Pietro Sette: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
fix
m apostrofo
Riga 1: Riga 1:
----

{{Bio
{{Bio
|Nome =Pietro
|Nome =Pietro
Riga 16: Riga 14:
|Attività3 =
|Attività3 =
|Nazionalità =italiano
|Nazionalità =italiano
|PostNazionalità =, con una particolare presenza nelle [[Partecipazioni statali]], essendo stato presidente dell’[[EFIM]] dal [[1962]] al [[1975]], dell’[[ENI]] dal [[1975]] al [[1979]] e dell’[[IRI]] dal [[1979]] al [[1982]]
|PostNazionalità =, con una particolare presenza nelle [[Partecipazioni statali]], essendo stato presidente dell'[[EFIM]] dal [[1962]] al [[1975]], dell'[[ENI]] dal [[1975]] al [[1979]] e dell'[[IRI]] dal [[1979]] al [[1982]]
|Immagine =
|Immagine =
|Didascalia =
|Didascalia =
}}
}}



== Cenni biografici ==
== Cenni biografici ==


In gioventù [[terzino]] del [[A.S. Bari|Bari]], si laureò in [[Giurisprudenza]], specializzandosi in [[diritto commerciale]], con particolare attenzione al diritto societario. Politicamente vicino alla [[Democrazia Cristiana]], fu amico personale di [[Aldo Moro]]. Fino al [[1950]] si dedicò alla carriera universitaria, interessandosi nel dopoguerra ai problemi di riconversione dell’industria bellica. Nel 1950 fu nominato commissario della [[Società Italiana Ernesto Breda per Costruzioni Meccaniche|Breda]], dove intervenne decidendo la chiusura della sezione aeronautica e traghettando l’azienda al nuovo ente statale EFIM. Fu presidente della [[Società Mineraria Carbonifera Sarda|Carbosarda]], altra azienda che entrò a far parte dell’EFIM, alla cui presidenza Sette fu nominato nel [[1962]] e dove rimase fino al [[1975]]. Dal [[1959]] al [[1974]] fu membro del [[Consiglio di Amministrazione]] dell’[[ENI]], dove si adoperò nelle trattative per gli accordi commerciali conclusi con l’[[Iran]].
In gioventù [[terzino]] del [[A.S. Bari|Bari]], si laureò in [[Giurisprudenza]], specializzandosi in [[diritto commerciale]], con particolare attenzione al diritto societario. Politicamente vicino alla [[Democrazia Cristiana]], fu amico personale di [[Aldo Moro]]. Fino al [[1950]] si dedicò alla carriera universitaria, interessandosi nel dopoguerra ai problemi di riconversione dell'industria bellica. Nel 1950 fu nominato commissario della [[Società Italiana Ernesto Breda per Costruzioni Meccaniche|Breda]], dove intervenne decidendo la chiusura della sezione aeronautica e traghettando l'azienda al nuovo ente statale EFIM. Fu presidente della [[Società Mineraria Carbonifera Sarda|Carbosarda]], altra azienda che entrò a far parte dell'EFIM, alla cui presidenza Sette fu nominato nel [[1962]] e dove rimase fino al [[1975]]. Dal [[1959]] al [[1974]] fu membro del [[Consiglio di Amministrazione]] dell'[[ENI]], dove si adoperò nelle trattative per gli accordi commerciali conclusi con l'[[Iran]].


Nel [[1975]] fu nominato presidente dell’ENI, in un periodo delicato per l‘azienda, che si concluse con il dispendioso salvataggio [[EGAM]]. Sette fu particolarmente prudente ed attento agli equilibri di potere, cercando di gestire i contrasti che emergevano all’interno della dirigenza ENI.
Nel [[1975]] fu nominato presidente dell'ENI, in un periodo delicato per l‘azienda, che si concluse con il dispendioso salvataggio [[EGAM]]. Sette fu particolarmente prudente ed attento agli equilibri di potere, cercando di gestire i contrasti che emergevano all'interno della dirigenza ENI.


Nel gennaio [[1979]] sostituì [[Giuseppe Petrilli]] alla presidenza dell’[[IRI]], dove contribuì alla riflessione sulle pratiche di gestione che avevano portato l’Istituto ad accumulare una pesante situazione debitoria ed a richiedere allo Stato fondi per ripianare le perdite; nel settembre [[1982]] fu sostituito nell’incarico da [[Romano Prodi]].
Nel gennaio [[1979]] sostituì [[Giuseppe Petrilli]] alla presidenza dell'[[IRI]], dove contribuì alla riflessione sulle pratiche di gestione che avevano portato l'Istituto ad accumulare una pesante situazione debitoria ed a richiedere allo Stato fondi per ripianare le perdite; nel settembre [[1982]] fu sostituito nell'incarico da [[Romano Prodi]].
Pietro Sette morì in un incidente stradale il [[1º dicembre]] [[1984]].
Pietro Sette morì in un incidente stradale il [[1º dicembre]] [[1984]].

==Bibliografia==
==Bibliografia==
*''Archivio fotografico - I manager - I presidenti - Pietro Sette''-da [http://www.iri.it iri.it]
*''Archivio fotografico - I manager - I presidenti - Pietro Sette''-da [http://www.iri.it iri.it]
*''Sette, l’uomo che regnò su tre enti'', [[La Repubblica]], 20 marzo 1991
*''Sette, l'uomo che regnò su tre enti'', [[La Repubblica]], 20 marzo 1991
*Massimo Pini, ''I giorni dell’IRI'', Arnoldo Mondadori, Milano, 2004
*Massimo Pini, ''I giorni dell'IRI'', Arnoldo Mondadori, Milano, 2004
*Marcello Colitti, ''ENI-Cronache dall’interno di un’azienda'', Egea, Milano, 2008
*Marcello Colitti, ''ENI-Cronache dall'interno di un'azienda'', Egea, Milano, 2008
*Italo Pietra, ''Mattei: la Pecora Nera'', SugarCo, Milano, 1987
*Italo Pietra, ''Mattei: la Pecora Nera'', SugarCo, Milano, 1987


== Voci corrrelate ==
== Voci correlate ==
*[[Giovanni Bisignani]]
*[[Giovanni Bisignani]]



Versione delle 16:06, 10 gen 2009

Pietro Sette (Bari, 10 aprile 1915Altamura, 1º dicembre 1984) è stato un dirigente d'azienda italiano, con una particolare presenza nelle Partecipazioni statali, essendo stato presidente dell'EFIM dal 1962 al 1975, dell'ENI dal 1975 al 1979 e dell'IRI dal 1979 al 1982.

Cenni biografici

In gioventù terzino del Bari, si laureò in Giurisprudenza, specializzandosi in diritto commerciale, con particolare attenzione al diritto societario. Politicamente vicino alla Democrazia Cristiana, fu amico personale di Aldo Moro. Fino al 1950 si dedicò alla carriera universitaria, interessandosi nel dopoguerra ai problemi di riconversione dell'industria bellica. Nel 1950 fu nominato commissario della Breda, dove intervenne decidendo la chiusura della sezione aeronautica e traghettando l'azienda al nuovo ente statale EFIM. Fu presidente della Carbosarda, altra azienda che entrò a far parte dell'EFIM, alla cui presidenza Sette fu nominato nel 1962 e dove rimase fino al 1975. Dal 1959 al 1974 fu membro del Consiglio di Amministrazione dell'ENI, dove si adoperò nelle trattative per gli accordi commerciali conclusi con l'Iran.

Nel 1975 fu nominato presidente dell'ENI, in un periodo delicato per l‘azienda, che si concluse con il dispendioso salvataggio EGAM. Sette fu particolarmente prudente ed attento agli equilibri di potere, cercando di gestire i contrasti che emergevano all'interno della dirigenza ENI.

Nel gennaio 1979 sostituì Giuseppe Petrilli alla presidenza dell'IRI, dove contribuì alla riflessione sulle pratiche di gestione che avevano portato l'Istituto ad accumulare una pesante situazione debitoria ed a richiedere allo Stato fondi per ripianare le perdite; nel settembre 1982 fu sostituito nell'incarico da Romano Prodi. Pietro Sette morì in un incidente stradale il 1º dicembre 1984.

Bibliografia

  • Archivio fotografico - I manager - I presidenti - Pietro Sette-da iri.it
  • Sette, l'uomo che regnò su tre enti, La Repubblica, 20 marzo 1991
  • Massimo Pini, I giorni dell'IRI, Arnoldo Mondadori, Milano, 2004
  • Marcello Colitti, ENI-Cronache dall'interno di un'azienda, Egea, Milano, 2008
  • Italo Pietra, Mattei: la Pecora Nera, SugarCo, Milano, 1987

Voci correlate