Torrepaduli: differenze tra le versioni

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==Storia==
==Storia==
Le vicende storiche dell'antica ''Torre de Padula'' o ''Torre della Padula'' sono per buona parte legate a quelle di Ruffano, di cui l'odierna Torrepaduli è Frazione.
Le vicende storiche dell'antica Torre de Padula o Torre della Padula sono per buona parte legate a quelle di Ruffano, di cui l'odierna Torrepaduli è Frazione. Il nome trae origine da due elementi: le tre torri che costituivano l'antica fortezza e la palude circostante. Le torri avevano un triplice scopo: 1) sostenere l'urto delle incursioni barbaresche, frequenti nelle nostre contrade; 2) far da vedetta alle vie per Cutrofiano, Ugento e Gallipoli; 3) offrire asilo alle popolazioni sparse per la campagna circostante, esposte alle scorrerie dei predoni, accampati, quasi permanentemente, sulla terra di Supersano e nella fitta boscaglia di Belvedere. Invero, c'è pure chi sostiene la tesi dell'esistenza fin dal IX-X secolo di una sola torre, intorno alla quale, successivamente, sarebbe sorto il casale detto Torre de Padula. Peccato che delle torri, o della torre, non resti più alcun avanzo a causa dell'edacia del tempo e dell'incuria o mano vandalica degli antichi torresi, che pur avrebbero dovuto salvaguardare quei fortilizi ai quali dovevano la vita dei loro antenati, tanto che l'Arditi, a proposito di Torrepaduli, dice meglio sarebbe stato chiamarla Torrescampo o Torreasilo! Nel 1272 troviamo il piccolo feudo di Torrepaduli in testa a Tommaso d'Aquino e nel 1292 al figlio Adinulfo, conte di Acerra e Ugento, che lo prende per fellonia, forse perché di parte sveva, nel 1293. Carlo II d'Angiò cede Torrepaduli al figlio Filippo, con diploma del 4 Febbraio 1293, col titolo di principe. Nel 1380 il feudo passa a Carlo Ruffo e successivamente al principe di Taranto Raimondo del Balzo Orsini, alla cui morte (1406) viene ceduto in dono alla moglie Maria D'Enghien, contessa di Lecce, ai

Padri della Bosnia che gestivano in quell'epoca l'Ospedale di S. Caterina in Galatina.
Nel [[1272]] troviamo il piccolo feudo di Torrepaduli in testa a ''Tommaso d'Aquino'' e nel [[1292]] al figlio ''Adinulfo'', conte di [[Acerra]] e [[Ugento]], che lo prende per fellonia, forse perché di parte sveva, nel [[1293]]. [[Carlo II d'Angiò]] cede Torrepaduli al figlio ''Filippo'', con diploma del [[4 febbraio]] [[1293]], col titolo di principe. Nel [[1380]] il feudo passa a ''Carlo Ruffo'' e successivamente al principe di Taranto [[Raimondo del Balzo|Raimondo del Balzo Orsini]], alla cui morte ([[1406]]) viene ceduto in dono dalla moglie [[Maria d'Enghien]], contessa di Lecce, ai Padri della Bosnia che gestivano in quell'epoca l'Ospedale di S. Caterina in [[Galatina]].
Risposatasi e divenuta regina di Napoli, Maria D'Enghien lo porta in dote al marito re Ladislao di Durazzo, che lo cede al suo Ciambellato Pietro Hugot, di origine francese. Passa quindi, nel 1443, allo spagnolo Giacomo della Ratta, figlio di Francesco e d'Isabella d'Artois. Ma i Padri Olivetani di Galatina, succeduti ai Padri della Bosnia nella gestione dell'Ospedale di S. Caterina, ne rivendicano il possesso ed ottenutolo lo vendono al patrizio gallipolitano Giovanni Vincenzo Sergio, dal quale passa alla famiglia Pirelli, pure gallipolitana, e quindi alla famiglia galatinese Cavazza o Cobazio. Sul calare del '500 il feudo è in testa al patrizio leccese Girolamo Balduino, che nel 1597 lo vende per 3-8.000 ducati, con parte del feudo di Cardigliano, al neretino Gio. Ferdinando delli Falconi (de Falconibus), che all'epoca era feudatario di Ruffano. Da questo momento nasce il feudo nobile di "Ruffano, Torrepaduli e Cardigliano", uno tra i più grossi feudi del Salento, ambito dalle famiglie più potenti; ed è pure da questo momento che la piccola e gloriosa Torrepaduli sarà fagocitata dalla vicina e più grossa Ruffano. A tal proposito Cosimo De Giorgi nel 1882 scriveva: "...troviamo nominato questo piccolo paese con una popolazione molto scarsa; mentre Ruffano, che venne su molto probabilmente dopo Torrepaduli, si accrebbe rapidamente, ed oggi ha assorbito nel suo dominio municipale questo villaggetto. I pesci grossi mangiano i piccini". La trista fama di Ferdinando delli Falconi spinge i torresi, una volta divenuti vassalli del temuto Barone, ad associarsi ai ruffanesi, che già nel 1596 avevano presentato una supplica al Sacro Regio Consiglio contro i soprusi del Barone (Sacrae Regiae Maiestati = Supplicantur humiliter pro parte Universitatis, et nominum Terrae Ruffiani Provintiae Terrae Ydrunti Fidelium Vestrae Maiestatis, dicentium, qual iter Magnificus Ferdinandus de Falconibus utilis dominus dictae terrae Ruffiani...). Le lagnanze dei cittadini, esposte in ben 39 articoli, vertevano su vari argomenti. In particolare, i cittadini lamentavano che il Barone si ingeriva nell'amministrazione della giustizia, demandata invece al capitano addetto a tale ufficio e che la amministrava per conto di altro Barone, essendo, appunto, la giustizia civile e criminale nel feudo di Ruffano avulsa dal potere del feudatario locale. Lamentavano quindi che il Barone teneva il carcere criminale dentro al castello dove abitava, vietando così a chiunque di portare del vibo ai carcerati senza licenza dei suoi servitori. Lamentavano ancora i soprusi del Barone e dei suoi ufficiali che facevano pascolare "pecore, capre, porci, buoi" ed altri animali di loro proprietà nelle terre dei privati cittadini, con grande danno per le colture. La supplica, in massima parte accolta dal Sacro Regio Consiglio, fu pubblicata poi in Lecce, per i torchi degli eredi di Pietro Micheli, nel 1693 col titolo di DECRETA S.R.C. IN FAVOREM UNIVERSITATIS RUFFANI CONTRA BARONEM DICTAE TERRAE = EXTRACTA IN ANNO 1596.
Risposatasi e divenuta regina di [[Napoli]], Maria d'Enghien lo porta in dote al marito re [[Ladislao di Durazzo]], che lo cede al suo Ciambellato ''Pietro Hugot'', di origine francese. Passa quindi, nel [[1443]], allo spagnolo ''Giacomo della Ratta'', figlio di Francesco e d'Isabella d'Artois. Ma i Padri Olivetani di Galatina, succeduti ai Padri della Bosnia nella gestione dell'Ospedale di S. Caterina, ne rivendicano il possesso ed ottenutolo lo vendono al patrizio gallipolitano ''Giovanni Vincenzo Sergio'', dal quale passa alla famiglia ''Pirelli'', pure gallipolitana, e quindi alla famiglia galatinese ''Cavazza'' o ''Cobazio''. Sul calare del '500 il feudo è in testa al patrizio leccese ''Girolamo Balduino'', che nel [[1597]] lo vende per 3-8.000 ducati, con parte del feudo di Cardigliano, al neretino ''Gio''. <br>''Ferdinando delli Falconi'' (de Falconibus), che all'epoca era feudatario di Ruffano. Da questo momento nasce il feudo nobile di "Ruffano, Torrepaduli e Cardigliano", uno tra i più grossi feudi del Salento, ambito dalle famiglie più potenti; ed è pure da questo momento che la piccola e gloriosa Torrepaduli sarà fagocitata dalla vicina e più grossa Ruffano. A tal proposito [[Cosimo De Giorgi]] nel [[1882]] scriveva: "...troviamo nominato questo piccolo paese con una popolazione molto scarsa; mentre Ruffano, che venne su molto probabilmente dopo Torrepaduli, si accrebbe rapidamente, ed oggi ha assorbito nel suo dominio municipale questo villaggetto. I pesci grossi mangiano i piccini". La triste fama di Ferdinando delli Falconi spinge i torresi, una volta divenuti vassalli del temuto Barone, ad associarsi ai ruffanesi, che già nel [[1596]] avevano presentato una supplica al Sacro Regio Consiglio contro i soprusi del Barone (Sacrae Regiae Maiestati = Supplicantur humiliter pro parte Universitatis, et nominum Terrae Ruffiani Provintiae Terrae Ydrunti Fidelium Vestrae Maiestatis, dicentium, qual iter Magnificus Ferdinandus de Falconibus utilis dominus dictae terrae Ruffiani...). Le lagnanze dei cittadini, esposte in ben 39 articoli, vertevano su vari argomenti. In particolare, i cittadini lamentavano che il Barone si ingeriva nell'amministrazione della giustizia, demandata invece al capitano addetto a tale ufficio e che la amministrava per conto di altro Barone, essendo, appunto, la giustizia civile e criminale nel feudo di Ruffano avulsa dal potere del feudatario locale. Lamentavano quindi che il Barone teneva il carcere criminale dentro al castello dove abitava, vietando così a chiunque di portare del vibo ai carcerati senza licenza dei suoi servitori. Lamentavano ancora i soprusi del Barone e dei suoi ufficiali che facevano pascolare "pecore, capre, porci, buoi" ed altri animali di loro proprietà nelle terre dei privati cittadini, con grande danno per le colture. La supplica, in massima parte accolta dal Sacro Regio Consiglio, fu pubblicata poi in Lecce, per i torchi degli eredi di ''Pietro Micheli'', nel [[1693]] col titolo di DECRETA S.R.C. IN FAVOREM UNIVERSITATIS RUFFANI CONTRA BARONEM DICTAE TERRAE = EXTRACTA IN ANNO 1596.


==Monumenti e luoghi d'interesse==
==Monumenti e luoghi d'interesse==

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{{{1}}}{{{2}}} Torrepaduli è una frazione del comune di Ruffano, in provincia di Lecce. Dista meno di un chilometro dal capoluogo comunale e circa 48 km da Lecce.

Etimologia

Come evoca lo stemma del paese, il nome deriva dalla presenza di tre torrioni, sebbene altre ipotesi suggeriscano la presenza, in epoca antica, di un'unica torre-fortezza. Il suffisso dialettale paduli si riferisce alla limacciosità del territorio, in passato la zona circostante ospitava una palude. In dialetto salentino Torrepaduli viene chiamata Turre.

Le torri avevano un triplice scopo: 1) sostenere l'urto delle incursioni barbaresche; 2) far da vedetta alle vie per Cutrofiano, Ugento e Gallipoli; 3) offrire asilo alle popolazioni sparse per la campagna circostante, esposte alle scorrerie dei predoni, accampate, quasi permanentemente, sulla serra di Supersano e nella fitta boscaglia di Belvedere. Invero, c'è pure chi sostiene la tesi dell'esistenza fin dal IX-X secolo di una sola torre, intorno alla quale, successivamente, sarebbe sorto il casale detto Torre de Padula. Delle antiche torri, o della torre, non resta più alcuna traccia.

Storia

Le vicende storiche dell'antica Torre de Padula o Torre della Padula sono per buona parte legate a quelle di Ruffano, di cui l'odierna Torrepaduli è Frazione.

Nel 1272 troviamo il piccolo feudo di Torrepaduli in testa a Tommaso d'Aquino e nel 1292 al figlio Adinulfo, conte di Acerra e Ugento, che lo prende per fellonia, forse perché di parte sveva, nel 1293. Carlo II d'Angiò cede Torrepaduli al figlio Filippo, con diploma del 4 febbraio 1293, col titolo di principe. Nel 1380 il feudo passa a Carlo Ruffo e successivamente al principe di Taranto Raimondo del Balzo Orsini, alla cui morte (1406) viene ceduto in dono dalla moglie Maria d'Enghien, contessa di Lecce, ai Padri della Bosnia che gestivano in quell'epoca l'Ospedale di S. Caterina in Galatina. Risposatasi e divenuta regina di Napoli, Maria d'Enghien lo porta in dote al marito re Ladislao di Durazzo, che lo cede al suo Ciambellato Pietro Hugot, di origine francese. Passa quindi, nel 1443, allo spagnolo Giacomo della Ratta, figlio di Francesco e d'Isabella d'Artois. Ma i Padri Olivetani di Galatina, succeduti ai Padri della Bosnia nella gestione dell'Ospedale di S. Caterina, ne rivendicano il possesso ed ottenutolo lo vendono al patrizio gallipolitano Giovanni Vincenzo Sergio, dal quale passa alla famiglia Pirelli, pure gallipolitana, e quindi alla famiglia galatinese Cavazza o Cobazio. Sul calare del '500 il feudo è in testa al patrizio leccese Girolamo Balduino, che nel 1597 lo vende per 3-8.000 ducati, con parte del feudo di Cardigliano, al neretino Gio.
Ferdinando delli Falconi (de Falconibus), che all'epoca era feudatario di Ruffano. Da questo momento nasce il feudo nobile di "Ruffano, Torrepaduli e Cardigliano", uno tra i più grossi feudi del Salento, ambito dalle famiglie più potenti; ed è pure da questo momento che la piccola e gloriosa Torrepaduli sarà fagocitata dalla vicina e più grossa Ruffano. A tal proposito Cosimo De Giorgi nel 1882 scriveva: "...troviamo nominato questo piccolo paese con una popolazione molto scarsa; mentre Ruffano, che venne su molto probabilmente dopo Torrepaduli, si accrebbe rapidamente, ed oggi ha assorbito nel suo dominio municipale questo villaggetto. I pesci grossi mangiano i piccini". La triste fama di Ferdinando delli Falconi spinge i torresi, una volta divenuti vassalli del temuto Barone, ad associarsi ai ruffanesi, che già nel 1596 avevano presentato una supplica al Sacro Regio Consiglio contro i soprusi del Barone (Sacrae Regiae Maiestati = Supplicantur humiliter pro parte Universitatis, et nominum Terrae Ruffiani Provintiae Terrae Ydrunti Fidelium Vestrae Maiestatis, dicentium, qual iter Magnificus Ferdinandus de Falconibus utilis dominus dictae terrae Ruffiani...). Le lagnanze dei cittadini, esposte in ben 39 articoli, vertevano su vari argomenti. In particolare, i cittadini lamentavano che il Barone si ingeriva nell'amministrazione della giustizia, demandata invece al capitano addetto a tale ufficio e che la amministrava per conto di altro Barone, essendo, appunto, la giustizia civile e criminale nel feudo di Ruffano avulsa dal potere del feudatario locale. Lamentavano quindi che il Barone teneva il carcere criminale dentro al castello dove abitava, vietando così a chiunque di portare del vibo ai carcerati senza licenza dei suoi servitori. Lamentavano ancora i soprusi del Barone e dei suoi ufficiali che facevano pascolare "pecore, capre, porci, buoi" ed altri animali di loro proprietà nelle terre dei privati cittadini, con grande danno per le colture. La supplica, in massima parte accolta dal Sacro Regio Consiglio, fu pubblicata poi in Lecce, per i torchi degli eredi di Pietro Micheli, nel 1693 col titolo di DECRETA S.R.C. IN FAVOREM UNIVERSITATIS RUFFANI CONTRA BARONEM DICTAE TERRAE = EXTRACTA IN ANNO 1596.

Monumenti e luoghi d'interesse

La Chiesa dell'Immacolata, sita nel centro storico del borgo, risale al Cinquecento. Di particolare interesse è il Santuario di San Rocco, per i suoi affreschi, anch'essi risalenti al Cinquecento.

Cultura

Eventi

Festa di San Rocco

Luminarie della festa di San Rocco

La festa di San Rocco è una tradizionale festività di Torrepaduli, che si tiene il 16 agosto di ogni anno, caratterizzata sia dal punto di vista religioso che dal punto di vista della tradizione che dalla fiera annessa alla festa.

L'importanza della festa di San Rocco ha avuto un riconoscimento sia a livello regionale che a livello provinciale, con la creazione di una Fondazione ad essa dedicata. Questa festa è molto sentita nel Salento ed ogni anno vi affluiscono diverse migliaia di persone, anche da fuori provincia e regione, creando non pochi disagi logistici.

Una delle più note manifestazioni che c'è in questo giorno è la danza delle spade, un tipo particolare di pizzica detta pizzica a scherma. La danza, caratterizzata per la sua improvvisazione in ronde più o meno grandi al cui interno ci sono gli sfidanti che simulano un duello danzante che fino a non molto tempo si faceva con i coltelli (da cui le spade) e che oggi sono semplicemente rievocati con le dita, accompagnati a ritmo di pizzica dal suono dei tamburelli e da altri strumenti, come nacchere, fisarmoniche e violini dei poveri. Molto importante è anche la fiera, di antica ascendenza; una volta molto importante quella del bestiame, fatta essenzialmente da mercanti zingari, oggi pressoché scomparsi. Essa si svolge nelle strade del paese, ed è sempre parecchio affollata.

Presepe vivente

Torrepaduli è anche sede, ogni anno, di un piccolo presepe vivente organizzato dall'associazione del Centro Anziani e che ha luogo nell'antico Palazzo Pasanisi e nelle sue immediate vicinanze, presso il centro storico del paese. Tale presepe mette in scena una varia quantità di mestieri antichi od ormai poco presenti nella realtà odierna, onde darne una formativa educazione e conservarne la tradizione. Il 6 Gennaio, in occasione dell'Epifania, giungono al presepe i tre Re Magi provenienti dalla periferia del paese a cavallo, e, per l'occasione, le scene sono riprese e mandate in onda dalle telecamere delle più famose televisioni locali.

Voci correlate

Collegamenti esterni