Capitale sociale (scienze sociali): differenze tra le versioni

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==Le origini==
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Il trattato in cui compare il primo, isolato accenno al capitale sociale è un saggio del [[1920]] di cui è autore lo statunitense [[Lyda Judson Hanifan]], un riformatore scolastico della Virginia occidentale, che già allora sosteneva che: ''"il capitale sociale si riferisce a quei beni intangibili che hanno valore più di ogni altro nella vita quotidiana delle persone: precisamente, la buona volontà, l'appartenenza ad organizzazioni, la solidarietà e i rapporti sociali tra individui e famiglie che compongono un'unità sociale"''. Una definizione più recente è stata coniata da [[Jane Jacobs]], che la usa in ''The death and life of great american cities'', edito nel [[1961]], con riferimento alle relazioni interpersonali informali essenziali anche per il funzionamento di [[Società (sociologia)|società]] complesse ed altamente organizzate. Il tema è stato studiato dall'economista statunitense [[Gary Baker]], [[premio Nobel]] per l'economia nel [[1992]].
Il trattato in cui compare il primo, isolato accenno al capitale sociale è un saggio del [[1920]] di cui è autore lo statunitense [[Lyda Judson Hanifan]], un riformatore scolastico della Virginia occidentale, che già allora sosteneva che: ''"il capitale sociale si riferisce a quei beni intangibili che hanno valore più di ogni altro nella vita quotidiana delle persone: precisamente, la buona volontà, l'appartenenza ad organizzazioni, la solidarietà e i rapporti sociali tra individui e famiglie che compongono un'unità sociale"<ref>Hanifan, L. J. (1920) The Community Center, Boston: Silver Burdett.</ref>''. Una definizione più recente è stata coniata da [[Jane Jacobs]], che la usa in ''The death and life of great american cities'', edito nel [[1961]], con riferimento alle relazioni interpersonali informali essenziali anche per il funzionamento di [[Società (sociologia)|società]] complesse ed altamente organizzate. Il tema è stato studiato dall'economista statunitense [[Gary Baker]], [[premio Nobel]] per l'economia nel [[1992]].


Chi inizia a farne uno strumento di analisi sociale è [[Glenn Loury]] che, nel [[1977]], nella sua ricerca sulla disuguaglianza negli stipendi dovuta alla razza, critica le sanzioni legali contro i datori di lavoro rei di discriminazioni e i programmi attuati dalle imprese per ridurre questo divario come misure sterili e improduttive. La povertà dei lavoratori di colore viene ereditata dai figli che godono di minori risorse materiali e hanno sfruttato opportunità educative meno formative dei bianchi, quindi dispongono di un più scarso capitale economico e umano rispettivamente.
Chi inizia a farne uno strumento di analisi sociale è [[Glenn Loury]] che, nel [[1977]], nella sua ricerca sulla disuguaglianza negli stipendi dovuta alla razza, critica le sanzioni legali contro i datori di lavoro rei di discriminazioni e i programmi attuati dalle imprese per ridurre questo divario come misure sterili e improduttive. La povertà dei lavoratori di colore viene ereditata dai figli che godono di minori risorse materiali e hanno sfruttato opportunità educative meno formative dei bianchi, quindi dispongono di un più scarso capitale economico e umano rispettivamente.

Versione delle 15:49, 28 dic 2011

Il concetto di capitale sociale può essere definito in generale come un corpus di regole che facilitano la collaborazione all'interno dei gruppi o tra essi.

Le origini

Il trattato in cui compare il primo, isolato accenno al capitale sociale è un saggio del 1920 di cui è autore lo statunitense Lyda Judson Hanifan, un riformatore scolastico della Virginia occidentale, che già allora sosteneva che: "il capitale sociale si riferisce a quei beni intangibili che hanno valore più di ogni altro nella vita quotidiana delle persone: precisamente, la buona volontà, l'appartenenza ad organizzazioni, la solidarietà e i rapporti sociali tra individui e famiglie che compongono un'unità sociale"[1]. Una definizione più recente è stata coniata da Jane Jacobs, che la usa in The death and life of great american cities, edito nel 1961, con riferimento alle relazioni interpersonali informali essenziali anche per il funzionamento di società complesse ed altamente organizzate. Il tema è stato studiato dall'economista statunitense Gary Baker, premio Nobel per l'economia nel 1992.

Chi inizia a farne uno strumento di analisi sociale è Glenn Loury che, nel 1977, nella sua ricerca sulla disuguaglianza negli stipendi dovuta alla razza, critica le sanzioni legali contro i datori di lavoro rei di discriminazioni e i programmi attuati dalle imprese per ridurre questo divario come misure sterili e improduttive. La povertà dei lavoratori di colore viene ereditata dai figli che godono di minori risorse materiali e hanno sfruttato opportunità educative meno formative dei bianchi, quindi dispongono di un più scarso capitale economico e umano rispettivamente.

I giovani neri, però, manifestano anche un insieme di conoscenze e relazioni col mercato del lavoro più superficiale e limitato e una certa mancanza di informazioni riguardanti le eventuali opportunità che potrebbero cogliere, mostrando quindi anche un più carente possesso di capitale sociale. Se la scarsità di risorse economiche, culturali e relazionali dei giovani neri condiziona negativamente la loro capacità di accesso al mercato del lavoro, a detta di Loury le teorie economiche classiche perdono di efficacia esplicativa, propense come sono a vedere le differenze individuali nella resa produttiva e quindi nel guadagno determinate soltanto dal livello delle competenze lavorative di ciascuno. L'autore ha scritto in proposito: "Nessuno percorre la strada completamente da solo. Il contesto sociale in cui avviene la maturazione individuale condiziona fortemente ciò che individui ugualmente competenti possono ottenere".

Capitale, ovvero: stock di risorse

Quello di "capitale" è un concetto economico indicante l'insieme dei mezzi umani, materiali e finanziari necessari per la produzione di beni e servizi (capitali finanziari e capitali fisici). Anche il capitale sociale può essere inteso in questa accezione, sebbene abbia un significato più ampio, non limitato alle scienze economiche. Lo si può definire come l'insieme delle risorse di tipo relazionale durature che un attore sociale (individuo, gruppo ecc. ) può utilizzare, insieme ad altre risorse, per perseguire i propri fini. Relazioni che esistono indipendentemente dai fini e dalla loro mobilitazione o meno. Pizzorno nei suoi studi distingue 2 tipi di capitale sociale:

  • capitale sociale di solidarietà (cioè che deriva dall'appartenenza ad un gruppo)
  • capitale sociale di reciprocità (cioè che deriva dalle relazioni sociali e non dall'appartenenza)

In sostanza distingue l'elemento relazionale (dipendente dalle reti create nella socializzazione) da quello strutturale (derivato dall'appartenenza ad un gruppo).

La teoria sociale di Coleman

Il sociologo James Coleman ha utilizzato il concetto di capitale sociale nella sua costruzione di una teoria sociale generale imperniata sull'assunto della fondamentale razionalità degli esseri umani, ma che - proprio grazie al capitale sociale - risulta opposta alla tesi individualista tipica dell'economia classica e neoclassica.

La sua categorizzazione del capitale sociale è molto diffusa nelle opere che hanno lo stesso argomento ed è utile richiamarla.

Basandosi sulle relazioni di "autorità", di "fiducia" e di "norma", Coleman ha definito le seguenti forme che può assumere il capitale sociale:

  • "Credit-slip": forma tipica dell'età precedente alla modernità economica, ma non per questo scomparsa, è caratterizzata dal controllo della rete di capitale sociale da parte del capofamiglia, e dalla possibilità, per ogni componente della famiglia, di vedere attivato tale capitale sociale per il proprio interesse (da ciò il nome: ogni componente della famiglia può "esigere" un credito).
  • "Canali informativi": relazioni di qualunque tipo che, all'occorrenza, vengono usate al fine di raccogliere informazioni.
  • "Norme e sanzioni": relazioni di tipo prescrittivo e repressivo che impediscono il dilagare della devianza e spesso anche il cambiamento.
  • "Relazione di autorità": attribuiscono il potere-diritto di controllare e decidere.
  • "Organizzazione sociale appropriabile": possibilità di utilizzare una relazione sociale per un fine diverso da quello per il quale è nata.

A queste forme, basata sull'informalità delle strutture di relazione diretta, Coleman oppone le "organizzazioni intenzionali", che vengono costruite di proposito al fine di avere altro capitale sociale - si tratta di quelle che, nella sociologia dell'organizzazione, sono appunto dette organizzazioni.

Bibliografia

  • Robert D. Putnam, La tradizione civica delle regioni italiane, Mondadori, 1997. ISBN 88-04-42304-8
  • Emma Finocchiaro, Identità, coesione e capitale sociale nella città, in Sociologia urbana e rurale n. 81, FrancoAngeli, 2006.
  • Roberto Cartocci, Mappe del tesoro - Atlante del capitale sociale in Italia, il Mulino, 2007. ISBN 978-88-15-11860-8

Collegamenti esterni

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  1. ^ Hanifan, L. J. (1920) The Community Center, Boston: Silver Burdett.