Gaio Asinio Gallo: differenze tra le versioni
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Morì di fame in prigione nel [[33]] ([[Publio Cornelio Tacito]], [[Annales (Tacito)|Annales]] 6.23); non sappiamo se volontariamente o perché obbligato. Quando Agrippina morì nell'ottobre dello stesso anno, Tiberio la accusò di immoralità e di adulterio con Asinio Gallo, la cui morte l'avrebbe indotta a rifiutare la vita. ([[Annales (Tacito)|Annales]] 6.23). Il suo nome fu cancellato dai pubblici monumenti (secondo la pratica della [[damnatio memoriae]]), e successivamente venne esposto e ripresentato dopo la morte di Tiberio. |
Morì di fame in prigione nel [[33]] ([[Publio Cornelio Tacito]], [[Annales (Tacito)|Annales]] 6.23); non sappiamo se volontariamente o perché obbligato. Quando Agrippina morì nell'ottobre dello stesso anno, Tiberio la accusò di immoralità e di adulterio con Asinio Gallo, la cui morte l'avrebbe indotta a rifiutare la vita. ([[Annales (Tacito)|Annales]] 6.23). Il suo nome fu cancellato dai pubblici monumenti (secondo la pratica della [[damnatio memoriae]]), e successivamente venne esposto e ripresentato dopo la morte di Tiberio. |
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Versione delle 18:36, 13 giu 2012
Gaio Asinio Gallo (in latino: Gaius Asinius Gallus; ... – ...) è stato un senatore romano, appartenente alla dinastia giulio-claudia.
Gallo era figlio di Gaio Asinio Pollione. Nel 11 a.C. sposò Vipsania Agrippina, figlia di Marco Vipsanio Agrippa e della sua prima moglie Cecilia Attica. Vipsania era inoltre la precedente moglie di Tiberio. Asinio fu console nel 8 a.C., proconsole d'Asia nel 6 a.C.-5 a.C.
Asinio Gallo aveva avanzato il diritto di paternità sul figlio di Tiberio e Vipsania, Druso, e per questo era malvisto da Tiberio[1]; Gaio corteggiò anche la vedova di Gaio Giulio Cesare Germanico, Agrippina. Questo e la sua acuta personalità lo portarono ad un'inimicizia con Tiberio. Nel 30, sotto istigazione di Tiberio, il Senato dichiarò Gallo nemico pubblico, e venne tenuto in una condizione di assoluto isolamento (Cassio Dione Cocceiano 58.3): "Non aveva compagni o servi con lui, non parlava con nessuno e non vedeva nessuno, eccetto quando qualcuno doveva portargli del cibo, di scarsa qualità e quantità, tanto che non gli dava nessuna forza o soddisfazione da portarlo alla morte."
Morì di fame in prigione nel 33 (Publio Cornelio Tacito, Annales 6.23); non sappiamo se volontariamente o perché obbligato. Quando Agrippina morì nell'ottobre dello stesso anno, Tiberio la accusò di immoralità e di adulterio con Asinio Gallo, la cui morte l'avrebbe indotta a rifiutare la vita. (Annales 6.23). Il suo nome fu cancellato dai pubblici monumenti (secondo la pratica della damnatio memoriae), e successivamente venne esposto e ripresentato dopo la morte di Tiberio.
Note
- ^ Cassio Dione, Storia romana (Cassio Dione), LVII, 2,7.