Monastero di Santo Domingo de Silos: differenze tra le versioni

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Versione delle 16:45, 4 nov 2009

Il Monastero di Santo Domingo de Silos è un'abbazia benedettina situata nel municipio di Santo Domingo de Silos, nella provincia e nell'arcidiocesi di Burgos. Il suo chiostro è uno dei capolavori dell'architettura romanica spagnola. Oggi appartiene ai monaci della Congregazione di Solesmes.

Chiostro del monastero

Storia

Il monastero, sebbene non nella sua attuale configurazione, risale all'epoca visigotica (VII secolo), e successivamente scompare durante l'occupazione musulmana. Nel X secolo, chiamato anche San Sebastián de Silos, e specialmente durante il periodo in cui il conte Fernán González governa in Castiglia (930-970), tornò a risorgere la comunità monastica raggiungendo una fervente attività che nuovamente decade in seguito alle razzie di Almanzor. Scomparso questi nel 1002 e recuperata la serenità, il monastero si trovò in rovina. Quando nel 1041 san Domenico di Silos, priore del monastero di San Millán de la Cogolla, si rifugiò in Castiglia fuggendo dal re di Navarra, è ben accolto dal monarca castigliano Ferdinando I che gli affida la missione di ristabilire l'antico splendore e dar nuovo lustro al monastero di Silos posto dedicato a san Sebastiano. Con il deciso impulso di Domingo come abate del cenobio si eresse la chiesa romanica, magnifico tempio di tre navate e cinque absidi consacrato nel 1088 dall'abate Fortunio, il claustro che ancora si conserva e il resto delle dipendenze del monastero. Alla morte del santo, il monastero assume il suo patrocinio e si inizia a denominare Santo Domingo de Silos.

Santo Domingo de Silos

Nel XVIII secolo si lascia sentire la necessità di ampliare gli edifici, principalmente la capacità della chiesa. Si affida all'architetto Ventura Rodríguez il compimento delle dovute modifiche. Senza il minimo ripensamento, senza alcuna considerazione, con il disprezzo che in quell'epoca si mostrava per tutto ciò che era medievale, si demolì il tempio romanico per sostituirlo con una nuova costruzione neoclassica, che è quella odierna. Del tempio primitivo rimane l'ala meridionale del transetto e la Porta delle Vergini che si apre sul chiostro. La mancanza di mezzi economici fece sì che lo stesso chiostro non avesse lo stesso destino della chiesa.

Nel 1835 soffre gli effetti della desamortización di Mendizábal che implicarono la perdita per spoliazione di parte delle ricchezze artistiche e archivistiche. Infine, nel 1880 si stabilisce una nuova comunità di monaci benedettini provenienti dall'abbazia francese di Ligugé, la Congregazione di Solesmes. In una visita al monastero, il poeta Gerardo Diego compose il famoso sonetto El ciprés de Silos, considerato uno dei migliori sonetti della letteratura spagnola. Oggi è meta di turismo per chi sa apprezzare le bellezze del chiostro romanico e del canto gregoriano che accompagnano le celebrazioni liturgiche.

Il chiostro

Il chiostro di Silos è a pianta doppia: la inferiore è la più antica e di maggior pregio. Forma un quadrilatero di lati leggermente disuguali, dei quali il minore misura 30 m e il maggiore 33,12 m. I lati a settentrione e a mezzogiorno constano di 16 archi, mentre i lati a oriente e ad occidente contano 14 archi. Poiché i lati opposti non sono di uguale lunghezza ma hanno lo stesso numero di archi, le luci di questi non sono identiche, ma variano fra 1,00 e 1,15 m. Gli archi sono a tutto sesto e poggiano sopra capitelli che sovrastano colonne a doppio fusto monolitico di 1,15 m di altezza; solo i supporti centrali di ogni galleria sono costituiti di fusti quintupli, salvo uno di essi, quello del lato nord, che è quadruplo. Tutto il colonnato poggia su un muro basso con un'apertura per accedere al giardino interno.

Il chiostro inferiore fu probabilmente eretto nella seconda metà del XI secolo e nella prima metà del XII, mentre il chiostro superiore fu costruito negli ultimi anni dello stesso secolo. Nel chiostro inferiore si percepiscono chiaramente due fasi di esecuzione: durante la prima, che corrisponde agli ultimi decenni del secolo XI, si portarono a termine le gallerie a settentrione e a oriente; la seconda si sviluppò nel secolo seguente e vide la costruzione delle maniche a mezzogiorno e ad occidente. Ogni fase riflette una tecnica costruttiva e uno stile differenti attribuibili a due maestri distinti che impiegarono maestranze proprie. Come tratti distintivi, i fusti delle colonne della prima fase sono più distanziati e presentano un'entasi più accentuata e gli intagli sono di poca profondità e scarso movimento. Le figure del secondo periodo sono più realiste e di maggior volume.

Sul piano artistico è notevole la collezione di 64 capitelli del chiostro inferiore e i rilievi che ornano le facce interne dei quattro pilastri agli angoli della galleria. Al primo maestro sarebbero attribuibili sei rilievi con le seguenti scene:

  • Angolo sud-est: L'Ascensione e La Pentecoste.
  • Angolo nord-est: Il Sepolcro e La Deposizione.
  • Angolo nord-est: I discepoli di Emmaus e Il dubbio di san Tommaso.

Il secondo maestro sarebbe autore dei due rilievi restanti:

  • Angolo sud-est: L'Annunciazione a Maria e L'albero di Jesse.

I capitelli, e specialmente quelli del secondo artista, sono capolavori dell'iconografia romanica e l'elemento più ammirato del chiostro. I temi sono molto variegati: da quelli che rappresentano scene bibliche, a quelli figurativi di animali chimerici, grifoni, leoni, arpie, centauri, uccelli favolosi e una quantità di elementi vegetali.

Notevoli sono anche la Porta delle Vergini, che pone in comunicazione il chiostro con la chiesa e che costituisce un retaggio del primitivo tempio romanico e la facciata della scomparsa sala capitolare che si apriva sulla manica orientale.

Altre dipendenze

  • La farmacia: fu aperta nel 1705. Disponeva di un proprio giardino botanico, di un laboratorio farmaceutico e di una biblioteca specializzata. Di quest'ultima si conservano circa 400 volumi editi nei secoli XVI-XIX. Si conservano anche centenaia di albarelli.
  • Il museo: In un'antica sala del monastero è esposta un'importante collezione di opere d'arte relative al cenobio che comprendono pittura, oreficeria, scultura e smalti entre. Notevoli un ostensorio processionale del XVI secolo, il calice utilizzato da Santo Domingo de Silos dell'XI secolo e il timpano de una delle porte dell'originaria chiesa romanica che si recuperò dalla cementazione della chiesa attuale.

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