Veit Harlan: differenze tra le versioni

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===Regista===
===Regista===
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*''[[La Pompadour]]'' (1935)
*''[[La Pompadour]]'', regia di [[Willy Schmidt-Gentner]] - co-regista non accreditato (1935)
*''Krach im Hinterhaus'' (1936)
*''[[Krach im Hinterhaus (film 1935)|Krach im Hinterhaus]]'' (1935)
*''Der müde Theodor'' (1936)
*''[[Kate Lampe (film 1936)|Kate Lampe]]'' (1936)
*''[[Der müde Theodor (film 1936)|Der müde Theodor]]'' (1936)
*''[[Come hai potuto, Veronica?]]'' (1936)
*''[[Come hai potuto, Veronica?]]'' (1936)
*''Maria, die Magd'' (1936)
*''Maria, die Magd'' (1936)

Versione delle 17:47, 18 ott 2012

Veit Harlan (a destra) con la vedova di Ferdinand Marian durante il processo ad Harlan del 1948.

Veit Harlan (Berlino, 22 settembre 1899Capri, 13 aprile 1964) è stato un regista cinematografico e attore tedesco.

Biografia

Dopo aver studiato sotto la guida di Max Reinhardt, fa la sua prima apparizione sulle scene nel 1915 e, dopo la prima guerra mondiale, è attivo sulla scena berlinese. Nel 1922 sposa l'attrice e cantante di cabaret ebrea Dora Gerson; la coppia però divorzia nel 1924. La Gerson in seguito morirà ad Auschwitz insieme alla propria famiglia. Nel 1929 sposa l'attrice austriaca Hilde Koerber, con la quale ha tre figli - tra cui Thomas - prima di divorziare nuovamente per motivi politici correlati all'influenza che ha su di lui il nazionalsocialismo. Alla fine si sposa per la terza volta con l'attrice Kristina Söderbaum, per la quale scrive numerosi ruoli, contribuendo ad aumentare la sua popolarità.

Nel corso degli anni trenta Harlan realizza diversi film antisemiti. Nel 1937 Joseph Goebbels lo sceglie come uno dei suoi registi di film di propaganda preferiti. Il suo film più tristemente noto è Suss l'ebreo, realizzato a scopi propagandistici tra Germania e Austria. Nel 1943 riceve i premi più importanti assegnati dalla Universum Film. Karsten Witte, un critico cinematografico, trova un soprannome azzeccato per Harlan, chiamandolo il "fascista barocco". Harlan realizza i più fragorosi, colorati e costosi film della storia del Terzo Reich[1].

Al termine della guerra Harlan viene accusato di aver fatto parte attiva del movimento antisemita e di collaborazione con i nazisti, riesce però a difendersi dalle accuse sostenendo che i suoi superiori avevano pesantemente interferito nel suo lavoro e finisce assolto.

Nel 1951 Harlan cita in giudizio il politico amburghese Erich Lüth per aver pubblicamente promosso il boicottaggio di uno dei film che ha realizzato dopo la fine della guerra. Harlan vince in prima istanza la causa ma la Corte Costituzionale Federale tedesca ribalta la decisione sostenendo che egli ha violato la libertà di espressione di Lüth. È una sentenza molto importante perché mette in chiaro l'importanza dei diritti civili costituzionali nelle liti tra le persone.

Harlan muore nel 1964 mentre è in vacanza a Capri.

Discendenza

Suo figlio Thomas Harlan (1929-2010), nato dal matrimonio con Hilde Körber - fu uno scrittore e cineasta di sinistra molto impegnato politicamente. Collaborò con l'editore italiano Giangiacomo Feltrinelli, si unì a Lotta continua e fece parte del movimento di resistenza contro il dittatore cileno Augusto Pinochet. Fu un grande amico di Klaus Kinski con il quale, nel 1952, aveva fatto un viaggio in Israele. Durante la rivoluzione dei garofani portoghese che spazzò via la dittatura di Salazar, Harlan girò il documentario Torre Bela che fu presentato sia al Festival di Cannes che alla Mostra del cinema di Venezia, oltre che ad altri festival.

Nel 1958, la nipote di Harlan, Christiane Susanne Harlan, sposò il regista Stanley Kubrick, che era di origine ebraica. Compare come collaboratrice con il nome di "Susanne Christian" nei titoli di Orizzonti di gloria durante le cui riprese aveva incontrato il celebre artista.

Filmografia

Regista

Attore

Note

  1. ^ "Karsten Witte provided a fitting appellation for the denigrated filmakker: the baroque fascist. Harlan, said Witte, created the loudest, most colorful, most expensive films in the Third Reich as well as Jew Süss, the era's most offensive feature.", Eric Rentschler The Ministry of Illusion, p. 167.

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