verifica strutturale. Prosperi: "Necessario un confronto pubblico"], "Pisanotizie", 5 settembre 2012</ref>.
Il 29 maggio 2012 un'ordinanza del sindaco di Pisa, [[Marco Filippeschi]], ha deliberato la chiusura del Palazzo della Sapienza, sede storica dell'Università di Pisa e della Biblioteca Universitaria, per le necessarie opere di ristrutturazione dell'immobile. Prosperi si è messo alla testa di una contestazione contro lo spostamento della Biblioteca dalla sua sede storica, polemizzando contro la decisione, temporanea ma ipotizzata anche in via permanente, di spostare il patrimonio librario presso un convento dei cappuccini situato nei pressi del centro di Pisa (San Giusto), da lui considerata "di per sé insoddisfacente da tutti i punti di vista", segnando "la rinuncia e il fallimento delle istituzioni accademiche, del governo cittadino e regionale e dei ministeri nazionali<ref>Cfr. Pisa, appello per la biblioteca: "Deve restare alla Sapienza", "La Repubblica - Firenze", 1° giugno 2012[[Prosperi: “Dalla città nessuna offerta di spazi per la Biblioteca Universitaria”]], "Pisanotizie", 2 giugno 2012 </ref>.
La decisa presa di posizione di Prosperi ha suscitato una ferma risposta di disappunto da parte del sindaco Filippeschi<ref>[http://pisanotizie.it/news/news_20120814_filippeschi_risposta_prosperi_biblioteca_universitaria.html Filippeschi risponde a Prosperi sulla biblioteca universitaria: "Il Comune ha fatto la sua parte"], "Pisanotizie", 16 agosto 2012 </ref>, alla quale Prosperi ha reagito lanciando un nuovo appello simile al precedente<ref>Cfr. [http://www.pisanotizie.it/news/news_20120905_lettera_aperta_appello_associazione_amici_biblioteca_universitaria.html Biblioteca, a tre mesi dalla chiusura ancora nessuna verifica strutturale. Prosperi: "Necessario un confronto pubblico"], "Pisanotizie", 5 settembre 2012</ref>.


==Bibliografia==
==Bibliografia==

Versione delle 15:55, 4 nov 2012

Adriano Prosperi (Cerreto Guidi, 21 agosto 1939) è uno storico e giornalista italiano.

Cenni biografici

Carriera accademica

Si è formato presso l'Università di Pisa e la Scuola Normale Superiore, dove, negli stessi anni di Carlo Ginzburg e di Adriano Sofri, è stato allievo di Armando Saitta e Delio Cantimori. Prima del pensionamento, ha insegnato Storia moderna presso l'Università della Calabria, l'Università di Bologna, l'Università di Pisa e la Scuola Normale Superiore. È membro dell'Accademia Nazionale dei Lincei.

I suoi principali interessi di studio hanno riguardato la storia dell'Inquisizione romana, la storia dei movimenti ereticali nell'Italia del Cinquecento, la storia delle culture e delle mentalità tra Medioevo ed età moderna.

La sua opera più nota è stata Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari (Torino 1996), in cui Prosperi ha presentato una ambiziosa interpretazione dei modi e delle forme con cui l'egemonia cattolica si sarebbe definitivamente affermata in Italia a cavallo tra XVI e XVII sec., interpretazione che ha suscitato un ampio dibattito storiografico sul peso dell'Inquisizione nella storia italiana[1].

Attività pubblicistica

Ha scritto per le pagine culturali del Corriere della Sera e de Il Sole 24 Ore, occupandosi per lo più di recensioni di libri. In seguito ha collaborato con La Repubblica, estendendo il suo campo di intervento a temi di rilevanza politica e sociale. Ha curato la rubrica il taccuino sul settimanale left. Ha partecipato ad alcune puntate della trasmissione "L'Infedele", condotta da Gad Lerner su La7.

I suoi interventi pubblici, tra 2008 e 2011, sono stati caratterizzati da una forte polemica anti-berlusconiana. In seguito, è intervenuto spesso sulla questione israelo-palestinese: le sue decise prese di posizione filo-israeliane sono state vivamente prese di mira nella pubblicistica critica (fino al punto di essere definito "pennivendolo" [2]).

Note familiari

La figlia Valentina Prosperi, latinista, allieva di Gian Biagio Conte, collega di Prosperi all'Università di Pisa e alla Normale, è anch'essa ricercatrice e docente universitaria presso l'Università di Sassari, autrice del volume Di soavi licor gli orli del vaso: la fortuna di Lucrezio dall'Umanesimo alla Controriforma, N. Aragno, Torino 2004. Nel maggio 2007 il suo nome è stato coinvolto nell'affaire del "corvo" della Normale (con illazioni infamanti su presunte pressioni da parte del padre per favorirne la carriera).

Polemiche e controversie

La polemica storiografica su Delio Cantimori

Nel contesto di una riflessione più generale, tutt'ora molto viva[3], sul passaggio "disinvolto" di numerosi intellettuali italiani dal fascismo al comunismo dopo la caduta del regime mussoliniano, negli anni duemila alcuni storici, in particolare Eugenio Di Rienzo, Paolo Simoncelli e Nicola D'Elia si sono interessati alla figura di Delio Cantimori, personaggio centrale della cultura italiana del Novecento, e al tempo stesso personalità tormentata, complessa e sfuggente, come percepito ben presto dai suoi contemporanei, al punto che, già nel 1935, Benedetto Croce, non capendo “quale fosse la fede politica del Cantimori”, ne sottolineava la “confusione e contraddizione degli atteggiamenti mentali e morali”[4].

Simoncelli, Di Rienzo, e in seguito D'Elia, hanno posto l'accento sull'ostilità di Cantimori nei confronti del liberalismo e della democrazia parlamentare e sulle sue sempre più accentuate simpatie verso il nazismo (da sempre interessato al pensiero politico tedesco contemporaneo, Cantimori progettò nel 1939 un libro dai toni apologetici sulle origini del movimento nazista) e in genere verso le ideologie totalitarie[5]. Il passaggio di Cantimori dal fascismo al comunismo sarebbe stato quindi "naturale". In effetti, è ben noto che, fin dalla giovinezza, Cantimori mostrò - come affermava Piero Craveri nel 1975 - un "interesse continuo per il tema della "rivoluzione nazionale", che sarebbe filtrato, attraverso una costante e contradittoria evoluzione, dal binomio mazziniano di rivoluzione-repubblica nell'adesione giovanile a talune analisi sul rapporto tra strutture sociali e Stato, proprie della pubblicistica fascista e nazionalsocialista, e infine nel contributo del C. dopo la liberazione alle polemiche ideologiche della cultura di sinistra"[6].

Cantimori fu una personalità di spicco dell'intellettualità fascista negli anni Trenta, molto legato a Giovanni Gentile, la cui protezione ne favorì la carriera accademica e a cui dovette la cattedra alla Normale, attribuitagli nel 1940 (salvo poi voltare le spalle e trattare sprezzantemente il vecchio maestro e protettore dopo la caduta del Fascismo[7]). Nel dopoguerra Cantimori si distinse invece come una personalità di spicco dell'intellettualità comunista e di sinistra (curò anche, con sua traduzione, un'edizione "classica" de Il Capitale di Karl Marx, pubblicata dagli Editori Riuniti), pur lasciando il PCI nel 1956. Questa condotta ha suscitato anche presunzioni di "opportunismo", poiché il rapporto con il PCI risparmiò a Cantimori seri provvedimenti da parte della commissione per l'epurazione per il suo passato di uomo del regime.

Prosperi, che di Cantimori è stato allievo, ha sempre difeso con ostinazione l'antico maestro[8], rigettando risolutamente il "nazionalbolscevismo" attribuitogli, accusando diversi studiosi (Eugenio Di Rienzo, Ernesto Galli della Loggia, Giuseppe Bedeschi, Pietro Citati, Piero Craveri) di voler "crocifiggere in lui gli "errori" dell'Italia novecentesca, equamente divisi tra due Moloch, fascismo e comunismo" e farne "un capro espiatorio di tutti i mali del passato italiano". Prosperi, inoltre, ha insistito nel legare la "conversione democratica" di Cantimori alle ricerche intraprese sin dall'inizio degli anni Trenta sugli eretici italiani del Cinquecento, malgrado comunemente - anche da parte di studiosi come Roberto Pertici e Patricia Chiantera Stutte, che hanno criticato le interpretazioni di Di Rienzo, Simoncelli e D'Elia, - si pensi che l'abbandono dell'ideologia fascista da parte di Cantimori sia stato molto più tardivo[9]. Prosperi non ha risparmiato i toni contro i più recenti detrattori (dal suo punto di vista) del maestro, accusandoli di ripercorrere le vicende "con una curiosità spesso malignamente deformante e spesso paurosamente superficiale, pur nell'accumulo di inediti di ogni tipo", sostenendo che già la voce Cantimori redatta da Piero Craveri per il Dizionario Biografico degli Italiani (vol. 14, 1974) era "assai discutibile", e tacciando Pietro Citati di "maramalda ferocia goliardica".

Quest'ultimo, studente della Normale dal 1947 al 1951, in un intervento su La Repubblica [10], aveva in effetti tracciato un irriverente ritratto di Cantimori che non poco aveva contribuito alle polemiche: "un erudito freddolosissimo, Delio Cantimori, nascosto nella sua camera-tana, dalla quale usciva soltanto avvolto in cappotti e coperte e sopraccappotti e sopracoperte: mi guardava con sopracciglia fosche e sospettosissime: in primo luogo perché ero un reazionario (votavo per Giuseppe Saragat) e poi perché non ero "un allievo diligente", visto che i suoi utopisti, prerivoluzionari, rivoluzionari e postrivoluzionari mi annoiavano indicibilmente (...) Il novanta per cento dei normalisti era stalinista: adoravano Cantimori perché era uno studioso serio (così si diceva allora, con una particolare genuflessione della voce): infatti, quand'era fascista aveva studiato seriamente, dal 1930 al 1939, il nazionalsocialismo; e allora (passati pochissimi anni) studiava con la stessa serietà, e un'emozione che giungeva fino a rossori, tremori e lacrime da vergine, i saggi storici di Palmiro Togliatti".

Per la sua difesa polemica del maestro, Prosperi è stato accusato di "uso politico della storia" e di volere aprioristicamente "santificare" Cantimori come un "figurino liberal-democratico-progressista"[11]. In particolare, il giornalista Dino Messina ha scritto sulle pagine del Corriere dell Sera: "Quel che Prosperi vuol difendere è il metodo scientifico di uno studioso, uno dei maggiori del Novecento, «instancabile e attentissimo nell' analizzare i veleni ideologici diffusi nella pratica storiografica», e tanto onesto da essere capace di un' «impietosa autoanalisi» per denunciare i suoi stessi errori. Ma in tanta veemenza, ricerca della scienza e del vero metodo storico, Prosperi commette un errore che lui stesso definirebbe «ideologico». È quanto meno una gravissima imprecisione. Tra i nomi chiamati in causa, spicca quello di Galli della Loggia, che però non ha mai scritto un saggio su Delio Cantimori". Il filosofo Bedeschi ha dichiarato: "Prosperi confonde il piano scientifico con quello politico". Ed ancor più duro è stato lo storico Di Rienzo: "La verità è che Prosperi crea dei santuari della memoria: di alcuni si può dire tutto e di altri nulla (...) Il rapporto tra Cantimori e il fascismo è ancora poco indagato. Non è stata mai pubblicata, ad esempio, la voce "Onore" scritta per il Dizionario di politica del Partito nazionale fascista, in cui lo storico sottolineava la valorizzazione di questo sentimento nel nazismo, conformemente all' antico diritto germanico. Una delle leggi razziste di Norimberga si chiamava "legge per la difesa del sangue e dell' onore tedesco". Mi sembra una scoperta di un certo peso. Come mai Gioacchino Volpe, che aveva criticato le leggi razziali, pagò con l' epurazione dall'insegnamento la sua adesione al fascismo, Giovanni Gentile, che aveva impedito la pubblicazione di voci antisemite sull'Enciclopedia italiana, fu addirittura ucciso, mentre Cantimori se la cavò senza una critica? Non vorrei pensare che in questo abbia pesato il suo avvicinamento al Pci. Cantimori non fu neppure sfiorato dai processi di epurazione così come non venne toccato Curzio Malaparte, protetto personalmente da Palmiro Togliatti (...) Qui si vuol difendere un' egemonia culturale a ogni costo. Prosperi parla delle carte di Cantimori custodite alla Normale: perché alcuni ricercatori non riescono a consultarle? Ci arrivano soltanto gli studiosi embedded"[12]. Similmente a Di Rienzo si è espresso Paolo Simoncelli: "fino agli inizi degli anni Novanta Cantimori era considerato una specie di santo della cultura di sinistra, da proteggere in una nicchia. E lo stesso Prosperi, allievo di Cantimori, rivela che esiste ancora un nervo scoperto. Non è un segreto che a metà degli anni Settanta il Dizionario biografico degli italiani censurò la voce "Cantimori" scritta da Domenico Caccamo, che rivelava i trascorsi fascisti dello studioso, che non era soltanto un uomo del regime, ma un giovane intellettuale con forti simpatie per il nazionalsocialismo anticapitalista e uno dei pochi a partecipare all'avventura del nazionalbolscevismo, su cui si sa ancora poco (...) Quando De Felice finì il primo volume della sua monumentale monografia, Mussolini il rivoluzionario, consegnò una copia del dattiloscritto al maestro Cantimori, che si emozionò tanto da riempire quelle pagine di note a margine ricche di testimonianze personali. Nessuno può accedere a quel dattiloscritto, perché la moglie di Cantimori pose un vincolo severissimo"[13].

La polemica storiografica sul peso dell’Inquisizione nella storia italiana

La pubblicazione di un'opera ambiziosa come Tribunali della coscienza (1996) suscitò apprezzamenti (fresco di stampa, il volume di Prosperi fu lanciato da una benevola recensione del collega-amico di lunga data Carlo Ginzburg apparsa su La Repubblica[14]), ma anche vive critiche. Il che alimentò un intenso dibattito storiografico sul ruolo dell'Inquisizione e della Chiesa cattolica nella storia italiana. Il più duro dei critici fu Giovanni Romeo, che nel 1999 pubblicò una vera e propria recensione-stroncatura di Tribunali della coscienza sulla rivista "Quaderni storici", mettendo in risalto le carenze empiriche e documentarie delle teorie di Prosperi ("mi sarei aspettato una diversa articolazione interna del nucleo centrale della ricerca (...) sarebbe stato molto più opportuno — anziché presentare singole tematiche di rilievo inquisitoriale — approfondire, anche in un'area circoscritta e per un periodo limitato, l'andamento complessivo dei controlli di coscienza operati ordinariamente dalle autorità ecclesiastiche, nelle sollecitazioni romane e nelle diverse applicazioni locali"[15]). Riserve, in parte simili a quelle di Romeo, miste ad elogi, vennero avanzate da parte di Jean-Pierre Dedieu e René Millar Carvacho in una rassegna pubblicata nel 2002 sulla prestigiosa rivista Annales. Histoire, Sciences sociales[16].

Nel libro Vittore Soranzo vescovo ed eretico. Riforma della Chiesa e Inquisizione nell'Italia del Cinquecento, pubblicato da Laterza nel 2006, Massimo Firpo riprendeva e sviluppava alcune critiche già formulate in precedenza sulle teorie di Prosperi, accusandolo di aver attribuito un carattere troppo decisivo all'affermazione dei tribunali inquisitoriali e di averne sopravvalutato il peso nella storia italiana: "Il fascino del potere che emana da quei tribunali, la constatazione della loro pervasiva capacità di ritrovare "in ogni crisi storica del paese Italia antiche e nuove ragioni di egemonia", di adattarsi al mutare delle cose e dei tempi e di trovare sempre nuovi spazi di azione, hanno indotto Prosperi a ritenere fuori dubbio il fatto che "la Chiesa abbia vinto" (...) Il sottrarsi a quel fascino, tuttavia (...) costituisce il presupposto indispensabile per capire il prezzo di quella vittoria e recuperare anche nel presente le tradizioni intellettuali e civili che nel passato cercarono di contrastare quell' egemonia e le sue categorie fondanti, talora all' interno stesso dell' istituzione ecclesiastica, per indicare la strada verso acquisizioni irrinunciabili della nostra civiltà, quali la libertà del sapere, il primato della coscienza, la separazione tra Chiesa e Stato, il diritto al dissenso, la creazione di uno spazio pubblico di discussione e confronto"[17]. Sul Corriere della sera del 26 novembre 2006 lo storico Sergio Luzzatto, in un lungo articolo, dava conto del libro, mettendone in risalto il rigore documentario, l'originalità dell'interpretazione e le critiche nei confronti di storici di diverse impostazioni [18], mentre il giornalista Antonio Cariotti si limitava a riportare le risolute frasi di Firpo contro le interpretazioni dei cattolici Jedin, Alberigo e Prodi da un lato, e dei laici Prosperi e Asor Rosa dall'altro[19]. Prosperi dal canto suo, recensendo il volume di Firpo sul Sole 24 Ore del 3 dicembre 2006 [20], liquidò la proposta interpretativa di Firpo come una riproposizione del vetusto paradigma della "mancata Riforma" in Italia, e si difese dalle critiche in modo risoluto e stizzito: "Si capirà dunque lo stupore provato dallo scrivente quando si è trovato indicato come succube di una fascinazione dell'Inquisizione che non crede di avere mai avvertito. La verifica è facile: il libro a cui Firpo si riferisce — Tribunali della coscienza (Einaudi 1996) — cerca di analizzare e di capire le ragioni che permisero alla Chiesa cattolica del Cinquecento di vincere ma anche di convincere e di radicarsi stabilmente nella società italiana; un esito che la sola forza di un tribunale e di una polizia non poteva ottenere. Dunque se qualcuno ha subito la fascinazione dell'Inquisizione, quello non sono io".

L'affaire del "corvo": controversie e lettere anonime

Pur essendo noto e ammirato per la sua vena moralizzatrice (concentratasi in un primo momento contro l'inefficienza e la "corruzione" del sistema accademico[21]; quindi via via sempre più, soprattutto nei suoi interventi su La Repubblica e a "L'Infedele", su temi politici e sociali), Prosperi stesso è stato oggetto di delazioni infamanti e al centro di polemiche e controversie nel corso della sua carriera accademica.

In particolare, nel maggio 2007, mentre era in corso un acceso dibattito riguardo la rielezione di Salvatore Settis a direttore della Normale di Pisa, nel quale era intervenuto anche Carlo Azeglio Ciampi, una lettera a firma di Prosperi raggiunse la redazione del quotidiano La Nazione, che la pubblicò in cronaca nazionale e locale[22]. La lettera polemizzava contro un presunto volantino, circolante alla Normale, in cui lo storico era accusato di opporsi alla conferma di Settis perché quest'ultimo non aveva favorito la chiamata a professore associato presso la prestigiosa università pisana della figlia Valentina Prosperi (allieva di Gian Biagio Conte, anch'esso tra gli oppositori di Settis, e vincitrice di cattedra presso l'Università di Sassari). La direzione della Scuola Normale, in un comunicato[23], e Prosperi stesso, attraverso una lettera-smentita[24], denunciarono che si trattava di un falso. La vicenda, mai del tutto chiarita, suscitò l'attenzione dell'opinione pubblica e finì sulla prima pagina del Corriere della Sera[25].

Il "corvo" tornò a colpire nel settembre 2010 con una lettera su presunti sprechi e spese folli alla Normale che attirò l'attenzione della magistratura[26].

Un mese dopo, nell'ottobre 2010, Prosperi fu oggetto di due ulteriori delazioni anonime che mettevano in discussione la sua onestà professionale ed imparzialità relativa ad alcune procedure concorsuali, in particolare quella, allora in corso e che lo vedeva presiedere la commissione, per il reclutamento di un ricercatore universitario in Storia moderna presso l'Università di Macerata[27].

La polemica sulla Biblioteca Universitaria di Pisa

Il 29 maggio 2012 un'ordinanza del sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, ha deliberato la chiusura del Palazzo della Sapienza, sede storica dell'Università di Pisa e della Biblioteca Universitaria, per le necessarie opere di ristrutturazione dell'immobile. Prosperi si è messo alla testa di una contestazione contro lo spostamento della Biblioteca dalla sua sede storica, polemizzando contro la decisione, temporanea ma ipotizzata anche in via permanente, di spostare il patrimonio librario presso un convento dei cappuccini situato nei pressi del centro di Pisa (San Giusto), da lui considerata "di per sé insoddisfacente da tutti i punti di vista", segnando "la rinuncia e il fallimento delle istituzioni accademiche, del governo cittadino e regionale e dei ministeri nazionali[28].

La decisa presa di posizione di Prosperi ha suscitato una ferma risposta di disappunto da parte del sindaco Filippeschi[29], alla quale Prosperi ha reagito lanciando un nuovo appello simile al precedente[30].

Bibliografia

Opere principali

Curatele

Voci correlate

Note

  1. ^ Cfr. in particolare: Massimo Firpo, Tribunali della coscienza in età tridentina in "Studi Storici", 38, 2. 1997, pp. 355-382; Giovanni Romeo, Sui Tribunali della coscienza di Adriano Prosperi in "Quaderni storici", 35, 1999, pp. 796-800; Giuliana Nobili Schiera, Coscienze e politica. A proposito di Adriano Prosperi, Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari in "Scienza & Politica", 21, 1999, pp. 113-116.
  2. ^ Cfr. in particolare La cultura di Repubblica, "Il Buio", 4 luglio 2012.
  3. ^ Cfr. P. Simoncelli, L'antifascismo dei voltagabbana, "Avvenire", 10 luglio 2010.
  4. ^ Cfr. B. Croce, Vite di avventure, di fede e di passione, Laterza, Bari 1935, pp. 23-24.
  5. ^ Cfr. in particolare N. D’Elia, Delio Cantimori e la cultura politica tedesca (1927-1940), Viella, Roma 2007; E. Di Rienzo, Un dopoguerra storiografico. Storici italiani tra guerra civile e prima Repubblica. 1943-1960, Le Lettere, Firenze 2004; E. Di Rienzo, Un dopoguerra storiografico: due o tre cose che so di lui in "Nuova storia contemporanea", 2005, 4; E. Di Rienzo, Delio Cantimori e il dopoguerra storiografico, 1943-1962 in E. Di Rienzo, F. Perfetti, Delio Cantimori e la cultura politica del Novecento, Le Lettere, Firenze 2009, pp. 73-133; P. Simoncelli, La Normale di Pisa. Tensioni e consensi (1928-1938): appendice, 1944-1949, Franco Angeli, Milano 1998; P. Simoncelli, Cantimori e il libro mai edito. Il movimento nazionalsocialista dal 1919 al 1933, Le Lettere, Firenze 2008 .
  6. ^ P. Craveri Delio Cantimori in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 18, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma 1975
  7. ^ Cfr. P. Chiantera Stutte, Delio Cantimori. Delio Cantimori. Un intellettuale del Novecento, Carocci, Roma 2011, pp. 73 sgg.
  8. ^ Cfr. A. Prosperi, Delio Cantimori maestro di tolleranza, "Il manifesto", 30 marzo 2005; D. Messina, Prosperi, con gli scoop non si fa la storia. "Corriere della sera", 3 aprile 2005; A. Prosperi, Cantimori nazista e bolscevico: se è vero, fuori le prove, "Corriere della Sera", 17 aprile 2005
  9. ^ Cfr. A. Frangioni, Recensione di Nicola D’Elia, Delio Cantimori e la cultura politica tedesca (1927-1940), e di Paolo Simoncelli, Cantimori e il libro mai edito. Il movimento nazionalsocialista dal 1919 al 1933, in "Ricerche di storia politica", XIII, 1, aprile 2010, pp. 77-79
  10. ^ Cfr. P. Citati, Scuola storia di un disastro annunciato [1], "La Repubblica", 20 ottobre 2004.
  11. ^ Cfr. E. Di Rienzo, Caro Prosperi, è questo il vero Cantimori, "Corriere della Sera", 4 aprile 2005; P. Simoncelli, Le sirene totalitarie che ammaliarono Cantimori, "Corriere della Sera", 9 aprile 2005
  12. ^ Cfr. D. Messina, «Cantimori, ultimo intoccabile. In nome dell' ortodossia», "Corriere della Sera", 31 marzo 2005
  13. ^ Cfr. D. Messina, Il Cantimori segreto che nessuno può leggere, "Corriere della Sera", 1° aprile 2005.
  14. ^ Cfr. C. Ginzburg, Italia, un Paese fondato sull'Inquisizione, "La Repubblica", 14 gennaio 1997.
  15. ^ Cfr. Giovanni Romeo, Sui Tribunali della coscienza di Adriano Prosperi in "Quaderni storici", 35, 1999, pp. 796-800, citazione a p. 800
  16. ^ Cfr. J.-P. Dedieu, R. Millar Carvacho, Entre histoire et mémoire. L’Inquisition à l’époque moderne: dix ans d’historiographie, in “Annales. Histoire, Sciences sociales”, 57, 2002, 349–72, in particolare pp. 358-59 e 370: “La mise en contexte est aussi le maître mot de la perspective ouverte par Adriano Prosperi dans un ouvrage fascinant, devenu un point de référence de l’école italienne. Plus que d’Inquisition, il est question de la naissance de l’Italie moderne, constituée autour non point d’un État, mais d’une Église, et qui s’est centrée sur cette dernière au long de la centaine d’années qui court du milieu du XVIe jusqu’au milieu du XVIIe siècle, période à laquelle se limite l’étude. (...) Cet ouvrage constitue la tentative la plus poussée et la plus achevée jamais entreprise pour intégrer le phénomène inquisitorial dans une histoire globale. Il rend bien compte de ce que nous suspections au moment de sa publication. Fondée sur des études de cas bien menées, l’existence des phénomènes qu’il décrit est indéniable. Il n’en reste pas moins que leur extension doit être vérifiée par la multiplication des études locales et par un examen plus précis des mécanismes de prise de décision à la Curie. (...) Nous l’avons dit, travailler sur l’Inquisition présente un risque. Son histoire, par nature, mobilise l’homme tout entier. En traiter, c’est parler de soi. La fascination qu’exerce A. Prosperi, au-delà de sa valeur scientifique, vient d’une passion à laquelle le lecteur ne peut rester insensible. Le colloque du Vatican [2000] a non seulement constitué un événement scientifique, mais suscité une couverture de presse exceptionnelle: ni la qualité des débats – au demeurant élevée – ni l’amour de la science n’étaient seuls en cause. Le séminaire de Montereale Valcellina de 1999, tenu dans l’église même où Menocchio entendait la messe, et pour le quatre-centième anniversaire de sa mort, témoigne non seulement de la science des participants, mais aussi d’un sentiment patrimonial récemment construit autour de la découverte d’un homme que la communauté locale a postérieurement érigé en symbole. Le champ inquisitorial fait l’objet d’un investissement social et idéologique fort, donc d’une demande sociale forte – et variée dans ses formes et ses attentes –, pression à laquelle l’historien ne peut totalement échapper (...) Demande sociale signifie aussi demande de publications...orientées."
  17. ^ M. Firpo, Vittore Soranzo vecovo ed eretico. Riforma della Chiesa e Inquisizione nell'Italia del Cinquecento, Laterza, Roma-Bari 2006, p. 512.
  18. ^ Cfr. S. Luzzatto, Eresia di un vescovo, "Corriere della Sera", 26 novembre 2006.
  19. ^ Cfr. A. Cariotti, Quelle critiche ad Alberigo e Prodi, "Corriere della Sera", 26 novembre 2008
  20. ^ Cfr. A. Prosperi, Eroe della Riforma mancata, "Il Sole 24 Ore", 3 dicembre 2006.
  21. ^ Cfr. in particolare Cosa dare agli studenti, articolo di Adriano Prosperi apparso il 21 ottobre 2008 in prima pagina de "La Repubblica", nel contesto delle agitazioni universitarie contro la riforma Gelmini.
  22. ^ Cfr. Volantini e lettere al vetriolo, "La Nazione", 16 maggio 2007; Volantini e veleni sulle elezioni alla Normale, "La Nazione", 16 maggio 2007
  23. ^ Cfr. Normale, un falso la lettera di Prosperi alla Nazione, comunicato ufficiale sul sito della Normale; comunicato ufficiale sul quotidiano "Il Tirreno", 17 maggio 2007
  24. ^ Cfr. la lettera-smentita di Adriano Prosperi, pubblicata su "La Nazione" del 17 maggio 2007. Vedi anche Veleni a Pisa. Un "corvo" colpisce la Scuola Normale, "La Nazione", 17 maggio 2007.
  25. ^ Cfr. Calunnie, veleni e una lettera falsa alla Normale di Pisa [2], articolo di Dino Messina sul "Corriere della Sera" del 18 maggio 2007
  26. ^ Cfr. Alla Normale torna il Corvo, "Corriere della Sera", 29 settembre 2010
  27. ^ Cfr. la lettera di Susanna Peyronel del 15 ottobre 2010, con allegato, diretta alla SISEM, associazione degli storici modernisti italiani, la replica di Adriano Prosperi del 19/10/2010, seguita da un'ulteriore lettera-denuncia di Prosperi del 20/10/2010
  28. ^ Cfr. Pisa, appello per la biblioteca: "Deve restare alla Sapienza", "La Repubblica - Firenze", 1° giugno 2012Prosperi: “Dalla città nessuna offerta di spazi per la Biblioteca Universitaria”, "Pisanotizie", 2 giugno 2012
  29. ^ Filippeschi risponde a Prosperi sulla biblioteca universitaria: "Il Comune ha fatto la sua parte", "Pisanotizie", 16 agosto 2012
  30. ^ Cfr. Biblioteca, a tre mesi dalla chiusura ancora nessuna verifica strutturale. Prosperi: "Necessario un confronto pubblico", "Pisanotizie", 5 settembre 2012