Ideale dell'ostrica: differenze tra le versioni

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Ed ancora nella prefazione ai Malavoglia, Verga afferma chiaramente questo concetto chiarendo, inoltre, che ritornerà a parlare della gente del bel mondo e dei salotti perché la sua ideologia non privilegia una [[classe sociale]] piuttosto che un’altra.
Ed ancora nella prefazione ai Malavoglia, Verga afferma chiaramente questo concetto chiarendo, inoltre, che ritornerà a parlare della gente del bel mondo e dei salotti perché la sua ideologia non privilegia una [[classe sociale]] piuttosto che un’altra.

'''Critica al concetto dell'ostrica'''

La suggestiva tesi del Leoncini porta a ritenere che Verga non abbia mai parlato di "concetto dell'ostrica", e che si tratti di una paternità spuria ( medesimo processo per il quale è stata attribuita erroneamente a Machiavelli l'espressione "il fine giustifica i mezzi" ). Il noto critico ritiene infatti che , nel contesto storico e sociale in cui è vissuto Verga, questi non avrebbe mai potuto utilizzare l'espressione "ostrica", mollusco difficilmente rinvenibile nei mari siculi, ben invero più consona sarebbe risultata l'espressione "cozza", in quanto trttasi di mollusco con il quale i pescatori siciliani hanno a che fare quotidianamente. Secondo questa argomentazione , ad un pescatore di Acitrezza non sarebbe mai venuto in mente di definire un'ostrica ciò che in realtà era una cozza: in ossequio all'acribia naturalistica del Verga, non si può pertanto parlare di "concetto dell'ostrica", ma di "teoria della cozza".
== Note ==
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Versione delle 18:41, 5 gen 2011

Il concetto dell'ostrica si basa sulla convinzione che per coloro che appartengono alla fascia dei deboli è necessario rimanere abbarbicati ai valori della famiglia, al lavoro, alle tradizioni ataviche, per evitare che il mondo, cioè il "pesce vorace", li divori.

Intorno al concetto dell'ostrica è costruito il romanzo del Verga, I Malavoglia ma già nella novella “Fantasticheria” scritta prima del 1878, lo scrittore si dilunga a parlare della povera gente del sud, anticipando i personaggi del suo primo romanzo verista e chiarisce la filosofia, o necessità, di vita, dei pescatori di Aci Trezza.

La novella è in forma di lettera ad una dama dell’alta società, che fermatasi per due giorni nel paesino di pescatori, affascinata da quel mondo pittoresco, rude e semplice, subito annoiata fugge.

Ecco l’incipit: "Una volta, mentre il treno passava vicino ad Aci-Trezza, voi, affacciandovi allo sportello del vagone, esclamaste - Vorrei starci un mese laggiù!
Noi vi ritornammo, e vi passammo non un mese, ma quarantott'ore; i terrazzani che spalancavano gli occhi vedendo i vostri grossi bauli avranno creduto che ci sareste rimasta un par d'anni. La mattina del terzo giorno, stanca di vedere eternamente del verde e dell'azzurro, e di contare i carri che passavano per via, eravate alla stazione, e gingillandovi impaziente colla catenella della vostra boccettina da odore, allungavate il collo per scorgere un convoglio che non spuntava mai"[1]

In questa novella Verga parla dell’ideale dell’ostrica che sostiene la povera gente.
Nel concetto dell'autore, finché i contadini, i braccianti, i pescatori vivono protetti dall'ambiente che li ha visti nascere e crescere, finché credono e rispettano i valori in cui hanno creduto e che hanno rispettato i loro padri, allora, anche se poveri, sono al sicuro. Il problema nasce quando cominciano a provare il desiderio del cambiamento, il desiderio di migliorare, di progredire.

Come l’ostrica che vive sicura finché resta avvinghiata allo scoglio dov’è nata, così l’uomo di Verga vive sicuro finché non comincia ad avere smanie di miglioramento.

Così, lo scrittore continua a parlare, dolcemente, con la dama in questa novella che ha tanto il sapore di un programma stilistico e contenutistico: “... mi è parso ora di leggere una fatale necessità nelle tenaci affezioni dei deboli, nell'istinto che hanno i piccoli di stringersi fra loro per resistere alle tempeste della vita, e ho cercato di decifrare il dramma modesto e ignoto che deve aver sgominati gli attori plebei che conoscemmo insieme. Allorquando uno di quei piccoli, o più debole, o più incauto, o più egoista degli altri, volle staccarsi dai suoi per vaghezza dell'ignoto, o per brama di meglio, o per curiosità di conoscere il mondo; il mondo, da pesce vorace com'è, se lo ingoiò, e i suoi più prossimi con lui. - E sotto questo aspetto vedrete che il dramma non manca d'interesse. Per le ostriche l'argomento più interessante deve esser quello che tratta delle insidie del gambero, o del coltello del palombaro che le stacca dallo scoglio[2]

Ed ancora nella prefazione ai Malavoglia, Verga afferma chiaramente questo concetto chiarendo, inoltre, che ritornerà a parlare della gente del bel mondo e dei salotti perché la sua ideologia non privilegia una classe sociale piuttosto che un’altra.

Note

  1. ^ Fantasticheria, in Giovanni Verga. Tutte le novelle, a cura di Carla Riccardi, Mondadori, Milano, 1979, pag.129
  2. ^ op.cit.,pag.136

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