Lapo Gianni: differenze tra le versioni

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Appartenne - forse come poeta dilettante - al gruppo fiorentino del [[Dolce stil novo]] e, in base ad atti storici articolati in un trentennio a cavallo fra '200 e '300, risulta svolgesse molto probabilmente un'attività da notaio (viene spesso identificato con l'appellativo di ''notaio Ser Lapo'', figlio di Giovanni Ricevuti, da cui il presunto cognome ''Gianni'').
Appartenne - forse come poeta dilettante - al gruppo fiorentino del [[Dolce stil novo]] e, in base ad atti storici articolati in un trentennio a cavallo fra Duecento e Trecento, risulta svolgesse molto probabilmente un'attività da notaio (viene spesso identificato con l'appellativo di ''notaio Ser Lapo'', figlio di Giovanni Ricevuti, da cui il presunto cognome ''Gianni'').


Le sue composizioni - a detta dei critici - si distinguono per una particolare leggerezza e originalità.
Le sue composizioni - a detta dei critici - si distinguono per una particolare leggerezza e originalità.
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* [http://www.silab.it/frox/200/ind_scu.htm Opere in e-text/2]
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[[Categoria:Personalità legate a Firenze]]
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Versione delle 19:21, 5 ott 2012

Lapo Gianni (... – ...; fl. XIV secolo) è stato un poeta italiano, vissuto a Firenze tra il XIII ed il XIV secolo e morto dopo il 1328.

Appartenne - forse come poeta dilettante - al gruppo fiorentino del Dolce stil novo e, in base ad atti storici articolati in un trentennio a cavallo fra Duecento e Trecento, risulta svolgesse molto probabilmente un'attività da notaio (viene spesso identificato con l'appellativo di notaio Ser Lapo, figlio di Giovanni Ricevuti, da cui il presunto cognome Gianni).

Le sue composizioni - a detta dei critici - si distinguono per una particolare leggerezza e originalità.

È ricordato - oltre che per i suoi diciassette componimenti giunti ai nostri giorni (undici ballate, tre canzoni, due stanze isolate di canzone e un sonetto doppio caudato) - per essere stato citato da Dante (del quale fu amico assieme a Guido Cavalcanti) nel celebre sonetto delle Rime che inizia con il verso Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io, e in Amore e monna Lagia (oltre che nel sonetto di Guido Cavalcanti Se vedi Amore e Dante, un sospiro). Nel De vulgari eloquentia (I 13 3), viene inoltre annoverato, assieme a Dante stesso, a Guido Cavalcanti e a Cino da Pistoia, tra i poeti che raggiunsero la "vulgaris excellentiam"

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