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==La ricerca delle cause==
Verso la metà del [[XX secolo]], tuttavia, si cercò per la prima volta di offrire una spiegazione complessiva che rendesse ragione dei fenomeni osservati da chi studiava quel periodo storico, senza limitarsi ad argomentazioni [[contingenza (filosofia)|contingenti]]: la [[Guerra dei trent'anni]], la [[Fronda (movimento)|Fronda]], le rivoluzioni inglesi, le epidemie, le crisi agrarie e le difficoltà che colpirono le manifatture di buona parte dell'[[Europa]] vennero considerati alcuni aspetti di un più generale malessere della società europea e furono viste come sintomi, anziché come cause.
==Il dibattito storiografico sulla crisi del
Prese così forma un vero e proprio dibattito [[storiografia|storiografico]] su quella che si cominciò a definire "la crisi del Seicento". Naturalmente, il tentativo di trovare una spiegazione generale produsse interpretazioni diverse e spesso contrastanti.
===L'interpretazione degli storici italiani===
Riguardo alla crisi del
====Amintore Fanfani====
Secondo [[Amintore Fanfani|Fanfani]] il problema della nostra decadenza economica e culturale risale al [[secolo XVI]] quando l'Italia cominciò a risentire della [[Rivoluzione dei prezzi]].
«È abbastanza noto che le classi dirigenti dell'economia italiana nel corso del Cinquecento passano dall'industria e dal commercio ai prestiti mobiliari e agli investimenti fondiari; in altre parole si trasformano da categorie a reddito mobile a categorie a reddito fisso; da proprietari di merce la cui stima cresce continuamente per effetto del generale aumento dei prezzi a proprietari di capitali mobiliari ed immobiliari (se affittati) che a scadenza fissa daranno un reddito predeterminato
====Gino Luzzatto====
Coloro che quindi attribuiscono all'infausto dominio spagnolo in Italia la principale causa della sua decadenza, sbagliano poiché non vi fu in Italia un improvviso regredire della sua economia. Invece </br>
«La decadenza inevitabile della economia italiana è determinata soprattutto dai progressi continui delle grandi potenze marittime occidentali...» per cui il regresso italiano è certamente constatabile alla fine del
====Benedetto Croce====
Particolarmente interessato al problema della decadenza italiana nel
Croce si domanda se questo regresso italiano vada attribuito al malgoverno spagnolo in Italia di cui tanti hanno parlato, come quello letterariamente descritto ad esempio da [[Alessandro Manzoni]] nei suoi ''[[Promessi sposi]]'', oppure se le cause della decadenza non siano da rintracciare nell'Italia stessa.
Conducendo un discorso storico-filosofico Croce rileva come non si possa corrompere nessuno che non sia disposto a farsi corrompere per cui</br>
«La verità [...] è da cercare in altro verso; ossia nel riconoscere che l'Italia e la Spagna erano entrambe, a quel tempo, paesi in decadenza [...] una decadenza che s'abbracciava a una decadenza [...] Se l'Italia fosse stata, come non era più, ricca ed operosa, avrebbe agevolmente scosso il dominio dei cenci spagnoli, come fecero i Paesi Bassi.» <ref>
====Rosario Villari====
====Giorgio Candeloro====
[[Giorgio Candeloro|Candeloro]] risale alle lontane origini della crisi del
A questo processo di "rifeudalizzazione" si aggiunsero le conseguenze della [[scoperta dell'America]] con lo spostamento dei traffici dal [[Mediterraneo]] all'[[Atlantico]], l'invasione dei francesi e spagnoli che segnarono la fine della nostra indipendenza politica.
====Fernand Braudel====
Altri storici, come il francese [[Fernand Braudel]], hanno sottolineato come la crisi del Seicento ebbe conseguenze diverse sulle varie regioni europee
Braudel in particolare condivide la tesi del Luzzatto nella sua opera ''Civiltà e imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo II'' riguardo alla decadenza economica delle grandi città commerciali italiane che risentirono solo relativamente nel secolo XVI dello spostamento dei traffici dal Mediterraneo all'Atlantico.
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