Appiano di Alessandria: differenze tra le versioni

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L'opera di Appiano presenta diverse peculiarità originali e di grande interesse. Queste peculiarità tuttavia non sempre costituiscono un pregio per l'opera:
L'opera di Appiano presenta diverse peculiarità originali e di grande interesse. Queste peculiarità tuttavia non sempre costituiscono un pregio per l'opera<ref>{{Cita libro|cognome = Marco Bettalli|wkautore = |coautori = |titolo = Introduzione alla storiografia greca|editore = Carocci|città = |anno = |pagine =|ISBN = }}, pagg. 164-166 </ref>:
* Appiano è uno dei pochissimi storici su Roma a non vivere nella capitale, il centro politico di tutto l'impero. Egli probabilmente visse a Roma solo per brevissimi periodi; La sua attività da storico infatti la portò avanti nella ben distante Alessandria d'Egitto. Questo fatto risulta da una parte un grande difetto di Appiano, il quale, trovandosi in un luogo periferico della romanità, non ha a disposizione una grande varietà di fonti, con la conseguenza che molti passi della ''Storia Romana'' risultano inaffidabili storicamente. D'altra canto però Appiano, proprio perché fuori dagli ambienti politici di Roma, è libero dei tanti pregiudizi aristocratici, come anche di certe finalità propagandistiche (che influenzarono invece storici come, per esempio, [[Tito Livio|Livio]]). Un celebre esempio di questa virtù appianea lo troviamo nella descrizione delle riforme dei [[Gracchi]]<ref>Appiano: ''De bellis civilibus, liber I'', I, 7 segg.</ref>: egli considera le riforme dei Gracchi in modo distaccato e imparziale, limitandosi ad evidenziare delle riforme i loro pregi e difetti; inoltre Appiano è il primo a capire la ragione di quelle riforme tanto audaci proposte da [[Gaio Gracco|Gaio]] e [[Tiberio Gracco]] (che [[Plutarco]] invece aveva bollato come assurde<ref>Plutarco, ''Vita di Caio Gracco'' e ''Vita di Tiberio Gracco''</ref>);
* Appiano è uno dei pochissimi storici su Roma a non vivere nella capitale, il centro politico di tutto l'impero. Egli probabilmente visse a Roma solo per brevissimi periodi; La sua attività da storico infatti la portò avanti nella ben distante Alessandria d'Egitto. Questo fatto risulta da una parte un grande difetto di Appiano, il quale, trovandosi in un luogo periferico della romanità, non ha a disposizione una grande varietà di fonti, con la conseguenza che molti passi della ''Storia Romana'' risultano inaffidabili storicamente. D'altra canto però Appiano, proprio perché fuori dagli ambienti politici di Roma, è libero dei tanti pregiudizi aristocratici, come anche di certe finalità propagandistiche (che influenzarono invece storici come, per esempio, [[Tito Livio|Livio]]). Un celebre esempio di questa virtù appianea lo troviamo nella descrizione delle riforme dei [[Gracchi]]<ref>Appiano: ''De bellis civilibus, liber I'', I, 7 segg.</ref>: egli considera le riforme dei Gracchi in modo distaccato e imparziale, limitandosi ad evidenziare delle riforme i loro pregi e difetti; inoltre Appiano è il primo a capire la ragione di quelle riforme tanto audaci proposte da [[Gaio Gracco|Gaio]] e [[Tiberio Gracco]] (che [[Plutarco]] invece aveva bollato come assurde<ref>Plutarco, ''Vita di Caio Gracco'' e ''Vita di Tiberio Gracco''</ref>);
*Mentre solitamente gli storici antichi si interessano principalmente della storia delle guerre e dei grandi eventi, Appiano mostra notevoli interessi anche per la storia della società, della cultura, ecc. Abbiamo infatti nella ''Storia Romana'' preziosissime descrizioni di società straniere e della condizione dei ceti più umili, persino degli schiavi. Questo aspetto appianeo piacque particolarmente a [[Karl Marx]], il quale consigliò la lettura della ''Storia Romana'' al suo allievo [[Engels]], poiché riteneva questo testo un esempio perfetto di materialismo nella storia;
*Mentre solitamente gli storici antichi si interessano principalmente della storia delle guerre e dei grandi eventi, Appiano mostra notevoli interessi anche per la storia della società, della cultura, ecc. Abbiamo infatti nella ''Storia Romana'' preziosissime descrizioni di società straniere e della condizione dei ceti più umili, persino degli schiavi. Questo aspetto appianeo piacque particolarmente a [[Karl Marx]], il quale consigliò la lettura della ''Storia Romana'' al suo allievo [[Engels]], poiché riteneva questo testo un esempio perfetto di materialismo nella storia;

Versione delle 21:27, 20 mag 2012

Appiano di Alessandria (in lingua greca: Αππιανός, Appianòs; Alessandria d'Egitto, 95 circa - 165 circa) fu uno storico e filosofo greco vissuto durante i regni di Traiano, Adriano e Antonino Pio. Visse in Egitto e a Roma, fu avvocato ed ottenne la carica di procuratore nella provincia d'Egitto.

La sua opera principale fu la Storia Romana (Ρωμαικά), in 24 libri, conclusa intorno al 160 d.C. . In essa, che è più un insieme di scritti monografici che un'opera unitaria, egli espone la storia di Roma dalle origini alla morte dell'imperatore Traiano (98-117).

Nella sua opera Appiano, storico discreto ma non brillante, abbandona l'ordinamento annalistico della materia in favore di un resoconto basato sulle storie locali dei vari popoli e paesi che componevano l'impero, a partire dalla loro incorporazione nell'Impero romano.

Lo stile è poco attraente, ma il lavoro è molto utile, particolarmente per il periodo delle guerre civili. La lingua usata è la koinè. Le fonti sono Polibio, Livio e Dionisio d'Alicarnasso, e, secondo Emilio Gabba, Gaio Asinio Pollione per le Guerre civili[1].

Storia Romana

L'opera è composta di 24 libri di cui ne sono giunti ai giorni nostri solo 10 completi (dal VI all'VIII e dal XI al XVII) e sezioni parziali di altri, mentre alcuni sono andati completamente perduti. I libri sono suddivisi per argomento secondo la struttura indicata di seguito.


Volume Nome latino Nome greco [2] Argomento Stato di sopravvivenza
I De regibus Romanorum Basilikè Età regia di Roma Frammenti
II De rebus Italicis Italikè Espansione romana in Italia Frammenti
III De rebus Samniticis Saunitikè Guerre sannitiche Frammenti
IV De rebus Gallicis Keltikè Guerre galliche Frammenti
V De rebus Siculis et reliquarum insularum Sikelikè kài Nesiotikè Conquista romana della Sicilia e delle isole Frammenti
VI De rebus Hispaniensibus Iberikè Conquista romana della Spagna Completo
VII De bello Annibalico Annibaikè Seconda guerra punica Completo
VIII De rebus Punicis et De rebus Numidicis (appendix) Libykè Terza guerra punica e Guerra in Numidia Completo
IX De rebus Macedonicis et De rebus Illyricis (appendix) Makedonikè kài Illyrichè Guerre macedoniche e Guerre illiriche Frammenti
X ... Hellenikè kài Asianè Guerre in Asia e Grecia Perduto
XI De rebus Syriacis Syriakè kài Parthikè Guerra contro Antioco III e lega etolica Completo
XII De bello Mithridatico Mithridàteios Guerre mitridatiche Completo
XIII De bellis civilibus Lib. I Emphylia I Guerra civile tra Mario e Silla Completo
XIV De bellis civilibus Lib. II Emphylia II Guerra civile tra Cesare e Pompeo Completo
XV De bellis civilibus Lib. III Emphylia III Fase iniziale della Guerra civile romana (44-31 a.C.) e Battaglia di Modena Completo
XVI De bellis civilibus Lib. IV Emphylia IV Fase centrale della Guerra civile romana (44-31 a.C.) Completo
XVII De bellis civilibus Lib. V Emphylia V La guerra contro Sesto Pompeo, Battaglia di Nauloco Completo
XVIII ... Aigyptiakà I Guerre in Egitto I Perduto
XIX ... Aigyptiakà II Guerre in Egitto II Perduto
XX ... Aigyptiakà III Guerre in Egitto III Perduto
XXI ... Aigyptiakà IV Guerre in Egitto IV perduto
XXII ... Hekatontaetìa Guerre dell'Impero Perduto
XXIII ... Dakikè Conquista della Dacia Perduto
XXIV .... Aràbios Conquista dell'Arabia e Campagne orientali di Traiano Frammenti


L'opera di Appiano presenta diverse peculiarità originali e di grande interesse. Queste peculiarità tuttavia non sempre costituiscono un pregio per l'opera[3]:

  • Appiano è uno dei pochissimi storici su Roma a non vivere nella capitale, il centro politico di tutto l'impero. Egli probabilmente visse a Roma solo per brevissimi periodi; La sua attività da storico infatti la portò avanti nella ben distante Alessandria d'Egitto. Questo fatto risulta da una parte un grande difetto di Appiano, il quale, trovandosi in un luogo periferico della romanità, non ha a disposizione una grande varietà di fonti, con la conseguenza che molti passi della Storia Romana risultano inaffidabili storicamente. D'altra canto però Appiano, proprio perché fuori dagli ambienti politici di Roma, è libero dei tanti pregiudizi aristocratici, come anche di certe finalità propagandistiche (che influenzarono invece storici come, per esempio, Livio). Un celebre esempio di questa virtù appianea lo troviamo nella descrizione delle riforme dei Gracchi[4]: egli considera le riforme dei Gracchi in modo distaccato e imparziale, limitandosi ad evidenziare delle riforme i loro pregi e difetti; inoltre Appiano è il primo a capire la ragione di quelle riforme tanto audaci proposte da Gaio e Tiberio Gracco (che Plutarco invece aveva bollato come assurde[5]);
  • Mentre solitamente gli storici antichi si interessano principalmente della storia delle guerre e dei grandi eventi, Appiano mostra notevoli interessi anche per la storia della società, della cultura, ecc. Abbiamo infatti nella Storia Romana preziosissime descrizioni di società straniere e della condizione dei ceti più umili, persino degli schiavi. Questo aspetto appianeo piacque particolarmente a Karl Marx, il quale consigliò la lettura della Storia Romana al suo allievo Engels, poiché riteneva questo testo un esempio perfetto di materialismo nella storia;
  • Come appare immediatamente osservando il nome dei libri, Appiano procede nella sua storia romana attraverso la descrizione dei popoli che mano a mano Roma conquista (che questa scelta sia di stampo erodoteo è lo stesso Appiano a confermarcelo all'interno della sua opera). Ciò comporta che alcuni libri (quelli che trattano di vicende contemporanee tra loro) presentino sincronia. Appiano è così costretto a continui rimandi tra un libro e l'altro, finendo talvolta per essere poco chiaro e incoerente.

Note

  1. ^ Emilio Gabba, Appiano e la storia delle guerre civili, Firenze, 1958
  2. ^ da Marco Bettalli, Introduzione alla storiografia greca, Carocci., cit. pag. 165
  3. ^ Marco Bettalli, Introduzione alla storiografia greca, Carocci., pagg. 164-166
  4. ^ Appiano: De bellis civilibus, liber I, I, 7 segg.
  5. ^ Plutarco, Vita di Caio Gracco e Vita di Tiberio Gracco

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