Agnizione: differenze tra le versioni
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Versione delle 18:43, 19 mag 2006
Sin dalla Poetica di Aristotele il riconoscimento (o agnizione, dal latino agnitio) è individuato come uno dei cardini della trama narrativa, proprio delle opere narrative o drammatiche. Consiste nell'improvviso e inaspettato riconoscimento dell'identità di un personaggio, che determina una svolta decisiva nella vicenda.
Il caso classico è quello del personaggio che, al termine di una serie più o meno complessa di vicende, viene riconosciuto da altri o si autoriconosce nella sua vera identità. Nella commedia latina, ad esempio, l'agnito è un topos assai sfruttato per dirimere situazioni difficili o scabrose. Il riconoscimento può riguardare anche i modi e i tempi con cui il lettore scopre la verità, abilmente celata dallo scrittore. Il procedimento è tipico del romanzo giallo o avventuroso (cfr. il "colpo di scena", la "scena madre"); ma anche in racconti psicologici lo scrittore può adottare un punto di vista che strutturalmente mette in ombra o tralascia alcuni fatti relativi a un personaggio e la cui conoscenza è ritardata ad arte. La vicenda di Edipo può costituire l'emblema del riconoscimento nel senso più profondo del termine: l'eroe prende coscienza del suo vero essere al termine di una inquietante inchiesta, che si conclude con la catastrofe. L'identificazione dell'eroe è peraltro una delle funzioni della fiaba di magia studiate da Propp, a riprova del carattere topico e assai generalizzato di questo procedimento narrativo.
L'agnizione era usata soprattutto nelle commedie palliate dell'antica Grecia dai commediografi che volevano scioccare positivamente il pubblico con un finale a sorpresa: per esempio Terenzio e Plauto utilizzarono spesso questo espediente nelle loro produzioni letterarie. Template:Letteratura