Mnemone di Lesbo: differenze tra le versioni
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|FineIncipit = fu un personaggio che, tra [[VII secolo a.C.|VII]] e [[VI secolo a.C.]], favorendo [[Mirsilo di Mitilene|Mirsilo]], giocò un ruolo politico in quelle vicende politiche che agitarono l'isola di [[Lesbo]] e coinvolsero [[Alceo]] e la sua ''[[eteria|fratria]]''. La figura di Mnemone emerge appena vagamente da una citazione letteraria: si tratta di un [[carme]] di Alceo, per noi perduto, di cui è [[tradizione (filologia)|preservato]] un commento in frammenti piuttosto laceri, e di ardua [[esegesi]], rinvenuti tra i [[papiri di Ossirinco]] |
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Non è chiaro, peraltro, a cosa fosse dovuto il rientro di Mirsilo in città: forse la fine di un [[esilio]], il che presupporrebbe una fugace caduta in disgrazia mentre era già salito al potere dopo la caduta del tiranno Melancro. A causare la temporanea disgrazia di Mirsilo potrebbe essere stata una congiura, forse proprio quella che, con il suo insuccesso, mandò in crisi l'''[[eteria]]'' [[Alceo|alcaica]] e determinò il primo esilio inflitto ad Alceo: il rientro di Mirsilo, a questo punto, testimonierebbe proprio l'insuccesso di quella congiura. |
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Più difficile ipotizzare invece che il rientro di Mirsilo sia avvenuto in occasione del suo avvento al potere dopo la caduta di Melancro. Contro Melancro, infatti, Alceo e [[Pittaco]] erano dalla stessa parte, e alla caduta del tiranno i due dovevano presumibilmente essere ancora alleati; ma nel carme perduto si accenna a un comportamento di [[Pittaco]], tale da indicare che la rottura con Alceo si fosse già consumata, dal momento che egli sembra volersi frapporre al riavvicinamento del poeta con Menmone<ref name="Libanio 305.22">[[Alceo]], 305a.22 e segg. ''[[Libanio|Lib.]]'' (''[[Papiro|P]]. [[Ossirinco|Oxy]]'' [http://163.1.169.40/cgi-bin/library?e=q-000-00---0POxy--00-0-0--0prompt-10---4----ded--0-1l--1-en-50---20-about-2306--00031-001-0-0utfZz-8-00&a=d&c=POxy&cl=search&d=HASH019cf994c0cab02f48380263 XXI 2306])</ref>. |
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Nel suo carme, comunque, Alceo [[apostrofe|apostrofa]] Mnemone con toni di riconciliazione, facendo intendere di non volerlo accusare per quel favoreggiamento, né di voler lasciare che quell'episodio deteriorasse le loro relazioni. È possibile che questo atteggiamento accomodante dissimuli il tentativo, di Alceo e dei suoi, di preparare il rientro a Mitilene. Per realizzarlo era necessario ristabilire una rete di contatti, che coinvolgesse anche chiunque, come Mnemone, potesse offrire una possibile alleanza. |
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Versione delle 22:34, 19 apr 2010
Mnemone di Lesbo, dal gr.: Μνήμων - Colui che ricorda o Colui che rammenta, (...), fu un personaggio che, tra VII e VI secolo a.C., favorendo Mirsilo, giocò un ruolo politico in quelle vicende politiche che agitarono l'isola di Lesbo e coinvolsero Alceo e la sua fratria. La figura di Mnemone emerge appena vagamente da una citazione letteraria: si tratta di un carme di Alceo, per noi perduto, di cui è preservato un commento in frammenti piuttosto laceri, e di ardua esegesi, rinvenuti tra i papiri di Ossirinco.
Vicenda biografica
Il favoreggiamento di Mirsilo
Mnemone era forse legato da una relazione di philotes al lirico Alceo[1], anche se non è nota la sua appartenenza all'eteria alcaica.
Come si evince dal citato commentario al carme perduto di Alceo[2], Mnemone, che di quel carme era il destinatario, sembrerebbe aver agevolato la cospirazione tirannica di Mirsilo, figlio di Cleanore, avversato invece da Alceo. Secondo il commentatore, Mnemone avrebbe infatti offerto a Mirsilo un'imbarcazione per il rientro a Mitilene[2].
Significato da attribuirsi al rientro di Mirsilo
Non è chiaro, peraltro, a cosa fosse dovuto il rientro di Mirsilo in città: forse la fine di un esilio, il che presupporrebbe una fugace caduta in disgrazia mentre era già salito al potere dopo la caduta del tiranno Melancro. A causare la temporanea disgrazia di Mirsilo potrebbe essere stata una congiura, forse proprio quella che, con il suo insuccesso, mandò in crisi l'eteria alcaica e determinò il primo esilio inflitto ad Alceo: il rientro di Mirsilo, a questo punto, testimonierebbe proprio l'insuccesso di quella congiura.
Più difficile ipotizzare invece che il rientro di Mirsilo sia avvenuto in occasione del suo avvento al potere dopo la caduta di Melancro. Contro Melancro, infatti, Alceo e Pittaco erano dalla stessa parte, e alla caduta del tiranno i due dovevano presumibilmente essere ancora alleati; ma nel carme perduto si accenna a un comportamento di Pittaco, tale da indicare che la rottura con Alceo si fosse già consumata, dal momento che egli sembra volersi frapporre al riavvicinamento del poeta con Menmone[3].
Il significato dell'apostrofe di Alceo
Nel suo carme, comunque, Alceo apostrofa Mnemone con toni di riconciliazione, facendo intendere di non volerlo accusare per quel favoreggiamento, né di voler lasciare che quell'episodio deteriorasse le loro relazioni. È possibile che questo atteggiamento accomodante dissimuli il tentativo, di Alceo e dei suoi, di preparare il rientro a Mitilene. Per realizzarlo era necessario ristabilire una rete di contatti, che coinvolgesse anche chiunque, come Mnemone, potesse offrire una possibile alleanza.