Maria's Lovers: differenze tra le versioni

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Versione delle 18:29, 28 set 2011

{{{titolo italiano}}}
Paese di produzioneStati Uniti
Durata103 min
Generedrammatico, erotico
RegiaAndrej Končalovskij
SoggettoGèrard Brach
SceneggiaturaAndrej Končalovskij
Interpreti e personaggi

Maria's Lovers è un film statunitense del 1984 diretto dal regista russo Andrej Končalovskij, avente come protagonisti Nastassja Kinski (nel ruolo di Maria Bosic) e John Savage (Ivan Bibic), con la partecipazione di Robert Mitchum (Mr. Bibic) e Keith Carradine (Clarence Butts).

Trama

Il soldato Ivan Bibic (John Savage), di origini slave, residente in una piccola città degli Stati Uniti, dopo aver combattuto nella seconda guerra mondiale sul fronte del Pacifico, viene ferito e fatto prigioniero in Giappone. Soltanto nel 1946 viene liberato e torna a casa per sposare la sua casta ex-fidanzata Maria Bosic (Nastassja Kinski). Ma il trauma della prigionia comporta l'incapacità di avere rapporti sessuali con la moglie e dunque di procreare, cosa che porterà alla lenta dissoluzione del loro matrimonio.

L'eccessivo amore provato da Ivan verso Maria, l'adorazione dell'immagine della sua fidanzata, disincarnata perché irragiungibile durante la sua prigionia, nella mente di Ivan entrerà in cortocircuito con la devozione per la Santissima Vergine Maria, e lo porterà alla assoluta incapacità di intrattenere qualsiasi minima forma di rapporto sessuale con la legittima moglie.

Ivan si sfogherà con altre donne, cosa che Maria Bibic in un certo senso capirà, ma che gli provocherà un dolore immenso ed un'angoscia insopportabile, dopo aver aspettato e pregato per Ivan per così tanti anni. Allora Ivan le consiglierà di divorziare e di accompagnarsi con il capitano Al che, durante gli anni della sua prigionia, era stato un tenero amore platonico di Maria. Ma lei rifiuta questa possibilità.

Un giorno, casualmente, Maria conoscerà il cantante giramondo Clarence Butts, un seduttore da strapazzo, che cercherà subito di circuirla. Lei risponderà con la classica espressione "sono una donna sposata", ma mostrando negli occhi la tristezza di un matrimonio fallito e l'ardore di un desiderio non soddisfatto. In seguito, dopo una corte estenuante, Maria, in un momento di solitudine e di languore, capitolerà e si lascerà sedurre: Clarence coglierà con decisione il fiore della sua verginità.

Lentamente si abbandona ad un abisso fatto di immenso piacere e vergogna, nel modo più passivo, come una bambola, si fa invadere da quell'uomo dissoluto, gentile ma deciso, un formidabile ed infaticabile amatore, che la frugherà e la riempirà in ogni suo anfratto. Maria sente l'impulso primigenio della carnalità, il desiderio imperioso di maternità, e non fa nulla per non farsi fecondare.

Maria Bibic, allora, incredula di se stessa per quello che si era lasciata fare, caccia immediatamente dal suo letto il seduttore Clarence. Dopo poco tempo, scoprendosi incinta (ma se lo sentiva "dentro" fin dall'inizio) decide di portare a termine la gravidanza e di tenere il bambino, e dopo qualche mese, con un pancione evidente, si recherà al posto lavoro di Ivan, per palesargli la cosa. Ivan, che periodicamente la lasciava sola per mesi, indignato, decide di abbandonarla definitivamente e divorziare.

Ma Clarence, oltre ad essere un seduttore ed amante formidabile, quando ubriaco, è anche uno sbruffone da bar, e si vanta (davanti ad Ivan, che non conosceva) di aver sedotto una donna vergine e di averla messa incinta, Ivan allora...

Critica

Molti elogiano l'inspirata interpretazione di Nastassja Kinski, nel ruolo della moglie angosciata. Le atmosfere languidamente retrò, la fascinazione dell'intimo di seta nera e delle calze indossate come in una specie di rituale celebrante i misteri femminili, allo stesso tempo tragici e sensuali, rimangono impresse nella mente dello spettatore.

Il film si muove nello stile del film d'autore europeo, con un ritmo narrativo molto sostenuto, caratteristicamente americano. La storia è sostenuta da una buona sceneggiatura, che fa percepire adeguatamente il trascorrere del tempo che si tinge del "pathos" emozionale tipicamente mitteleuropeo. Il risultato è un film commovente, anche se con un ritmo incostante, fatto di accelerazioni e rallentamenti narrativi.

Tagline: "Tutti l'amavano... troppo."

Voci correlate

Collegamenti esterni