Pittaco: differenze tra le versioni

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Versione delle 08:00, 1 nov 2010

Busto di Pittaco, Parigi, Louvre

Pittaco (Mitilene, ca. 650 a.C. – ca. 570 a.C.) è stato un filosofo greco antico, considerato uno dei Sette Sapienti.

Le notizie sulla sua vita ci sono note soprattutto dalla biografia di Diogene Laerzio, che lo dice figlio di Irradio.

Partecipò alle lotte civili per il controllo del governo di Mitilene: insieme con i fratelli del poeta Alceo, Antimenide e Cici, guidò la congiura che rovesciò la tirannia di Melancro, intorno al 612 a.C.

Guidò subito dopo le guerre contro gli Ateniesi: la leggenda sostiene che avrebbe ucciso a singolar tenzone il generale ateniese Frinone. A capo di Mitilene subentrò Mirsilo, alleato di Pittaco, secondo quanto riferisce un frammento di un carme di Alceo. Alla morte di Mirsilo, nel 590, Pittaco gli successe come esimneta, assumendo il potere in città e detenendolo per dieci anni prima di ritirarsi a vita privata.

Sua moglie era sorella di Dracone, aristocratica, che lo trattava con alterigia, perché di condizione superiore alla sua. A questo proposito, un epigramma di Callimaco riporta che a un giovane che gli domandava quale donna si dovesse sposare, se di condizione simile o superiore alla propria per nascita e ricchezze, Pittaco indicasse un gruppo di ragazzi invitandolo a seguire i loro consigli. Il giovane vide che i ragazzi, nei loro giochi con le trottole, dicevano Avanza dietro le loro orme! e Prendi quella alla tua portata! e così capì chi scegliere.

Si dice che abbia perdonato l’assassino di suo figlio Tirreo, dicendo che Il perdono è migliore del pentimento e abbia fatto rilasciare il poeta Alceo, suo avversario politico, dicendo che Il perdono è migliore della vendetta. Dimostrò disinteresse per le ricchezze: quando Creso, re di Lidia, gli offrì dei beni, rifiutò dicendo che aveva già il doppio di quanto gli bisognasse, avendo ereditato dal fratello, morto senza figli.

Emanò una legge che raddoppiava le pene per i reati commessi in stato di ubriachezza; compose un’opera, In difesa delle leggi e circa seicento versi elegiaci; si ricorda un carme:

Con l’arco e la faretra colma di frecce
Bisogna avanzare contro il vizioso
Nulla di vero dice la sua lingua
Se ha doppiezza di pensiero nel cuore

Bibliografia

  • Diogene Laerzio, Vita e dottrine dei più celebri filosofi, Milano, 2005

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