Storia della Società Sportiva Lazio: differenze tra le versioni

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Voce principale: Società Sportiva Lazio.

Questa pagina tratta la storia della Società Sportiva Lazio dal 1900 ai nostri giorni.

Le origini

La Società Sportiva Lazio nasce a Roma il 9 gennaio 1900 come società podistica; la fondazione avviene all'interno di un ufficio in Piazza della Libertà, nel rione Prati, ad opera di nove giovani atleti.

I ragazzi che in quel lontano 9 gennaio 1900 vollero dar vita al loro sogno furono:

  • Arturo Balestrieri.
  • Alceste Grifoni.
  • Giulio Lefevre.
  • Galileo Massa.
  • Alberto Mesones.
  • Enrico Venier.
La targa affissa in Piazza della Libertà con i nomi dei fondatori della S.S. Lazio.

A loro ricordo nel 2000, in occasione del centenario del club romano, è stata affissa in Piazza della Libertà (rione Prati), una targa con i loro nomi, voluta dall'allora presidente della Lazio Sergio Cragnotti.

Successivamente alla sua fondazione, la società capitolina vede pian piano aumentare le discipline (atletica leggera, nuoto e calcio le prime sezioni istituite) praticate dai suoi atleti, divenendo così a tutti gli effeti una polisportiva.

Vengono scelti come colori sociali il bianco e il celeste, in omaggio alla Grecia, patria dello sport e dei Giochi olimpici, al cui spirito i fondatori della Lazio si ispirano; la fondazione avviene infatti tra la I Olimpiade disputata ad Atene nel 1896, e la II, che si sarebbe tenuta di lì a poco a Parigi nell'estate del 1900. Di conseguenza come simbolo viene scelta l'Aquila che, oltre ad essere l'emblema dell'Impero romano, secondo la simbologia antica, rappresenta la figura di Zeus, principale divinità del pantheon ellenico.

Il nome “Lazio” fu scelto per comprendere, nell'intenzione dei fondatori, un ambito più grande della stessa Capitale, sì da coinvolgere nelle attività della nuova società anche gli abitanti dell'intera regione Lazio.[1]

Una delle prime "bandiere" della sezione calcistica, istituita ufficialmente solo nel 1910 malgrado il gioco del calcio incominciò ad essere praticato dai biancocelesti già dal 1901, fu il giovane Sante Ancherani, il quale divenne ben presto elemento fondamentale della formazione laziale oltre che allenatore.

Storia della sezione calcistica

I primi anni: l'introduzione del calcio a Roma e l'egemonia cittadina

PRIMA PARTITA DI CALCIO A ROMA
I Derby di Roma
15 maggio 1902 – Campo di Piazza d'Armi, Roma

SP Lazio - Virtus

3 – 0

Balestrieri
Grifoni
Masini
Grassi


D'Amico
Mariotti


Pollina
Ricci


Pellegrini
Golini

Arbitro: (sconosciuto)

Marcatori: Gol, Gol, Gol Ancherani

L'inizio dell'attività calcistica della Lazio avvenne in un pomeriggio del gennaio 1901, anche se la sezione calcistica fu creata ufficialmente solo nel 1910,[2] quando Bruto Seghettini, uno sportivo e socio del Racing Club di Parigi si presentò nella sede della Lazio in Via Valadier, 6. Avendo appreso dai soci laziali che il football non era ancora praticato, decise di raccontare loro gli aneddoti delle origini, di insegnare le regole basilari di questo recente sport nato in Inghilterra, ma soprattutto mostrò lo strumento con cui si praticava: una palla di corda annodata che rimbalzava ogni qual volta toccava terra.

Gli sportivi biancocelesti furono subito entusiasti e cominciarono a far pratica sul campo di Piazza d'Armi, spesso causando anche problemi di ordine pubblico. La Lazio comunque proseguì negli allenamenti e Seghettini si vide ben presto superato in abilità, poiché gli aspiranti calciatori erano anche mezzofondisti, velocisti e marciatori. Intanto il socio Oscar Frey, uno svizzero, fece arrivare direttamente dalla Gran Bretagna i regolamenti ed i manuali ufficiali, indispensabili per una corretta pratica.

Quell'undici era una squadra dal profilo internazionale, difatti facevano parte della formazione tre argentini di origine italiana: i fratelli Cerruti (Pietro, Ernesto e Felice); completavano la rosa: Balestrieri, Grassi, Grifoni, Masini, Bitetti, D'Amico, Golini, Ancherani, Pellegrini, Pollina, Ricci.

I primi incontri avvennero contro i seminaristi scozzesi, che giocavano da tempo a Roma, dai quali i calciatori della Lazio impararono ad occupare e controllare le zone del campo e passarsi la palla piuttosto che eccedere in individualismi, pur tenendo conto del fatto che i più bravi potessero risolvere la partita (era il caso del centrattacco Sante Ancherani, vera punta di diamante di quella squadra).

Il football attirava sempre più nuove leve e praticanti.

La prima partita di calcio (seppure non ufficiale) venne disputata il 15 maggio 1902, in Piazza d'Armi, nelle vicinanze di Piazza Mazzini, tra Lazio e Virtus. Questo incontro, che alcune fonti affermano essere stato giocato il 15 maggio 1904,[3] è considerato il primo Derby della Capitale. La Virtus era nata un anno prima a seguito di una scissione interna alla Lazio, i cui fondatori erano gli "ammutinati" Mesones, Monarchi, Venarucci e Zanchi. La partita finì 3-0 per i biancazzurri con una tripletta di Ancherani. Il giorno seguente la cronaca del match venne riportata sui giornali locali, su tutti Il Messaggero. La storica formazione era così composta: Balestrieri, Grifoni, Masini, Grassi, D'Amico, Mariotti, Pollina, Ricci, Pellegrini, Ancherani, Golini.

Nel 1907 venne organizzato un campionato romano che la Lazio vinse battendo in finale ancora una volta la Virtus. Sempre nel giugno di quell'anno la Lazio sconfisse in un solo giorno Lucca (3-0), Pisa (4-0) e Livorno (1-0) vincendo così il Campionato Interregionale Toscano. Nel 1910 venne organizzato un campionato romano di III Categoria e la Lazio lo vinse agevolmente con questi risultati: Lazio-Fortitudo 11-0 e 4-1; Lazio-Roman 6-1 e 6-0; Lazio-Juventus Roma entrambe le gare si sono concluse col punteggio di 2-0 per le Aquile. La formazione biancoceleste vinse anche le edizioni del 1911 e 1912 dimostrando di essere chiaramente la squadra più forte e rappresentativa dell'Urbe.


Classifiche Campionato romano di III Categoria 1910, 1911 e 1912 :

Edizione 1910

LAZIO 12
Roman 7
Juventus RM 3
Fortitudo RM 2

Edizione 1911

LAZIO 8
Juventus RM 4
Roman 0

Edizione 1912

LAZIO 18
Audace RM 16
Juventus RM 12
Roman 5
Fortitudo RM 5
Alba RM 4

1912-13: il primo campionato di Massima Serie

Lo stesso argomento in dettaglio: Società Sportiva Lazio 1912-1913.
La finale nazionale del 1913 su "La Stampa Sportiva".

Nella stagione 1912-13, dopo vari campionati di Terza Categoria, la Lazio partecipò per la prima volta al campionato di Prima Categoria. La FIGC, difatti, organizzò il primo vero campionato nazionale consentendo, per la prima volta, alle squadre del Centro-Sud di giocarsi il titolo di Campione d'Italia con le grandi squadre del Nord. La Lazio, naturalmente, venne inserita nel Girone laziale del Torneo del Sud Italia. Vinse senza difficoltà il girone eliminatorio e si qualificò alle finali del Torneo del Sud a cui partecipavano anche le vincenti del Girone toscano e del Girone campano. In semifinale affrontò la vincente del Girone toscano, la Virtus Juventusque di Livorno. Se ne sbarazzò battendola in entrambe le gare per 3-1 e 3-0 e si qualificò alla finale dove affrontò la vincente del Girone campano, il Naples.

La Lazio ipotecò la vittoria del Torneo del Sud e la qualificazione alla finalissima per lo Scudetto, vincendo per 2-1 in casa del Naples (reti di Coraggio e Consiglio). Bastò poi un pareggio a Roma per vincere il Torneo del Sud e a qualificarsi alla finalissima nazionale contro la fortissima Pro Vercelli; i Leoni Bianchi piemontesi erano però troppo forti per la Lazio che solo un anno prima militava in Terza Categoria, così nel match disputatosi a Genova il 1 giugno 1913 la compagine biancoceleste subì una pesante sconfitta per 6-0 dallo squadrone vercellese.

Il tabellino della Finale nazionale 1912/13:

Domenica 1 giugno 1913 Pro Vercelli 6 - 0 Lazio Sede: Genova
Arbitro: Sig. Pippo di Genova
Berardo (8°)
Rampini (38°)
Milano I (79°)
Corna (82°)
Corna (84°)
Berardo (90°)


1913-14: secondo primato consecutivo e record di vittorie

Lo stesso argomento in dettaglio: Società Sportiva Lazio 1913-1914.

Nella stagione 1913-14 la Lazio disputò un altro ottimo campionato. Primeggiò infatti nel Girone laziale vincendo tutte le partite e vinse anche le finali del Torneo del Sud battendo lo SPES Livorno in semifinale (1-0 e 3-0) e l'Internazionale NA in finale (1-0 e 8-0). In tal modo, oltre a conquistare il Torneo del Sud per la seconda volta consecutiva e a qualificarsi per la finalissima, vinse ben 14 partite consecutive, record battuto dall'Inter solo nel campionato 2006-07.

Questo è lo straordinario cammino della Lazio 1913/14:

Girone Laziale
Giornata Data Partita Risultato
1 9 novembre 1913 Pro Roma - Lazio 1 - 6
2 16 novembre 1913 Fortitudo RM - Lazio 0 - 7
3 23 novembre 1913 Roman - Lazio 2 - 3
4 7 dicembre 1913 Audace RM - Lazio 0 - 4
5 4 gennaio 1914 Lazio - Pro Roma 9 - 0
6 11 gennaio 1914 Lazio - Fortitudo RM 9 - 0
7 18 gennaio 1914 Lazio - Roman 3 - 1
8 25 gennaio 1914 Juventus RM - Lazio 1 - 6
9 1 febbraio 1914 Lazio - Audace RM 3 - 0
10 8 febbraio 1914 Lazio - Juventus RM 2 - 0
Girone Laziale - Semifinale
Giornata Data Partita Risultato
11 16 aprile 1914 Lazio - SPES Livorno 1 - 0
12 19 aprile 1914 SPES Livorno - Lazio 0 - 3
Girone Laziale - Finale
Giornata Data Partita Risultato
13 3 maggio 1914 Lazio - Internazionale NA 1 - 0
14 10 maggio 1914 Internazionale NA - Lazio 0 - 8
Finale nazionale
Finale Data Partita Risultato
Andata 5 luglio 1914 Casale - Lazio 7 - 1
Ritorno 12 luglio 1914 Lazio - Casale 0 - 2

1914-15: il torneo sospeso per cause belliche

Nella stagione 1914-15 la Lazio giunse seconda nel Girone laziale dietro il Roman e si qualificò alle finali del Torneo dell'Italia Centrale a cui partecipavano anche le prime due del Girone toscano: (Pisa e Lucca). Ancora una volta la Lazio si dimostrò superiore alle altre formazioni ed a una giornata dal termine era prima nel Girone finale dell'Italia Centrale. Il campionato fu tuttavia sospeso a causa dell'entrata in guerra dell'Italia e lo Scudetto venne assegnato così al Genoa, in testa ad una sola giornata dal termine nel Girone finale dell'Italia Settentrionale. La FIGC assegnò il Tricolore al Grifone non tenendo minimamente in considerazione il Torneo del Sud, poiché consapevoli della debolezza delle squadre meridionali che non erano certo in grado di battere le grandi compagini del Nord.

Furono molti i calciatori biancocelesti che partirono per il fronte, tra questi i fratelli Di Napoli (Mario e Leonardo), il centrocampista Faccani e gli attaccanti Coraggio, Consiglio e Corelli I. Alcuni di questi giocatori, al loro ritorno, decisero di abbandonare l'attività agonistica.

1919-20: la ripresa delle attività sportive

Lo stesso argomento in dettaglio: Società Sportiva Lazio 1919-1920.

Alla fine della "Grande guerra" il campionato riprese, ma la Lazio fu indebolita dal conflitto mondiale, durante il quale persero la vita alcuni suoi campioni e quelli che invece riuscirono a tornare dal fronte si ritirarono dalla carriera agonistica; di consegunza la squadra capitolina perse la supremazia nel Girone laziale e in quello meridionale. Nell'annata 1919-20, pur avendo calciatori di talento, tra cui un giovane Fulvio Bernardini (che allora giocava in porta), non riuscì neanche a qualificarsi alle semifinali del Torneo del Centro-Sud.

Gli anni venti

1920-1925
File:Lazio 1922.jpg
Una formazione della Lazio del 1922.
Ezio Sclavi, una delle "bandiere" storiche della Lazio.

Nell'annata 1920-21 le sorti laziali furono migliori, difatti la formazione romana stavolta riuscì ad arrivare tra le prime due nel Girone laziale e a qualificarsi alle semifinali interregionali. Si trovò di fronte però il fortissimo Livorno, che l'anno prima aveva perso la finalissima nazionale contro l'Inter solo per 3-2, e il Naples. Arrivò terza ed ultima in questo girone, venendo così eliminata.

Una curiosità: in seguito alla partita Naples-Lazio 4-2 il portiere laziale Bernardini, umiliato per le quattro reti subite, decise di cambiare ruolo e giocare in attacco. Saggia fu la sua decisione poiché negli anni successivi mise a segno molti gol diventando uno dei bomber più prolifici del campionato meridionale.

Nella stagione 1921-22 la Lazio prese parte al torneo CCI non riuscendo a qualificarsi però alle finali di Lega Sud. Nell'annata 1922-23 la formazione biancoceleste, nella quale militavano elementi di buon valore come i fratelli Fernando e Luigi Saraceni, Maranghi e Bernardini, riuscì a vincere il campionato di Lega Sud battendo in finale il Savoia di Torre Annunziata per 3-3 e 4-1 e a qualificarsi ancora una volta per la finalissima contro il Genoa; gli squadroni del Nord erano però ancora troppo forti per le compagini centro-meridionali e così i genoani si imposero nettamente in gara doppia per 4-1 e 2-0.

Nella stagione 1923-24 la Lazio si rinforzò ingaggiando altri calciatori di talento come il portiere Ezio Sclavi e l'attaccante Antonio Vojak. L'apporto di questi due elementi non bastò però alle Aquile per qualificarsi alla finale di Lega Sud. Nell'annata 1924-25 la società capitolina si rinforzò ulteriormente con gli arrivi dell'emergente allenatore magiaro Desiderio Koszegi, che prese il posto del tecnico Guido Baccani, passato alla guida della Nazionale, e dei giocatori Pardini e Cattaneo. Ancora una volta però fu eliminata nelle semifinali di Lega Sud. Intanto Bernardini, con le sue numerose reti, si mise ben in mostra e il 22 marzo 1925 debuttò addirittura con la Nazionale italiana nell'amichevole contro la Francia, diventando il primo calciatore laziale e centro-meridionale a riuscire nell'impresa d'indossare la maglia azzurra.

1925-1930
Il Generale Giorgio Vaccaro, colui che impedì la fusione con l'A.S. Roma.

Al termine della stagione 1925-26, a causa di una riforma dei campionati voluta dalla FIGC (la cosiddetta Carta di Viareggio) ed alle partenze di Sclavi, Vojak e Cattaneo, arrivò così la retrocessione nella nuova Prima Divisione. La Lazio però, malgrado indebolita ulteriolmente dall'addio di "Fuffo" Bernardini (ceduto all'Inter), riuscì dopo una sola stagione a tornare nella massima serie grazie al primo posto ottenuto nel Girone D di Prima Divisione. Nell'annata 1927-28 i biancocelesti vennero retrocessi, ma furono poi ripescati per il contemporaneo allargamento del numero di squadre in campionato. Da registrare durante quella stagione la mancata fusione con altre società romane, che si unirono andando a creare quella che sarà la storica rivale cittadina: l'A.S. Roma. Nell'annata 1928-29, dopo non poca fatica, la Lazio evitò per un soffio la retrocessione in Serie B e venne ammessa nella nuova Serie A a girone unico.

Dopo la nascita della Roma (1927), le differenze esistenti tra i sostenitori delle varie formazioni romane si acuirono: la denominazione cittadina fu inevitabilmente un traino importante per la nuova compagine, la quale trovò sede quasi naturale – campo di gioco compreso – nel popolare quartiere di Testaccio, mentre la Lazio, nata e cresciuta nella zona settentrionale della città e che giocava allo Stadio della Rondinella (nei pressi dell'attuale Stadio Flaminio) conservava i suoi sostenitori soprattutto nei quartieri Prati e Trionfale. Tuttavia durante il ventennio fascista queste differenze erano decisamente sgradite al regime che, almeno all'apparenza, trattava ogni club allo stesso modo, purché contribuisse a portare lustro alla nazione, considerandolo rappresentativo della propria città. In realtà i campanilismi esistevano eccome, e portatori ne erano proprio quei gerarchi che, in teoria, avrebbero dovuto combatterli. Fortunatamente queste "guerre" più o meno sotterranee restituirono al gioco quella sua componente aleatoria e competitiva che, a dispetto di una rigida pianificazione centrale, contribuirono alla sua fortuna.[4]

A partire dalla stagione 1929-30 viene istituito il campionato a girone unico.

L'esordio in Serie A delle Aquile avviene in casa il 6 ottobre 1929, allo Stadio della Rondinella, contro il Bologna, campione italiano in carica. Gli inizi sono dei più beneauguranti, il risultato è infatti di 3-0 in favore della Lazio; il resto della stagione sarà però tutt'altro che esaltante, con un quindicesimo posto raggiunto all'ultima giornata.

Gli anni trenta

I presidenti della S.S. Lazio

1930-1935

File:Silvio Piola2.jpg
Silvio Piola, il centravanti più prolifico della storia laziale.

I primi del decennio sono gli anni della Brasilazio, una squadra imbottita di calciatori brasiliani che però non riesce ad ottenere il successo sperato. Le sue infatti sono prestazioni altalenanti, ed i risultati a fine anno sono: un ottavo posto nel campionato 1930-31 ed un tredicesimo nell'annata successiva. Nell'estate del 1932 l'austriaco Karl Stürmer sostituisce come allenatore il carioca Amílcar Barbuy e nello stesso anno la Lazio batte la Roma per 2-1 nel Derby casalingo, ottenendo il primo successo contro i cugini giallorossi. A dimostrazione di come la stracittadina fosse già molto sentita, nonostante si giocasse solo da pochi anni, Il Littoriale descriveva così l'ingresso in campo:

«Sventolio di bandiere biancocelesti e giallorosse, un gigantesco telone con scritto «Forza Lazio» a caratteri cubitali. Si calcola che siano presenti venticinquemila spettatori per un incasso record di 218 mila lire, alle quali bisogna aggiungere le ventimila lire dei soci e degli abbonati.»

Nell'estate dello stesso anno è da ricordare una storica partita disputata dalla Lazio allo Stadio Prater di Vienna contro la formidabile formazione giovanile del Wacker. Il tecnico Strumer schierò sul terreno di gioco giovanissimi calciatori, di età compresa tra i 12 ed i 14 anni, da lui soprannominati "Pulcini", i quali costrinsero al pareggio (1-1) i ben più esperti giocatori austriaci: per la Lazio segnò il centrocampista Capponi. I dirigenti del Wacker rimasero impressionati dalla prestazione dei giovani Aquilotti, e da quella sera il gruppo di quei piccoli eroi laziali prese il nome di "Pulcini di Vienna".

Con l'insediamento di Eugenio Gualdi alla presidenza aumentano notevolmente le ambizioni di classifica, con la Lazio che, reduce da due annate vissute a metà classifica, torna ai vertici del calcio italiano. Nell'estate del 1934, la società dà il via ad una poderosa campagna di rafforzamento: addirittura si propone di acquistare dall'Ambrosiana-Inter l'attacante Giuseppe Meazza, autentica "bandiera" nazionale, orgoglio del regime e fresco trionfatore al Mondiale. L'acquisto sfuma per "ragioni delicatissime", comunque la Lazio riesce a soffiare proprio alla società milanese l'ambitissimo centravanti Silvio Piola, proveniente dalla Pro Vercelli; questo avvenne indubitabilmente per l'intervento diretto del segretario amministrativo del Partito Nazionale Fascista, Giovanni Marinelli, il quale in una lotta senza esclusione di colpi prevalse sulla volontà stessa del calciatore di accasarsi a Milano e sulle pressioni del federale di Torino, che a sua volta si mosse per avere Piola in maglia granata.[5] Dalla Roma viene anche acquistato il centrocampista Attilio Ferraris IV.

1935-1940

File:Lazio mitropa.jpg
La formazione della Lazio 1936-37, finalista di Coppa dell'Europa Centrale.

Dopo il settimo posto ottenuto nella stagione 1935-36, nell'annata 1936-37 la Lazio raggiunge un'ottima seconda piazza alle spalle del Bologna, all'epoca una delle squadre più forti d'Europa, dopo aver terminato il girone d'andata in testa ed aver visto sfumare lo Scudetto a causa degli infortuni capitati a giocatori titolari e al conseguente inserimento di riserve non all'altezza.

In quel periodo la formazione romana fu trascinata da uno dei migliori attaccanti della storia del calcio: Silvio Piola. Il bomber lombardo a Roma gioca per nove lunghe stagioni e vanta tutt'ora il record di marcature in Serie A con la Lazio (143 su 274 sue reti in totale in A tra Pro Vercelli, Lazio, Juventus e Novara a cui dovrebbero aggiungersi i 27 gol segnati dal centrattacco azzurro con la maglia del Torino nell'annata 1943-44 ed i 16 con la casacca juventina del campionato 1945-46 a due gironi geografici, i cui risultati non furono mai conteggiati a fini statistici).

In quello stesso anno la squadra fa anche le prime esperienze europee ad alti livelli, partecipando alla Coppa dell'Europa Centrale (competizione antesignana della Coppa Mitropa), e cede solamente nella doppia finale alla fortissima compagine ungherese del Ferencváros.

Gli anni seguenti sono privi di particolari soddisfazioni, con i capitolini che si attestano a metà classifica, eccezion fatta per il Derby del 1939 in cui i biancocelesti espugnano il Campo Testaccio con un secco 2-0. La stagione seguente, invece, viene raggiunto un buon quarto posto dietro le tre grandi formazioni dell'epoca: l'Ambrosiana-Inter, il Bologna e la Juventus.

Gli anni quaranta

1940-1945

È l'epoca del Grande Torino, e la Lazio si attesta in posizioni di metà classifica, alternando annate esaltanti, come quelle 1941-42 e 1949-50, in cui la formazione biancazzurra raggiunge due ottimi quarti posti, ed altre in cui riveste in campionato un ruolo di secondo piano. Nel 1943 il campionato viene sospeso per cause belliche. A livello locale viene organizzato il Campionato romano di guerra, che la Lazio vince nella stagione 1943-44, tornando così all'epoca pioneristica. La notizia che però sconvolse il mondo biancoceleste è che Silvio Piola, goleador di tutti i tempi della Lazio in Serie A e del calcio italiano in generale, dopo nove stagioni ininterrotte in maglia laziale, decide di trasferirsi in Piemonte immediatamente dopo l'8 settembre 1943.

1945-1950

File:Teresa Herrera.jpg
Il trofeo Teresa Herrera vinto dalla Lazio nel 1950.

Conclusasi la Seconda guerra mondiale, nel campionato 1945-46, diviso in due gironi, la Lazio non riesce a raggiungere la fase finale. Anche quella del 1948-49 è una stagione difficile, con stipendi al minimo e giocatori che scioperano, cosìcche a metà stagione la Lazio si ritrova ultima nonostante l'illusione degli otto gol rifilati al Bologna.

Tocca al presidente Zenobi ricostruire e ricompattare un ambiente logoro, ed i risultati non tardano ad arrivare. La compagine capitolina chiude il campionato al tredicesimo posto, ma è da ricordare una partita casalinga in cui costringe al pareggio lo straordinario undici granata del Grande Torino.

Nella stagione seguente (1949-50) la Lazio disputa un ottimo campionato e si classifica al quarto posto, mostrando una solida difesa, con le "colonne" Antonazzi e Remondini, protetta dai centrocampisti Alzani e Flamini. Inoltre furono grandi le prestazioni del portiere Sentimenti IV, che era stato scartato dalla Juventus perché giudicato ormai troppo avanti con gli anni. L'ottima annata dell'undici guidato dal tecnico Sperone è arricchita anche dalla vittoria del prestigioso trofeo Teresa Herrera, conquistato battendo nella finale unica i campioni di Spagna in carica dell'Atletico Madrid per 3-1.

Gli anni cinquanta

1950-1955

Nel frattempo, complice una defezione internazionale della Juventus, la Lazio si riaffaccia nel panorama internazionale giocando la Coppa Latina del 1950 (antesignana della Coppa dei Campioni). I risultati non sono quelli sperati, ma il misurarsi con altre importanti realtà calcistiche contribuisce alla crescita sportiva del club romano, confermata dal quarto posto in campionato raggiunto ancora una volta nella stagione 1950-51), alle spalle delle grandi del Nord, ovvero Milan, Inter e Juventus.[6]

Nel 1953 termina l'era del presidente Zenobi, durante la quale la Lazio era riuscita a ridurre la differenza con le grandi del calcio italiano e vincere ben sette Derby su otto. Gli succede Costantino Tessarolo, che decide di acquistare giocatori importanti ma a fine carriera; questa politica non conduce ad importanti risultati sportivi, come dimostrato dal deludente dodicesimo posto ottenuto nella stagione 1954-55, bensì provoca solamente gravi problemi di bilancio.

1955-1960

File:Lazio Coppa Italia 1958.jpg
La Lazio vincitrice della Coppa Italia 1958.

Nella stagione 1955-56 viene effettuata un'onerosa campagna acquisti, che vede spiccare i nomi di Selmosson e Muccinelli. Il campionato, malgrado si svolgerà tra alti e bassi, si concluderà con un sorprendente terzo posto. L'estate successiva, con altre importanti acquisizioni, si cerca di consegnare al tecnico inglese Jesse Carver una squadra che possa vincere finalmente lo Scudetto ma, complice una partenza a rilento, sarà ancora terzo posto nonostante le vittorie entrambe per 3-0 su Milan e Fiorentina, le prime due classificate al termine del campionato. Il patron Tessarolo lascia la società con un ingente deficit di bilancio.

La gestione successiva si occupa soprattutto di ripianare i debiti, ma arriva comunque la conquista del primo trofeo ufficiale: la Coppa Italia del 1958,[7] con l'ex attaccante biancoceleste "Fuffo" Bernardini in panchina. La gioia dura poco, in estate viene ceduto lo svedese Selmosson alla Roma, generando una vera e propria rivolta dei tifosi. Insieme a lui partono anche altri giocatori di esperienza, e la Lazio si affida così a calciatori promettenti e di prospettiva che raggiungeranno alla fine un non esaltante undicesimo posto.

File:Coppa Italia 1958.jpg
La vittoria della Coppa Italia riportata dal "Corriere dello Sport".

Nell'annata 1959-60 la società romana, a causa delle perduranti difficoltà economiche, cede anche il cannoniere brasiliano Humberto Tozzi, uno dei pochi calciatori di livello rimasto alla corte laziale ed utile per far cassa. Fece ritorno in patria tra le fila del Palmeiras, squadra in cui aveva già militato per due stagioni e dalla quale fu prelevato proprio dalla Lazio. Il campionato si conclude per le Aquile con un deludente dodicesimo posto; una delle poche soddisfazioni per i colori biancocelesti arriva dalla Coppa dell'Amicizia, competizione internazionale fra squadre italiane e francesi. Il torneo fu conquistato dalla Federazione italiana, e la Lazio contribuì alla vittoria battendo il Sedan sia nella gara d'andata (3-1 allo Stadio Olimpico) che in quella di ritorno (4-2 in terra di Francia).

Gli anni sessanta

1960-1965

"Toto" Lorenzo, eccentrico allenatore argentino.

È sicuramente un decennio tra i più negativi della storia della Lazio: nella disastrosa annata 1960-61 arriva la prima retrocessione in Serie B, che condanna così la squadra al primo dei suoi 11 campionati nella serie cadetta (l'ultimo nel 1987-88). Proprio nel 1961 però, la compagine capitolina contribuisce alla vittoria della Coppa delle Alpi da parte della Federazione italiana, a scapito di quella svizzera, battendo in gara doppia la compagine transalpina del Grasshopper, superata nella gara d'andata con un rotondo 5-0 ed "amministrata" al ritorno, quando è stata costretta al pareggio (3-3) dalle Aquile. Nello stesso anno la Lazio arrivò anche in finale di Coppa Italia, nella quale però fu sconfitta ad opera della Fiorentina col punteggio di 2-0.

Il cammino della Lazio, seppur condotto con discreti risultati, presenta un continuo alternarsi di allenatori: dall'ex milanista Todeschini a Ricciardi per poi arrivare a Facchini. È proprio quest'ultimo a sfiorare l'immediato ritorno nella massima serie, se non fosse per l'arbitro Rigato, che nella partita decisiva contro il Napoli non vide il pallone calciato dal capitano Seghedoni infilarsi in porta per poi uscire a causa di un buco nella rete.[8]

Nella stagione 1962-63 la squadra, dopo il prematuro esonero di Facchini, viene affidata all'argentino Juan Carlos Lorenzo, reduce dall'esperienza come CT dell'Albiceleste, il quale conduce la Lazio al raggiungimento di un ottimo secondo posto, terminando così il purgatorio della B. L'aritmetica promozione è stata conquistata nel match casalingo contro la Pro Patria davanti ad un Olimpico riempieto da oltre 60.000 spettatori.

Nel campionato di Serie A 1963-64 gli uomini di Lorenzo ottengono un buon ottavo posto con una squadra formata da molti giovani. L'anno seguente il tecnico l'argentino si trasferisce clamorosamente sulla sponda giallorossa del Tevere, e la Lazio ne sentirà la mancanza, visto che in quella stagione ottenne solo un quattordicesimo posto.

1965-1970

Juan Carlos Morrone, detto El Gaucho.

Con Umberto Mannocci in panchina, gli Aquilotti raggiungono per due anni consecutivi la salvezza ma a fine stagione si riaffaccia la crisi finanziaria, così la società viene rilevata nel 1966 da un imprenditore italo-americano, Umberto Lenzini, un personaggio che da lì a poco cambierà la storia biancoceleste. La sua presidenza inizia però nel peggiore dei modi: dopo un'annata anonima arriva una nuova retrocessione in Serie B, figlia di una deludente campagna acquisti.

Nella stagione 1967-68 la Lazio, partita per vincere il campionato, si ritrova a lottare nelle parti basse della classifica, subentra quindi come allenatore il grande ex "Toto" Lorenzo che, di ritorno dalla Roma dove aveva decisamente fallito, ottiene una tormentata salvezza.

L'annata 1968-69 rappresenta per la squadra romana l'anno del riscatto infatti, anche grazie ad acquisti finalmente adeguati, la Lazio torna in Serie A con due giornate d'anticipo, terminando al primo posto il campionato cadetto, vinto anche grazie alle giocate di "Peppiniello" Massa e dell'argentino Juan Carlos Morrone, soprannominato dai tifosi El Gaucho. Morrone si legherà fortemente al club biancoceleste, infatti assumerà il ruolo di allenatore delle giovanili, ottenendo ottimi risultati, e per breve tempo anche quello di allenatore della prima squadra.

Gli anni settanta

1970-1975

Nel campionato 1969-70 la Lazio, contando sui gol del centravanti Giorgio Chinaglia e sulle chiusure del difensore Pino Wilson, arrivati in estate un po' in sordina dall'Internapoli, raggiunge una salvezza tranquilla.

Nel 1970-71, dopo un girone di ritorno disastroso, la formazione capitolina retrocede nuovamente in Serie B; malgrado la cocente delusione la Lazio comunque riesce a conquistare la Coppa delle Alpi del 1971 sotto la guida provvisoria di Bob Lovati, il quale aveva preso il posto dell'esonerato Lorenzo.

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Lo Scudetto 1973-74 celebrato dal "Corriere dello Sport".

L'ambiente ha però bisogno di una svolta, ed è così che il presidente Umberto Lenzini pensa a Tommaso Maestrelli, uno degli allenatori in ascesa in quel periodo. Una scelta azzeccatissima visto che la Lazio torna subito in Serie A. In estate, tra non poche polemiche, viene ceduto Giuseppe Massa all'Inter, mentre a Roma arrivano il portiere Felice Pulici, il difensore Luigi Martini, i centrocampisti Mario Frustalupi e Luciano Re Cecconi, e l'attaccante Renzo Garlaschelli.

La formazione della Lazio che nella stagione 1973-74 si laurea per la prima volta Campione d'Italia.

Si viene a formare un gruppo di giocatori tra di loro eterogenei ma dotati di estro e personalità, guidati e tenuti insieme da Maestrelli, allenatore-psicologo e tuttofare, che dà alla squadra un gioco brillante molto simile al calcio totale reso famoso dagli olandesi di quella generazione ai mondiali di Germania del 1974.

Nel 1972-73, appena rientrata in Serie A, si ritrova a lottare fino all'ultima giornata per lo Scudetto. Prima dell'ultima partita del torneo "comanda" il Milan con 44 punti, seguono Lazio e Juventus appaiate ad un solo punto. La fine del primo tempo vede i rossoneri ed i bianconeri perdere rispettivamente a Verona e a Roma contro i giallorossi, mentre la Lazio pareggia a reti bianche a Napoli. Nel secondo tempo i torinesi ribaltano il risultato, il gol del Napoli "consegna" di fatto un contestatissimo Tricolore alla Juventus, con la Lazio che termina al terzo posto.

Il campionato riparte tra lo scetticismo dell'opinione pubblica che non crede ad una riproposizione ad alti livelli della Lazio. La tifoseria è ancora amareggiata per il finale dell'anno prima ma è consapevole della forza della squadra che esprime un gioco spettacolare. L'unica aggiunta ad un meccanismo già collaudato è il giovane fantasista Vincenzo D'Amico, proveniente dalle giovanili. La stagione è una vera e propria cavalcata, interrotta solo da qualche incertezza evidenziate in alcune gare. La vittoria per 3-1 nello scontro diretto contro la Juventus e la prova di forza nel Derby di ritorno, in cui la Lazio è capace di ribaltare il risultato contro una Roma che vuole arrestare a tutti i costi la marcia dei biancocelesti, portano saldamente la squadra in testa alla classifica. La Lazio perde alla terz'ultima partita con il Torino ma riesce comunque a laurearsi Campione d'Italia,[9] con una giornata d'anticipo, nell'incontro casalingo contro il Foggia (1-0 con gol di "Giorgione" Chinaglia) in uno Stadio Olimpico pieno in ogni ordine di posto.[10]

Nonostante lo Scudetto ed i relativi incassi, la società non gode di grande floridezza economica, difatti in estate è pressoché immobile sul mercato. Il campionato 1974-75 non è trionfale come quello precedente, inoltre si viene a sapere che Maestrelli è afflitto da una grave malattia e ciò non può che influire negativamente sull'andamento della squadra. La stagione si conclude con un quarto posto ed il vice-allenatore Lovati in panchina, ma la mente di tutti i laziali è rivolta sicuramente altrove.

1975-1980

Nell'estate del 1975 viene ceduto Frustalupi, punto di riferimento del centrocampo, mentre la panchina è affidata al giovane tecnico Corsini, con la "bandiera" Chinaglia che emigra negli States tra le fila dei Cosmos di New York. La Lazio rimane invischiata nella lotta per non retrocedere, ed è necessario il ritorno di Maestrelli perché venga raggiunta la salvezza, ed il "Maestro" vi riesce quando all'ultima giornata di campionato i suoi ragazzi pareggiano in casa del Como per 2-2, rimontando il doppio svantaggio grazie alle reti di un giovane Bruno Giordano, che aveva ormai raccolto in tutto e per tutto la pesante eredità di Long John, e di Roberto Badiani.

Nel campionato 1976-77 Lenzini chiama il brasiliano Luís Vinício in panchina e strappa clamorosamente Ciccio Cordova alla Roma; è una Lazio che fa forza sul proprio vivaio, cosìcchè oltre al bomber Giordano e il n° 10 D'Amico si mettono in luce anche i promettenti Manfredonia ed Agostinelli. A fine stagione le Aquile arrivano quinte, ma due lutti sconvolgono l'ambiente: quelli di Maestrelli e Re Cecconi, il secondo ucciso da un colpo di pistola mentre faceva uno scherzo simulando una rapina.

Bruno Giordano, centravanti trasteverino della Lazio tra gli anni '70 - '80.

Quella squadra che solo pochi anni prima aveva conquistato uno storico traguardo si viene a sgretolare, difatti Pulici viene ceduto al Monza e sostituito da Claudio Garella, fortemente voluto dal tecnico Vinicio. L'allenatore sudamericano con i suoi metodi rigidi non ha più il controllo dello spogliatoio, e così viene sostituito da Bob Lovati, che ancora una volta viene in soccorso della squadra capitolina, riuscendo a conquistare la salvezza. Viene confermato anche nella stagione seguente, quando la Lazio si classifica con un buon ottavo posto, ed il suo bomber Giordano diventa capocannoniere del campionato con 19 gol.

La stagione 1979-80 è forse la più drammatica di tutta la storia laziale: il 28 ottobre 1979, poco prima dell'inizio di un attesissimo Derby si consumò un episodio tragico che coinvolse un sostenitore biancoceleste: Vincenzo Paparelli. Mentre i tifosi erano in attesa dell'ingresso delle due squadre in campo, dalla Curva Sud dello Stadio Olimpico un tifoso romanista, dopo uno scambio di insulti tra le due tifoserie a suon di striscioni e croci piantate sul campo, spara un razzo che attraversa l'intero impianto e va a colpire fatalmente ad un occhio il supporter della Lazio nella curva opposta, uccidendolo all'istante. Autoriparatore, 33 anni, condotto inutilmente all'ospedale romano di Santo Spirito, Vincenzo Paparelli lascia la moglie e due figli. Nonostante la notizia fosse giunta anche negli spogliatoi, l'arbitro D'Elia decise di far giocare comunque la gara che, immersa in un'atmosfera surreale, terminò col punteggio di 1-1. Paparelli fu la seconda vittima italiana della violenza negli stadi. Il responsabile materiale dell'uccisione, un giovane diciassettenne di nome Giovanni Fiorillo, aveva acquistato con alcuni amici una partita di razzi nautici da segnalazione contrabbandati da un rivenditore di materiali agricoli. Il commerciante se la caverà con una lieve condanna, mentre Fiorillo verrà condannato a sette anni di reclusione per omicidio preterintenzionale e non colposo.

Gli anni ottanta

1980-1985

Giorgio Chinaglia, presidente della Lazio a metà degli anni '80.

Dopo il drammatico avvenimento della morte di Paparelli, un'altra disgrazia, seppur di carattere sportivo, si abbatte sulla Lazio. Sul finire dell'anno esplode lo "Scandalo calcioscommesse", e la squadra biancoceleste viene retrocessa in Serie B insieme al Milan, inoltre alcuni suoi giocatori vengono squalificati per delibera della CAF.[11] Il girone di andata della stagione 1980-81, iniziata con un cambio di proprietà dopo un periodo di grave incertezza manageriale, tra i fratelli Lenzini e il vice-presidente Loreto Rutolo, con l'insediamento del patron Gian Chiaron Casoni, sembra promettere un rapido ritorno nella massima serie: la compagine capitolina, guidata dal tecnico Ilario Castagner, ed attrezzata adeguatamente in sede di mercato dal direttore sportivo Luciano Moggi, prende largamente il comando della classifica. Al girone di ritorno però i meccanismi sembrano rompersi (come anche il tendine di Achille del portiere Moscatelli) e comincia così un lento ed inesorabile declino fino al fatale rigore, fallito alla penultima giornata da Stefano Chiodi contro il L.R. Vicenza, che condanna la Lazio alla permanenza in serie cadetta. Il glorioso club romano faticherà non poco a riaversi: alla fine gli anni di serie cadetta saranno tre.

La Lazio torna in Serie A nel 1983 e Giorgio Chinaglia, tra gli artefici in campo dello storico Scudetto del 1973-74, ne assume la presidenza. La presidenza di Long John non sarà all'altezza delle aspettative suscitate nei tifosi. La Lazio di D'Amico, Giordano, Manfredonia e di un giovanissimo Michael Laudrup, in prestito dalla Juventus, ottiene una stentata salvezza nel campionato 1983-84. Segue un'estate di polemiche con Giordano e Manfredonia in bilico tra Juventus e Roma, e con i conti del bilancio in rosso fisso: prodromi di un campionato rovinoso.

Nell'annata 1984-85 la formazione laziale retrocede di nuovo in B; Giordano prende la strada di Napoli tra mille polemiche e lasciano la squadra anche Manfredonia e "Michelino" Laudrup, entrambe accasatisi alla Juventus. Oltre a questi tre pezzi pregiati, lascia la Lazio anche il talentuoso centrocampista carioca João Batista.

1985-1990

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La formazione della Lazio 1986-87, i cui giocatori sono soprannominati "Eroi del -9".

Una volta retrocessa nel campionato cadetto, la squadra biancazzurra tenta subito la scalata verso la promozione, ma l'annata 1985-86, con il tecnico Gigi Simoni in panchina, risulta essere deludente, visto il dodicesimo posto finale.

Nel 1986, alla vigilia della nuova stagione, la Lazio viene coinvolta nel cosiddetto “Secondo scandalo calcioscommesse”: la società viene penalizzata di 9 punti per il campionato 1986-87 e rischia seriamente di finire in Serie C per la prima volta nella sua gloriosa storia. Di nuovo il crocevia della stagione è la partita con il L.R. Vicenza allo Stadio Olimpico, dove più di 80.000 cuori biancocelesti sosterranno la squadra (record di presenze sugli spalti per una gara di Serie B).[12] La Lazio attacca per tutta la partita ed il portiere avversario risponde colpo su colpo, ma nei minuti finali, quando l'ombra della retrocessione si fa sempre più pungente, ad otto minuti dal termine della gara, Bomber Fiorini diventa il protagonista della giornata e forse di un'intera storia, raccogliendo un tiro sporco di Podavini e girando abilmente il pallone in fondo al sacco. Tredici anni più tardi, nel giorno del centenario laziale, sarà ricordato come colui "chè segno il gol grazie al quale siamo ancora in vita". Questa importantissima rete consente alla formazione romana di raggiungere il terz'ultimo posto insieme a Taranto e Campobasso, contro i quali è costretta a spareggiare a Napoli nel giugno del 1987 per non retrocedere in C. Il primo incontro è giocato contro il Taranto, che riesce a battere la formazione di Fascetti per 1-0. Nella partita decisiva, quella da vincere e basta, la Lazio, grazie ad un gol segnato di testa da Fabio Poli, batte il Campobasso, riuscendo con una vera e propria impresa sportiva a mantenere la Serie B; i giocatori che fecero parte di quella gladiatoria squadra si guadagnarono il soprannome di Eroi del -9.

Dopo aver conquistato la sofferta salvezza la società viene rilevata, insieme al finanziere Renato Bocchi, dall'imprenditore ligure Gianmarco Calleri il quale, dopo la promozione in Serie A conquistata alla fine dell'annata 1987-88 con il raggiungimento del terzo posto, provvede ad effettuare un'efficace opera di risanamento economico nonché di rilancio tecnico, acquistando giocatori come Rubén Sosa, Dezotti, Troglio e "Kalle" Riedle, mettendoli a disposizione di un valido tecnico emergente come Beppe Materazzi, anche se i risultati non sono propriamente quelli sperati, tant'è che la Lazio si attesta in posizioni di media classifica.

Gli anni novanta

L'inizio dell'epoca Cragnotti

Dopo alcune stagioni trascorse a centro classifica, con il nono posto miglior piazzamento della gestione Calleri ottenuto alla fine dell'annata 1989-90, arriva quella che sarà la svolta più importante della storia laziale: il 20 febbraio del 1992, il finanziere romano Sergio Cragnotti, uscito dalla Enimont, una società del gruppo alimentare Ferruzzi-Gardini, con 100 miliardi di lire e all'epoca proprietario delle alimentari Cirio e Del Monte Food, al termine di un'estenuante trattativa con il patron Calleri, rileva il club biancoceleste. L'intera operazione costò al facoltoso imprenditore capitolino circa 25 miliardi di lire.

Dino Zoff, allenatore e presidente durante l'era Cragnotti.

Cragnotti arriva alla Lazio nel 1992, gli fu suggerito di investire nel mondo del calcio, dato che all'epoca si occupava di risanare e vendere società produttive ma in difficoltà; decise di acquistare una Lazio reduce dalla Serie B, con lo scopo di riportarla in alto e rivenderla al miglior offerente. Presto però il patron romano, come racconta nel suo ultimo ed unico libro autobiografico, si ritrovò costretto a tenere la Lazio per lungo tempo e ad abbandonare l'idea di una sua pronta cessione, così con stile e spregiudicatezza costruirà una delle realtà calcistiche più forti a livello mondiale.

La sua prima stagione alla Lazio non è certo scintillante, anche se arrivano sulla sponda biancoceleste del Tevere alcuni importanti giocatori del calibro di Gascoigne, Favalli, Winter e Signori, i quali costituiranno la base della Lazio per gli anni successivi. In panchina siede ormai già da due stagioni uno dei simboli del calcio italiano ed internazionale: Dino Zoff. Alla fine dell'annata 1992-93 la formazione romana si classifica quinta, guadagnandosi l'agognato ingresso nelle coppe europee che le Aquile non raggiungevano ormai da quasi vent'anni.

L'anno successivo la rosa si arricchisce con altri innesti "pesanti", quali il portiere Marchegiani, il difensore Negro, il centrocampista Di Matteo e gli attaccanti Bokšić e Casiraghi, ma è dalle giovanili che proviene un calciatore di fondamentale importanza: Alessandro Nesta, il vero uomo guida, immagine e "bandiera" della società capitolina fino alla sua triste e malinconica cessione avvenuta il 31 agosto 2002, nell'ultima giornata di calciomercato, quando il club era avviato verso il crack economico-finanziario.

L'arrivo di Zeman


A partire dalla stagione 1994-95 la Lazio decide di puntare su un tecnico emergente, che proviene da stagioni esaltanti nel Foggia: è il turno del ceco Zdeněk Zeman il quale, più tardi, affermerà che la Lazio è stata la squadra più forte che abbia mai allenato. Il suo arrivo scuote il gioco, si passa dalla tattica difensivista di Zoff (che intanto passa dietro la scrivania nel ruolo di presidente) al 4-3-3 sbilanciato del boemo. L'emergente ex tecnico dei rossoneri pugliesi alterna alcuni risultati nettamente posiviti, tra i quali un clamoroso 8-2 inflitto alla Fiorentina, un 7-1 al "suo" Foggia, un 5-1 al Napoli, 4-1 all'Inter ed un rotondo 3-0 in casa della Juventus, a prestazioni decisamente meno convincenti. Troppo spesso la Lazio butta via delle partite nelle quali forse un po' più di elasticità tattica le sarebbe stata sufficiente per conquistare il bottino pieno.

Il primo anno di Zeman si concluderà con un ottimo secondo posto a 10 punti dalla Vecchia Signora, tale risultato sarà oggetto di discussione negli anni successivi: i più accaniti fan di Zeman sostengono che tale Tricolore andrebbe assegnato alla formazione biancoceleste, dato che molti calciatori juventini, durante quell'annata, avrebbero fatto uso di sostanze stupefacenti. Quello fu il miglior piazzamento di tutta la carriera del tecnico boemo. In Coppa UEFA la Lazio arriverà fino ai quarti di finale, mai raggiunti prima di allora, eliminata dai tedeschi del Borussia Dortmund per un gol subito negli ultimi minuti. La partita fu giocata di martedì ed alla Lazio, che la domenica sera precedente aveva giocato la partita di campionato a Napoli, non fu concesso di spostare l'incontro.

Nella stagione a seguire (1995-96), gli uomini di Zeman continuano ad offrire uno spettacolo simile a quello della precedente annata, con altrettanti bizzarri risultati; in Europa si ferma ai sedicesimi di finale ed in campionato conclude con un eccellente terzo posto, che gli permette di accedere ancora una volta alla Coppa UEFA.

L'anno successivo segna la fine dell'avventura dell'allenatore boemo sulla panchina biancoceleste, costatagli dopo una sconfitta per 2-1 con il Bologna. Nei tre anni della gestione Zeman la Lazio aveva brillato ed incantato col suo gioco spumeggiante ma non aveva ottenuto comunque alcun trofeo; l'unica magra consolazione è la vittoria di Beppe Signori nella classifica dei capocannonieri del campionato 1995-96. Il traghettatore di quella squadra, dodicesima in classifica fino a quel momento, è una vecchia conoscenza dell'ambiente laziale, ossia l'esperto Dino Zoff, il quale conclude la stagione al quarto posto in classifica, grazie ad un gran girone di ritorno, ma con la cocente eliminazione ai sedicesimi di finale di Coppa UEFA per mano del Tenerife.

Il ciclo di Eriksson

Sven-Göran Eriksson, allenatore del secondo Scudetto biancoceleste.

Nel 1997-98 la Lazio decide che è giunta l'ora di puntare su un tecnico esperto sia a livello nazionale che internazionale, e la scelta ricade sullo "stratega" svedese Sven-Göran Eriksson, un allenatore, fino a quel momento, che viene descritto come un eterno perdente; per lui il ritorno a Roma, stavolta sponda biancoceleste, è però una vera benedizione. È infatti proprio nella Lazio che Eriksson conosce il suo periodo più felice, dal 1997 al 2001 non trascorre stagione senza vincere un trofeo, unico allenatore laziale a riuscirci.

Il suo arrivo spinge ancor di più il presidente Cragnotti ad investire nel proprio sogno, ossia condurre la Lazio verso il secondo Scudetto. Arrivano quattro acquisti di una caratura notevole: Matias Almeyda, Vladimir Jugović, Roberto Mancini ed Alen Bokšić (per lui un ritorno) i quali vanno ad aggiungersi ad una rosa già formata da importanti giocatori come Pavel Nedvěd, Pierluigi Casiraghi, Luca Marchegiani e il già citato Alessandro Nesta. La Lazio, per bocca del suo patron, punta già quell'anno al titolo, ed infatti lotta per il Tricolore fino a sette giornate dal termine, quando viene sconfitta in casa dalla Juventus anche grazie ad un clamoroso errore dell'arbitro Collina che non vede un evidentissimo fallo di mano in area del bianconero Mark Iuliano. Nelle giornate successive la squadra raccoglie un solo punto contro il Brescia, ed esce definitivamente dalla corsa Scudetto. La Lazio però conquista la Coppa Italia e giunge ad un passo dal sollevare la Coppa UEFA, persa solamente in finale contro l'Inter. Curiosamente, nello stesso giorno della finale di Parigi, la Lazio fa il suo ingresso sul mercato economico di Piazza Affari.

La Coppa Italia viene vinta ai danni del Milan dopo un'incredibile rimonta, in seguito ad una beffarda sconfitta con gol di Weah nella gara d'andata, mentre nella finale UEFA contro i nerazzurri milanesi la Lazio esce sconfitta per 3-0, abbandonando il sogno di Cragnotti di portare il primo titolo europeo a Roma, anche se il sogno è rinviato solamente di un anno... .

La stagione successiva (1998-99), inaugurata subito con un trofeo, la Supercoppa Italiana conquistata in casa dei Campioni d'Italia in carica della Juventus sconfitti per 2-1, avrà però un sapore a metà tra il dolce e l'amaro. Arrivano in sede di campagna acquisti calciatori importanti come Iván de la Peña, all'epoca considerato un potenziale fenomeno, Siniša Mihajlović, fedelissimo del tecnico Eriksson, i portoghesi Fernando Couto e Sérgio Conceição, il centrocampista Dejan Stanković, strappato in extremis ai "cugini" romanisti, e l'attaccante cileno Marcelo Salas, notato durante il campionato mondiale, appena terminato, di Francia '98. Non pago, il presidente Cragnotti decide di comprare il giocatore italiano che meglio aveva fatto nei mondiali francesi: Christian Vieri. Al termine di una trattativa lampo e tenuta in gran segreto, il presidente laziale brucia la concorrenza della Juve, intenzionata a riprenderlo dopo alcuni anni dal suo addio, ed ufficializza l'acquisto del forte centravanti italo-australiano.

Coppa delle Coppe 1998/1999 - Finale

Birmingham, Villa Park, 19 maggio 1999

Maiorca - Lazio 1-2

Marcatori: 7' Vieri 11' Dani 80' Nedvěd

MAIORCA: Roa, Olaizola, Marcelino, Siviero, M. Soler, Lauren, Engonga, J.Stanković, Ibagaza, Biagini (72' Paunović), Dani. Allenatore: Cuper.

LAZIO: Marchegiani, Pancaro, Nesta, Mihajlović, Favalli, D.Stanković (56' Sérgio Conceição), Almeyda, Mancini (90' Couto), Nedvěd (83' Lombardo), Salas, Vieri. Allenatore: Eriksson.

Arbitro: Günter Benkö (Austria)
Ammoniti: Mihajlović, Siviero, Vieri e Marchegiani
Spettatori: 33.000

Sembra tutto pronto per la conquista del Tricolore, e l'annata va confermandolo, dato che la Lazio domina il campionato senza rivali e in Europa convince passando man mano tutti i turni della Coppa delle Coppe 1998-99 (ultima edizione). Non tutto però va come sperato: le Aquile vivono un finale di stagione infelice, con due sconfitte consecutive contro Roma e Juventus (entrambe per 3-1), con il Milan che si avvicina giornata dopo giornata. Alla penultima di campionato il vantaggio è ormai ridotto all'osso e, mentre i milanisti sconfiggono in casa l'Empoli per 4-0, la Lazio viene bloccata in trasferta dalla Fiorentina per 1-1, dopo essere passata in svantaggio, facendosi superare dal Diavolo. Nella giornata successiva la Lazio batte in un Olimpico "speranzoso" il Parma per 2-1, risultato che non basterà per la vittoria finale, visto il successo, seppur sofferto, del Milan a Perugia. Tutt'oggi molti tifosi biancazzurri continuano a rivendicare la vittoria del torneo 1998-99. Va comunque detto che durante quella stagione la squadra romana era impegnata su due fronti, campionato e Coppa delle Coppe, a differenza del Milan, il quale era privo d'impagni settimanali.

Nonostante lo Scudetto perso, la formazione di Eriksson raggiunge la finale di Coppa delle Coppe, disputata allo Stadio Villa Park di Birmingham, dove affronta il Real Mallorca dell'allenatore argentino Hector Cuper, un giovane tecnico che ha portato in finale una squadra da molti considerata una vera e propria sorpresa. Questa volta la Lazio non fallisce l'obiettivo: le prodezze di Bobo Vieri e della Furia ceca Pavel Nedvěd consentono alla compagine biancazzurra di portare a Roma l'ultima edizione del trofeo, primo titolo riconosciuto dall'UEFA conquistato da una squadra romana dopo quasi cento anni dall'arrivo della pratica calcistica nella Capitale. Il secondo posto della Lazio, inoltre, le garantisce l'accesso alla più importante competizione calcistica europea: la Champions League, il vero grande sogno che il presidente Cragnotti non ha visto realizzato malgrado l'allestimento di una rosa "stellare".

L'anno del Centenario e del secondo Scudetto

Lo stesso argomento in dettaglio: Società Sportiva Lazio 1999-2000.

Tra le tante annate della lunga storia laziale non vi è dubbio che quella che i tifosi biancocelesti ricorderanno come la più importante è proprio quella 1999-00: anno del Centenario, celebrato in grande stile il 9 gennaio 2000 allo Stadio Olimpico con una serata di gala, del secondo Scudetto, vinto all'ultimo respiro dopo un testa a testa con la Juventus a distanza di 24 anni dal primo storico Tricolore, e della terza Coppa Italia, conquistata nella doppia finale disputata contro l'Inter, nonché quello della vittoria del secondo titolo internazionale, la Supercoppa UEFA, alzata dal capitano Alessandro Nesta davanti agli "Invincibili" inglesi del Manchester United nell'affascinante scenario del Principato di Monaco, invaso da circa 10.000 supporters laziali in festa.

La formazione della Lazio Campione d'Italia 1999-00 e vincitrice della Coppa Italia nello stesso anno.

Durante il calciomercato estivo, il patron Sergio Cragnotti fa andare su tutte le furie la propria tifoseria, un'ira che non si vedeva dai tempi della cessione (poi scongiurata) di Signori: il cannoniere Christian Vieri, eroe della finale di Birmingham di Coppa delle Coppe, lascia Roma con destinazione Milano, sponda nerazzurra. I 90 miliardi di lire comprensivi del cartellino del centrocampista Diego Simeone non bastano a placare la cocente delusione del popolo biancoceleste, ferito dall'addio di quell'attaccante che tanto ricordava l'indimenticato Giorgio Chinaglia. Al di là di questa pesante rinuncia, la campagna acquisti laziale non si può definire proprio beffarda, difatti arrivano a far compagnia a Nesta e compagni il difensore Néstor Sensini, il già citato Simeone, il regista Juan Sebastián Verón, l'esperto centravanti Kennet Andersson ed il giovane attaccante piacentino Simone Inzaghi, fratello del più noto Filippo, all'epoca bomber juventino.

Saranno proprio Veròn ed il Cholo Simeone due degli indiscussi protagonisti della brillante stagione delle Aquile: in campionato, dopo un inizio convulso ma alla pari con la Juventus, quest'ultima prende il largo, ed i tanti punti di distacco accumulati dalla formazione torinese fanno pensare che per un altro anno il sogno Tricolore rimarrà tale. È il neoacquisto Simeone a scuotere l'ambiente, prima con le parole, pronunciando la sua famosa frase "chi non se la sente alzi la mano", eppoi con la testa, con la quale indirizza in rete il pallone che regala alla Lazio un insperato quanto importante successo a Torino proprio contro i diretti rivali juventini. La squadra di Eriksson crede nella rimonta, ed i risultati sembrano girare decisamente a suo favore: le Zebre inciampano in una serie di battute d'arresto contro formazioni nettamente inferiori (memorabile una sconfitta contro il Verona con protagonista l'attaccante Cammarata), depauperando in breve tempo il largo divario. Si giunge così alla penultima giornata, il distacco è minimo ed è il Parma, in piena lotta per un posto in Champions League, l'avversario della Juventus. La Lazio è a 2 punti, un pareggio della Juve ed una sua contemporanea vittoria le permetterebbero di raggiungere la Vecchia Signora e di credere alla possibilità in uno storico spareggio. I bianconeri passano in vantaggio con Del Piero, ma il Parma non si arrende e sugli sviluppi di un calcio d'angolo Fabio Cannavaro insacca; tra la Lazio e lo spareggio si frappone però l'arbitro Massimo De Santis (in seguito radiato per le note vicende dello scandalo di "Calciopoli") il quale annulla la marcatura di Cannavaro, "anticipando" così il titolo della Juventus la quale, pur soffrendo, batte gli emiliani, lasciando così invariato il margine di due punti che la separa dalla compagine capitolina.

Supercoppa UEFA 1999

Montecarlo, Stade Louis II, 27 agosto 1999

Manchester Utd - Lazio 0-1

Marcatore: 35' Salas

MANCHESTER UTD: Van der Gouw, G.Neville, Berg, Stam (57'Curtis), P.Neville, Beckham (58' Cruijff), Keane, Scholes, Sheringham, Cole (77' Greening), Solskjaer. Allenatore: Ferguson.

LAZIO: Marchegiani, Negro, Nesta, Mihajlović, Pancaro, D.Stanković (56' Sérgio Conceição), Verón, Almeyda, Nedvěd (66' Simeone), Mancini (84' Lombardo), S.Inzaghi (21' Salas). Allenatore: Eriksson.

Arbitro: Ryszard Wojcik (Polonia)
Ammoniti: Veron e Scholes
Spettatori: 20.000

La furia del popolo laziale si abbatte sulla Federcalcio che però non interviene in alcun modo. Il 14 maggio 2000 i tifosi delle Aquile, in occasione della partita casalinga contro la Reggina, organizzano un funerale del calcio, morto, secondo loro, in seguito alla contestatissima vittoria della Juve sui ducali, trovando la solidarietà della gran parte delle tifoserie italiane, scosse dalla decisione a dir poco discutibile adottata dal'arbitro De Santis in occasione del gol annullato al difensore partenopeo del Parma Cannavaro.

Dallo Stadio Curi di Perugia i biancocelesti ricevono però un'inaspettata sorpresa. Qui la Juventus, impegnata contro la formazione del focoso presidente Luciano Gaucci, si ritrova nel bel mezzo di un violento diluvio che, a metà partita, costringe l'arbitro Collina a sospendere l'incontro. Il direttore di gara, dopo aver effettuato numerosi sopralluoghi, con l'intento di verificare l'esistenza delle condizioni necessarie per riprendere la partita e nella speranza di evitare un rinvio del match a data da destinarsi che causerebbe la lesione del principio di contemporaneità dell'ultima giornata, decide di far riprendere la partita: la pioggia si è fermata e le squadre possono riscendere in campo. La Vecchia Signora trova alcune difficoltà e fatica a costruire gioco; da una rimessa laterale, inizialmente accordata ai bianconeri ma poi concessa al Perugia in seguito ad un'ammissione del difensore Pessotto, scaturisce l'inaspettato gol del difensore perugino Alessandro Calori. L'1-0 degli uomini di Mazzone segnerà la fine delle speranze di vittoria della Juventus e porterà la Lazio ad un'incredibile, inattesa ed incessante festa: dopo 26 anni lo Scudetto è ritornato nelle mani della compagine biancoceleste. L'ultimo impegno della stagione vedrà una Lazio decisamente festante, con tutti i calciatori con i capelli tinti di biondo, pareggiare 0-0 a Milano con l'Inter del patron Massimo Moratti e dell'ex Bobo Vieri, conquistando la terza Coppa Italia della sua storia.

In Europa però la storia è un'altra: la stagione inizia nel migliore dei modi, con un gol del Matador Salas allo Stadio Louis II di Montecarlo che regala alla Lazio la Supercoppa Europea ai danni dei Campioni d'Europa del Manchester United. La Champions League vede i laziali trionfare nel proprio girone con 14 punti e nella fase successiva saranno ancora primi con 11. Il sorteggio dei quarti di finale sarà però beffardo per la Lazio: ancora Cúper, questa volta a guidare il Valencia, che vendica la sconfitta in Coppa delle Coppe battendo le Aquile nella gara d'andata con un roboante 5-2. La vittoria per 1-0 nel ritorno a Roma sarà solo una magra consolazione per i capitolini, che salutano così il sogno di alzare la coppa dalle grandi orecchie.

Uno dei giorni di tutta la stagione che i laziali ricorderanno con maggior emozione sarà sicuramente il 9 gennaio del 2000, quando la Lazio, dopo aver battuto non senza faticare i rossoblù del Bologna, festeggerà il suo centesimo compleanno. La festa, organizzata dal presidente Cragnotti in perfetto stile hollywoodiano, vedrà partecipare numerose autorità e scendere in campo in veste di calciatore il presidente stesso, autore anche di un gol.

Dal 2000 ad oggi

Gli allenatori e i DT della S.S. Lazio

L'ultimo anno di Eriksson

Lo stesso argomento in dettaglio: Società Sportiva Lazio 2000-2001.

Il calciomercato estivo per la stagione 2000-01 si apre con gli arrivi del portiere Angelo Peruzzi, acquistato dall'Inter, del centrocampista Roberto Baronio, reduce da un'ottima annata con la maglia della Reggina, e degli attaccanti Hernán Crespo, acquistato per una cifra record dal Parma, e Claudio López. Quest'ultimo proveniente dal Valencia, formazione che ha eliminato la compagine biancazzurra nei quarti di finale della Champions League 1999-00.

Hernán Crespo, il giocatore più costoso della storia laziale.

Con l'intento da un lato di far cassa e dall'altro di alimentare quel perverso meccanismo di aggiustamenti di bilancio che attraverso le plusvalenze permetteva al bilancio stesso di chiudersi in positivo ma, che al contempo, porterà negli anni seguenti la società verso la crisi economica, da Roma partono due importanti calciatori, tra i protagonisti della vittoria del secondo Scudetto, ovvero Matias Almeyda e Sérgio Conceição, entrambi destinati a vestire la casacca gialloblù del Parma. La trattativa viene conclusa in seguito al rifiuto di Marcelo Salas di trasferirsi in Emilia. Intanto all'Olimpico la Lazio inizia nel migliore dei modi la nuova stagione mettendo in bacheca un nuovo trofeo. Grazie al trionfo sull'Inter per 4-3, firmato dalle reti di Mihajlović, Stanković e alla doppietta del Pjoco López, le Aquile riportano a Roma, dopo due anni, la Supercoppa Italiana.

Nonostante il campionato sia iniziato, le trattative di mercato non si fermano, infatti a stagione in corso si registrano le acquisizioni di Dino Baggio, Lucas Castromán e Karel Poborský, mentre, sempre in corso d'opera, vengono ceduti altri componenti della rosa come Sensini, Lombardo, De la Peña e Ravanelli.

L'inizio scoppiettante fa pensare ad un'altra grande stagione di vittorie sulle rive biancocelesti del Tevere; in realtà, nonostante alcuni ottimi risultati, tra cui il 4-1 rifilato alla Juventus, la Lazio concluse il suo campionato con un ottimo terzo posto, ottenuto grazie ad uno strepitoso girone di ritorno disputato con una media da Scudetto, tant'è che fino all'ultima giornata le Aquile erano ancora matematicamente in corsa per il titolo, vinto alla fine dai cugini giallorossi con soli sei punti di vantaggio.

L'avventura della Lazio in Coppa Italia inizia dagli ottavi di finale contro la Sampdoria. Allo Stadio Ferraris, dopo essere passati in vantaggio nei primi minuti con Salas, i biancazzurri subiscono nel finale l'1-1 di Flachi. Nella gara di ritorno la Lazio mostra la propria supremazia estromettendo i doriani di Gigi Cagni con un largo 5-2, frutto della rete di Sensini e delle doppiette di Lombardo e Penna bianca Ravanelli. Ai quarti di finale invece il cammino della Lazio si interrompe bruscamente per mano dell'Udinese che, allo Stadio Friuli, rifila un pesante 4-1 alla formazione romana, alquanto rimaneggiata, messa in campo dall'allenatore Eriksson.

Senza dubbio l'intera stagione è caratterizzata dalle vicende contrattuali del tecnico svedese che, a campionato in corso, si era già accordato con la Nazionale inglese. Eriksson si ritrova così ad essere contemporaneamente allenatore della Lazio e commissario tecnico dell'Inghilterra, ma la situazione non dura a lungo visti i risultati poco soddisfacenti. La dirigenza decide così di sostituirlo con Dino Zoff, suo predecessore, il quale riuscì a condurre i biancocelesti al terzo posto finale.

L'anno nero di Sergio Cragnotti

Lo stesso argomento in dettaglio: Società Sportiva Lazio 2001-2002.

La stagione successiva segna l'ultimo anno di Sergio Cragnotti presidente, senza dubbio il suo peggiore alla Lazio: vengono infatti venduti calciatori di altissimo livello come Pavel Nedvěd, uno degli idoli della tifoseria e considerato ormai una delle ultime "bandiere" rimaste, Juan Sebastián Verón e Marcelo Salas. Ma è soprattutto la modalità della rocambolesca cessione della Furia ceca alla Juventus a stupire negativamente i supporters laziali. Il fuoriclasse ceco aveva infatti da poco firmato sotto gli occhi delle telecamere un rinnovo contrattuale che lo avrebbe dovuto legare a Roma "a vita", ed ora quello stesso contratto veniva "stracciato" per dar spazio ad una partenza verso la Torino bianconera. La partenza di Nedvěd causa immediatamente dei tumulti nelle tifoseria in quanto, assieme a capitan Nesta, era diventato uno dei giocatori simbolo dei successi della società capitolina.

Jaap Stam, acquistato nell'agosto del 2001 dal Manchester United.

La "rivolta" inscenata dal popolo biancoceleste pone Cragnotti in notevole difficoltà, costringendolo ad intervenire sul mercato per mezzo del procuratore Vincenzo Morabito, al quale viene assegnato l'incaricato di portare nella Capitale Gaizka Mendieta. Questi gli fa presente che il Valencia chiede una cifra spropositata e che forse è meglio non proseguire la trattativa. Cragnotti dapprima sembra seguire il consiglio ma, poco dopo, conclude l'affare con la mediazione dell'agente FIFA Ernesto Bronzetti ed un ingente investimento economico di circa 47 milioni di euro. Il centrocampista spagnolo è considerato un grande acquisto, è infatti reduce dalle vittorie consecutive di 2 premi come miglior giocatore della Champions League. Oltre al catalano arrivano: da Udine la coppia Stefano Fiore - Giuliano Giannichedda; dal Perugia il regista Fabio Liverani, reduce da una straordinaria stagione; dal Brasile inoltre il terzino Cesar, una scommessa scelta da Massimo Cragnotti, figlio del presidente biancoceleste nonché direttore generale della Lazio. Non ancora appagato, sul finire delle contrattazioni estive, il patron acquisisce le prestazioni del roccioso difensore olandese Jaap Stam, che in coppia con Nesta formerà un duo difensivo tra i più solidi al mondo. Al di là delle cessioni sembrava che con il solito gioco di sostituzioni il presidente capitolino avesse messo in piedi una rosa altamente competitiva. In realtà la Lazio deve far fronte a numerosi ostacoli: la squalifica di Stam per doping, un grave infortunio accorso a Simeone, il non agevole inserimento di Fiore, considerato tatticamente l'erede di Pavel Nedvěd, ma soprattutto lo scarso rendimento di Mendieta, che non si rivela per nulla all'altezza delle aspettative.

L'inizio della stagione è disastroso, tanto che Dino Zoff viene esonerato e sostituito con Alberto Zaccheroni, il quale all'esordio perde 2-0 con il Milan, sua ex squadra. In ambito europeo le cose non vanno affatto meglio: la squadra esce praticamente subito dalla Champions e, soprattutto, si fa liquidare in campionato per 5-1 dai "cugini" romanisti.

In campionato la Lazio riesce comunque ad inserirsi nella lotta per lo Scudetto, anche se stavolta ricoprendo il ruolo di "arbitro", il 5 maggio 2002 infatti, una Lazio a rischio esclusione dalle coppe europee e contro il tifo di una parte dei suoi stessi sostenitori, batte 4-2 l'Inter consegnando di fatto il titolo alla Juventus ed il secondo posto alla Roma. Questa è anche l'ultima gara dello storico capitano Alessandro Nesta con la maglia della Lazio.

La "banda" Mancini

A Zaccheroni restano ancora 2 anni di contratto ma il presidente Cragnotti si accorge della netta impopolarità del tecnico e decide di esonerarlo; il suo sostituto è Roberto Mancini, reduce da una non felice stagione alla Fiorentina ma idolatrato dai tifosi biancocelesti, memori delle sue gesta da calciatore laziale. Questa volta il mercato non lascia spazio a dubbi: la Lazio subisce un ridimensionamento rispetto agli anni passati. Cragnotti promette di cedere solo uno tra Nesta e Crespo, in realtà proprio nell'ultimo giorno di mercato venderà entrambi, lasciando spiazzato il neo-tecnico Mancini, profondamente delusa la tifoseria ed attonita la squadra. Gli unici acquisti sono Bernardo Corradi, ricevuto dall'Inter nell'ambito dell'affare Crespo (ricevendo anche 13 milioni di euro), Enrico Chiesa, reduce da un anno travagliato a causa di un grave infortunio al ginocchio, Massimo Oddo, terzino proveniente dal Verona, e a metà stagione Nikola Lazetić dal Como.

Roberto Mancini, ex giocatore ed allenatore biancoceleste.

La stagione 2002-03 non inizia nel migliore dei modi: pronti via e la Lazio perde nella gara d'esordio, in casa, con il ChievoVerona; i problemi della società romana sono tanti e soprattutto di natura finanziaria: la squadra non riceve stipendi da mesi, il presidente è impegnato altrove dato che è coinvolto nell'"uragano" della Cirio e l'ambiente è ancora scosso dall'addio di capitan Nesta. Tutto questo però non riuscirà a fermare la Lazio del Mancio, il quale sembra ignorare le difficoltà e vola nelle posizioni alte della classifica, tanto da suscitare nell'opinione pubblica un clamore notevole, infatti appare quasi impossibile che un club in così precarie condizioni economiche, al punto di non essere in grado di far fronte agli stipendi dei suoi calciatori, sia in grado di andare così bene in campionato. Il merito di quel "miracolo" verrà dato tutto a Roberto Mancini, innalzato dai tifosi come vero e proprio simbolo del nuovo corso intrapreso dalla Lazio. La stagione europea si rivelerà invece beffarda: dopo una gloriosa corsa verso il successo finale della Coppa UEFA 2002-03, la Lazio verrà bruscamente fermata 4-1 dal Porto di Josè Mourinho e dirà addio al sogno di portare a Roma quella coppa persa nel 1998 a Parigi. In campionato la Lazio centrerà un inatteso quarto posto, mentre in Coppa Italia verrà sconfitta dai dirimpettai giallorossi.

Tra i più importanti eventi della stagione c'è da segnalare l'addio, doloroso e difficile, del presidente Sergio Cragnotti nel gennaio del 2003.[13] Chiuderà la sua storia in biancoceleste come il più vincente patron di tutti i tempi nella Capitale, superando personaggi come Umberto Lenzini e Dino Viola.

Nell'annata successiva la Lazio si attesta per lungo tempo tra il quarto ed il sesto posto, e a metà stagione saluta il suo capitano Dejan Stanković che, per 2 milioni di euro e la comproprietà della giovane promessa Goran Pandev, saluta i capitolini e si accasa all'Inter: scoppia la polemica, dato che il serbo aveva rifiutato ad agosto un contratto con la Juventus che aveva presentato anche una discreta offerta. Nonostante la cessione di Stanković la Lazio sembra tenere il quarto posto ma, a due giornate dal termine del campionato, perde clamorosamente contro un Brescia già salvo, e tale la sconfitta le costerà cara, rendendo del tutto inutile la vittoria contro il Modena all'ultima giornata. In Champions League esce pressoché subito: dopo aver eliminato brillantemente il Benfica nel turno preliminare, i gironi sono amari per la Lazio che se la gioca fino all'ultimo, ma nella sfortunata trasferta in casa dello Sparta Praga centra un palo con Demetrio Albertini e dopo qualche minuto incassa il colpo della sconfitta. Decisamente più fortunata l'avventura in Coppa Italia, che vince dopo una bella e schiacciante vittoria sui campioni d'Europa del Milan (sconfitti nella gara di ritorno con un clamoroso 4-0) e dopo una spettacolare doppia finale con la Juve.

Tra le cose da ricordare c'è il record di abbonamenti: poco meno di 42.000 tessere. Le solite vicissitudini societarie accompagnano il club in questa stagione: il direttore generale Luca Baraldi si dimette, a suo dire, per motivi familiari, le lacrime il giorno del suo addio scuotono il popolo laziale che però non avrà un ricordo molto felice del d.g., il quale verrà condannato dalla magistratura a pagare 2 milioni di euro alla Lazio, sottratti in maniera indebita alla società romana.

Stefano Fiore, capocannoniere della Coppa Italia 2003-2004.

L'estate di fuoco della Lazio

Sembrano passati i brutti tempi in cui la Lazio rischiava di non iscriversi al campionato, quando doveva sacrificare grandi campioni, solo pochi anni prima, per raggiungere il faticoso obiettivo di poter scendere in campo anche l'anno successivo. Questa volta le problematiche appaiono ancor più complicate: salutano la Capitale i pezzi pregiati Stam, Fiore, Corradi, Mihajlović, il capitano Favalli ed il tecnico Mancini con tutto il suo staff, inoltre mancano i soldi per i rinnovi contrattuali di Fernando Couto ed Angelo Peruzzi. Ciò che rimane alla Lazio è un pugno di mosche o poco più, quella squadra che aveva ottenuto la Coppa Italia e che aveva fatto tanto gioire i propri tifosi, ora è stata definitivamente smantellata a causa dei soliti problemi economici.

A quanto pare, però, questa emorragia non sarà sufficiente a dissetare le casse societarie, sempre più "al verde": l'amministratore delegato Giuseppe Matteo Masoni, che intanto aveva sostituito il direttore generale Luca Baraldi, dichiara che se la Lazio non incasserà almeno 80 milioni di euro da un aumento di capitale sarà destinata a fallire. Scatta immediatamente l'allarme tra i sostenitori, ed è ancor più giustificato dal drammatico esito dell'operazione: sono pochissimi i soldi che la Lazio riesce a raccogliere in quanto è poca fiducia che circola intorno all'ambiente, che vede Mancini andarsene dopo una lunga querelle ed il valore della rosa crollato notevolmente. Da ricordare è il contributo economico versato dall'indimenticato capitano, nonché membro del consiglio d'amministrazione, Alessandro Nesta (all'incirca 1 milione di euro).

Il destino della Lazio sembra ormai segnato quando a pochi giorni dalla "dead line" si fanno avanti due investitori capitolini: Piero Tulli e Claudio Lotito, nonostante Capitalia, all'epoca controllante della Lazio, si auguri un investimento contemporaneo dei due imprenditori. Ciò non si verificherà, così da avere un continuo alternarsi di tentennamenti: sono numerose le volte che Lotito dichiara di non essere più interessato ad investire nella Lazio e che la trattativa è saltata, Tulli invece assume una posizione sempre più defilata che rende difficile l'idea di poterlo vedere realmente al controllo della società.

Inizia l'era Lotito

Lo stesso argomento in dettaglio: Società Sportiva Lazio 2004-2005.

In un caldo pomeriggio di luglio, precisamente il giorno 19, il presidente Ugo Longo annuncia che la Lazio ha trovato un nuovo proprietario: si tratta dell'imprenditore romano Claudio Lotito il quale, dopo una faticosa ed estenuante trattativa, porta nelle casse laziali 21 milioni di euro: l'entusiasmo tra i tifosi biancocelesti è grande, e vengono organizzate feste del tutto spontanee per accogliere il neo-presidente e per festeggiare la sopravvivenza dell'ultracentenario club capitolino: ancora una volta la Lazio è salva.

Tommaso Rocchi, quinto marcatore della storia laziale.

La società, nonostante l'arrivo del nuovo patron e di nuova liquidità, rischia comunque di fallire a causa di un debito accumulato con l'erario di circa 110 milioni di euro. Per scongiurare questo rischio la dirigenza intraprende una trattativa con l'Agenzia delle Entrate che si conclude con l'ammissione della Lazio ai benefici del decreto legge 138 dell'agosto del 2002, convertito in legge 178/02.[14] In tal modo viene concessa una dilazione del debito in 23 anni e di conseguenza verranno tolti gli interessi di mora e le sanzioni. A proposito del provvedimento di cui ha usufruito la Lazio è da segnalare la forte contrarietà della Lega Nord, che paradossalmente è il partito che aveva proposto questa controversa legge.

Altri problemi, stavolta di ordine tecnico, sembrano attanagliare la società: all'arrivo del presidente Lotito l'organico conta solamente 13 giocatori e nessun allenatore. Il neo-patron cerca di porre rimedio alla situazione mettendo sotto contratto Couto e Peruzzi, entrambi in attesa solo di una proposta, chiamando alla guida della squadra l'ex tecnico della squadra Primavera Mimmo Caso (con un contratto di 50.000 euro a stagione) e provvedendo ad operare una campagna acquisti che sarà di pura emergenza. Arrivano alla corte laziale Paolo Di Canio dal Charlton e Tommaso Rocchi dall'Empoli (in comproprietà), oltre ad una lunga lista di prestiti: Oscar López dal Barcellona, Anthony Šerić e Sebastiano Siviglia dal Parma, i gemelli Antonio ed Emanuele Filippini dal Palermo ed infine Leonardo Talamonti dal Rosario Central. Da segnalare anche l'acquisto di alcuni calciatori sudamericani sconosciuti al grande pubblico come Miguel Mea Vitali, Esteban González e Braian Robert.

In questo clima di incertezza Oddo e César chiedono di lasciare Roma; su Oddo c'è il forte interesse del Milan, mentre per César arrivano offerte dall'Inter: Lotito non ci pensa un secondo e dichiara i due calciatori incedibili. Incomincia così la difficile stagione della Lazio, inaugurata dalla finale di Supercoppa Italiana, persa malamente 3-0 contro i Campioni d'Italia in carica del Milan; in questa occasione però la formazione laziale era ancora tutta da assemblare. Da settembre a gennaio la situazione è decisamente critica, nonostante un buon avvio, testimoniato dall'eccellente vittoria nella prima giornata di campionato (1-0 allo Stadio Ferraris sulla Sampdoria con gol di Di Canio, al ritorno in biancoceleste dopo 14 anni). Per le Aquile tutta l'annata sarà vissuta al limite tra la zona salvezza e la metà classifica.

Dopo una serie di partite abbastanza negative, tra cui un netto 3-0 rimediato dall'Udinese, il presidente Lotito opta per l'esonero del tecnico Caso, ed incarica l'esperto Giuseppe Papadopulo di guidare la Lazio verso una salvezza tranquilla. Per lui si tratterà di un ritorno visto che aveva già vissuto 3 stagioni (1969-1972) alla Lazio come calciatore. La sua avventura inizia con una partita ad altissima tensione: per i biancocelesti c'è la stracittadina con la Roma, una formazione che la Lazio non batte da cinque anni, ossia dalla conquista dell'ultimo Scudetto. La vigilia è condita da una serie di piccate risposte tra i due giocatori maggiormente rappresentativi: Totti e Di Canio. Totti promette di "spedire" la Lazio in B, Di Canio invece ironizza sulla presunta ignoranza del capitano romanista. Tra l'altro anche la Roma si ritroverà impegnata a lottare per non retrocedere fino al penultimo turno di campionato.

Il clima è infuocato, e quando le squadre scendono in campo l'atmosfera è pesante. La Lazio sembra essere altra cosa rispetto a quella vista contro l'Udinese, benché rimaneggiata e piena di assenze. Dopo qualche minuto, su preciso lancio di Liverani, Di Canio supera i suoi marcatori ed insacca per il vantaggio laziale: per i romanisti è un incubo, visto e considerato che l'avanti biancoceleste da giovane aveva già segnato alla Roma esultando quindici anni prima sotto la Curva Sud: la stessa scena si ripete anche quella notte. Il match si conclude con un secco 3-1 in favore della Lazio. Sarà una delle poche emozioni della stagione, infatti l'era Papadopulo si rivelerà l'esatta copia della gestione Caso: rispetto al suo predecessore il tecnico di Casale Marittimo otterrà solamente un punto in più, regalatogli da Fabio Bazzani grazie al gol del pareggio (3-3) ottenuto sul campo del Palermo. La salvezza tuttavia viene centrata, e la squadra termina il campionato con un più che dignitoso decimo posto.

La Lazio di Delio Rossi

Lo stesso argomento in dettaglio: Società Sportiva Lazio 2005-2006.
Delio Rossi, per quattro anni alla guida della Lazio.

Nonostante Papadopulo abbia centrato l'obiettivo salvezza, ed a sorpresa anche la qualificazione all'Intertoto, non riesce a strappare la riconferma sulla panchina biancoceleste per la stagione 2005-06: Lotito decide infatti per il suo allontanamento ed ingaggia un allenatore relativamente giovane ma già con una buona esperienza: il suo nome è Delio Rossi. Il presidente capitolino assume anche una vecchia conoscenza dell'ambiente biancazzurro, il dirigente Walter Sabatini (anche se il direttore sportivo ufficiale risulterà invece Carlo Osti, proveniente dall'Atalanta). La "triade" Lotito-Sabatini-Rossi, anche grazie al buon lavoro di raccordo tra società e squadra effettuato da Osti, condurrà una formazione appena salvatasi su palcoscenici ben più prestigiosi.

Questa volta l'estate è abbastanza tranquilla e la Lazio può, con tutta calma, pianificare le mosse di calciomercato, che in effetti si rivela molto prolifico: arrivano il portiere Marco Ballotta (si tratta per lui di un ritorno in maglia biancoceleste), i difensori Manuel Belleri, Emílson Cribari e Guglielmo Stendardo, i centrocampisti Valon Behrami, Fabio Firmani e Gaby Mudingayi, e l'attaccante Igli Tare, inoltre viene riscattato Siviglia dal Parma e Rocchi dall'Empoli. L'acquisto di questi giocatori ed il buon lavoro condotto dal tecnico Delio Rossi porteranno la Lazio ad esprimere un gioco ordinato ma spumeggiante al tempo stesso e, a differenza dell'annata precedente, ad ottenere ottimi risultati. Nella sessione invernale del calciomercato viene ceduto César all'Inter, mentre arrivano i centrocampisti Massimo Bonanni, in prestito dal Palermo, e soprattutto Stefano Mauri, acquistato dall'Udinese, il quale si rivelerà una pedina fondamentale per la squadra di mister Rossi. In campionato l'obiettivo salvezza viene presto accantonato e la Lazio centra un inatteso sesto posto, che vale la qualificazione europea.

In Europa il club romano è iscritto all'Intertoto, ma il cammino nella competizione non è molto felice, infatti dopo aver eliminato i finlandesi del Tampere (3-0 all'Olimpico e 1-1 al Ratinan) l'eliminazione avviene in semifinale in seguito ad un pareggio casalingo (1-1) e ad una secca sconfitta per 3-0 allo Stadio Vélodrome di Marsiglia contro i padroni di casa dell'Olympique, i quali risolvono il match nel giro di dieci minuti, andando per tre volte in rete.

In Coppa Italia il cammino della Lazio, dopo aver eliminato in gara doppia il Cittadella, termina ai quarti di finale in seguito all'eliminazione per mano della squadra vincitrice poi della competizione, ovvero l'Inter la quale, dopo il pareggio (1-1) ottenuto a Roma nel match d'andata, si impone allo Stadio Meazza con un gol dell'ex Dejan Stanković.

La lunga estate di "Calciopoli" ed il terzo posto

Lo stesso argomento in dettaglio: Società Sportiva Lazio 2006-2007.

Nella settimana che accompagna l'ultima giornata del campionato 2005-06 la Lazio viene coinvolta nella "bufera" scatenata dal caso "Calciopoli", uno scandalo calcistico riguardante il torneo 2004-05. Dal quartier generale di Formello arrivano notevoli rassicurazioni, la Lazio si tira fuori e sottolinea come sia paradossale che il presidente Lotito, che in quell'anno era appena entrato a far parte del mondo del calcio, già fosse parte integrante di corrotti meccanismi e che godesse di alcuni favori arbitrali.

Goran Pandev, autore di 64 reti con la maglia biancoceleste.

Il processo calcistico per "Calciopoli" inizia, e fra i club accusati, oltre a Milan, Fiorentina e Juventus, è presente anche la società romana. In prima istanza la squadra viene condannata alla retrocessione in Serie B, e per i tifosi biancazzurri sembra ripresentarsi lo stesso incubo di vent'anni prima. Nulla sembra poter salvare la Lazio dalla B quando l'arbitro Daniele Tombolini chiarirà che, nell'unica partita che vedeva il club di Lotito coinvolto, egli, arbitro di quella gara, non era stato affatto invitato a favorire i biancocelesti ma gli era solo stata richiesta una particolare attenzione dato che la Lazio aveva subito alcuni torti nelle partite precedenti. Paradossalmente quel match, per il quale la Lazio avrebbe dovuto ricevere favori arbitrali secondo la teoria dell'accusa, procede in maniera totalmente diversa. La Lazio difatti fu vittima di un contestatissimo errore del direttore di gara, dato che non le venne assegnato un netto calcio di rigore per fallo su Rocchi. Ascoltata la testimonianza di Tombolini, il giudice Piero Sandulli muta la condanna precedente: per la Lazio è Serie A ma con 11 punti di penalizzazione; anche la gioia di poter disputare la Coppa UEFA centrata la stagione precedente è definitivamente cancellata: la squadra riceve infatti una seconda penalizzazione di 30 punti, valida per l'annata precedente. Lotito nel frattempo lavora anche sul fronte calciomercato: Belleri, Cribari, Mauri e Pandev vengono confermati, viene acquistata l'altra metà del cartellino di Behrami e vengono comprati Cristian Ledesma dal Lecce e Stephen Makinwa, "pupillo" di mister Delio Rossi, dal Palermo. Sul lato delle cessioni, nel mese di gennaio, si registra il contestatissimo trasferimento al Milan del capitano Massimo Oddo, in cambio di una cifra intorno ai 7 milioni di euro più il cartellino del giovane talento Pasquale Foggia.

La formazione biancoceleste si compatta e prepara l'inizio di stagione in maniera molto professionale: distaccata dai problemi giudiziari e concentrata solo sulla stagione, che si preannuncia emblematica. In Coppa Italia il cammino della Lazio comincia dal primo turno e termina al terzo. Infatti, dopo aver eliminato il Rende (4-0) ed il Monza (3-4 dopo i calci di rigore), l'eliminazione arriva in casa del Messina (4-3 dopo i tempi suppl.), allenato dal grande ex Bruno Giordano.

L'inizio del campionato 2006-07 è sfavorevole alla Lazio, complici due sconfitte (entrambe col punteggio di 2-1) contro Milan e Palermo. Ma dopo qualche settimana, a seguito di una serie positiva di risultati e alla restituzione, grazie all'arbitrato del CONI, di 8 degli 11 punti di penalizzazione, la posizione in classifica migliora notevolmente. La compagine di Rossi si rende protagonista di una stagione estremamente positiva, malgrado un inizio complicato, difatti eguaglia il record di otto vittorie consecutive appartenente alla Lazio "stellare" di Eriksson ed ottiene una storica vittoria nel Derby d'andata del 10 dicembre 2006, regolando i giallorossi con un rotondo 3-0: mai in campionato le Aquile avevano sconfitto i rivali cittadini con uno scarto di tre reti. Dopo un girone di ritorno giocato ad alti livelli, la Lazio centra un clamoroso terzo posto che permette agli uomini del tecnico romagnolo di accedere alla qualificazione per l'ultimo turno preliminare della massima competizione europea: la Champions League.

La terza Lazio di Delio Rossi

Lo stesso argomento in dettaglio: Società Sportiva Lazio 2007-2008.

Il calciomercato estivo 2007, nonostante la qualificazione alla Champions League 2007-08 ed il conseguente ritorno nel panorama calcistico continentale più prestigioso, è condotto seguendo ancora la filosofia del risanamento economico. A caratterizzare quest'importante momento della formazione laziale sono i colpi di scena riguardanti il ruolo di portiere, lasciato scoperto dopo l'addio al calcio del grande Angelo Peruzzi, e le contestazioni da parte dei tifosi biancocelesti, perlopiù delusi dalla discutibile gestione della campagna acquisti da parte della dirigenza. Abbandonano la Lazio i due portieri titolari: Peruzzi, vero simbolo e leader della squadra, ed il suo secondo Matteo Sereni, deluso dai mancati accordi economici con la società. Il rebus dell'estremo difensore resta irrisolto anche dopo l'annuncio dell'ingaggio del promettente portiere argentino Juan Pablo Carrizo, poiché sorgono problemi con il passaporto del calciatore, il quale dichiara di avere un nonno italiano ma registrato per un errore di trascrizione all'anagrafe come svizzero. Non potendo prendere l'unico posto da extracomunitario, già occupato dal neo-acquisto Aleksandar Kolarov, il trasferimento salta e verrà rinviato con ogni probabilità al mercato di gennaio. Al suo posto arriva Fernando Muslera, giovane portiere uruguagio, di cui si dice un gran bene, conteso dai più grandi club europei, il quale però, dopo la disastrosa prova offerta nella débacle casalinga in campionato col Milan (1-5), viene messo da parte e sostituito dal quarantenne Ballotta. Altri acquisti sono il fantasista Mourad Meghni, lo stesso Kolarov, Simone Del Nero, Lionel Scaloni, giunti a parametro zero, e dei rincalzi Ivan Artipoli e Fabio Vignaroli, svincolato. La delusione nei tifosi è grande poiché tra nessuno di questi giocatori si nasconde il grande colpo che tutti si aspettavano per affrontare al meglio una competizione impegnativa come la Champions League.

File:Lazio-Real Madrid.jpg
Un'azione di gioco di Lazio - Real Madrid.
Preliminari Champions League 2007/2008

Roma, Stadio Olimpico, 14 agosto 2007

Lazio - Dinamo Bucarest 1-1

Marcatori: 22' p.t. Danciulescu (D), 8' s.t. Mutarelli (L)

LAZIO: Ballotta, Scaloni, Stendardo (1' s.t. De Silvestri), Cribari (22' p.t. Kolarov), Zauri, Behrami, Ledesma, Mutarelli, Mauri (19' s.t. Del Nero), Pandev, Rocchi. Allenatore: Delio Rossi

DINAMO BUCAREST: Lobont, Blay, Radu, Nastase (32' p.t. Goian), Pulhac, Cristea, Ropotan, Izvoreanu, Zicu (8' p.t. Oprita), Niculescu (30' s.t. Chacu), Danciulescu. Allenatore: Rednic

Arbitro: Tom Øvrebø (Norvegia)
Ammoniti: Nastase, Cristea (D), Pandev (L), Blay, Izvorani (D), Mutarelli, Kolarov (L), Goian (D); espulsi: Behrami, Mutarelli (L), Goian (D)
Spettatori: 40,000


Bucarest, Stadio Ştefan cel Mare, 28 agosto 2007

Dinamo Bucarest - Lazio 1-3

Marcatori: 26' p.t. Bratu (D), 1' s.t. Rocchi, 9' s.t. Pandev, 21' s.t. Rocchi (L)

DINAMO BUCAREST: Lobont, Blay, Nastase, Radu, Pulhac, Cristea, Margaritescu (15'st Niculescu), Ropotan, Oprita (15'st Chiacu), Bratu, Danciulescu (27'st Munteanu). Allenatore: Rednic

LAZIO: Ballotta, De Silvestri, Stendardo (35'pt Scaloni), Cribari, Zauri, Mudingayi, Ledesma, C.Manfredini, Del Nero (41'st Belleri), Rocchi, Pandev (45'st Tare). Allenatore: Delio Rossi

Arbitro: Manuel Mejuto Gonzales (Spagna)
Ammoniti: Mudingayi (L), Pulhac (D)
Spettatori: 70,000.

L'avventura della Lazio nella più importante competizione europea inizia dal terzo turno preliminare. L'avversaria sorteggiata è la Dinamo Bucarest. La partita di andata allo Stadio Olimpico finisce 1-1, mentre il ritorno, disputato a Bucarest, viene vinto per 3-1 dai biancocelesti. Nella fase a gironi la squadra viene sorteggiata insieme ai Campioni di Spagna in carica del Real Madrid, i tedeschi del Werder Brema ed ai Campioni di Grecia in carica dell'Olympiakos Pireo nel gruppo C. Il cammino europeo si conclude malamente all'ultimo posto del girone, facendo sfumare anche l'obiettivo minimo della terza piazza, utile per l'ingresso in Coppa UEFA. Decisiva è stata la sconfitta rimediata all'Olimpico contro l'Olimpyakos (2-1 il risultato finale).

Il campionato 2007-08 incomincia in maniera negativa. La squadra, che nella passata stagione aveva brillato piazzandosi al terzo posto, sembra sparita e bisogna attendere la quinta giornata per vedere la prima vittoria dei biancocelesti. Ad influire sulle prestazioni vi è una serie di infortuni a ripetizioni che colpiscono in particolare Cribari, Diakité, Ledesma e Mauri. Da segnalare i due pesanti passivi incassati con i club meneghini (prima 1-5 a Roma contro il Milan ed in seguito il 3-0 contro l'Inter allo Stadio Meazza). Il bilancio della squadra è negativo, con più sconfitte che vittorie e la zona retrocessione poco distante.
L'11 novembre 2007, alla dodicesima giornata di campionato, un grave lutto colpisce il calcio italiano e la società laziale: Gabriele Sandri, tifoso appunto della Lazio, viene ucciso da un colpo di pistola alla gola nella stazione di servizio nei pressi dello svincolo autostradale di Arezzo. In un primo tempo si era parlato di rissa tra tifosi finita in tragedia, e l'ipotesi era stata avvalorata anche da numerose testimonianze che parlavano di una piccola rissa tra tifosi laziali e juventini (i primi stavano andando in direzione Milano, i secondi verso Parma); ma le indagini successive portano a supporre invece che, sebbene una breve colluttazione tra tifosi ci fosse effettivamente stata, il colpo di pistola sarebbe stato esploso da un poliziotto in servizio, che dall'altro lato della carreggiata avrebbe pensato ad una rapina. La notizia si diffonde immediatamente e, complice anche una cattiva gestione dell'accaduto da parte delle autorità competenti, cominciano a scatenarsi le violenze ultras in tutta Italia: rinviata immediatamente la gara Inter-Lazio per motivi di ordine pubblico; a Bergamo viene sfondato un vetro divisore a colpi di tombino, ed i giocatori in campo vengono minacciati di ritorsioni se il match non venisse sospeso, obbligando l'arbitro ad ordinare il "tutti a casa" dopo pochi minuti di gioco; a Taranto parte una fitta sassaiola in campo che costringe il direttore di gara a seguire l'esempio di Bergamo. In tutti gli altri campi viene osservato un minuto di silenzio, ma molti ultras protestano e chiedono le sospensione delle partite, che però vengono ugualmente giocate.

Il peggio, però, avverrà solo a fine giornata, quando la violenza degli ultras dilaga: nel pericolo di rappresaglie, viene rinviato il posticipo Roma-Cagliari, ma sarà tutto inutile. In serata, infatti, centinai di accesi tifosi laziali e romanisti si uniscono in una feroce guerriglia urbana nei confronti delle forze dell'ordine, con attacchi alla stazione di Polizia di via Guido Reni, il commissariato in via Fuga (nei pressi di Porta del Popolo), gli uffici del CONI e tutta la zona intorno all'Olimpico viene messa a "ferro a fuoco", con l'incendio di cassonetti, la devastazione di fioriere ed i continui scontri tra ultras e poliziotti. L'ultimo assalto è quello alla caserma dei Carabinieri di Ponte Milvio. Solo un massiccio intervento delle forze dell'ordine evita il peggio, e la situazione si normalizza a tarda notte. Per gli arrestati viene formulata anche l'accusa di terrorismo.

A gennaio la Lazio migliora leggermente la sua posizione, ma rimane comunque nelle zone pericolanti della classifica. L'unica soddisfazione arriva nel Derby di ritorno, quando un gol di Behrami allo scadere consente alla Lazio di vincere la partita per 3-2 sui dirimpettai romanisti.

In Coppa Italia la formazione di Delio Rossi esordisce dagli ottavi di finale affrontando il Napoli. Nella partita di andata i romani si impongono sui partenopei per 2-1 recuperando lo svantaggio iniziale. Nella gara di ritorno il risultato di 1-1 permette ai biancocelesti di superare il turno e di accedere ai quarti di finale, dove trovano la Fiorentina.
Nel match d'andata la Lazio vince in casa per 2-1, risultato ribadito poi allo Stadio Franchi, recuperando il gol di svantaggio. In semifinale la formazione capitolina riporrà grandi speranze, dovute anche alle delusioni in campionato, ma verrà sconfitta dall'Inter nella gara di ritorno per 2-0, dopo che l'incontro di San Siro si era concluso a reti inviolate.

L'ultima di Delio Rossi: la Coppa Italia

Lo stesso argomento in dettaglio: Società Sportiva Lazio 2008-2009.
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano consegna la Coppa Italia a capitan Rocchi.

Per la stagione 2008-09 il presidente Lotito, in accordo con il mister Delio Rossi, ha applicato una politica di rinnovamento della squadra, mettendo in disparte alcuni giocatori, tra cui Baronio, Behrami, Berni, Simone Inzaghi, Mutarelli, Stendardo ed il capitano Luciano Zauri, non più rientranti nei piani della società e del tecnico riminese. Il nuovo capitano della Lazio, nominato dai giocatori, sarà il bomber Tommaso Rocchi, che ha già indossato la fascia in altre occasioni. Delio Rossi ha inoltre convocato per il ritiro estivo di Auronzo di Cadore valenti giocatori della Primavera, come Mendicino, Perpetuini e Tuia. Una novità è l'inserimento dell'ex calciatore Igli Tare nei quadri dirigenziali come coordinatore dell'area tecnica, andando di fatto a sostituire in tutto e per tutto il ruolo dell'ex direttore sportivo Sabatini, trasferitosi al Palermo, voluto fortemente dal vulcanico presidente Zamparini. Durante il calciomercato estivo vengono acquistati: Mauro Zárate, il quale si rivelerà come sorpresa assoluta del campionato italiano, Matuzalém Francelino da Silva, Cristian Brocchi, Stephan Lichtsteiner ed il giovane Libor Kozak; rientrano dal prestito Foggia e Makinwa, dopo aver vissuto un anno rispettivamente al Cagliari e alla Reggina.

L'annata, caratterizzata da un'ottima partenza e la conquista della vetta per alcune giornate, si conclude con un modesto decimo posto finale, impreziosito però dalla conquista della quinta Coppa Italia del club biancoceleste, battendo in finale dopo una serie interminabile di rigori la Sampdoria. La partita si è conclusa con il risultato di 1-1 dopo i tempi supplementari, con i gol dell'asso argentino Maurito Zárate e del bomber blucerchiato Pazzini; nella serie dei calci di rigore la marcatura decisiva l'ha messa a segno l'esperto centrocampista francese Ousmane Dabo, ultimo "superstite" insieme a Simone Inzaghi del trionfo di coppa nel 2004. Altro protagonista assoluto nella "lotteria" dei rigori è stato il giovane portiere uruguaiano Fernando Muslera, autore di ben due parate sui tiri dal dischetto calciati da Cassano e Campagnaro che lo hanno consacrato da "oggetto misterioso" ad "eroe di coppa".

La Lazio di Ballardini: dalla Supercoppa italiana all'esonero

Lo stesso argomento in dettaglio: Società Sportiva Lazio 2009-2010.

La vittoria della coppa nazionale è stata l'ultima del ciclo di Delio Rossi, che alla fine della stagione non è stato riconfermato dal presidente Lotito, il quale lo sostituisce con l'ex tecnico del Palermo, il ravennate Davide Ballardini, "discepolo" di Sacchi ed allenatore in ascesa.

Il mercato della Lazio nella stagione 2009-10, a causa della volontà di lasciare la Capitale da parte di alcuni giocatori, quali Pandev, Ledesma e De Silvestri, ha subito nelle fasi iniziali un forte rallentamento. Malgrado tali problematiche, la dirigenza laziale regala ai propri sostenitori, oltre ai doverosi riscatti del brasiliano Matuzalém e soprattutto dell'asso argentino Zárate, gli acquisti dell'ala portoghese Eliseu, protagonista nella Liga con il Malaga, del portiere argentino Albano Bizzarri, svincolatosi dal Catania, del prolifico centravanti ex-Inter Julio Ricardo Cruz, anch'egli svincolato di lusso, e della giovane promessa Gonzalo Barreto, attaccante uruguaiano sottratto alla concorrenza dei più grandi club europei, il quale arriverà alla corte biancazzurra solamente nella sessione invernale del mercato, in quanto la FIFA consente i trasferimenti intercontinentali solo per i calciatori maggiorenni.

L'8 agosto 2009 la Lazio di Ballardini, battendo i Campioni d'Italia in carica dell'Inter nell'avveneristico "Stadio Bird's Nest" di Pechino con il punteggio di 2-1, si aggiudica, dopo una gara sofferta, la Supercoppa Italiana per la terza volta nella sua storia. I gol che hanno portato in bacheca il secondo trofeo della gestione Lotito sono state firmate da Matuzalem e da capitan Rocchi.[15]

La Supercoppa italiana 2009 vinta nella finale di Pechino.

Il 20 agosto 2009 la Lazio fa il suo esordio nella nuova Europa League facendo sua la partita d'andata dei play-off contro la formazione svedese dell'Elfsborg con un secco 3-0, grazie alle reti di Kolarov e Zárate nel primo tempo, e di Mauri nella ripresa. Nel match di ritorno è la compagine scandinava a vincere per 1-0, ma sono i ragazzi di mister Ballardini ad accedere alla fase a gironi della competizione. Nella fase a gironi, la Lazio viene sorteggiata nel gruppo G insieme agli spagnoli del Villareal, ai bulgari del Levski Sofia ed agli austriaci del Salisburgo.

L'avventura della Lazio nella fase a gironi di Europa League non inizia nel migliore dei modi, infatti i biancocelesti vengono sconfitti all'Olimpico nella gara d'esordio per 2-1 dal Salisburgo, nonostante l'iniziale vantaggio siglato da Foggia. Le Aquile si rifanno però nella seconda giornata, quando espugnano il campo del Levski Sofia con un rotondo 4-0, grazie alle reti di Matuzalem, Zárate, Meghni e Rocchi. Il 22 ottobre 2009 la Lazio bissa il successo, davanti al proprio pubblico, battendo i temibili spagnoli del Villareal di Giuseppe Rossi per 2-1, grazie al gol messo a segno nei minuti di recupero dal subentrato Rocchi. La Lazio conclude così il giorne d'andata con 6 punti, alle spalle della "sorpresa" Salisburgo, ma davanti al Villareal ed ai bulgari del Levski Sofia. Il girone di ritorno si apre nel peggiore dei modi per la squadra romana, che subisce allo Stadio El Madrigal un pesante passivo di 4-1, facendosi raggiungere in classifica proprio dagli iberici. Va meglio solo nel risultato ma non nella sostanza la trasferta di Salisburgo, dove i biancocelesti sono sconfitti per 2-1, e per effetto della contemporanea vittoria del Villareal in casa del Levski Sofia e per una differenza reti a favore del Sottomarino giallo, la Lazio abbandona con un turno d'anticipo i sogni di qualificazione al turno successivo, piazzandosi matematicamente al terzo posto nel gruppo G di Europa League. Nella gara conclusiva della fase a gironi, la squadra chiude definitivamente con una sconfitta la sua avventura europea, perdendo in casa per 1-0 dal Levski Sofia con una formazione composta da seconde linee e giovani provenienti dalla formazione Primavera.

Nel campionato 2009-10 gli undici di Ballardini iniziano con il piede giusto, vincendo la gara d'esordio 1-0 contro l'Atalanta grazie ancora a capitan Rocchi[16] e ripetendosi la settimana seguente contro il Chievo, sconfitto dalla doppietta del "Jardinero" Cruz che firma il 2-1 finale.[17] La Lazio, però, da questo momento in poi sembra bloccarsi, difatti nelle successive 13 partite di campionato raccoglie solo 7 pareggi, con Catania, Palermo, Fiorentina, Sampdoria, Siena, Napoli e Bologna, e 6 sconfitte, contro Juventus, Parma, Cagliari, Milan, Bari e nel Derby con la Roma, realizzando solamente 6 reti (14 sono invece quelle incassate). Il 13 dicembre 2009 però, dopo oltre 3 mesi, la Lazio riesce finalmente a riassaporare il gusto della vittoria, superando per 1-0 all'Olimpico il Genoa, grazie al tiro mancino di Kolarov, il quale realizza così la rete numero 3000 della Lazio dall'istituzione del Campionato italiano di calcio (1929). Tuttavia nel turno successivo, l'ultimo del 2009, per i biancocelesti ritorna la sconfitta, ad opera dell'Inter per 1-0. Nella partita seguente però, la prima del 2010, la formazione capitolina supera il Livorno con un convincente 4-1, maturato grazie alla doppietta del neo-acquisto Sergio Floccari e alle marcature di Rocchi e Kolarov su calcio di rigore; a partire da questa gara e fino alla fine del campionato, la Lazio sfoggia la divisa celebrativa in occasione del centodecennale. Alla vittoria contro gli amaranto segue il prezioso pareggio conquistato contro l'Udinese, grazie ad una rete messa a segno ancora dal centravanti calabrese Floccari. Dopo una seppur breve striscia positiva, la squadra inaugura il girone di ritorno con una pesante battuta d'arresto inflitta dall'Atalanta, vittoriosa in casa per 3-0. La squadra di Ballardini riesce a reagire solo in parte, ottenendo nel match seguente un pareggio casalingo contro il Chievo col punteggio di 1-1. La domenica successiva ottiene, invece, un prestigioso pareggio, in tresferta, contro la Juventus per 1-1, grazie alla rete di Mauri. Dopo la gara di Torino la Lazio non si riconferma, anzi, precipita in zona retrocessione perdendo, in casa, contro il Catania col risultato di 1-0. A seguito di questa pesante sconfitta, l'allenatore Davide Ballardini viene esonerato dai vertici societari il 10 febbraio 2010; al suo posto arriva l'ex tecnico del Napoli, il veterano Edoardo Reja.[18]

Il 14 gennaio 2010 la Lazio inizia la sua avventura in Coppa Italia, trofeo da difendere in quanto detentrice, partendo dagli ottavi di finale, dove incontra il Palermo del grande ex Delio Rossi, al primo ritorno all'Olimpico da avversario. La partita si conclude con la vittoria delle Aquile per 2-0, grazie alle reti di Kolarov e Floccari[19], che consentono alla Lazio di accedere ai quarti di finale, dove il 21 gennaio viene superata per 3-2 dalla Fiorentina, venendo così eliminata dalla coppa nazionale che vedeva detentrice proprio la squadra capitolina.[20]

La Lazio di Edy Reja

Lo stesso argomento in dettaglio: Società Sportiva Lazio 2009-2010.

Nei giorni successivi alla sconfitta interna subita nello scontro-salvezza ad opera del Catania, scatenante la rabbia dei tifosi, protagonisti di una durissima contestazione nel Centro sportivo di Formello[21], il presidente Lotito decide di allontanare il tecnico ravennate Ballardini, reo di non aver ottenuto i risultati sperati e di aver condotto la squadra biancoceleste in piena zona retrocessione, ed opta per la chiamata di un allenatore navigato e dalla grande esperienza, che risponde al nome di Edoardo Reja, proveniente dall'Hajduk Spalato[18]; con il club croato Reja, dopo una difficile trattativa, risolve il contratto e subito dopo sigla con la società biancoceleste un accordo per un anno e mezzo, che vede come primo punto un solo obiettivo: la salvezza.

L'esordio dell'allenatore friuliano sulla panchina biancoceleste è positivo, infatti la compagine romana riesce ad ottenere una importantissima vittoria in casa del Parma per 2-0, grazie alle reti di Willy Stendardo e di Maurito Zárate, tornato al gol dopo un lungo periodo di "digiuno". La Lazio però non si riconferma e cade di nuovo, la domenica successiva, sul campo del Palermo dell'ex mister Delio Rossi, perdendo per 3-1. L'undici di Reja riesce a reagire parzialmente nella giornata seguente, pareggiando il match in casa contro la Fiorentina per 1-1, grazie ad uno straordinario colpo di tacco di Siviglia. La Lazio però non riesce a mantenere un passo costante e ricade nuovamente, nella trasferta di Genova, contro la Sampdoria col punteggio di 2-1. Il momento difficile continua, infatti i biancocelesti perdono anche in casa contro il Bari, cedendo per 2-0 ai pugliesi. La compagine capitolina ha un sussulto d'orgoglio e si riprende la vittoria allo Stadio Sant'Elia, dove capitan Rocchi e Floccari siglano le due reti che stendono il Cagliari. Col medesimo risultato gli uomini di Reja superano, nella gara casalinga, anche il Siena, in un vero e proprio scontro-salvezza, grazie alle reti di Lichtsteiner e Cruz. Il difensore svizzero si ripete anche nel successivo incontro a Milano, dove la Lazio costringe al pari (1-1) i padroni di casa del Milan. Il periodo positivo delle Aquile continua con il pareggio casalingo ottenuto contro il Napoli (1-1). Dopo due pareggi consecutivi, la Lazio torna alla vittoria, battendo il Bologna allo Stadio Dall'Ara per 3-2 in rimonta. La serie positiva si interrompe in una delle gare più sentite, ossia nel Derby di ritorno con la Roma, che termina con una sconfitta della Lazio per 1-2. La battuta d'arresto nella stracittadina viene riscattata una settimana dopo sul campo del Genoa, battuto per 2-1 dai biancocelesti i quali, nel match successivo disputato allo Stadio Olimpico, vengono sconfitti con un secco 2-0 dall'Inter, e sono così costretti a centrare la salvezza nelle due successive gare. L'occasione viene subito sfruttata, la Lazio conquista la matematica salvezza espugnando il campo del Livorno col risultato di 2-1: per mister Reja la missione salvezza è compiuta. Gli uomini guidati dal tecnico carnico chiudono il campionato, battendo col punteggio di 3-1 i bianconeri dell'Udinese davanti al proprio pubblico.

La seconda Lazio di Reja

Lo stesso argomento in dettaglio: Società Sportiva Lazio 2010-2011.
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Hernanes, Il Profeta.

Dopo essere subentrato in corsa e guidato la Lazio verso la salvezza dopo una difficile annata, il tecnico goriziano Edoardo Reja, al suo secondo anno sulla panchina biancoceleste, decide di intraprendere un percorso di rilancio, puntando, oltre agli uomini di qualità già presenti in rosa come Zárate, Floccari e Ledesma, anche sui nuovi acquisti come il centrocamipsta carioca Hernanes, l'incursore australiano Mark Bresciano ed il difensore di fascia spagnolo Javier Garrido. Tuttavia la prima giornata di campionato in casa della Sampdoria non finisce nel migliore dei modi, infatti le Aquile subiscono una sconfitta per 2-0 ad opera dei doriani, ma nel turno successivo, al debutto casalingo, hanno la meglio sul Bologna, battuto per 3-1, e successivamente espugnano il campo della Fiorentina col punteggio di 2-1. Alla quarta giornata la Lazio costringe al pareggio il Milan, fermato sul punteggio di 1-1, e successivamente espugna il campo del Chievo, sconfitto grazie ad una rete del "numero 10" Mauro Zárate. Col medesimo punteggio la formazione biancoceleste regola il Brescia allo Stadio Olimpico, battendolo grazie alla marcatura di Mauri, ed espugna lo Stadio San Nicola regolando il Bari con un secco 2-0. Nella gara successiva gli uomini di Edy Reja riescono a battere in casa anche il Cagliari col punteggio di 2-1, e alla nona giornata espugnano il campo del Palermo per 1-0, confermandosi primi in classifica con 22 punti, 4 in più rispetto all'Inter, prima delle inseguitrici.[22] Il volo delle Aquile si interrompe proprio in una delle gare più sentite, il Derby, con la Roma che si impone per 2-0. Nel turno seguente la Lazio non riesce a reagire alla sconfitta nella stracittadina, e perde sul campo del Cesena per 1-0. Gli uomini di Reja però si riscattano battendo nel turno casalingo il Napoli con secco 2-0 e pareggiando sul campo del Parma per 1-1 e in casa col Catania. La Lazio torna alla vittoria nel big-match contro l'Inter, battendo i nerazzurri con un perentorio 3-1, ma nel turno successivo, in casa della Juventus, gli Aquilotti vengono sconfitti per 2-1; tuttavia la squadra di Reja si riscatta subito imponendosi per 3-2 sull'Udinese e pareggiando in casa del Genoa per 0-0. Nell'ultimo match del girone d'andata però, la Lazio viene sconfitta in casa per 2-1 dai giallorossi del Lecce.

Alla 20a giornata, ovvero la prima del girone di ritorno, la Lazio si rialza battendo per 1-0 in casa la Sampdoria, ma nella gara successiva cade a Bologna per 3-1, per poi ritrovare subito la vittoria in casa con la Fiorentina, battuta per 2-0, e successivamente pareggia in trasferta col Milan a reti bianche e in casa con il ChievoVerona per 1-1. Le Aquile tornano a volare alla 25a giornata, quando espugnano il campo del Brescia per 2-0, e si ripete nel match casalingo con il Bari, vinto per 1-0 ma, alla 27a giornata, la serie positiva biancoceleste si interrompe quando la Lazio viene sconfitta dal Cagliari per 1-0. Nel turno successivo gli uomini di Edy Reja si riscattano battendo per 2-0 il Palermo, ma sette giorni dopo vengono di nuovo sconfitti dagli eterni rivali della Roma, vittoriosi per 2-0. Alla 30a giornata però la formazione capitolina rialza la testa e batte di misura il Cesena per 1-0 ma, nel match successivo, la Lazio rimedia una sconfitta per mano del Napoli, vittorioso per 4-3 in rimonta. La sconfitta con i partenopei però viene presto dimenticata dai laziali, che regolano nel 32esimo turno di campionato il Parma con un secco 2-0 e vincono in trasferta in quel di Catania con un perentorio 4-1. Alla 34esima giornata però la formazione romana cade sul campo dell'Inter col punteggio di 2-1 in favore dei nerazzurri, e nel turno successivo viene ancora sconfitta, per mano della Juventus, col punteggio di 0-1. Alla 36esima giornata la formazione romana cade sul campo dell'Udinese per 2-1, ma si rialza nel match successivo battendo davanti ai propri tifosi il Genoa con un convincente 4-2 e, con il medesimo risultato, batte in trasferta il Lecce chiudendo la propria stagione al quinto posto, conquistando l'accesso in Europa League.

L'avventura della Lazio in Coppa Italia inizia nel migliore dei modi, difatti nella gara casalinga valevole per il passaggio al quarto turno le Aquile hanno la meglio sulla formazione veneta del Portogruaro, sconfitta con perentorio 3-0. Con il medesimo risultato, la formazione romana regola i lombardi dell'AlbinoLeffe, approdando agli ottavi di finale ed incontrando i cugini della Roma, che riescono a vincere l'incontro per 2-1, fermando così la cavalcata laziale.

Note

  1. ^ Il nome “Lazio” è stato, di fatto, una scelta obbligata da parte dei fondatori, in quanto il nome della città non poteva essere utilizzato poiché all'epoca era già usato da un'altra polisportiva, la Società Ginnastica Roma (fondata nel 1890, si scinderà nella Fortitudo prima di riunirsi nel 1927, con Alba e Roman, sotto il nome di Associazione Sportiva Roma). È stato quindi scelto il nome “Podistica Lazio”, idea partorita dalla voglia esplicita del presidente Bigiarelli di andare "oltre" la città di Roma ed abbracciare l'intera regione Lazio.
  2. ^ Secondo una recente tesi, il calcio sarebbe stato introdotto dal Football Club di Roma nel 1896 (praticava attività calcistica e si sciolse nel 1898). Tracce di un Foot-Ball Club di Roma sono presenti anche in cronache di fine ottocento, «“Il Foot-ball Club di Roma e i giovani del Regio Liceo Ennio Quirino Visconti di Roma hanno incominciato le esercitazioni dei giuochi nel Parco dei Daini a Villa Borghese”». Il Popolo Romano, 2-1-1897. Secondo altre fonti, la prima squadra a giocare il calcio a Roma fu invece la Società Ginnastica Roma. Tali fonti traggono spunto da un articolo del Messaggero che tra l'elenco dei Giochi del 21 maggio 1899 menziona una gara di football di cui non vengono riportati né la cronaca né il risultato finale. È da sottolineare come questa sia l'unica occasione nella quale la società viene correlata al football. Tale Cesare Tifi indicato da queste fonti come esponente di spicco della Ginnastica Roma, nonché calciatore, lo si ritrova invece iscritto nell'elenco dei partecipanti al campionato di palla lanciata e nelle cronache dell'epoca compare anche come ginnasta.
  3. ^ Masini, socio fondatore, 15-5-1904.
  4. ^ Simon Martin - Calcio e fascismo - Mondadori
  5. ^ Mario Pennacchia, Storia della Lazio - I edizione - 1969
  6. ^ La Coppa Latina vedeva ogni anno sfidarsi i campioni nazionali di Francia, Italia, Portogallo e Spagna. La Lazio, già priva dei nazionali (impegnati nel campionato del mondo in Brasile) Sentimenti IV, Remondini e Furiassi (sostituiti dai prestiti temporanei Sandroni e Fioravanti del Venezia e Trevisan della Triestina) sulla strada per Lisbona, sede di quell'edizione della Coppa, andò a giocare la Coppa Teresa Herrera a La Coruña contro i campioni di Spagna dell'Atletico Madrid. La partita fu vinta, ma una doccia troppo fredda dopo l'incontro causò una faringite ad alcuni giocatori. La squadra arrivò così a Lisbona in condizioni fisiche precarie e non poté evitare, malgrado l'impegno in campo, di essere battuta dallo stesso Atlético e dal Benfica, che poi vinse la Coppa.
  7. ^ Nell'estate del 1958 la Federazione decise di ripristinare la Coppa Italia che dopo la guerra non era più stata organizzata
  8. ^ Seghedoni tirò un potente calcio di punizione che si infilò in porta per poi uscire, forse a causa della rete allentata dalla pioggia.Tutti si accorsero che il pallone era entrato (clamoroso il gesto del portiere del Napoli con le mani tra i capelli), tranne l'arbitro Rigato che non convalidò la rete
  9. ^ Tuttavia, la Lazio non poté partecipare alla Coppa dei Campioni 1974-75 a causa di una squalifica di un anno subita dall'UEFA a seguito di incidenti avvenuti in un incontro di coppa della stagione 1973-74 contro l'Ipswich Town.
  10. ^ Erano presenti 78.859 spettatori, record tuttora imbattuto per una partita disputata allo Stadio Olimpico
  11. ^ Squalifica a vita per Wilson, 5 anni per Cacciatori, 3 per Giordano e Manfredonia
  12. ^ 80.000 anime per Lazio-L.R. Vicenza: record di spettatori per la B., su europaoggi.it. URL consultato il 5-12-2009.
  13. ^ Nel 2003 lasciò la società sull'orlo della bancarotta e con un debito fiscale di circa 40 milioni di euro, divenuto di 170 al termine della seguente gestione; in seguito fu protagonista di una serie di disavventure giudiziarie che portarono Cragnotti a un breve periodo di detenzione per custodia cautelare in vista del processo
  14. ^ Lazio, chiusa la partita col fisco. Cacciato lo spettro del fallimento, in la Repubblica, 29 marzo 2005. URL consultato il 4-5-2010.
  15. ^ Supercoppa alla Lazio. Battuta l'Inter 2-1, Gazzetta dello Sport, 8-8-2009. URL consultato il 21-2-2010.
  16. ^ Lazio più forte della stanchezza. Rocchi punisce l'Atalanta, Gazzetta dello Sport, 23-8-2009. URL consultato il 21-2-2010.
  17. ^ La Lazio nel segno di Cruz, Gazzetta dello Sport, 30-8-2009. URL consultato il 21-2-2010.
  18. ^ a b La S.S.Lazio comunica che Edoardo Reja, nato a Gorizia il 10 ottobre 1945, è il nuovo allenatore della squadra biancoceleste, su sslazio.it. URL consultato il 9-2-2010.
  19. ^ Ancora Kolarov e Floccari La Lazio elimina il Palermo, Gazzetta dello Sport, 14-1-2010. URL consultato il 10-2-2010.
  20. ^ I viola domano la Lazio: 3-2 Semifinale con Inter o Juve, Gazzetta dello Sport, 20-1-2010. URL consultato il 10-2-2010.
  21. ^ Lazio, arriva Reja ma c'è contestazione, Gazzetta dello Sport, 9-2-2010. URL consultato il 10-2-2010.
  22. ^ Lazio prima in classifica a 22 punti, su gazzetta.it. URL consultato il 1-11-2010.

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