Bentivoglio (famiglia): differenze tra le versioni

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Viene portata a termine la costruzione di Palazzo Bentivoglio, nell'area oggi occupata dal Teatro Comunale e dai Giardini del Guasto, giudicato allora fra i più belli e i più vasti d'Italia.<br/>
Viene portata a termine la costruzione di Palazzo Bentivoglio, nell'area oggi occupata dal Teatro Comunale e dai Giardini del Guasto, giudicato allora fra i più belli e i più vasti d'Italia.<br/>
Affluiscono a Bologna gli artisti della [[Scuola ferrarese]], mentre [[Niccolò dell'Arca]] completa l'incomparabile arca marmorea che raccoglie i resti di [[San Domenico]] alla quale collaborò anche Michelangelo con due stupendi angeli, Francesco Francia loro pittore di corte conia medaglie e dipinge soavi Madonne, eritratti [[Aristotele Fioravanti]], il grande architetto cui si deve molto probabilmente l'imponente e armonioso portico del Palazzo del Podestà è richiesto da papi, imperatori, re e sultani oltre che dallo stesso Zar di russia ; al Fioravanti si devono infatti le cattedrali di san Pietroburgo.
Affluiscono a Bologna gli artisti della [[Scuola ferrarese]], mentre [[Niccolò dell'Arca]] completa l'incomparabile arca marmorea che raccoglie i resti di [[San Domenico]] alla quale collaborò anche Michelangelo con due stupendi angeli, Francesco Francia loro pittore di corte conia medaglie e dipinge soavi Madonne e ritratti, Sabadino degli Arienti compone "le Porrettane",[[Aristotele Fioravanti]] grande architetto a cui si deve l'imponente e armonioso portico del Palazzo del Podestà e che è in grado di spostare le torri mediante imbragature ingegneristicamente futuristiche, è richiesto da papi, imperatori, re e sultani oltre che dallo stesso Zar di russia ; al Fioravanti si devono infatti le cattedrali di san Pietroburgo.
La corte Bentivolesca insomma , non solo gareggia ma primeggia fra le corti rinascimentali italiane.


=== Il declino e la cacciata ===
=== Il declino e la cacciata ===

Versione delle 02:57, 29 ago 2009

Stemma della famiglia Bentivoglio
Giovanni II Bentivoglio, ritratto di Ercole de Roberti
File:GBentivoglio2.jpg
Giovanni II Bentivoglio

I Bentivoglio (in latino Bentivolius) furono una famiglia feudale insediatasi a Bologna nel XIV secolo che vantava ascendenze da re Enzo di Sardegna.

Fra le numerose leggende popolari nate intorno alla figura di re Enzo, una narra che capostipite della casata Bentivoglio fosse Bentivoglio, figlio naturale di Enzo e di una contadina, Lucia di Viadagola. Al bambino venne dato il nome dalle parole che Enzo soleva ripetere a Lucia "amor mio, ben ti voglio".

La storia della famiglia

La presenza della famiglia nella città emiliana è attestata per la prima volta nel 1323. Furono signori della città, fra alterne vicende ed in costante lotta con il potere papale, dal 1401 al 1506, quando per intervento di papa Giulio II dovettero riparare a Ferrara sotto la protezione di Alfonso I d'Este.

L'affermazione della casata

La supremazia della famiglia inizia nel 1401 dopo la cacciata del Legato Pontificio, quando Giovanni I Bentivoglio si allea con i Visconti di Milano e diviene Signore di Bologna, Gonfaloniere di Giustizia a vita il 14 marzo 1401, e si attesta con Sante Bentivoglio (1445-1462) e soprattutto con Giovanni II Bentivoglio (1462-1506).

Giovanni I Bentivoglio perde la vita il 26 giugno 1402 nella Battaglia di Casalecchio contro l'esercito del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti. Quando in città si riaccendono le discordie tra le famiglie Bentivoglio e Canetoli, Anton Galeazzo Bentivoglio, figlio di Giovanni I, aspira, come il padre, a conquistare la signoria della città e riesce a fare cacciare i Canetoli i quali però, con l'appoggio del papa, lo costringono all'esilio.

A questo punto il Cardinale Legato Scotti favorisce il ritorno di Antongaleazzo che viene accolto dai bolognesi con entusiasmo. Successivamente, per il timore che l'autorità pontificia nella città di Bologna fosse danneggiata, il Cardinale attira in un'imboscata Anton Galeazzo e lo fa giustiziare immediatamente. È il 23 dicembre 1435.

La riconquista del potere

Papa Eugenio IV entra a Bologna e vi rimane per tutto il tempo in cui hanno luogo le trattative per il Concilio di Ferrara: i bolognesi, salassati dalle tasse pontificie imposte con la scusa delle alte spese conciliari, guidati dagli amici dei Bentivoglio, nella notte del 21 maggio 1438 prendono le armi e aprono le porte a Niccolò Piccinino, capitano dei Visconti in guerra contro la Chiesa. Il Cardinal Scotti viene cacciato e Annibale I Bentivoglio, figlio naturale di Anton Galeazzo (la madre, Lina Canigiani, era incerta della paternità di Annibale) entra a Bologna accolto dal popolo festante.

La presenza di Annibale, tuttavia, sconvolge i progetti del Piccinino, che aveva lasciato in città il figlio Francesco. Con l'inganno, Francesco attrae il rivale ad un convito fuori città e lo imprigiona nel castello di Varano presso Parma. Galeazzo Marescotti, insieme a quattro amici, raggiunge la rocca di Varano e libera Annibale, che torna a Bologna e conduce alla vittoria la rivolta contro Francesco Piccinino.

La fortuna dei Bentivoglio rinfocola l'inimicizia dei Canetoli e durante una festa, il 24 giugno 1445, organizzata per rinsaldare la pace fra le due casate, Annibale viene ucciso. Galeazzo Marescotti chiama il popolo a vendicarlo. Il cuore trafitto di Battista Canetoli, inchiodato sulla porta del palazzo di Annibale è il macabro segnale della vittoria dei Bentivoglio.

La Bologna rinascimentale

Come nuovo signore della città, viene chiamato da Firenze un figlio illegittimo di Ercole Bentivoglio, cugino di Annibale, Sante Bentivoglio, sostenuto da Cosimo de' Medici. Nominato Gonfaloniere di Giustizia e tutore del piccolo Giovanni, Sante Bentivoglio si dimostra all'altezza del compito rispondendo felicemente alle aspettative dei bolognesi cui garantisce un lungo periodo di pace.

Alla sua morte, nel 1462, l'erede della famiglia, il ventenne Giovanni II Bentivoglio diviene signore di Bologna per quarant'anni. La città conosce un nuovo prestigio e rinomanza politica, grazie anche al collegamento diplomatico con gli altri stati italiani, nuovo patrimonio artistico, nuovo impulso alle attività e al progresso civili. Il Rinascimento sboccia a Bologna, lo Studio si ravviva e la declinante importanza del diritto è compensata dall'incremento degli insegnamenti delle lettere greche e latine, della filosofia, della medicina, dell'astronomia, di cui grande rappresentante è Girolamo Manfredi. Le trasformazioni edilizie, la costruzione di chiese e palazzi o l'ammodernamento di quelli preesistenti e il loro arricchimento con nuove preziose opere pittoriche, oltre a modificare radicalmente il volto di Bologna, le lasciano un'impronta rinascimentale.

Studiano a Bologna, tra gli altri, Giovanni Pico della Mirandola e Niccolò Copernico.

Viene portata a termine la costruzione di Palazzo Bentivoglio, nell'area oggi occupata dal Teatro Comunale e dai Giardini del Guasto, giudicato allora fra i più belli e i più vasti d'Italia.
Affluiscono a Bologna gli artisti della Scuola ferrarese, mentre Niccolò dell'Arca completa l'incomparabile arca marmorea che raccoglie i resti di San Domenico alla quale collaborò anche Michelangelo con due stupendi angeli, Francesco Francia loro pittore di corte conia medaglie e dipinge soavi Madonne e ritratti, Sabadino degli Arienti compone "le Porrettane",Aristotele Fioravanti grande architetto a cui si deve l'imponente e armonioso portico del Palazzo del Podestà e che è in grado di spostare le torri mediante imbragature ingegneristicamente futuristiche, è richiesto da papi, imperatori, re e sultani oltre che dallo stesso Zar di russia ; al Fioravanti si devono infatti le cattedrali di san Pietroburgo. La corte Bentivolesca insomma , non solo gareggia ma primeggia fra le corti rinascimentali italiane.

Il declino e la cacciata

Arma dei Bentivoglio nel portale del loro palazzo di Milano (Musei Civici del Castello Sforzesco)

Giovanni II Bentivoglio, sotto l'influenza della moglie Ginevra Sforza, commise parecchi errori nell'ultimo scorcio della sua signoria, attuando una politica tirannica all'interno e ambigua nei confronti degli altri Stati; i figli, inoltre, con la loro condotta dissoluta, prepotente e provocatoria, contribuirono ad aumentare l'ostilità dei cittadini verso l'intera famiglia.

L'episodio che provocò definitivamente l'inimicizia dei nobili bolognesi nei confronti della casata fu la famigerata strage della famiglia Marescotti, ordinata da Giovanni II il quale temeva che Agamennone, loro prestigioso capo, intendesse soppiantarlo nel governo di Bologna. Nell'eccidio perirono 240 persone e fino a quando la carneficina non fu compiuta si tennero chiuse le porte della città. A causa di questi fatti, quando papa Giulio II si attesto' con le sue truppe e gli spagnoli nel Frignano in attesa di occupare la citta' nel 1506,e i bolognesi aprirono le porte al papa e Giovanni II, insieme alla moglie Ginevra e ai figli, dovette cercare scampo nella fuga.

Nel 1507, dopo un tentativo dei figli di Giovanni II Bentivoglio di riconquistare il potere, il popolo bolognese, aizzato da Ercole Marescotti, distrusse il magnifico Palazzo Bentivoglio. Pochi anni dopo, nel 1511, in occasione del temporaneo rientro in città di Annibale Bentivoglio, figlio di Giovanni,con il supporto di Gastone di Foix fu distrutto un altro capolavoro artistico inestimabile: la statua di Giulio II, unica opera bronzea di Michelangelo,il cui metallo venne fuso nel cannone giuliano da Alfonso D'este.

Con la cacciata dei Bentivoglio Bologna, per quasi tre secoli, fino al termine del '700, rimane stabilmente inglobata nello stato della Chiesa.

Componenti celebri della famiglia

Il cognome della famiglia è associato al toponimo della cittadina Bentivoglio in provincia di Bologna.

La famiglia Bentivoglio nella tela di Lorenzo Costa

La Pala Bentivoglio, di Lorenzo Costa

Nella Cappella Bentivoglio, all'interno della chiesa di San Giacomo Maggiore a Bologna, ove i Bentivoglio erano soliti pregare, si trova la tela dipinta da Lorenzo Costa nell'agosto del 1488 e raffigurante la famiglia di Giovanni II. In primo piano si trovano Ginevra Sforza già vedova di Sante Bentivoglio e poi sposa di suo cugino Giovanni II Bentivoglio, e alcuni dei loro 16 figli, di cui cinque morirono in tenera età.

Tra quelli ritratti nell'affresco, ricordiamo Camilla e Isotta, che furono monache nel convento del Corpus Domini; Francesca Bentivoglio, sposata a Galeotto Manfredi e macchiatasi di uxoricidio; Ermes Bentivoglio, bambino all'epoca del ritratto, descritto in seguito da un cronista bolognese come iracondo e perverso, addirittura "bestiale", in riferimento alla strage da lui compiuta, nel 1501, ai danni della famiglia Marescotti; Antongaleazzo Bentivoglio, ritratto in abito da prelato, protonotario apostolico, che non ottenne l'agognato cappello cardinalizio, onore che il papa gli rifiutò; Annibale II Bentivoglio, sposato con Lucrezia d'Este, che dopo la morte di Giovanni II e l'esilio subito dalla sua famiglia, tentò invano, insieme al fratello Ermes, di rientrare a Bologna. Gli altri figli ritratti sono: Eleonora Bentivoglio, Laura Bentivoglio, Violante Bentivoglio (futura sposa di Pandolfo IV Malatesta ultimo signore di Rimini), Bianca Bentivoglio e Alessandro Bentivoglio. Alcuni sulla base della sorprendente somiglianza con la figura ritratta nella tela del Costa identificano in Violante Bentivoglio il ritratto di dama conservato nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano e solitamente attribuito a Giovanni Ambrogio de Pedris. In quel caso però l'attribuzione sarebbe alquanto dubbia.

Palazzo Bentivoglio

Il palazzo della famiglia gentilizia bolognese venne costruito, per volontà di Sante Bentivoglio, in strada San Donato (oggi via Zamboni) a partire dal 1460 e fu successivamente portato a termine da Giovanni II. L'edificio venne distrutto dalla furia popolare nella primavera del 1507. A deciderne la distruzione furono i nemici dei Bentivoglio. Del resto, anche Giulio II era convinto che bisognasse radere al suolo la dimora stessa dei tiranni, se si voleva evitare il loro ritorno. Con la cacciata della famiglia dalla città felsinea, il Senato stabilì che qualsiasi stemma o segno della passata dominazione venisse cancellato.

La distruzione del palazzo di strada San Donato fu però una grave perdita per la storia dell'arte italiana. Cronisti contemporanei e studiosi più recenti hanno cercato di ricostruire, sulla base di descrizioni spesso entusiastiche, l'aspetto della domus magna.

La facciata principale che dava su strada San Donato misurava 30 metri, mentre i fianchi superavano i 140 metri di lunghezza. Al pianterreno erano situati gli appartamenti degli uomini di casa Bentivoglio, mentre al piano superiore si trovava l'appartamento di Giovanni, riccamente affrescato, e quello ugualmente sfarzoso di Ginevra e delle altre donne di casa. Ma il palazzo ospitava anche guardie e armigeri, senza contare naturalmente le camere per gli ospiti, i magazzini e i depositi di armi.

Complessivamente l'edificio aveva 244 stanze. In esso i Bentivoglio ricevevano illustri personaggi e amici, davano feste e pranzi sontuosi. Oggi sull'area dove si ergeva il palazzo si trova il Teatro Comunale, alla destra del quale corre la via del Guasto che ricorda, nel nome, le macerie della residenza bentivolesca. Poco oltre, in via Belle Arti, si erge la mole imponente di un nuovo Palazzo Bentivoglio. Esso fu fatto costruire, a partire dal 1551, da Costanzo Bentivoglio, discendente di un ramo collaterale (non dominante) della famiglia.

Curiosità

Secondo una leggenda inventata dall'illustratore e umorista bolognese Augusto Majani nel 1931, le tagliatelle sarebbero state inventate nel 1497 dal bolognese mastro Zefirano, cuoco personale di Giovanni II di Bentivoglio, che, in occasione del passaggio a Bologna di Lucrezia Borgia (diretta a Ferrara per sposare il Duca di Ferrara, Alfonso I d'Este) preparò la pasta ispirandosi ai suoi biondi capelli.

Un personaggio noto di questa famiglia fu il famoso attore brillante Galeazzo Benti, nome d'arte del Conte Galeazzo Bentivoglio, originario di Firenze. Girò molti film comici assieme al grande Totò.

Bibliografia

  • C. Ady, I Bentivoglio, Varese 1965;
  • Armando Antonelli - Marco Poli, Il Palazzo dei Bentivoglio nelle fonti del tempo, Venezia 2006;
  • Il Castello di Bentivoglio. Storie di terre, di svaghi, di pane tra Medioevo e Novecento, a cura di A.L. Trombetti Budriesi, Firenze 2006;
  • A. De Benedictis, Una guerra d'Italia, una resistenza di popolo. Bologna 1506, Bologna 2004;
  • Gina Fasoli, I Bentivoglio, Firenze 1936;
  • Il carteggio di Gerardo Cerruti, oratore sforzesco a Bologna (1470-1474), a cura di T. Duranti, Bologna 2007.

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