Giuseppe Emanuele Modigliani: differenze tra le versioni

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Versione delle 19:22, 10 gen 2012

Template:Membro delle istituzioni italiane Giuseppe Emanuele Modigliani (Livorno, 28 ottobre 1872Roma, 5 ottobre 1947) è stato un politico e antifascista italiano.

Biografia

Discendente di una famiglia della borghesia ebraica livornese, fratello del celebre pittore Amedeo, durante gli studi universitari (conseguirà una laurea in giurisprudenza) si avvicina al movimento socialista.

Nel 1894 è tra i fondatori del sezione livornese del Partito Socialista Italiano, divenendo l'anno successivo anche consigliere comunale della sua città e promuovendo la nascita delle Camere del Lavoro e la diffusione del movimento socialista nell'area pisana, senese e nella Maremma. Collaborò al periodico socialista La Martinella di Colle di Val d'Elsa dove tenne anche diversi comizi.

Dopo il servizio militare ritorna alla sua attività politica divenendo segretario del Partito Socialista in Toscana.

Arrestato a Piacenza, dove dirigeva un giornale, verrà processato insieme all'intero gruppo dirigente socialista e condannato a sei mesi di carcere. Proseguirà la sua militanza come amministratore locale ed organizzatore del movimento sindacale e cooperativo.

Complesso fu il suo rapporto con Filippo Turati, con cui condivideva la visione riformista (dentro cui rappresentava l'ala più a sinistra), fu molto vicino invece alle posizioni di Gaetano Salvemini.

Deputato dal 1913 fu assai apprezzato per le sue doti dialettiche e la sua notevole preparazione, assunse posizioni anti-interventiste sulla Grande guerra, portando la sua posizione alla conferenza di Zimmerwald.

Nella serrata dialettica interna ai socialisti degli anni venti cercò, senza successo, di evitare la scissione fra riformisti e massimalisti. Dichiarato decaduto nel 1924 assieme agli altri parlamentari dell'opposizione, rappresentò come avvocato la parte civile nel processo relativo all'omicidio di Giacomo Matteotti, quando ormai il fascismo si consolidava al potere.

Insieme alla moglie Vera intraprese la via dell'esilio, continuando la sua attività di propaganda antifascista e divenendo rappresentante italiano all'Internazionale socialista.

Rientrato in Italia, con la salute assai compromessa, fu membro della Consulta nazionale e della Assemblea Costituente. L'11 gennaio 1947 partecipò alla scissione di Palazzo Barberini divenendo presidente del PSLI (divenuto poi PSDI).

Collegamenti esterni