Real Marina del Regno delle Due Sicilie: differenze tra le versioni
m r2.7.1) (Bot: Aggiungo: nap:Real Marina del Regno delle Due Sicilie |
Nessun oggetto della modifica |
||
Riga 653: | Riga 653: | ||
[[Categoria:Real Marina del Regno delle Due Sicilie| ]] |
[[Categoria:Real Marina del Regno delle Due Sicilie| ]] |
||
[[Categoria:Risorgimento italiano|Marina Regno delle Due Sicilie]] |
[[Categoria:Risorgimento italiano|Marina Regno delle Due Sicilie]] |
||
{{vetrina|17|giugno|2011|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/{{PAGENAME}}|arg=argomento sconosciuto}} |
|||
[[en:Real Marina (Kingdom of the Two Sicilies)]] |
[[en:Real Marina (Kingdom of the Two Sicilies)]] |
Versione delle 16:55, 17 giu 2011
Armata di Mare di S.M. il Re del Regno delle Due Sicilie | |
---|---|
Emblema del Regno delle Due Sicilie | |
Descrizione generale | |
Attiva | 1734 - 1860 |
Nazione | Regno delle Due Sicilie |
Tipo | Marina militare |
Simboli | |
Bandiera | |
Voci su unità militari presenti su Wikipedia |
Real Marina del Regno delle Due Sicilie, ovvero Armata di Mare di S.M. il Re del Regno delle Due Sicilie erano le terminologie ufficiali - quali risultanti dai documenti dell'epoca - della Marina militare del Regno delle Due Sicilie, che assieme al Real Esercito costituiva le Forze Armate del Regno. Il termine "Regio", a volte oggi utilizzato, verrà introdotto solo dopo l'annessione al Regno di Sardegna. È stata la più importante delle marine militari italiane pre-unitarie, tanto da essere presa come modello (per volontà dello stesso Cavour) per la nuova Regia Marina italiana dopo l'annessione delle Due Sicilie.[1]
Cenni storici
Carlo di Borbone, re di Napoli e Sicilia dal 1735
Sin dal 1735, la continua minaccia dei "barbareschi", come venivano denominati i popoli rivieraschi dell'Africa settentrionale, impose una politica marittima molto decisa al nuovo Sovrano che affidò al Marchese di Montealegre suo Ministro per la Guerra e Marina il compito della costituzione di un'Armata di Mare.
Il 10 dicembre del 1735 veniva promulgato il "Regolamento (....) para el extablaciemiento (...) de su Exquadra de Galeras,Arsenal, Darsena..." di chiara derivazione spagnola, sin nella lingua utilizzata.
Venne costituita quindi una squadra di 4 galere (tre acquistate dallo Stato Pontificio) che formò il primo nucleo di una Marina che si svilupperà negli anni seguenti sino a raggiungere una dimensione di tutto riguardo sul finire del secolo, pienamente rispondente alle necessità del Regno, ovvero la protezione dei traffici marittimi, per lo stesso vitali, dai pirati barbareschi.
Il Regolamento surrichiamato è importante anche perché segna l'origine dell' Accademia della Real Marina. Nel 1741, essendo in guerra Spagna ed Austria, una squadra inglese, entrata a Napoli, impose al re Carlo di Borbone di rimanere neutrale. In seguito a tale affronto il Sovrano ebbe ulteriori motivi di occuparsi della Marina militare dando impulso anche alla costruzione di vascelli e fregate oltre al naviglio sottile che avrà comunque sempre un notevole peso.
Infatti nel 1759, sul finire del regno di Carlo, la flotta era articolata su:
- squadra delle navi
- costituita dai seguenti 5 legni:
- vascello da 64 "San Filippo la Reale",
- fregata da 50 "San Carlo la Partenope",
- fregata da 40 "Regina",
- fregata da 40 "Concezione",
- fregata da 40 "Santa Amalia",
- squadra delle galere
- formata dai seguenti 4 legni:
- galera "Capitana",
- galera "Sant'Antonio",
- galera "Patrona",
- galera "San Gennaro",
- squadra degli sciabecchi
- formata dai seguenti 6 legni:
- sciabecco da 20 "San Gennaro",
- sciabecco da 20 "San Pasquale",
- sciabecco da 20 "San Ferdinando",
- sciabecco da 20 "San Gabriele",
- sciabecco da 20 "San Luigi",
- sciabecco da 20 "San Antonio", al comando del Capitano Giuseppe Martinez popolarmente noto come Capitan Peppe, famoso per l'efficace contrasto che seppe porre in atto contro i pirati barbareschi, mutuando da costoro le tecniche d'attacco e predatorie.
Ferdinando I di Borbone, re dal 1759
Con l'ascesa al trono di Spagna di Carlo III, durante il periodo di minorità di Ferdinando IV, la Marina fu del tutto trascurata; ciò accadde perché il Ministro Bernardo Tanucci, che era restato in carica anche dopo la partenza di Carlo, non aveva mai condiviso appieno la politica navale del Sovrano.
Una decisa ripresa si ebbe grazie alla decisa volontà della Regina Maria Carolina, che volle a Napoli John Edward Acton, ufficiale irlandese fino ad allora al servizio del Granduca di Toscana Leopoldo d'Asburgo, fratello della Regina.
Il tenente generale Acton, fu posto a capo del Ministero del Commercio e Marina nel 1779 e, da uomo esperto di cose militari e di mare e conoscitore degli uomini e dei tempi, fu l'organizzatore sapiente della nuova Marina ed inaugurò il secondo periodo di forte crescita della Marina napoletana.
In primo luogo, riordinò su solo due Squadre la flotta: dei Vascelli e degli Sciabecchi. Acquistò vascelli e fregate, ma predispose anche un vasto programma di nuove costruzioni, ampliò il Collegio di Marina, inviò alcuni giovani guardiamarina con altri ufficiali a prestare temporaneo servizio su navi delle maggiori Marine militari europee. Fondò il famoso Cantiere navale di Castellammare di Stabia, istituì il Corpo di Fanteria di Marina, denominato Reggimento Real Marina.
Nel 1788 la Marina contava 39 navi armate di 962 cannoni così ripartite:
- 3 vascelli di fila da 74 cannoni,
- 1 vascello di fila da 60 cannoni,
- 6 fregate da 40 cannoni,
- 2 fregate da 35 cannoni,
- 1 orca da 36 cannoni,
- 2 sciabecchi da 24 cannoni
- 4 sciabecchi da 20 cannoni
- 4 corvette da 20 cannoni,
- 2 corvette da 12 cannoni,
- 4 brigantini da 12 cannoni,
- 10 galeotte da 3 cannoni.
Sempre nello stesso anno 1788 l'organico contava:
- 4 capitani di vascello,
- 10 capitani di fregata,
- un gran numero di ufficiali di grado inferiore,
- 270 marinai di posto fisso,
- 470 cannonieri,
- 2128 fanti di marina,
La spesa totale per la marina ammontava a 653.000 ducati, aumentati l'anno seguente di altri 250.000, aumentando ancora fino alla somma di 1.023.000 ducati nel 1790. Con questi soldi si potenziò ulteriormente il programma delle costruzioni, ordinando la costruzione di un vascello da 74 cannoni, e di un gran numero di barche cannoniere fino a giungere a 140 in pochi anni.
Questi anni di fervore costruttivo, non soltanto in campo navale, conobbero una brusca interruzione con l'invasione dello Stato da parte delle truppe francesi. Ferdinando IV sconfitto riparò in Sicilia. A Napoli occupata si formò la Repubblica Napoletana dall'effimera, tragica vita.
Seguirono per la Marina Napoletana le vicende del 1799, riassumibili in due episodi, entrambi dolorosi: l'incendio della metà della flotta che non aveva seguito il Sovrano in Sicilia e, successivamente, la condanna a morte del suo illustre ammiraglio Francesco Caracciolo. In entrambi gli episodi giocò un ruolo decisivo la Gran Bretagna che, nell'ottica di grande potenza marittima, preferiva alleati non eccessivamente potenti sul mare.
Il rientro di Ferdinando IV è quasi una sorta di intermezzo prima del ritorno, stavolta per un decennio, dei Francesi.
Periodo napoleonico e Restaurazione, dal 1806
Sotto Giuseppe Bonaparte, salito al trono di Napoli il 30 marzo 1806, la Marina venne organizzata alla francese. Un buon impulso fu dato dal Sovrano successivo, Gioacchino Murat con la costruzione delle seguenti navi:
- vascello da 74 cannoni Capri,
- vascello da 74 cannoni Gioacchino,
- fregata Letizia
- fregata Carolina.
Nel 1815 rientrato a Napoli il Borbone, furono stabilite nuove Ordinanze che costituivano vari Corpi degli ufficiali, un Osservatorio Nautico, una Accademia di Marina e tre Compartimenti Marittimi: Napoli, Palermo e Messina. Nel 1818 fu promulgato il nuovo Regolamento di Marina.[2]
Ferdinando II delle Due Sicilie, re dal 1830
Sotto il Regno di Ferdinando II è da ricordare la realizzazione del Bacino di raddobbo, primo bacino di carenaggio italiano in muratura che completava l'articolato insieme di strutture al servizio della marina napoletana. L'importante opera fu solennemente inaugurata dopo due anni di lavori, con una delle maggiori feste pubbliche dell'epoca borbonica, il 15 agosto 1852. L'evento è stato immortalato in due dipinti ad olio di Salvatore Fergola. Precedentemente, nell'estate del 1840, era stato fondato l'opificio di Pietrarsa, sobborgo sul mare al confine tra i Comuni di Napoli e Portici. Inizialmente si trattava di una piccola officina con annessa fonderia, che doveva produrre manufatti in ferro ad uso navale e ferroviario. Grazie anche all'apporto di esperienze di tecnici inglesi, in pochi anni diventò sempre più importante: esso rappresentò il primo esempio dell'industria metalmeccanica di Stato. All'atto dell'Unità d'Italia era, nel suo genere, il maggiore stabilimento esistente sul suolo italiano.
Sempre sotto il Regno di Ferdinando II, furono avviate le costruzioni di unità a vapore, costituito il Corpo del Personale di Pilotaggio, il Corpo dei Cannonieri e Marinai e istituita nello stabilimento di Pietrarsa una Scuola di Ingegneri Meccanici nonché la Scuola per Macchinisti per fornire macchinari e macchinisti nazionali alle navi a vapore.
Tale decisione fu originata dalla crisi degli zolfi siciliani con la Gran Bretagna, crisi che sfiorò il conflitto: ma, il Re che faceva grande affidamento sulla presenza in squadra di navi a vapore (unica flotta nel Mediterraneo a disporne), scoprì che i macchinisti inglesi, con molta decisione, avevano precisato che non avrebbero condotto quelle navi contro i propri connazionali.
Nel 1842 alcuni ufficiali della Marina Sarda, tra cui il conte Carlo Pellion di Persano, furono inviati a studiare gli ordinamenti ed i progressi della Marina Napoletana.
Nel 1843 una divisione (vascello Vesuvio, fregate Partenope, Amalia e Regina Isabella), agli ordini del Capitano di vascello barone Raffaele De Cosa, fu inviata nell'America meridionale quale scorta d'onore alla principessa Teresa Cristina di Borbone-Due Sicilie, sorella di Ferdinando II, passata a nozze con Don Pietro II di Braganza, imperatore del Brasile.
Nel 1844 la fregata Urania effettuò una crociera d'istruzione da agosto 1844 al gennaio 1846, fino al Brasile e, risalendo, agli Stati Uniti, diventando così la prima nave da guerra di uno stato italiano a visitare gli Stati Uniti d'America.[3] Il tutto accuratamente descritto, come d'uso, dagli allievi. Molto interessanti le considerazioni sulla città di New York di cui viene previsto il grande sviluppo.
L'Armata di Mare era così composta:
- Reale Corpo de' cannonieri marinari, articolato in 16 compagnie attive da imbarco e due compagnie sedentarie;
- Reggimento "Real Marina" (con un organico di 2400 uomini) articolato in due battaglioni per sei compagnie;
- Corpo di genio marittimo;
- Corpo telegrafico;
- Corpo sanitario;
- Corpo amministrativo con tre Dipartimenti (Napoli, Palermo e Messina).
Organo supremo dell'Armata di Mare era l'Ammiragliato, retto da un principe di Borbone fratello del Re, comandante generale dell'Armata di Mare con il grado di vice-ammiraglio, affiancato da un Consiglio di Ammiragliato.
Nel 1848, durante la prima guerra di indipendenza, Ferdinando II inviò 5 fregate a vapore, 2 a vela, 1 brigantino e vari trasporti con 4.000 soldati, agli ordini di Guglielmo Pepe, allo scopo di liberare Venezia dagli austriaci; ma poi la rivoluzione del 15 maggio mandò tutto a monte, e il Re si ritirò dalla guerra.
Dopo le vicende del 1848 nell'Adriatico, la Marina napoletana visse un periodo apparentemente calmo durante il quale furono varate diverse unità che svolgeranno servizio anche nella Regia Marina unitaria: ricordiamo in particolare il vascello Monarca poi Re Galantuomo che con gli 86 pezzi su 3 ponti e 3.669 t. disl. risultò la più potente unità da guerra delle Marine preunitarie, singolarmente somigliante alla Nave Scuola Amerigo Vespucci che sarà costruita 80 anni più tardi nello stesso cantiere, nonché la pirofregata Ettore Fieramosca, la prima nave mossa da caldaia di produzione nazionale.
Minata dal forte dissenso politico verso il governo borbonico che interessò i suoi gradi più elevati, che avevano già stretto accordi con esponenti del regno sabaudo, mancò totalmente al momento dello sbarco garibaldino e nelle fasi successive[4].
Cronistoria dell'operatività
Dal 1740 al 1759 il naviglio sottile del citato Capitan Peppe condusse vaste operazioni contro la pirateria: con successo furono catturati numerosi sciabecchi turchi, tunisini, tripolini, algerini. Gli equipaggi, di solito, venivano adibiti a lavori forzati (buona parte delle maestranze che edificarono la Reggia di Caserta era appunto formata da prigionieri di guerra barbareschi). Tuttavia, il contrasto alla pirateria non poteva mai essere interrotto, dato il continuo rinnovarsi dell'attività delle flottiglie saracene. Nel 1783, 1784 e 1785 una squadra della Marina Napoletana partecipò con l'Armata Spagnola a bombardamenti su Algeri.
Nel 1793 una squadra partecipò alla spedizione di Tolone in sostegno degli inglesi. Durante il cosiddetto Decennio Francese in più di un'occasione le Marine di Sicilia e Napoli si trovarono contrapposte. Memorabili furono gli scontri sostenuti in quel periodo: il primo con quattordici barche cannoniere nelle acque di Castellone (Gaeta) il 4 luglio 1806 comandate dal Bausan, assalito da ventisei barche cannoniere nemiche appoggiate dalla fregata inglese Yuno e della borbonica Minerva; poi il vittorioso combattimento nelle acque di Napoli fra il comandante Bausan medesimo, al comando della fregata Cerere, contro la fregata inglese Cyane, il 27 giugno 1809, con il plauso di Re Murat e del popolo napoletano presente alle fasi dello scontro; i combattimenti delle fregate Cerere e Fama con altre navi di una divisione napoletana contro la squadra inglese nelle acque di Procida.
Negli anni che vanno sino al 1830, oltre la normale attività di pattugliamento e protezione dei traffici, si verificano operazioni contro i barbareschi (catture di navi tripoline, blocco di Tripoli) sino alla pace col Bey di Tripoli del 28 ottobre 1828.
Nel 1833 fu stipulata una convenzione con il Regno di Sardegna per azioni congiunte contro i barbareschi di Tunisi, poi intraprese dal 28 marzo al 10 maggio 1833. Le operazioni furono chiuse con esito positivo. Nel 1834 la fregata Regina Isabella effettuò un'azione dimostrativa sulle coste del Marocco per respingere le richieste di donativi del Sultano del Marocco.
Nel 1843 una divisione al comando del C.V. de Cosa (Vascello Vesuvio, Fregate Partenope, Amalia, Regina Isabella scortò in Brasile la Principessa Teresa Cristina di Borbone che andava sposa a Dom Pedro II di Braganza, Imperatore del Brasile.
Nel 1848, una formazione al comando del Retroammiraglio de Cosa, alquanto consistente (2 fregate a vela e 5 pirofregate) si unì alla squadra sarda dell'Albini nelle acque triestine. L'evolversi della guerra, la ribellione in Sicilia e l'ambiguo atteggiamento di Carlo Alberto di Savoia indussero il Sovrano napoletano a richiamare la squadra.
Nel settembre 1848 iniziarono le operazioni navali per lo sbarco a Messina (in questa occasione si ebbe il famoso bombardamento che valse il titolo di "Bomba" al Borbone). Da notare che le operazioni di sbarco destarono l'interesse britannico, sotto il profilo squisitamente militare.
Unità in servizio nell'Armata di Mare nel 1860
Tipo | Nome | Dislocamento (t) | Cannoni | Luogo e data del varo |
---|---|---|---|---|
Vascello | Vesuvio | 3.530 | 84 | Castellammare, 2 dicembre 1824 |
Vascello | Monarca | 3.660 | 86 | Castellammare, 5 giugno 1850 (trasformato a elica nel 1858) |
Fregata | Amalia | 1.642 | 54 | Castellammare, 16 giugno 1811 |
Fregata | Isabella | 2.529 | 50 | Castellammare, 9 luglio 1827 |
Fregata | Partenope | 2.583 | 52 | Castellammare, 17 novembre 1834 |
Fregata | Regina | 2.908 | 52 | Castellammare, 27 settembre 1840 |
Fregata | Cristina | 763 | 24 | Castellammare, 25 dicembre 1812 |
Brigantino | Generoso | 640 | 18 | Castellammare, 18 settembre 1840 |
Brigantino | Intrepido | 640 | 18 | Castellammare, 19 dicembre 1839 |
Brigantino | Principe Carlo | 414 | 18 | Castellammare, 16 marzo 1828 |
Brigantino | Valoroso | 594 | 18 | Castellammare, 27 settembre 1837 |
Brigantino | Zeffiro | 594 | 18 | Napoli, 19 dicembre 1832 |
Goletta | Menai | ... | 2 | ... |
Cutter | Sparviero | 137 | 2 | Napoli, 22 dicembre 1851 |
Inoltre: 4 bombardiere, 21 cannoniere, 7 bovi, 12 scorridoie, 8 leuti, 4 paranzelli e altri 23 legni sottili.
Tipo | Nome | Dislocamento (t) | Cannoni | Luogo e data del varo |
---|---|---|---|---|
Fregata | Farnese | 3.680 | ... | In costruzione (varata a Castellammare, 6 aprile 1861) |
Fregata | Borbone | 3.444 | 54 | Castellammare, 18 gennaio 1860 |
Fregata | Archimede | 1.306 | 10 | Castellammare, 3 ottobre 1844 |
Fregata | Ercole | 1.306 | 10 | Castellammare, 24 ottobre 1843 |
Fregata | Ettore Fieramosca | 1.400 | 10 | Castellammare, 14 novembre 1850 |
Fregata | Fulminante | 1.410 | 12 | Blackwall, 1848 |
Fregata | Guiscardo | 1.018 | 10 | Gravesend, 1843 |
Fregata | Roberto | 1.018 | 10 | Gravesend, 1843 |
Fregata | Ruggiero | 1.018 | 10 | Gravesend, 1843 |
Fregata | Tancredi | 1.018 | 10 | Gravesend, 1843 |
Fregata | Sannita | 1.300 | 10 | Castellammare, 7 agosto 1846 |
Fregata | Torquato Tasso | 1.330 | 10 | Castellammare, 28 maggio 1856 |
Fregata | Veloce | 962 | 10 | Cowes, 1848 |
Corvetta | Aquila | 576 | 4 | Inghilterra 1840 |
Corvetta | Stromboli | 580 | 8 | Gravesend, 1844 |
Avviso | Messaggero | 250 | 6 | La Ciotat, 1850 |
Avviso | Saetta | 250 | 6 | La Ciotat, 1850 |
Avviso | Antelope | 154 | 4 | Inghilterra, 1843 |
Avviso | Delfino | 70 | 4 | Castellammare, 26 maggio 1843 |
Avviso | Ferdinando II | 183 | 6 | Inghilterra 1833 |
Avviso | Maria Teresa | 330 | 4 | Castellammare, 18 luglio 1854 |
Avviso | Miseno | 596 | 8 | La Ciotat, 1844 |
Avviso | Palinuro | 596 | 8 | La Ciotat, 1844 |
Avviso | Peloro | 292 | 4 | Inghilterra, 1842 |
Avviso | Rondine | 154 | 4 | Inghilterra, 1843 |
Avviso | Sirena | 354 | 6 | Castellammare, 9 novembre 1859 |
Rimorchiatore | Eolo | ... | ... | ... |
Rimorchiatore | Furia | ... | ... | Castellammare, 1838 |
Rimorchiatore | Etna | ... | ... | Castellammare |
Organigramma dell'Armata di Mare nel 1860
Corpo | Ufficiali | Sottufficiali | Comuni | TOTALE |
---|---|---|---|---|
Ufficiali generali | 16 | 0 | 0 | 16 |
Ufficiali di guerra | 150 | 0 | 0 | 150 |
Genio marittimo | 19 | 0 | 0 | 19 |
Genio idraulico | 12 | 0 | 16 | 28 |
Corpo Telegrafico | 42 | 0 | 468 | 510 |
Parco Artiglieria | 6 | 10 | 65 | 81 |
Cannonieri e Marinai | 61 | 201 | 1.992 | 2.254 |
Reggimento Real Marina (anfibio) | 34 | 96 | 1.200 | 1.330 |
Corpo amministrativo | 64 | 16 | 0 | 80 |
Chirurghi naviganti | 48 | 0 | 0 | 48 |
Ospedali | 24 | 13 | 16 | 53 |
Cappellani naviganti | 24 | 0 | 0 | 24 |
Piloti | 0 | 120 | 0 | 120 |
Macchinisti | 0 | 134 | 0 | 134 |
Bassi Ufficiali di mare | 0 | 208 | 0 | 208 |
Maestranze arsenali | 0 | 0 | 253 | 253 |
Marinai e cannonieri di pianta fissa | 0 | 0 | 1.176 | 1.176 |
TOTALI | 500 | 798 | 5.168 | 6.466 |
Presidente del Consiglio dell'Ammiragliato: V.A. Conte dell'Aquila
Immagini
-
Frontespizio dell'opera
-
Frontespizio della sezione dedicata all'Armata di Mare
-
Il viceammiraglio Luigi di Borbone conte d'Aquila
-
Da sx a dx: un retroammiraglio e un brigadiere in gran tenuta.
Napoli, 1851. -
Da sx a dx: un colonnello in gran tenuta e capitano in tenuta giornaliera
Napoli, 1852. -
Corpo de' cannonieri marinari
Da sx a dx: ufficiale ed individuo
Napoli, 1855. -
Da sx a dx: alunno marinaro e pilota
Napoli, 1855. -
Reggimento "Real Marina"
da sx a dx: individuo, uffiziale e colonnello in gran tenuta. -
Reggimento "Real Marina"
da sx a dx: guastatore, individuo e musicante in gran tenuta. -
Corpo amministrativo della Real Marina
da sx a dx: maggiori e tenente colonnello. -
Corpo telegrafico della Real Marina
da sx a dx: segnalatore, tenente colonnello comandante, capitano.
Note
- ^ Lamberto Radogna, Storia della Marina Militare delle Due Sicilie (1734-1860), Mursia 1978
- ^ Vale la pena precisare che detto Regolamento, come tutti gli atti e leggi del Regno redatto in perfetta lingua italiana, non riporta alcun comando o articolo denominato "Facite ammuina", tantomeno in successivi aggiornamenti. Esso è da considerarsi a tutti gli effetti un falso.
- ^ Lamberto Radogna, Storia della Marina Militare delle Due Sicilie (1734-1860), Mursia 1978
- ^ Arrigo Petacco, "La regina del sud", Arnoldo Mondadori, Milano, 1992, pag. 117
- ^ Lamberto Radogna, Storia della Marina Militare delle Due Sicilie (1734-1860), Mursia 1978
- ^ Lamberto Radogna, Storia della Marina Militare delle Due Sicilie (1734-1860), Mursia 1978
- ^ A.S.N., Almanacco militare, 1860
Bibliografia
- Mariano d'Ayala. Le vite dei più celebri capitani e soldati napoletani. Napoli, Stamperia dell'Iride, 1843.
- Tito Battaglini. Il crollo militare del Regno delle Due Sicilie. Modena, Società Tipografica Modenese, 1938.
- Lodovico Bianchini, Della storia delle finanze del Regno di Napoli, Palermo 1839, pp. 474-475.
- Giuseppe De Luca. L'Italia meridionale e l'antico reame delle Due Sicilie. Descrizione geografica, storica e amministrativa. Napoli, Stabilimento Classici Italiani, 1860.
- Antonio Formicola, Claudio Romano, Napoli 9 gennaio 1799: una Flotta in fumo, Supplemento alla Rivista Marittima, Roma, Gen/1999.
- Antonio Formicola, Claudio Romano L'industria navale di Ferdinando II di Borbone Napoli, Fiorentino 1990.
- Antonio Formicola, Claudio Romano, La Base Navale di Napoli, dalle origini ai giorni nostri, Supplemento alla Rivista Marittima, Roma, Apr/1995;
- Antonio Formicola, Claudio Romano, Pittori di Marina alla Corte dei Borbone di Napoli, Supplemento alla Rivista Marittima, Roma, Apr/2004;
- Antonio Formicola, Claudio Romano, Storia della Marina da Guerra dei Borbone di Napoli - vol. I - 1734-1799, Uff. Storico M.M. Roma, 2005;
- Antonio Formicola, Claudio Romano, Storia della Marina da Guerra dei Borbone di Napoli - vol. II, tomo I: 1799-1815, tomo II 1815-1830, Uff. Storico M.M. Roma, 2010;
- Antonio Formicola, Claudio Romano, Vele, Corazze e Cannoni Roma, Logart Press, 1996.
- Nicola Forte, Viaggio nella memoria persa del Regno delle Due Sicilie. La storia, i fatti, i fattarielli ed. Imagaenaria, Ischia 2007 ISBN 88-89144-70-X
- Arturo Fratta (a cura di) La fabbrica delle navi, Napoli, Electa 1990.
- Virgilio Ilari, Piero Crociani e Giancarlo Boeri, Storia militare del Regno Murattiano (1806-1815), Invorio, Widerholdt, 2007, III, pp. 243-416 ("La marina napoletana (1806-1815)".
- Virgilio Ilari, Piero Crociani e Giancarlo Boeri,Le Due Sicilie nelle guerre napoleoniche (1800-1816), Roma, USSME, 2008, II, pp. 879-942 ("La Real Marina (1800-1815)".
- Ruello Majolo. L'Accademia Borbonica della Real Marina delle Due Sicilie ed.f.c. Ass. Nunziatella, Napoli, 1994.
- Benedetto Maresca. La marina napoletana nel secolo XVIII. Napoli, Pierro, 1902.
- Lamberto Radogna, Storia della Marina militare delle Due Sicilie 1734-1860, Milano, Mursia, 1978.
- Lamberto Radogna Cronistoria unità da guerra Marine preunitarie Roma, Uff. Storico M.M. 1981.
- Lamberto Radogna, Storia della Marina Mercantile delle Due Sicilie, Milano, Mursia, 1982.
- Roberto Maria Selvaggi, Carlo Di Somma e Ruello Majolo, La Reale Marina di Napoli nel 1860-61, Napoli, ANN, 1992.
- Ruggiero Vitagliano Moccia, Giornale di bordo Milano, Mursia 1975.
- Antonio Zezon, Tipi Militari dei differenti Corpi che compongono il Real Esercito e l'Armata di Mare di S. M. il Re del Regno delle Due Sicilie per Antonio Zezon. Napoli 1850. (ristampa in serie limitata), Napoli, Bideri, 1970.