ʿAmr ibn Hishām: differenze tra le versioni

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==Curiosità==
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Abu Jahl è uno dei personaggi del romanzo ''[[I versi satanici]]'' di [[Salman Rushdie]], nel quale compare con il nome di fantasia di ''[[Abu Simbel]]'' (in realtà nome di un famoso sito archeologico in [[Egitto]]).
Abū Jahl è uno dei personaggi del romanzo ''[[I versi satanici]]'' di [[Salman Rushdie]], nel quale compare con il nome di fantasia di ''[[Abu Simbel]]'' (in realtà nome di un famoso sito archeologico in [[Egitto]]).


==Note==
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Versione delle 10:19, 16 mag 2010

Template:Avvisounicode ʿAmr ibn Hishām al-Makhzūmī, soprannominato dai musulmani Abū Jahl (La Mecca, ... – Badr, 17 marzo 624), mercante arabo, fu uno dei leader di Mecca prima della resa della città alle forze guerriere di Maometto e accanito avversario di quest'ultimo.

Biografia

Figlio di Wāʾil b. Umayya, ʿAmr b. Hishām - in in arabo عمرو بن هشام?, noto inizialmente come Abū al-Ḥakam (che significa "padre del buon giudizio"), ma più tardi chiamato dallo stesso Maometto Abū Jahl (in arabo أبو جهل?, che significa invece "padre dell'Ignoranza") - fu uno dei capi dei Quraysh e viene ricordato come uno dei meccani che espressero in vario modo la loro intensa ostilità nei confronti dei musulmani.

Suo figlio fu ʿIkrima b. Abī Jahl. Ebbe anche una figlia la cui mano fu chiesta da ʿAlī b. Abī Ṭālib, quarto califfo dei musulmani sunniti e primo Imām dei musulmani sciiti[1].

Fu ucciso nella battaglia di Badr da due giovani: Muʿawwadh ibn ʿAmr e Muʿādh ibn ʿAmr.

ʿAmr ibn Hishām e la prima comunità islamica

Quando un suo contribulo si convertì all'Islam, Abū Jahl affrontò severamente il convertito e lo ridicolizzò di fronte agli altri appartenenti alla sua tribù, tanto che egli ne perse il rispetto.

I mercanti che si convertirono ebbero un destino non migliore perché, quando capitò ad Abū Jahl di scoprirne uno, egli dette ordine che nessuno concludesse affari con lui. Il risultato fu che il mercante non fu più in grado di vendere le sue mercanzie e divenne povero.

Gli uomini liberi che soffrirono maggiormente furono i convertiti di condizione economiche disagiate che, agli occhi di Abū Jahl, erano i meno importanti nella scala sociale. Abū Jahl colpì costoro senza pietà e avrebbe voluto che anche gli altri concittadini facessero lo stesso, seguendo il suo esempio.

Quando a convertirsi erano gli schiavi di proprietà dei coreisciti politeisti, essi ricevettero la più brutale punizione perché la loro posizione giuridica era evidentemente la più debole. Punizioni usuali erano brutali bastonature, seguite dalla privazione di bevande e cibi ma forse quella in assoluto più severa fu quella di essere seppelliti, salvo la testa, nelle bollenti terre della steppa desertica di Mecca per un periodo di tempo sufficiente a portarli, fra atroci tormenti, a un passo dalla morte.

Abū Jahl colpì Zinnira per la sua conversione con tanta violenza che ella perse la vista, che poi si disse riacquistasse miracolosamente. Egli si recò anche da Sumayya bint Khayyat (madre di ʿAmmār b. Yāsir) e le inflisse colpi mortali pugnalandola con una lancia nelle sue parti intime ed è per questo che ella viene considerata la prima martire (shahīda) dell'islam.

Alcuni fra i convertiti più miseri non furono in condizione di resistere a queste prolungate torture e abiurarono alla loro nuova fede. Tuttavia le loro abiure non erano autenticamente ispirate e in gran numero costoro seguitarono a praticare il credo musulmano riservatamente, anche se numerosi altri non ebbero la possibilità di far ciò e la loro fede non poté esprimersi nelle preghiere e negli altri atti di devozione prescritti.

Abū Jahl succedette probabilmente ad al-Walīd b. al-Mughīra come principale esponente dell'élite meccana e fu per questo che si trovava fra i 1.000 guerrieri circa della sua città, condotti da Abū Sufyān per farli convergere su Badr dove i musulmani avevano teso un agguato a una carovana coreiscita proveniente dalla Siria.

Curiosità

Abū Jahl è uno dei personaggi del romanzo I versi satanici di Salman Rushdie, nel quale compare con il nome di fantasia di Abu Simbel (in realtà nome di un famoso sito archeologico in Egitto).

Note

  1. ^ Si veda Ṣaḥīḥ di Muslim 31:5999 a anche 6001 e 6002.

Voci correlate

Bibliografia

  • Ibn Hishām (Abū Muḥammad ʿAbd al-Malik), al-Sīrat al-nabawiyya (La vita del Profeta), ‎Muṣṭafà al-Saqqā, Ibrāhīm al-Abyārī e ʿAbd al-Ḥāfiẓ Šiblī (edd.), Il Cairo, Muṣṭafà al-Bābī al-Ḥalabī, 2 ‎voll., II ed., 1955 (trad. inglese The Life of Muhammad, a cura di A. Guillaume, Oxford University Press, ‎‎1955).‎
  • Leone Caetani, Annali dell'Islām, Milano, Hoepli, 1905, I, pp.

Collegamenti esterni