Econofisica: differenze tra le versioni

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== Collegamenti esterni ==
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*{{en}} [http://www.unifr.ch/econophysics/ Econophysics], presso l'[[Università di Friburgo]]
*{{en}} [http://www.unifr.ch/econophysics/ Econophysics], presso l'[[Università di Friburgo]]
*{{en}} [http://www.ge.infm.it/~ecph/genoaprojects/people.php], presso l'[[Università degli Studi di Genova|Università di Genova]]
*{{en}} [http://www.ge.infm.it/~ecph/genoaprojects/people.php genoaprojects], presso l'[[Università degli Studi di Genova|Università di Genova]]


[[Categoria:mercati finanziari]]
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Versione delle 17:19, 23 ott 2009

Template:Da fare/avviso Il termine econofisica designa un ambito di ricerca interdisciplinare, caratterizzato dall'applicazione di tecniche e metodi in origine sviluppati nel campo della fisica a problemi propri dell'economia, e che in genere includono aspetti stocastici, statistici e di dinamica non lineare.

Esempi di applicazioni dell'econofisica includono (senza pretese di esaustività): impiego di modelli di percolazione e modelli derivati dalla geometria frattale per spiegare le fluttuazioni dei mercati finanziari, impiego di modelli di arresto cardiaco, criticalità auto-organizzata, previsione dei terremoti, per comprendere e spiegare i crash del mercato azionario.

Fondamentali strumenti dell'econofisica sono la teoria matematica della complessità e quella, strettamente collegata, dell'informazione, sviluppate da Murray Gell-Mann e Claude Shannon, rispettivamente. Poiché i fenomeni economici sono il risultato macroscopico dell'interazione di numerosi agenti a livello microscopico, i modelli fisici (nonché economici) che li analizzano devono riflettere tale caratteristica; questa considerazione ha aperto la via all'impiego di modelli multiagente in economia. Infine, diversi altri metodi fisici possono essere e sono impiegati all'econofisica; esempi sono dati da fluidodinamica, meccanica quantistica, integrazione di linea.


Origini e storia

Un importante predecessore della disciplina oggi nota come econofisica è costituito dal complesso di studi e ricerche effettuati da Benoit Mandelbrot a partire dai primi anni '60 col suo innovativo approccio frattale all'economia. L'econofisica è stata sviluppata sul finire degli anni '90 da diversi fisici con interessi nel campo della meccanica statistica. Questi decisero spontaneamente di affrontare i complessi problemi posti dall'economia, specialmente nell'ambito della finanza. Non soddisfatti dai modelli tradizionalmente adottati dagli economisti (diversi dei quali mancavano di un solido fondamento empirico) applicarono strumenti e metodi della fisica, in primo luogo cercando di replicare i dati finanziari osservati, quindi nel tentativo di spiegare fenomeni economici in maniera più generale. A questo proposito si segnalano i risultati ottenuti dalla finanza frattale.

Un importante motore dello sviluppo dell'econofisica in epoca recente è stata la ampia disponibilità di dati su variabili finanziarie, soprattutto a partire dagli anni '80. Divenne presto evidente che i metodi di analisi tradizionale erano insufficienti: i modelli economici standard si fondavano sull'ipotesi di omogeneità degli agenti e sul concetto di equilibrio, laddove diversi e interessanti fenomeni osservati nei mercati finanziari sembrano dipendere in maniera fondamentale dall'eterogeneità degli agenti e da dinamiche di non-equilibrio.

Popolarità e critiche all'econofisica

Così come altre "nuove" branche dell'economia (quale ad esempio, e per citare un caso notevole, l'economia evolutiva, che ha avuto a partire dagli anni '90 una certa popolarità), l'econofisica non ha ancora (2005) riscosso un ampio consenso nella comunità degli studiosi di economia, e può considerarsi una scuola di pensiero minoritaria in attesa di riconscimenti ufficiali e unanimi.

Articoli che per argomento/impostazione teorica/metodi possono essere ricondotti all'econofisica si trovano di rado pubblicati su riviste di economia con una qualche visibilità internazionale, salvo rare eccezioni. Per contro, un certo numero di riviste dedicate alla fisica pubblica talvolta lavori di econofisica. Alcuni ne attribuiscono la ragione a differenze nelle abitudini dei referee delle riviste operanti nelle due discipline: se il tempo medio di pubblicazione di un articolo infatti si misura in settimane o mesi nel campo della fisica, spesso si misura in anni in quello dell'economia. D'altra parte inoltre le stesse nozioni, concetti e metodologie di analisi e prognosi adottate dall'econofisica e mutuate direttamente dalla fisica teorica risultano spesso di più difficile comprensione per il bagaglio tecnico-conoscitivo dell'economista classico.

Gli economisti classici sono in genere portatori di una disciplina economica basata per lo più sulla comprensione e sull'analisi qualitativa, o al più semi-quantitativa, piuttosto che su una analisi puramente quantitativa tipica delle 'scienze dure' come appunto la fisica. In questo senso l'econofisica, che non abbandona i concetti base propri dell'economia classica (come ad esempio lo nozione di equilibrio economico), ma li integra con il rigore proprio della fisica-matematica e le nozioni della fisica teorica, si pone come un possibile superamento o una vera e propria rivoluzione metodologica di analisi rispetto all'impostazione economica classica.

I modelli proposti nell'ambito dell'econofisica, sebbene spesso eleganti dal punto di vista del formalismo matematico, non hanno però allo stato attuale (2005) ancora prodoto risultati notevoli di carattere quantitativo, e restano confinati alla natura di "soft science", tanto che alcuni critici del modello ritengono che in fondo l'econofisica rimproveri all'economia tradizionale proprio ciò che hanno in comune, ovvero appunto la mancanza di risultati importanti. (Cfr. con Is econphysics a solid science? nella bibliografia). Tuttavia i contributi più significativi dell'econofisica alla teoria dei mercati sono, per ora, principalmente volti alla confutazione dei modelli più semplicistici dell'economia tradizionale.

Una possibile critica che spesso viene mossa da alcuni economisti classici nei confronti dell'analisi e della modellistica economica avanzata è quella dell'impossibilità di modellizzare variabili intangibili, non quantificabili, ma fondamentali come ad esempio l'innovazione di cui l'economia stessa fortemente si nutre e che falserebbe le prognosi del modello.

In attesa di risultati più solidi e concreti da parte dell'econofisica il dibattito sulla sua reale 'scientificità' ed 'efficacia' rimane comunque apertissimo tra gli specialisti del settore economico e non.

Voci correlate

Bibliografia

Collegamenti esterni