Epigrafia latina: differenze tra le versioni

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* Ida Calabi Limentani, ''Epigrafia Latina'', Bologna, Cisalpino, 1991. ISBN 8820506270.
* Ida Calabi Limentani, ''Epigrafia Latina'', Bologna, Cisalpino, 1991. ISBN 8820506270.
* Angela Donati, ''Epigrafia romana. La comunicazione nell'antichità'', [[Il Mulino]], Bologna 2002
* Angela Donati, ''Epigrafia romana. La comunicazione nell'antichità'', [[Il Mulino]], Bologna 2002

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L'epigrafia latina (dal greco «ἐπι γραφειν», scrivere sopra) è la scienza che studia tutti i documenti iscritti in lingua latina su supporti di vario tipo (pietra, metallo, materiale fittile ecc., ma anche materiale deperibile come legno, tessuti, cuoio ecc.), che ci sono pervenuti a partire dal VII-VI sec a.C. fino alla caduta dell'Impero Romano. L'epigrafia latina comprende anche l'epigrafia cristiana.

I Romani distinguevano tra testo scritto, chiamato titulus, e supporto, per il quale non c'è un'unica definizione, ma è comunemente usato il generico tabula.

L'epigrafia latina definita da Ida Calabi Limentani

«Oltre alle epigrafi destinate al completamento di monumenti e di oggetti, l'epigrafia latina studia ogni altra non determinata categoria di scritti rimastici materialmente dall'età antica, ad esclusione, si può dire, di quelli trovati sui papiri. Si tratta soprattutto di testi giuridici, di documenti (acta), conservati su pietra, bronzo, legno, intonaci e di tutte le più diverse scritte apposte a oggetti della vita quotidiana (instrumentum domesticum). La tradizionale definizione dell'epigrafia come la scienza delle scritture su materiale durevole è non solo infelice, ma errata. Infatti assai relativo si mostra il concetto di durabilità: le tavole di legno avrebbero potuto durare più dei papiri, e invece non durarono; le tavole di bronzo, materia certo durevole, furono distrutte nella grandissima maggioranza perché fuse per trarne il valore del metallo; l'intonaco non è in realtà tipicamente durevole, ma ci ha conservato l'unico calendario precesareo.[...]» [1]

Breve storia dell'epigrafia latina

Fino al XIX sec

Fino alla seconda metà del 1800 l'interesse verso le epigrafi era quasi esclusivamente di tipo collezionistico ed antiquario, non esisteva una disciplina scientifica che recuperasse le epigrafi per catalogarle e realizzare un'edizione critica e filologia dei testi. Le iscrizioni avevano dato vita ai "lapidari", nei quali le epigrafi venivano esposte come quadri appesi alle pareti; in questo modo le epigrafi (soprattutto quelle realizzate su supporti lapidei) venivano sottratte al luogo del ritrovamento (e quindi decontestualizzate) e incassate nei muri per l'esposizione. Le epigrafi realizzate su altro materiale, in particolare su oggetti (instrumentum domesticum), erano spesso destinate ad arricchire collezioni private di ricchi antiquari.

Solo nella seconda metà del 1700, nella cultura filologica italiana e tedesca, inizia a maturare la consapevolezza della necessità di un metodo scientifico che andasse a salvaguardare la storicità del documento. Una delle figure di spicco all'interno di questo quadro è Scipione Maffei (1675-1755), che di prefisse lo scopo di creare un corpus delle epigrafi fino ad allora conosciute, operando per la prima volta una distinzione tra quelle greche e quelle latine. In un'importante opera del Maffei, l' "Ars critica lapidaria", si riscontrano i primi segni della ricerca di un metodo scientifico per la trattazione delle epigrafi. Scipione Maffei fu inoltre il primo a costituire un museo pubblico lapidario a Verona nel 1745.

Il 1800

Nella prima metà del XIX sec iniziano in diversi paesi dell'Europa una serie di progetti per l'edizione dei testi epigrafici. In Italia, l'Istituto Vaticano cura la pubblicazione di un corpus di iscrizioni cristiane, in Francia è la casa editrice Les Belles Lettres ad occuparsi delle pubblicazioni, mentre in ambito prussiano l'Accademia di Berlino intraprende, guidata dalla grandissima personalità di Theodor Mommsen, il monumentale progetto di un corpus di tutta l'epigrafia latina fino ad allora conosciuta (il CIL). Proprio questo progetto è quello che si rivelerà vincente.

Il CIL

Il CIL (Corpus Inscriptionum Latinarum) è una raccolta di iscrizioni latine, il primo volume è stato pubblicato nel 1863. Ad esso nel corso degli anni si sono aggiunti altri sedici volumi, alcuni periodicamente aggiornati in seguito al rinvenimento di nuove epigrafi. La struttura è la seguente:

  • I. Inscriptionum latinae antiquissimae ad C. Caesaris mortem;
  • II. Inscriptiones Hispaniae Latinae;
  • III. Inscriptiones Asiae, provinciarum Europae Graecarum, Illyrici Latinae;
  • IV. Inscriptiones parietariae Pompeianae, Herculanenses, Stabianae;
  • V. Inscriptiones Galliae Cisalpinae Latinae;
  • VI. Inscriptiones urbis Romae latinae;
  • VII. Inscriptiones Britanniae Latinae;
  • VIII. Inscriptiones Africae Latinae;
  • IX. Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae;
  • X. Inscriptiones Bruttiorum, Lucaniae, Campaniae, Siciliae, Sardiniae Latinae;
  • XI. Inscriptiones Aemiliae, Etruriae, Umbriae Latinae
  • XII. Inscriptiones Galliae Narbonensis Latinae;
  • XIII. Inscriptiones trium Galliarum et Germaniarum Latinae;
  • XIV. Inscriptiones Latii veteris Latinae;
  • XV. Inscriptiones urbis Romae Latinae. Instrumentum domesticum;
  • XVI. Diplomata militaria;
  • XVII. Miliaria imperii Romani.

La mole del progetto ha portato a notevoli difficoltà nell'aggiornamento, perciò le diverse nazioni hanno scelto metodi diversi per aggiornare la raccolta epigrafica. In Italia l'Unione Accademica Nazionale ha intrapreso un progetto chiamato "Inscriptiones Italiae", che doveva provvedere ad un aggiornamento sistematico del CIL; la pubblicazione, però è limitata a poche uscite, il progetto venne in seguito abbandonato e sostituito dai "Supplementa Italica"

I "Supplementa Italica"

Progetto iniziato nel 1980 sotto la guida del professor S. Panciera, adotta nell'edizione delle epigrafi un nuovo metodo, diverso da quello precedente del CIL, che segue le disposizioni stabilite nella convenzione internazionale del 1980 (sistema di segni diacritici Panciera-Krummrey). Le periodiche pubblicazioni di nuovi volumi non si sono interrotte; la casa editrice che pubblica i Supplementa è la Quasar.

Note

  1. ^ Ida Calabi Limentani, Capitolo I, in Epigrafia Latina, Bologna, Cisalpino, 1991, pag. 16.

Bibliografia

  • Ida Calabi Limentani, Epigrafia Latina, Bologna, Cisalpino, 1991. ISBN 8820506270.
  • Angela Donati, Epigrafia romana. La comunicazione nell'antichità, Il Mulino, Bologna 2002

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