Roma città aperta: differenze tra le versioni

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* [http://www.cinematografo.it/dati/scheda.asp?sch=6185 Scheda di Cinematografo.it]
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* [https://sites.google.com/site/lultimobanco/locations-cinematografiche-del-lazio Location del film viste da Google Earth]
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Versione delle 14:21, 15 ago 2011

{{{titolo italiano}}}
titolo di testa del film
Paese di produzioneItalia
Durata99 min
Generedrammatico, guerra
RegiaRoberto Rossellini
SoggettoSergio Amidei, Alberto Consiglio
SceneggiaturaSergio Amidei, Federico Fellini, Celeste Negarville, Roberto Rossellini
FotografiaUbaldo Arata
MontaggioEraldo Da Roma
MusicheRenzo Rossellini
ScenografiaRosario Megna
Interpreti e personaggi

Roma città aperta è un film del 1945 diretto da Roberto Rossellini. È considerato il manifesto del neorealismo e uno dei capolavori assoluti del cinema mondiale. Inoltre è il primo della trilogia della guerra diretti da Rossellini, seguiranno Paisà e Germania anno zero. Indimenticabile è l'interpretazione di Anna Magnani nel ruolo della popolana Pina. Grazie a questo ruolo, di forte intensità drammatica, diventerà celebre in tutto il mondo. Nel cast figura anche uno straordinario Aldo Fabrizi.

Trama

Don Pietro e Marcello.

A Roma il regime fascista è caduto, gli Alleati hanno invaso l'Italia ma ancora non sono giunti nella capitale, dove la resistenza è più attiva che mai. Manfredi, militante comunista e uomo di spicco della resistenza, sfugge a una retata della polizia e si rifugia presso un tipografo antifascista, Francesco. Il giorno seguente, Francesco dovrebbe sposare Pina, una vedova madre di un bambino. La sorella di Pina, Lauretta, fa l'artista in un locale insieme a un'altra giovane, Marina, legata sentimentalmente in passato a Manfredi. Don Pietro, il parroco locale, non nega mai aiuto ai perseguitati politici e fa da portavoce dei partigiani. Rispettato da tutti, compreso Marcello e la sua banda di piccoli sabotatori, riesce a passare facilmente attraverso le linee nemiche, senza destare sospetti. Manfredi sfugge a un'altra retata tedesca mentre Francesco viene arrestato. Pina grida tutta la sua protesta e cade sotto il fuoco dei mitra. Più tardi Francesco riesce a scappare e si nasconde, con Manfredi, nell'abitazione di Marina. Scoppiano i dissapori e cresce il risentimento della ragazza per Manfredi, tanto che Marina, per ottenere della droga, tradisce l'uomo denunciandolo a Ingrid, agente della Gestapo, al servizio dei comandante Bergmann. Manfredi viene così arrestato durante un incontro con don Pietro ed entrambi vengono fatti prigionieri. Manfredi subisce terribili torture e muore. Don Pietro viene fucilato. Mentre Marina e Lauretta cadono sempre più nell'abiezione morale, Francesco, Marcello e i suoi ragazzi continuano la lotta.

Produzione

Una scena del film.

Girato in bianco e nero e considerato uno dei capolavori del neorealismo, il film è il primo della cosiddetta "Trilogia della guerra", poi proseguita con Paisà (1946) e Germania anno zero (1948).

Le riprese del film furono fatte in condizioni precarie, sia per il periodo, i tedeschi erano da poco andati via, sia per la scarsa disponibilità del materiale tecnico compresa la pellicola. Non essendo disponibili gli studi di Cinecittà, già spogliata dalle attrezzature e ridotta ad essere un grande rifugio per gli sfollati, che non potevano essere accolti altrove, Rossellini e la troupe improvvisarono le riprese di alcuni interni nel vecchio teatro Capitani, in via degli Avignonesi 32, dietro via del Tritone.

La scena centrale del film, con la corsa e l'uccisione di Anna Magnani dietro al camion che porta via il marito catturato dai tedeschi, fu girata in Via Raimondo Montecuccoli, al quartiere Prenestino-Labicano, ed è forse la sequenza più celebre del neorealismo nonché una delle più famose della storia del cinema italiano.

Il film presentato al pubblico, nel settembre del 1945 senza alcuna anteprima, ebbe scarso successo, solo successivamente dopo aver ricevuto vari premi e riconoscimenti fu apprezzato unanimemente.

I premi

Presentato in concorso al Festival di Cannes 1946, ottenne il Grand Prix come miglior film.[1] Vinse anche tre Nastri d'Argento, per la miglior regia, la miglior sceneggiatura e la migliore attrice non protagonista (Anna Magnani).

Il film ottenne anche una nomination al Premio Oscar come migliore sceneggiatura originale.

Critica

«È un film che rievoca il tragico periodo dell'occupazione tedesca di Roma e ne dà un quadro e un giudizio così giusto da suscitare immediatamente in tutto il pubblico il più vivo consenso e per il ricordo della recente tragedia, anche commozione profonda. Lo squallore delle vie cittadine nelle notti di coprifuoco e gli arresti, le torture, i delitti, le bieche figure di Caruso e di Dollmann, tutto qui è ricordato, con oggettività priva di retorica e con implicita valutazione politica così assennata ed equa che il film merita indubbiamente il plauso di tutti gli onesti. Valendosi intelligentemente dell'abilità di due attori popolari come la Magnani e Fabrizi, il regista ha sorretto la semplicità della trama drammatica su sequenze alternanti abilmente note comiche e addirittura grottesche alle scene più forti e strazianti.»

Una scena del film con il personaggio di Marina Mari.

«La Magnani è immensa. Attrice sensibile, intelligentissima. E non venitemi a parlare di volgarità. La Magnani va collocata, studiata e criticata sul piano del romanesco. Allora si vedrà che, nella sua virulenza plebea, l'attrice deriva proprio dalla tradizione popolare più pura e quindi più nobile. Giovacchino Belli scenderebbe dal suo piedistallo e s'inchinerebbe, con la tuba in mano davanti a lei. C'è un momento nel film in cui il Vammoriammazzato! di Anna Magnani, rivolta a un tedesco, toglie il respiro e rimane nell'aria, tragicamente come una condanna definitiva.»

«Rappresenta la grande sorpresa italiana del dopoguerra, l'inaugurazione (o meglio, la consacrazione) del neorealismo. Rossellini si propone come il suo corifeo. Non ha alle spalle una ideologia salda o nuova, al massimo si richiama ai valori del cattolicesimo, e forse neppure a quelli. La forza del film risiede nella trasgressione di ogni regola, di ogni consuetudine, di ogni luogo comune culturale.»

Incassi

File:Roma città aperta.jpg
La locandina del film

Incasso accertato a tutto il 31 dicembre 1952 è stato di £ 124.500.000

Manifesti e locandine

La realizzazione dei manifesti e delle locandine del film furono affidati al pittore e cartellonista Anselmo Ballester di Roma.

Curiosità

Su Roma città aperta e sulle difficoltà incontrate dal regista e dalla troupe prima e durante le riprese, nel 1996 è stato girato il film Celluloide di Carlo Lizzani, in cui Massimo Ghini interpreta il ruolo di Rossellini.

Note

  1. ^ (EN) Awards 1946, su festival-cannes.fr. URL consultato il 25-1-2011.
  2. ^ Dizionario del cinema, di Fernaldo Di Giammatteo, Newton&Compton, Roma, 1995, pag.76

Bibliografia

  • Le attrici, Gremese editore Roma 1999
  • Catalogo Bolaffi del Cinema italiano 1945/1955

Voci correlate

Collegamenti esterni