Tristia: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: Standardizzazione stile delle date
GnuBotmarcoo (discussione | contributi)
m Bot: Correggo argomento {{Stub}}
Riga 1: Riga 1:
{{S|letteratura|Roma antica}}
{{S|letteratura|antica Roma}}
'''Tristia''' (in [[lingua latina]]: ''Tristezza'') è un'opera poetica in cinque libri, per complessivi 50 componimenti elegiaci, scritta dal poeta latino [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]]. Descrive la penosa condizione in cui si trova in seguito alla condanna all'[[esilio]] nell'anno [[8|8 d.C.]] Il metro è il [[distico elegiaco]], una [[metrica classica|metrica]] che ben si presta ad esprimere i lamenti del poeta, esiliato a [[Costanza (Romania)|Tomi]], località sulle coste del [[Mar Nero]].
'''Tristia''' (in [[lingua latina]]: ''Tristezza'') è un'opera poetica in cinque libri, per complessivi 50 componimenti elegiaci, scritta dal poeta latino [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]]. Descrive la penosa condizione in cui si trova in seguito alla condanna all'[[esilio]] nell'anno [[8|8 d.C.]] Il metro è il [[distico elegiaco]], una [[metrica classica|metrica]] che ben si presta ad esprimere i lamenti del poeta, esiliato a [[Costanza (Romania)|Tomi]], località sulle coste del [[Mar Nero]].
Per il timore che i suoi amici venissero eventualmente compromessi, le elegie dei Tristia sono privi di destinatari.
Per il timore che i suoi amici venissero eventualmente compromessi, le elegie dei Tristia sono privi di destinatari.

Versione delle 22:44, 25 nov 2010

Tristia (in lingua latina: Tristezza) è un'opera poetica in cinque libri, per complessivi 50 componimenti elegiaci, scritta dal poeta latino Ovidio. Descrive la penosa condizione in cui si trova in seguito alla condanna all'esilio nell'anno 8 d.C. Il metro è il distico elegiaco, una metrica che ben si presta ad esprimere i lamenti del poeta, esiliato a Tomi, località sulle coste del Mar Nero. Per il timore che i suoi amici venissero eventualmente compromessi, le elegie dei Tristia sono privi di destinatari. L'opera genera un senso di monotonia per la ripetitività ossessiva dei temi, tutti scaturenti dalla situazione dell'esiliato. Resta tuttavia il singolare documento di un dramma umano, di una lunga infelicità; stupiscono l'infaticabile volontà e l'insopprimibile bisogno del poeta di trasporre letterariamente la sua esperienza personale. Ovidio in esilio trova nella poesia la sua unica ragione di vita.

L'opera inizia così:

Parue -- nec inuideo -- sine me, liber, ibis in urbem:
ei mihi, quod domino non licet ire tuo!

Traduzione:

Andrai, piccolo libro, senza di me nella Città, ma non ti invidio.
Va' - va' nella Città a me proibita - proibita al tuo padrone.

Voci correlate

Quod tentabam dicere versus erat